marco cotti
10-10-09, 08: 49
Sul Tico-Rey (Coryphospingus cucullatus o cristatus), 23-24 anni fa in Italia, s'era costruito un castello di carta ipotizzando possibilità assurde dal suo incrocio con il canarino di colore finché persone esperte e di buon senso (Paganini, Laquaniti, etc.) hanno calmato gli animi e messo il problema nei suoi giusti termini, che lasciano possibilità limitate o nulle, per la trasmissione e fissazione di fattori nuovi nel canarino, come la maggioranza delle ibridazioni finora fatte.
Poi per oltre dieci anni, silenzio quasi assoluto sul Tico-Rey, finché in questi ultimi tempi l'hanno riportato alla ribalta, in modo nuovo ed interessante, un ornicoltore belga, certo H. Tant che ne ha parlato in un recente fascicolo di « Le Monde des Oiseaux » e l'argentino Horacio Sivera che ne ha scritto nella rivista dell'ANIEI « Il Mondo degli Uccelli » alla quale l'avevamo indirizzato qualche mese fa quando ci chiese letteratura ed esperienze sull'allevamento e l'ibridazione in Italia della Brasita de f nego o bracia rossa, uno dei nomi locali (sudamericani) dell'uccello.
Riproduzione in purezza in voliera esterna
L'allevatore belga riferisce di aver perfettamente, e senza difficoltà alcuna svezzato 3 novelli, 2 femmine ed 1 maschio, da una coppia di Tico-Rey alloggiata in una voliera esterna di m. 6x2,5 h. 2,5, piantata e seminata in modo tale da sembrare una piccola foresta vergine. La femmina ha d e p o s t o il primo uovo il primo maggio ed il giorno 4 maggio ne aveva complessivamente deposti 3 a guscio completamente bianco che covò per 12 giorni al termine dei quali schiusero 3 pulcini. I piccoli furono diligentemente alimentati con uova di formica, tarme della farina, :aree grasse d'insetti, cavallette, afidi, pastoncino per insettivori, pastoncino all'uovo per canarini, insetti secchi del commercio, verdure varie ed ogni sorte di sementi di piante selvatiche, gemme e parti tenere della vegetazione della voliera. Verosimilmente con un po' di tutto questo ma esattamente con quali precisi alimenti Tant non saprebbe dircelo.
A 13 giorni i piccoli abbandonarono il nido e furono dai genitori seguiti ed alimentati fino all'indipendenza. Alla muta non ebbero difficoltà e mutarono con gli stessi colori dei genitori.
Prima della nidificazione i Tico-Rey coabitavano nella stessa voliera con Amaranto e Zosterops che furono sloggiati in gran fretta a causa degli assaltei mortali a cui i Tico•Rey in amore li assoggettavano.
Riproduzione possibile ma condizionata
Da questa esperienza l'amatore belga ha tratto la convinzione che sia possibile, ed abbastanza facile ,la riproduzione del Tico-Rey in voliera esterna, alberata e coltivata con ogni sorta di arbusti ed erbe, a patto di alloggiare una coppia per ogni recinto. Egli anzi si meraviglia che un così interessante esotico, insolito per colore e ciuffo, che dovrebbe ibridarsi con il canarino ed altri granivori, sia poco allevato e raro nelle voliere europee. A dimostrazione della sua perizia ed esperienza di allevatore Tant ricorda di aver quest'anno allevato in purezza anche Usignolo del Giappone, Collotagliato, Padda e Becco d'Argento; di aver ibridato Amadina testa rossa x Collotagliato e viceversa, mentre la prossima stagione si propone di incrociare Usignolo del Giappone a Mesia guance d'argento e di allevare in purezza lo Zigolo giallo.
Gli facciamo tutti i nostri auguri e lo ringraziamo in particolare dell'allevamento in purezza del Tico-Rey o fringuello crestato che gli auguriamo di ripetere quest'anno.
Le ricerche di Horacio Sivera
Ma ora cerchiamo di vedere in cosa consistono le acquisizioni del signor Sivera che vanno molto al di là di quelle possibili ad un semplice amatore. Dopo 5 anni di studi e ricerche l'amatore argentino si è convinto che la fecondazione tra un maschio ed una femmina di specie diversa è condizionata dal pH, o grado di alcalinicità e di acidità, dello sperma del primo e delle secrezioni vaginali della seconda. Di norma in tutte le specie lo sperma del maschio ha un pH alcalino (+ di 7) che conserva inattivi gli spermatozoi che si attivano e nuotano verso l'ovulo in ambiente vaginale con pH acido (- di 7). Secondo gli studi sul Tico-Rev. Sivera ha riscontrato che il pH normale dello sperma del macchio è 6,20 e che il pH della femmina ideale alla fecondazione è 5,20. Se l'accoppiamento avviene a questi valori dei ri
spettivi pH, la fecondazione dovrebbe verificarsi in condizioni ideali.
Irrigazione vaginale e fecondazione artificiale
Nell'ibridazione con la canarina la fecondazione incontra notevoli difficoltà a causa del suo pii vaginale che ha un valore acido inferiore a quello della femmina del Tico-Rey e realizza un'attivazione degli spermatozoi insufficiente a raggiungere e fecondare le uova. Per avviare a questa situazione, che provoca molte uova chiare, Horacio Sivera ha messo a punto un sistema d'intervento consistente in una soluzione tampone, della stessa pressione o• smotica dello sperma del TicoRev, con la quale opera una irrigazione vaginale alla canarina di cui corregge provvisoriamente il pH prima di praticare una fecondazione artificiale.
Con lo sperma di un solo maschio sarebbe così possibile fecondare contemporaneamente più canarine e, forse, femmine di altre specie. Tutto questo in teoria perché il ricercatore argentino in 5 anni di studi e prove, di successi ed insuccessi è finora soltanto riuscito a mettere a punto il diluente dello sperma, la soluzione che regola l'acidità vaginale, la tecnica di ínseminazione e la strumentazione necessaria che spera di mettere in opera la prossima stagione cove sfasata di 6 mesi rispetto all'emisfero nord.
Forse un'acquisizione importante
Se il signor Sivera avesse centrato il problema e la sua intuizione colpito nel- segno - a parte le difficoltà enormi ed insanabili relative alle differenze genetiche, biologiche ed etologiche che rend9no inconcepibili certe ibridazioni - 1' accopipamento incrociato di specie affini e di parentela non remota dovrebbe essere enormemente facilitato, anche se non alla portata di tutti gli amatori.
Nel'articolo citato, pubblicato nell'ultimo fascicolo della rivista dell'ANIEI, Iíoracio Sivera esprime alcune ipotesi sulla trasmissione e fissazione nel canarino di lipocromi rossi e melanine nere di altri granivori che non ci convincono e sulle quali ritorneremo con più calma, considerato che in Italia abbiamo notevoli esperienze al riguardo anche se il più delle volte empiriche o non suffragate da una rigorosa sperimentazione scientifica.
Poi per oltre dieci anni, silenzio quasi assoluto sul Tico-Rey, finché in questi ultimi tempi l'hanno riportato alla ribalta, in modo nuovo ed interessante, un ornicoltore belga, certo H. Tant che ne ha parlato in un recente fascicolo di « Le Monde des Oiseaux » e l'argentino Horacio Sivera che ne ha scritto nella rivista dell'ANIEI « Il Mondo degli Uccelli » alla quale l'avevamo indirizzato qualche mese fa quando ci chiese letteratura ed esperienze sull'allevamento e l'ibridazione in Italia della Brasita de f nego o bracia rossa, uno dei nomi locali (sudamericani) dell'uccello.
Riproduzione in purezza in voliera esterna
L'allevatore belga riferisce di aver perfettamente, e senza difficoltà alcuna svezzato 3 novelli, 2 femmine ed 1 maschio, da una coppia di Tico-Rey alloggiata in una voliera esterna di m. 6x2,5 h. 2,5, piantata e seminata in modo tale da sembrare una piccola foresta vergine. La femmina ha d e p o s t o il primo uovo il primo maggio ed il giorno 4 maggio ne aveva complessivamente deposti 3 a guscio completamente bianco che covò per 12 giorni al termine dei quali schiusero 3 pulcini. I piccoli furono diligentemente alimentati con uova di formica, tarme della farina, :aree grasse d'insetti, cavallette, afidi, pastoncino per insettivori, pastoncino all'uovo per canarini, insetti secchi del commercio, verdure varie ed ogni sorte di sementi di piante selvatiche, gemme e parti tenere della vegetazione della voliera. Verosimilmente con un po' di tutto questo ma esattamente con quali precisi alimenti Tant non saprebbe dircelo.
A 13 giorni i piccoli abbandonarono il nido e furono dai genitori seguiti ed alimentati fino all'indipendenza. Alla muta non ebbero difficoltà e mutarono con gli stessi colori dei genitori.
Prima della nidificazione i Tico-Rey coabitavano nella stessa voliera con Amaranto e Zosterops che furono sloggiati in gran fretta a causa degli assaltei mortali a cui i Tico•Rey in amore li assoggettavano.
Riproduzione possibile ma condizionata
Da questa esperienza l'amatore belga ha tratto la convinzione che sia possibile, ed abbastanza facile ,la riproduzione del Tico-Rey in voliera esterna, alberata e coltivata con ogni sorta di arbusti ed erbe, a patto di alloggiare una coppia per ogni recinto. Egli anzi si meraviglia che un così interessante esotico, insolito per colore e ciuffo, che dovrebbe ibridarsi con il canarino ed altri granivori, sia poco allevato e raro nelle voliere europee. A dimostrazione della sua perizia ed esperienza di allevatore Tant ricorda di aver quest'anno allevato in purezza anche Usignolo del Giappone, Collotagliato, Padda e Becco d'Argento; di aver ibridato Amadina testa rossa x Collotagliato e viceversa, mentre la prossima stagione si propone di incrociare Usignolo del Giappone a Mesia guance d'argento e di allevare in purezza lo Zigolo giallo.
Gli facciamo tutti i nostri auguri e lo ringraziamo in particolare dell'allevamento in purezza del Tico-Rey o fringuello crestato che gli auguriamo di ripetere quest'anno.
Le ricerche di Horacio Sivera
Ma ora cerchiamo di vedere in cosa consistono le acquisizioni del signor Sivera che vanno molto al di là di quelle possibili ad un semplice amatore. Dopo 5 anni di studi e ricerche l'amatore argentino si è convinto che la fecondazione tra un maschio ed una femmina di specie diversa è condizionata dal pH, o grado di alcalinicità e di acidità, dello sperma del primo e delle secrezioni vaginali della seconda. Di norma in tutte le specie lo sperma del maschio ha un pH alcalino (+ di 7) che conserva inattivi gli spermatozoi che si attivano e nuotano verso l'ovulo in ambiente vaginale con pH acido (- di 7). Secondo gli studi sul Tico-Rev. Sivera ha riscontrato che il pH normale dello sperma del macchio è 6,20 e che il pH della femmina ideale alla fecondazione è 5,20. Se l'accoppiamento avviene a questi valori dei ri
spettivi pH, la fecondazione dovrebbe verificarsi in condizioni ideali.
Irrigazione vaginale e fecondazione artificiale
Nell'ibridazione con la canarina la fecondazione incontra notevoli difficoltà a causa del suo pii vaginale che ha un valore acido inferiore a quello della femmina del Tico-Rey e realizza un'attivazione degli spermatozoi insufficiente a raggiungere e fecondare le uova. Per avviare a questa situazione, che provoca molte uova chiare, Horacio Sivera ha messo a punto un sistema d'intervento consistente in una soluzione tampone, della stessa pressione o• smotica dello sperma del TicoRev, con la quale opera una irrigazione vaginale alla canarina di cui corregge provvisoriamente il pH prima di praticare una fecondazione artificiale.
Con lo sperma di un solo maschio sarebbe così possibile fecondare contemporaneamente più canarine e, forse, femmine di altre specie. Tutto questo in teoria perché il ricercatore argentino in 5 anni di studi e prove, di successi ed insuccessi è finora soltanto riuscito a mettere a punto il diluente dello sperma, la soluzione che regola l'acidità vaginale, la tecnica di ínseminazione e la strumentazione necessaria che spera di mettere in opera la prossima stagione cove sfasata di 6 mesi rispetto all'emisfero nord.
Forse un'acquisizione importante
Se il signor Sivera avesse centrato il problema e la sua intuizione colpito nel- segno - a parte le difficoltà enormi ed insanabili relative alle differenze genetiche, biologiche ed etologiche che rend9no inconcepibili certe ibridazioni - 1' accopipamento incrociato di specie affini e di parentela non remota dovrebbe essere enormemente facilitato, anche se non alla portata di tutti gli amatori.
Nel'articolo citato, pubblicato nell'ultimo fascicolo della rivista dell'ANIEI, Iíoracio Sivera esprime alcune ipotesi sulla trasmissione e fissazione nel canarino di lipocromi rossi e melanine nere di altri granivori che non ci convincono e sulle quali ritorneremo con più calma, considerato che in Italia abbiamo notevoli esperienze al riguardo anche se il più delle volte empiriche o non suffragate da una rigorosa sperimentazione scientifica.