marco cotti
02-02-08, 12: 11
Il Frosone.
di Alamanno Capecchi.
Ricordi, soltanto lontani ricordi, lungo le vie della memoria, che risalgono a una settantina di anni fa, alle mie prime "cacce". Di questi miei trascorsi venatori, di questo mio ruolo di cacciatore in erba non c'è da meravigliarsi. Come ho già avuto l’occasione di scrivere, nella mia famiglia la passione per la caccia veniva tramandata di generazione in generazione. Per un ragazzetto come me era la cosa più naturale del mondo vedere la domestica indaffarata a cuocere allo spiedo lunghe "stidionate" di uccellini con il girarrosto a molla, come si usava allora.
Vedere lo zio Giuseppe, fratello di mio padre, docente di scienze naturali, predisporre gli uccellini secondo la sapidità delle carni: i Fringuelli dal sapore piccante ed amarognolo, intercalati ai Passeri, meno prelibati, e così via, per uniformare i sapori. "Poverini" diceva mia madre, e già pregustava i ben pasciuti Tordi che stava preparando.
"Povere bestioline, siete degli assassini!" inveiva scandalizzata mia sorella, tutta dedita alla lettura dei romanzi della Delly, a strimpellare il pianoforte a coda che troneggiava nel così detto "salotto buono" ed a ricamarsi il corredo nuziale: "poveri animalini, poveri animalini" ripeteva, ma poi li mangiava a quattro palmenti sgranocchiando anche gli ossicini cotti a puntino.
Torniamo ai Frosoni.
I Frosoni insieme ai Prispoloni e a poche altre specie poco paurose erano tra gli Uccelli ai quali mi era consentito sparare. Quella mattina, attirato dai richiami si posò sui "ritti" un branchetto di una diecina di Frosoni, sparai ed uno cadde colpito di striscio ad un ala. Corsi a raccoglierlo ma lo afferrai in modo maldestro: mi affibbiò una "feroce" beccata facendomi sanguinare abbondantemente la mano. Il dolore fu grande e un diavolino mi sussurrò: “Schiacciagli la testa così domani lo mangi”
Però io non gli detti retta e lo portai a casa. La sua ferita risultò abbastanza superficiale, anche se l'ala, al momento, era inservibile, e sopravvisse adattandosi bene alla prigionia. Lo tenevo in un gabbioncino in un luogo tranquillo. Tentai di addomesticarlo e nella prima settimana mi illusi di riuscirci, con il passare del tempo, però, ricuperando le forze (aveva perduto molto sangue) e in parte la funzionalità dell'ala, rivelò il suo carattere dibattendosi come un forsennato quando mi avvicinavo per somministrare l’acqua e il cibo.
Un giorno mi beccò di nuovo. Decisi di dargli la via; l'ala danneggiata gli consentiva brevi voli a poca altezza da terra: forse se la sarebbe cavata. Il giorno dopo, di prima mattina, lo liberai nel bosco: scomparve subito tra i cespugli. Per qualche minuto sentii il suo breve richiamo risuonare sempre più lontano: poi non lo udii più.
__________________________________________________ _____________
Alamanno Capecchi
nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.
Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio
di Alamanno Capecchi.
Ricordi, soltanto lontani ricordi, lungo le vie della memoria, che risalgono a una settantina di anni fa, alle mie prime "cacce". Di questi miei trascorsi venatori, di questo mio ruolo di cacciatore in erba non c'è da meravigliarsi. Come ho già avuto l’occasione di scrivere, nella mia famiglia la passione per la caccia veniva tramandata di generazione in generazione. Per un ragazzetto come me era la cosa più naturale del mondo vedere la domestica indaffarata a cuocere allo spiedo lunghe "stidionate" di uccellini con il girarrosto a molla, come si usava allora.
Vedere lo zio Giuseppe, fratello di mio padre, docente di scienze naturali, predisporre gli uccellini secondo la sapidità delle carni: i Fringuelli dal sapore piccante ed amarognolo, intercalati ai Passeri, meno prelibati, e così via, per uniformare i sapori. "Poverini" diceva mia madre, e già pregustava i ben pasciuti Tordi che stava preparando.
"Povere bestioline, siete degli assassini!" inveiva scandalizzata mia sorella, tutta dedita alla lettura dei romanzi della Delly, a strimpellare il pianoforte a coda che troneggiava nel così detto "salotto buono" ed a ricamarsi il corredo nuziale: "poveri animalini, poveri animalini" ripeteva, ma poi li mangiava a quattro palmenti sgranocchiando anche gli ossicini cotti a puntino.
Torniamo ai Frosoni.
I Frosoni insieme ai Prispoloni e a poche altre specie poco paurose erano tra gli Uccelli ai quali mi era consentito sparare. Quella mattina, attirato dai richiami si posò sui "ritti" un branchetto di una diecina di Frosoni, sparai ed uno cadde colpito di striscio ad un ala. Corsi a raccoglierlo ma lo afferrai in modo maldestro: mi affibbiò una "feroce" beccata facendomi sanguinare abbondantemente la mano. Il dolore fu grande e un diavolino mi sussurrò: “Schiacciagli la testa così domani lo mangi”
Però io non gli detti retta e lo portai a casa. La sua ferita risultò abbastanza superficiale, anche se l'ala, al momento, era inservibile, e sopravvisse adattandosi bene alla prigionia. Lo tenevo in un gabbioncino in un luogo tranquillo. Tentai di addomesticarlo e nella prima settimana mi illusi di riuscirci, con il passare del tempo, però, ricuperando le forze (aveva perduto molto sangue) e in parte la funzionalità dell'ala, rivelò il suo carattere dibattendosi come un forsennato quando mi avvicinavo per somministrare l’acqua e il cibo.
Un giorno mi beccò di nuovo. Decisi di dargli la via; l'ala danneggiata gli consentiva brevi voli a poca altezza da terra: forse se la sarebbe cavata. Il giorno dopo, di prima mattina, lo liberai nel bosco: scomparve subito tra i cespugli. Per qualche minuto sentii il suo breve richiamo risuonare sempre più lontano: poi non lo udii più.
__________________________________________________ _____________
Alamanno Capecchi
nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.
Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio