Non fosse altro per quel becco parecchio originale, il crociere sarebbe soltanto un sobrio abitante delle foreste di conifere dell’emisfero boreale.
Quel becco dicevamo: grande,robusto e usato a mò di pappagallo per avere un altro punto di presa sui rami oltre alle zampe. Nonostante tutto,anche questi particolari renderebbero il nostro crociere solo un rappresentante dei Fringillidi un po’ stravagante. Ma ad un esame più ravvicinato ecco venir fuori qualcos’altro: quel grosso becco eburneo è…..incrociato!
E in quel becco incrociato si concentrano milioni di anni di prove, di insuccessi, di successi e di elogio all’evoluzione.
Prima di iniziarvi a parlare diffusamente degli argomenti di questo breve scritto, e cioè dell’evoluzione, delle nicchie ecologiche e della super-specializzazione dei crocieri,forse è il caso di spendere due parole sul titolo.
Qualcuno probabilmente si chiederà cosa c’entrano i crocieri con Charles Darwin…c’entrano eccome! E non hanno nulla da invidiare ai tanto studiati e blasonati fringuelli delle Galapagos.
Qualcun altro invece penserà che non vi è alcun bisogno di “difendere” Darwin, o meglio la sua teoria sull’evoluzione. Anche loro si sbagliano. Purtroppo la vita intellettuale di un paese non necessariamente progredisce. Il variegato gruppo degli antidarwiniani , che qualcuno immaginava al massimo come un’originale setta esoterica, grazie all’appoggio di filosofi, teologi ,giornalisti appassionati, scienziati in cerca di fama e politici (spero di non essere censurato per quest’ultima parola) è uscito allo scoperto,creando finanche master pseudouniversitari improntati all’antidarwinismo!

Nonostante l’estro di questi vulcanici ”pensatori” in vena di gloria, la teoria darwiniana sull’evoluzione, con la spiegazione del processo evoluzionistico attraverso il duplice meccanismo della variazione emergente all’interno delle popolazioni di organismi dovuta, oggi sappiamo, a mutazioni e ricombinazioni genetiche e degli effetti della selezione naturale su questa variazione, non è una delle possibili teorie,è e resta l’unica.
Ora però è arrivato davvero il momento di darvi qualche notizia sulla distribuzione e sulla biologia, in particolari abitudini alimentari, dei nostri crocieri, insomma darvi un’idea il più completa e veritiera possibile sulla sua particolare nicchia ecologica.
Come avrete notato ho incominciato a riferirmi al protagonista della nostra storia al plurale, infatti le specie di crociere sono quattro: il crociere comune (Loxia curvirostra), il crociere fasciato (Loxia leucoptera), il crociere delle pinete (Loxia pytyopsittacus) ed il crociere scozzese (Loxia scotica), ora elevato al rango di specie, ma fino a qualche tempo fa considerato sottospecie del crociere comune.

Il genere Loxia, attinendoci alle regioni zoogeografiche,è distribuito in quella ne’artica (Nordamerica) ed in quella paleartica (Europa,Asia settentrionale e centrale ed estremo nord dell’Arfrica). All’interno di queste grandi regioni, che beninteso non occupano senza soluzione di continuità come vedremo tra poco, sono distribuiti esclusivamente all’interno di aree boscose con prevalenza di conifere. Un po’ semplicisticamente la disponibilità di conifere può essere considerata come il più importante discriminante per quanto riguarda la loro presenza in una determinata zona: a riguardo basta dire che il crociere comune è nidificante nelle Higlands scozzesi così come nell’Atlante marocchino, anche se con due sottospecie distinte (la sottsp. nominale nell’estremo nord e la sottsp. polyogina nell’estremo sud).
Per ciò che riguarda la loro filogenesisi, i Crocieri paiono essere molto vicini agli organetti,condividendo con loro un antenato comune. Questo contenato si sarebbe staccato dal ramo che successivamente avrebbe dato origine ai Carduelis circa 10 milioni di anni fa molto probabilmente nell’ Eurasia del nord, durante il Pleistocene, epoca in cui le conifere erano molto abbondanti. La comparsa degli Organetti invece pare essere successiva, databile a 9 milioni di anni fa, in un momento in cui la presenza di queste monocotiledoni iniziò a diminuire. In ogni caso va ribadito che i Loxia e gli Organetti (ad oggi questi ultimi,dopo essere stati compresi nel genere Acanthis insieme a Fanello e Fanello nordico,sono stati classificati con i Carduelis) sono strettamente imparentati, tanto che sarebbe interessante provare l’eventuale fecondità degli ibridi maschi verso l’una o l’altra direzione. Volendoci spingere ancora più in là, personalmente reputo come più antica tra le quattro specie di Crocieri il fasciato:è una deduzione che si basa sul solo fenotipo, d’altronde chiunque abbia avuto la fortuna di vedere questo splendido animale, in natura o in cattività, non avrà potuto fare a meno di notare come i suoi movimenti ed il suo modo di cibarsi ricordino molto da vicino quelli degli organetti appunto; inoltre questa specie è l’unica a presentare barre alari e perle sulle remiganti secondarie.

Dicevamo prima che i crocieri abitano esclusivamente le foreste di conifere: la fortuna evolutiva del genere Loxia si basa infatti sul loro becco “storto” (in inglese sono chiamati cross-bill, ossia becco in croce) e sulla conseguente capacità di nutrirsi di pinoli. La mandibola superiore è diritta, quella inferiore storta: l’azione di leva è paragonabile a quella di una forbice introdotta tra le squame di una pigna.
Questa possibilità di sfruttare una risorsa così abbondante e l’assenza di competitori alimentari, ad esclusione di pochi roditori arboricoli, ha fatto sì che il legame tra crocieri e conifere divenisse strettissimo e vitale per gli uccelli; a conferma di ciò c’è il fatto che i Loxia sono gli unici Fringillidi boreali poco o nulla influenzati per la riproduzione da fotoperiodo e temperatura: il fattore principali per l’entrata in estro di questi animali è l’abbondante fruttificazione di abeti, pini e larici. In natura infatti la costruzione del nido e l’allevamento della prole si ha tra i mesi di gennaio e marzo e tra quelli di luglio e settembre.
Una mutazione accidentale, in questo caso una valva del becco curva in modo anomalo, comparsa in un periodo favorevole, cioé durante un periodo glaciale con abbondanza di conifere, ha fatto sì che quell’animale si trovasse casualmente avvantaggiato nello sfruttare una nuova risorsa alimentare rispetto al resto dei suoi simili, e avesse così maggiori possibilità di trasmettere il proprio genoma.
Stefano Pompilio
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