Visualizza la versione completa : Uccelli che non vedrete mai più...
Pantaleo Rodà
14-09-10, 21: 46
Vi posto le foto (o meglio i disegni) di alcune specie di uccelli estinte negli ultimi secoli, ovviamente sterminate dagli uomini. A me mettono una tristezza infinita, ma è giusto ricordare per evitare di perderne altre...
P.S.: nelle foto sono scritti i nomi latini
Alca impenne
Piccione blu di Mauritius
Amazzone di Guadalupa
Rallo rosso di Mauritius
Ara di Cuba
Pantaleo Rodà
14-09-10, 21: 52
Parrocchetto di Guadalupa
Anatra del Labrador
Conuro della Carolina
Quaglia della nuova Zelanda
Coua di Delaland
Fioravante Prontera
14-09-10, 21: 52
Che tristezza...
Pantaleo Rodà
14-09-10, 21: 55
Mamo nero
Mamo di Hawaii
Emù di King Island
Colombo migratore
Storno di Reunion
Pantaleo Rodà
14-09-10, 22: 00
Rallo di Tahiti
Beccaccia di mare delle Canarie
Huia
Parrocchetto delle Mascarene
Moa degli altipiani
ce ne sono di veramente belli...
e che non vedremo mai...
l'amazzone, l'ara... meravigliosi...
come tutti gli altri eh..
Pantaleo Rodà
14-09-10, 22: 03
Smergo di Auckland
Colomba crestata di Choiseul
Moho di Hawaii
Pappagallo di Rodrigues
Kaka di Norfolk Island
Pantaleo Rodà
14-09-10, 22: 07
Chiurlottello
Kakawahie
Solitario di Rodrigues
Parrocchetto notturno
Cormorano di Pallas
Pantaleo Rodà
14-09-10, 22: 11
Folaga di Lord Howe
Rallo di Laysan
Parrocchetto del paradiso
Parrocchetto di Newton
Parrocchetto delle Seychelles
Pantaleo Rodà
14-09-10, 22: 13
Dodo
Gufo facciabianca
Scricciolo di Stephen Island
ma il parrocchetto notturno che hai messo, non si riferisce mica al kakapo giusto?
il kakapo penso non si sia estinto..
Pantaleo Rodà
14-09-10, 22: 22
No, è un'altra specie (anche se pare sia stato visto un esemplare morto)...il Kakapo è stato salvato giusto in tempo...
per fortuna ;) almeno lui...
no perchè sembrava molto simile..
Carlo Sallese
14-09-10, 23: 25
Che tristezza, speriamo non si aggiungano altre specie alla gia lunga lista
Ciao Leo allora il chiurlottello è dato per estinto? non sono aggiornato....
Roberto Giani
15-09-10, 09: 09
No, è un'altra specie (anche se pare sia stato visto un esemplare morto)....
Esatto, infatti il Parrocchetto notturno Pezoporus occidentalis (il nome scientifico Geopsittacus occidentalis attualmente non è ritenuto valido), è pappagallo dalle abitudini notturne, come il Kakapo della Nuova Zelanda, e per questo è chiamato dagli australiani "Night Parrot".
Il ritrovamento nel novembre 2006 di un esemplare morto sul ciglio di una strada nei pressi del Diamantina National Park, probabilmente investito da un'auto, ha riacceso le speranze sulla possibile esistenza di qualche altro soggetto vivo in quella zona. Proprio per le loro abitudini notture sono difficili da osservare.
Roberto Giani
15-09-10, 09: 29
L'esemplare ritrovato morto:
è davvero molto triste la situazione, ce ne sono tantissimi
Roberto Giani
15-09-10, 10: 49
Esemplari imbalsamati di uccelli hawaiani estinti:
Vincenzo Forlino
15-09-10, 11: 01
vedere cosi tante specie ormai estinte mette una profonda tristezza...#°))
Pantaleo Rodà
15-09-10, 11: 32
Ciao Leo allora il chiurlottello è dato per estinto? non sono aggiornato....
Ciao Federico, la IUCN lo classifica ancora come criticamente minacciato, ma non vengono segnalati avvistamenti dal 2001, nè tra i migratori nè nelle zone di riproduzione...ho paura che si sia arrivati troppo tardi anche per questa specie...
pietro 96
15-09-10, 13: 03
poveri noi e poveri loro, noi li distruggiamo e non li potremo vedere più e loro non vivranno più..........................
Ciao, ce qulche specie estinta in italia
ce qualche specie estinta in italia
Ciao una volta in tv o visto un documetario che parlava di varie specie estinte, e del parrocheto noturno hanno detto che ci stono stato vari avistamenti nei ultimi anni e degli allevatori anno detto di averlo visto mentre andava ad abeverarsi nei abeveratoi dei cavalli ; ma pultropo le avistazioni non sono certe perche non ci sono ne foto ne video
Pantaleo Rodà
15-09-10, 21: 14
ce qualche specie estinta in italia
Il chiurlottello di cui ho parlato prima, si vedeva spesso in passato insieme agli stormi in migrazione di chiurli e chiurli piccoli nelle zone di sosta...ora non si vede più. Di specie endemiche italiane, almeno parlando di uccelli, che si sono estinte non mi sembra ce ne fossero (o se ci sono state, ne è stata persa la memoria), ma molte specie che un tempo erano comuni in Italia, come l'ibis eremita o l'avvoltoio monaco, nel nostro paese sono estinte, anche se sono presenti in altre zone. Per l'ibis eremita ci sono progetti di reintroduzione...
Madonna, che tristezza, speriamo che non se ne aggiungano altri alla già lunga lista...Alcuni esemplari dovevano essere davvero strani, come il moa, o il dodo, che d'altronde erano molto antichi...Be che tristezza!
Pantaleo Rodà
15-09-10, 21: 42
Madonna, che tristezza, speriamo che non se ne aggiungano altri alla già lunga lista...Alcuni esemplari dovevano essere davvero strani, come il moa, o il dodo, che d'altronde erano molto antichi...Be che tristezza!
E questi sono solo quelli di cui ho trovato immagini decenti...le liste sono davvero lunghe (senza considerare gli altri gruppi animali...e vegetali!). Solo di moa ne esistevano almeno 15 specie diverse, diffuse in habitat vari in tutta la Nuova Zelanda, e sono tutte state sterminate dalla caccia data loro dagli uomini; il moa degli altipiani è stato l'ultimo ad estinguersi perchè viveva in zone inaccessibili...
Roberto Giani
16-09-10, 09: 49
E questi sono solo quelli di cui ho trovato immagini decenti...le liste sono davvero lunghe (senza considerare gli altri gruppi animali...e vegetali!). Solo di moa ne esistevano almeno 15 specie diverse, diffuse in habitat vari in tutta la Nuova Zelanda, e sono tutte state sterminate dalla caccia data loro dagli uomini; il moa degli altipiani è stato l'ultimo ad estinguersi perchè viveva in zone inaccessibili...
In merito a quello che ho grassettato nel tuo post, non dobbiamo dimenticare che il pianeta Terra è un sistema dinamico in continua evoluzione. Si stima che oltre il 90% delle specie comparse sulla terra siano estinte, ma fa parte dell'evoluzione che porta continuamente alla formazione di specie che soppiantano le precedenti.
Ad esempio il Panda: ha una dentatura da carnivoro ma mangia vegetali, anzi solo bambù, che ha un valore nutritivo bassissimo e ne deve mangiare quantità enormi per sopravvivere. Sono animali solitari e per la riproduzione devono cercarsi su territori sterminati, la femmina è ricettiva e fertile solo qualche giono all'anno... Insomma, fanno d tutto per estinguersi. Per fortuna l'uomo li ha conosciuti in tempo e cerca di salvarli dall'estinzione, proteggendoli nel loro ambiente naturale e con programmi di riproduzione in cattività.
Ci sono anche variazioni climatiche che portano all'estinzione: ci sono graffiti in grotte del Sahara che raffigurano animali di foresta e quindi anticamente erano presenti in quelle aree habitat diversi da quelli attuali, ora è tutto deserto.
Di sicuro fa male vedere che moltissimi casi, però, sono divuti all'imperizia dell'uomo, come la colomba migratrice o l'alca impenne, o il parocchetto della Carolina...
roberto ghidini
16-09-10, 20: 58
Credo che l ultimo uccello dichiarato estinto da BirdLife International sia il Tuffetto del Delacour (Tachybaptus rufolavatus)
http://www.ilpost.it/2010/05/27/tuffetto-estinzione-madagascar-lago-alaotra/
Pantaleo Rodà
16-09-10, 22: 01
Ciao Roberto, in tutto il ragionamento che hai fatto hai dimenticato di far presente che i cambiamenti ambientali naturali avvengono generalmente in tempi relativamente lunghi (escludendo catastrofi naturali come eruzioni vulcaniche o terremoti, ma sempre limitate a piccole zone), per cui le specie hanno tutto il tempo di adattarsi o muoversi verso territori più idonei, come è successo nel tuo esempio del deserto del Sahara...le giraffe, le zebre, i leoni e tutta la fauna raffigurata nelle grotte non è di certo estinta, ma vive ancora in zone a loro congeniali. Oppure, per rispondere all'esempio del panda, questa è una specie molto antica, più degli orsi ai quali assomiglia (andrebbe infatti ascritta ad una famiglia a sè, quella degli Ailuridi), che nel tempo sì è adattata a sfruttare una risorsa che prima dell'espansione umana era pressochè infinita, ossia le enormi foreste di bambù che ricoprivano gran parte della Cina...il basso tasso riproduttivo non era un problema, in quanto appunto specie che ha bisogno di grandi spazi e quindi di una densità di individui relativamente bassa, per questo la loro popolazione era in assoluto equilibrio ( e lo è stata per migliaia di anni). Poi è arrivato l'uomo e ha distrutto la maggior parte delle foreste di bambù, confinando questi animali nelle montagne sperdute...ovvio che una specie che si è adattata ad un habitat e se lo vede distruggere in pochissimo tempo, deve essere veramente molto adattabile per sopravvivere (e soltanto poche specie lo sono). Quando si parla di specie che si sono estinte nel giro di una ventina d'anni, è ridicolo parlare di estinzioni naturali; per farti un'altro esempio, negli ultimi vent'anni si sono estinte quasi 200 specie di anfibi...se si va avanti di questo ritmo, si estingueranno tutte (tranne forse le rane toro o i rospi delle canne...) nel giro di poche decine d'anni. Non a caso quella corrente viene da molti definita la sesta estinzione di massa...
pappasimpa
17-09-10, 00: 21
Interessante questo triste post e deve far molto pensare.
Oltre che con l'inquinamento, il disboscamento, la cattura etc etc l'uomo ha contribuito all'estinzione di alcune specie con l'inserimento in habitat di specie provenienti da altre zone. Ad esempio i topi, i gatti e le faine che sono stati portati in Australia (o ci sono arrivati clandestinamente con le navi come i topi) hanno contribuito allo sterminio dei kakapo che sono pappagalli "ciccioni" che non volano e fanno i nidi a terra.
Roberto Giani
17-09-10, 10: 32
Leo, sono d'accordissimo cone te e non puoi immaginare quale profonda tristezza mi provochi la notizia che una specie è scomparsa dalla faccia della terra.
Qiello che volevo dire è che, ad ogni modo, esistono specie più o meno adattabili e altre più vulnerabili. Alcune specie si sono estinte in tempi recenti anche senza la reponsabilità dell'uomo. Se pensiamo all'Ara di Spix, è stata rarissima fina dalla sua scoperta e un motivo ci sarà stato.Forse era una forma animale che stava già soffrendo alcuni cambiamenti in corso da secoli ed aveva dimostrato poca adattabilità. Anche l'uomo sicuramenta avrà fatto la sua parte negli ultimi 150 anni, ma ad esempio anche di parrocchetti monaci ne sono stati catturati per l'esportazione a migliaia e altrettanti uccisi per difendere i campi coltivati, eppure le loro popolazioni in Sudamerica sono ancora in ottima salute. Anzi, adesso vivono selvatici anche in Europa!
Tornando al Panda, però, se permetti è proprio un "anello di congiunzione" poco felice: dentatura e intestino da carnivoro ma mangia vegetali, e solo bambù per giunta! Ne deve mangiare in quantità industriali per poter ricavare quel po' i energia per il suo sostentamento per due motivi: il bambù ha basso valore nutrizionale ed inoltre il suo non è un apparato digestivo da vegetariano, quindi l'assimilazione è quella che è.
Non bastasse, il bambù va incontro a morìe planetarie periodiche per cui gli viene a mancare per un certo periodo il suo unico cibo...
Pantaleo Rodà
17-09-10, 22: 14
Giuro che poi chiudo la parentesi sul panda (lo so che è un forum ornitologico!): il panda è un carnivoro a tutti gli effetti, in quanto appartenente proprio all'ordine dei Carnivori, così come gli orsi o i procioni con cui è imparentato; sì è adattato ad un a dieta quasi totalmente vegetariana (dico quasi perchè si nutre anche di frutta e piccoli animali) proprio per sfruttare una nicchia ecologica libera, tant'è che è l'unica specie di Urside (spesso è ancora classificato tale) che vive in quelle foreste, senza predatori o competitori alimentari (a parte l'uomo). Se una specie è sempre stata abbondante e comincia a scomparire all'arrivo dell'uomo, i sospetti sono più che fondati. Per quanto riguarda il bambù, ne esistono un centinaio di specie diverse, ognuna con un periodo di fioritura differente, per cui quando una specie fiorisce in massa e muore, i panda passano a nutrirsi di altre specie o si spostano in zone in cui ve ne sono ancora. Sarà pure svantaggiato, ma è l'unico orso di zone fredde a non andare in letargo, in quanto il bambù è sempreverde ed è presente anche in inverno... Scusate, ma qualcuno lo dovrà pur difendere questo povero panda!!!
Roberto Giani
20-09-10, 09: 36
Giuro che poi chiudo la parentesi sul panda (lo so che è un forum ornitologico!): il panda è un carnivoro a tutti gli effetti, in quanto appartenente proprio all'ordine dei Carnivori, così come gli orsi o i procioni con cui è imparentato; sì è adattato ad un a dieta quasi totalmente vegetariana (dico quasi perchè si nutre anche di frutta e piccoli animali) proprio per sfruttare una nicchia ecologica libera, tant'è che è l'unica specie di Urside (spesso è ancora classificato tale) che vive in quelle foreste, senza predatori o competitori alimentari (a parte l'uomo). Se una specie è sempre stata abbondante e comincia a scomparire all'arrivo dell'uomo, i sospetti sono più che fondati. Per quanto riguarda il bambù, ne esistono un centinaio di specie diverse, ognuna con un periodo di fioritura differente, per cui quando una specie fiorisce in massa e muore, i panda passano a nutrirsi di altre specie o si spostano in zone in cui ve ne sono ancora. Sarà pure svantaggiato, ma è l'unico orso di zone fredde a non andare in letargo, in quanto il bambù è sempreverde ed è presente anche in inverno... Scusate, ma qualcuno lo dovrà pur difendere questo povero panda!!!
Anche io replico l'ultima volta sul Panda, ma solo per sottolineare che quello che dici conferma quello che penso io: un carnivoro che mangia erba e non è adattato per una ottimale assimilazione di tali nuitrienti, non mi pare un gran successo evolutivo...
Ciò significa che è una specie fragile, indipendentemente dall'uomo.
Pantaleo Rodà
30-09-10, 22: 07
Tornando agli uccelli, volevo farvi un esempio di come assieme ad una specie, scompaiano tutti i comportamenti e le abitudini che questa aveva sviluppato per sopravvivere in un certo ambiente, nonchè le relazioni che aveva con quest'ultimo e le altre specie presenti: se un anello si rompe, l'intera catena si indebolisce e potrebbe disfarsi. Ecco la descrizione, fatta quando ancora questa specie era comune, del rallo di Laysan (Porzana palmeri):
Descrizione ed habitat
Era un uccello di dimensioni piuttosto ridotte (15 cm dal becco alla coda) ed incapace di volare. Nel corso dell'evoluzione, le ali e la coda si ridussero notevolmente di dimensioni, raggiungendo le dimensioni rispettivamente di 2,5 e 5,4 cm, con in più una diminuzione del numero delle piume su di esse. Il becco era forte e dritto, e lungo un paio di cm, ed anche le gambe erano forti e ben sviluppate: complessivamente, doveva somigliare molto ai membri ancora viventi del genere Laterallus (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Laterallus).
La colorazione era una versione più chiara e sfumata di quella del rallo pigmeo (http://lnx.ornieuropa.com/forum/w/index.php?title=Porzana_pusilla&action=edit&redlink=1), una specie molto simile e strettamente imparentata col rallo di Laysan, che probabilmente da essa si è evoluto: la parte inferiore del corpo era grigio-azzurra, mentre lil dorso, le ali e la nuca erano grigio pastello, con striature più scure sulle ali e color sabbia all'attaccatura dell'ala. Le striature bianche e nere tipiche del ventre e del codione, tipiche dei generi Rallus (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Rallus) e Porzana (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Porzana), sono molto ridotte. Le zampe ed il becco erano giallo-verdastro, mentre gli occhi erano rossi. Non esisteva dimorfismo sessuale (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Dimorfismo_sessuale); i pulcini erano completamente neri, con zampe ben sviluppate, anch'esse nere ed il becco giallo, mentre nei giovani il grigio-azzurro del ventre era sostituito dal marrone chiaro.
Era una specie endemica (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Specie_endemica) dell'isola di Laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Laysan), dalla quale prendeva il nome, anche se all'inizio del '900 fu introdotto sull'atollo di Midway (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Midway); Nell'arcipelago esistevano anche altre forme di rallidi (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Rallidi) inadatti al volo, ma questi si estinsero ben prima dell'arrivo degli europei e se ne conosce l'esistenza solo grazie alle storie degli abitanti locali.
Comportamento
Il rallo di Laysan era un onnivoro, che si nutriva però principalmente di invertebrati (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Invertebrati) come falene, mosche e delle loro larve; non disdegnava, però, frutta, germogli e carcasse di animali, qualora si presentasse l'occasione di mangiarne. Era un uccello piuttosto aggressivo, che aveva sviluppato una sorta di collaborazione col fringuello di Laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/w/index.php?title=Telespiza_cantans&action=edit&redlink=1). Questo uccello, infatti, è capace di rompere col robusto becco le uova degli uccelli marini che a colonie nidificano sull'isola: i ralli erano soliti gironzolare per le colonie alla ricerca di questi uccellini, che poi seguivano e scacciavano una volta che avessero finito di rompere un uovo, cosa che il rallo non era in grado di fare, per poi mangiarne il contenuto. Le uova, assieme all'acqua ricavata dalle prede, alle pozze d'acqua piovana ed agli abbeveratoi posizionati dagli osservatori, erano l'unica risorsa d'acqua sulla quale questo uccello poteva fare affidamento, in quanto su Laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Laysan) non esistono sorgenti d'acqua.
Le ali, non essendo adatte al volo, venivano utilizzate per mantenere l'equilibrio durante la corsa ed i salti, che potevano misurare fino a quasi 1 m di lunghezza; Questi uccelli erano maggiormente attivi durante le ore diurne, ma anche di notte era frequente sentire i loro richiami. Oltre ad occasionali uccisioni da parte della fregata (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Fregata_(uccello)), questi uccelli non avevano nemici naturali; questo si traduceva in una loro istintiva mancanza di timore ed una certa curiosità nei confronti dell'uomo.
Erano animali blandamente territoriali; tale territorialità, tuttavia, aumentava durante il periodo della cova. Su Laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Laysan), le dimensioni di una territorio erano di circa 10-13 m2, mentre a Midway (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Midway) la densità di questi uccelli era circa 1/4 rispetto alla densità di Laysan, quindi le dimensioni dei territori erano maggiori; in cattività, una gabbia di 2 metri x 4 era sufficiente per ospitare due coppie. Introducendo altri esemplari, si scatenavano immediatamente dei combattimenti.
Vocalizzazioni
Durante i periodi di attività, i ralli di Laysan erano soliti emettere abbastanza frequentemente da uno a tre pigolii. Per la difesa del territorio e, forse, anche per la conquista delle femmine, gli individui erano soliti gonfiare il piumaggio ed emettere suoni simili al tic-tac di un orologio. Dopo il tramonto, l'intera popolazione cominciava ad emettere le proprie vocalizzazioni, che somigliavano ad una serie di cucchiaini sbattuti su un bicchiere di vetro. I richiami dei giovani erano molto simili, ma più acuti in proporzione alle dimensioni minori dell'animale.
Riproduzione
A Laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Laysan), il periodo degli amori iniziava ad aprile, in modo tale che le uova venivano deposte fra maggio e giugno e si schiudessero a luglio; a Midway (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Midway), sembra siano stati riportati casi di schiuse a marzo, ma è probabile che si sia trattato di un evento isolato piuttosto che di una consuetudine. A Laysan, i nidi venivano costruiti su cespugli (gli endemici (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Endemismo) Cyperus pennatiformis bryanii ed Eragrostis variabilis e l'introdotto Cynodon dactylon (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Cynodon_dactylon)) attorno alla laguna, mentre a Midway venivano utilizzati tutti i luoghi che sembravano adatti, come le piante di Scaevola (http://lnx.ornieuropa.com/forum/w/index.php?title=Scaevola&action=edit&redlink=1) e piede di capra (http://lnx.ornieuropa.com/forum/w/index.php?title=Ipomoea_pes-caprae&action=edit&redlink=1); il nido veniva scavato nel terreno od alla base del cespuglio, e consisteva in una cavità raggiungibile tramite un tunnel di una quindicina di cm ricoperta da materiale vegetale e da piume e guano di uccelli marini.
La nidiata contava solitamente tre uova arrotondate color verde pallido con macchie rossicce. La coppia poteva restare unita per tutta la vita o per la sola stagione riproduttiva, in ogni caso i due coniugi si dividevano i turni di cova, anche se sembra che le femmine tendessero a covare di più rispetto ai maschi.
Le uova schiudevano dopo 20 giorni o poco meno ed i pulcini venivano nutriti da ambo i genitori per un mese circa: a soli 5 giorni dalla schiusa, essi potevano già correre velocemente e seguire gli adulti.
L'estinzione
L'isola di Laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Laysan) è un'importante centro per la riproduzione degli uccelli marini; vengono qui a riprodursi l'albatro dai piedi neri (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Phoebastria_nigripes), l'Phoebastria immutabilis (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Phoebastria_immutabilis), procellarie (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Procellariidae) e sterne (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Sternidae). Sull'isola vivevano anche 5 specie endemiche di uccelli (fra cui il rallo di Laysan), ma a causa di errori umani tre di esse si sono già irrimediabilmente estinte.
Il primo pericolo per il rallo di Laysan venne con l'arrivo del coniglio (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Coniglio) sull'isola: senza predatori a controllarne la crescita numerica, questi animali proliferarono a dismisura, divorando in breve tempo la vegetazione dell'isola. Laysan fu ridotta ad un cumulo spoglio di sabbia, il che portò all'estinzione la cannaiola di Laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/w/index.php?title=Acrochephalus_familiaris_familiari s&action=edit&redlink=1) e l'apapane di Laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/w/index.php?title=Himatione_sanguinea&action=edit&redlink=1); la popolazione di ralli, invece, rimase stabile intorno ai 2.000 individui, fino al 1910 (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/1910), anno in cui cominciò a declinare. Nel 1923 (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/1923), sull'isola rimanevano solo due uccelli, mentre degli 8 esemplari liberati su Midway (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Midway), almeno due erano già morti. Si pensa che la specie si sia estinta a Laysan a causa dell'improvvisa scomparsa dei cespugli dove nidificare.
Gli esemplari delle Midway (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Midway), nel frattempo, erano leggermente cresciuti di numero e si tentò di reintrodurre la specie nell'habitat (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Habitat) originario di Laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Laysan), ma il tentativo fallì. Qualche anno dopo, i conigli furono eliminati dall'isola e la vegetazione stava cominciando a ricrescere: si decise dunque di riprovare la reintroduzione di questo animale e del fringuello di Laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/w/index.php?title=Telespiza_cantans&action=edit&redlink=1) sull'isola e sulle altre isole principali hawaiiane, in modo tale da formare popolazioni sperimentali; il progetto, tuttavia, fu accantonato poiché qualcuno obiettò che il fringuello di laysan (http://lnx.ornieuropa.com/forum/w/index.php?title=Telespiza_cantans&action=edit&redlink=1), se introdotto sulle altre isole, avrebbe potuto costituire una seria minaccia per le popolazioni locali di fringillidi (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Fringillidi).
La popolazione di Midway (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Midway), tuttavia, sopravvisse fino al 1943 (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/1943), quando una nave della marina americana approdò sull'atollo a causa di un guasto, introducendo accidentalmente il ratto (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Ratto) sulle isole. Un anno dopo, la specie fu dichiarata estinta: ironia della sorte, l'ultimo avvistamento fu fatto da Ed Caum, l'uomo che qualche anno prima aveva rifiutato di insediare una colonia di ralli su Honolulu (http://lnx.ornieuropa.com/forum/wiki/Honolulu).
john fernandez
01-10-10, 10: 35
A proposito di questa interessantissima dscussione, leggevo nel ' Ntional Geograhic News' che i conservationisti mettono in guardia tutti sul fatto che molte specie di uccelli rischiano di fare la stessa fine che hanno fatto i dinosauri. Ma, a loro avviso,questa volta la causa non e' quella di un eruzione o di un asteroide ma il colpevole e l'uomo.In uno studio recente quesri scintisti sono del parere che l'uomo viene individuato come causa importante di questa masssiccia estinzione di animali. Questa affirmazione e' pubblicata da
Worldwatch Institute, una organizazzione ambientalistica di ricerca. Un ricercatore di questa organizazzione, un certo signor Howard Youth, che ha scritto questa relazione conclude che il fattore umano e' centrale del declino della popolazione degli uccelli. Le ragione, dice, includono l'invasione dell'uomo nel habitat degli uccelli, l'invasione di certe piante e animali introdotti, anche se intenzionalmente, dall'uomo, la caccia e i cambiamenti del clima- almeno quelli causate dall'attivita' dell'uomo. Si legge anche che l'agricoltura ha anche le sue colpe. Quasi la meta' della terra in euroa e' coltivata, molto di essa intensamente. I metodi moderni nell'agricoltura limitano le opportunita' per nidificare, lasciano meno possibilita' di copertura e anche riducono la disponibilita' di nutrizione.
Forse alcune affirmazioni sono discutibili ma certamente la situazione deve preoccupare tutti.
Pantaleo Rodà
01-10-10, 10: 48
Ciao John, per quel che riguarda l'Europa, perlomeno quella continentale, non ci sono mai state estinzioni di uccelli, anzi con l'avvento dell'agricoltura (quella tradizionale, fino al secolo scorso) il nostro continente è stato colonizzato da specie di zone più aperte e meridionali: si vedano ad esempio le quaglie, le cicogne, i passeri o molte specie di emberizidi...ora però l'agricoltura intensiva sta mettendo seriamente a rischio le popolazioni di molte specie: in Italia ad esempio il re di quaglie o la gallina prataiola sono gravemente a rischio per il cambiamento degli habitat a loro congeniali, ossia i campi di grano, che oggi sono irrorati di pesticidi ed erbicidi, distruggendo le fonti alimentari di giovani (insetti) e adulti (semi di piante spontanee). Per quanto riguarda altre zone del mondo, in particolar modo gli arcipelaghi, sono soprattutto le specie introdotte (volontariamente o accidentalmente) a causare danni enormi, dato che la maggior parte degli uccelli insulari vivono e nidificano a terra e sono così molto vulnerabili...
Ciao John, per quel che riguarda l'Europa, perlomeno quella continentale, non ci sono mai state estinzioni di uccelli, anzi con l'avvento dell'agricoltura (quella tradizionale, fino al secolo scorso) il nostro continente è stato colonizzato da specie di zone più aperte e meridionali: si vedano ad esempio le quaglie, le cicogne, i passeri o molte specie di emberizidi...ora però l'agricoltura intensiva sta mettendo seriamente a rischio le popolazioni di molte specie: in Italia ad esempio il re di quaglie o la gallina prataiola sono gravemente a rischio per il cambiamento degli habitat a loro congeniali, ossia i campi di grano, che oggi sono irrorati di pesticidi ed erbicidi, distruggendo le fonti alimentari di giovani (insetti) e adulti (semi di piante spontanee). Per quanto riguarda altre zone del mondo, in particolar modo gli arcipelaghi, sono soprattutto le specie introdotte (volontariamente o accidentalmente) a causare danni enormi, dato che la maggior parte degli uccelli insulari vivono e nidificano a terra e sono così molto vulnerabili...
Non bisogna dimenticare però che la garzetta secoli fa era ridotta quasi all'estinzione qui in europa, in alcuni paesi erano completamente scomparse. E questo non per pesticidi o cambiamenti di habitat ma perchè venivano massacrate per le loro stupende penne nuziali
john fernandez
01-10-10, 11: 26
Qui da noi l'edilizia aumenta e la terra scarseggia. E per questa ragione gli uccelli in fase di migrazione si vedono sempre di meno.
Pantaleo Rodà
12-12-10, 21: 36
Capita per fortuna (raramente, ma capita) anche che specie ritenute estinte da tempo vengano riavvistate: è il caso, ad esempio del picchio becco d'avorio, il pappagallo ali indaco, la moretta del madagascar o l'uccello delle tempeste della Nuova Zelanda. Ecco i "resuscitati":
Non sò se avete gia menzionato l'Lophopsittacus mauritianus...... che viveva un tempo sulle isole Mauritius e le altre isole Mascarene........ simile piu o meno a un grande Cacatua nero e piu grande di ogni pappagallo esistente oggi...... viveva nelle foreste ricce di palme delle pianure... nutrendosi dei suoi frutti....
john fernandez
13-12-10, 13: 50
Vi segnalo un sito che tratta cinque specie che si pensavano estinti, sono tutti endemici della Nuova Zelanda. Purtroppo sono ancora rare e in pericolo di estinzione.
www.terranature.org/extinctBirdsReturns.htm
john fernandez
13-12-10, 13: 55
Ho fatto uno sbaglio.
www.terranature.org/extinctBirdsReturn.htm
Pantaleo Rodà
13-12-10, 15: 56
Ciao Bruno, non ho menzionato il pappagallo che dici tu perchè su questa specie si hanno notizie molto vaghe e alcune difficilmente attendibili. Comunque pare che questo grosso pappagallo terricolo (si narra che non volasse o che comunque fosse restio a farlo) fosse imparentato con i Coracopsis malgasci, vista anche la vicinanza delle isole Mascarene al Madagascar...
x John: grazie del sito, ci sono molte informazioni sugli animali estinti e non della Nuova Zelanda...
Pierluigi d'Amore
13-12-10, 16: 55
Molto bella la Hapalopsittaca fuertesi;grazie per la foto Leo!!#°°))
Ciao!!
Pantaleo Rodà
13-02-11, 18: 45
Sei specie e sottospecie di uccelli australiani stanno per essere classificate come Estinte, visto che non se ne avvistano più esemplari da più di 50 anni: tra queste vi è il Diamante codarossa meridionale... Potete leggere l'articolo completo (in inglese) a questo link: http://www.abc.net.au/news/stories/2010/12/20/3097475.htm
cavolo sono veramente tanti estinti!!!!probabilmente tra 50 anni si vedreanno solo allo zoo o casa nostra nella mia sicuro ci staranno...
Tutto questo mi fa pensare..... che avvolte i veri animali siamo noi.........
Alessandro Rota
14-02-11, 10: 22
Vero triste considerazione purtroppo reale in molti casi...
Pantaleo Rodà
15-12-12, 17: 52
Ciao a tutti ragazzi...è un pò che non aggiorno più questo post, ma è un tema a me molto caro e voglio approfittarne per riportare il thread in vista ed aggiungere un'altro pò di belle immagini (ahinoi solo quelle) di specie estinte di uccelli (i nomi li trovate nelle foto)
Segue...
Pantaleo Rodà
15-12-12, 18: 00
Altre: Segue...
sandro mauri
15-12-12, 18: 01
Belle foto .............
Pantaleo Rodà
15-12-12, 18: 07
Altre ancora:
Pantaleo Rodà
15-12-12, 18: 14
Il Colombo migratore (Ectopistes migratorius):
Femmina
Maschio
Coppia
Pantaleo Rodà
15-12-12, 18: 20
Eccone altre...
Pantaleo Rodà
15-12-12, 18: 23
Spero di non annoiarvi
Pantaleo Rodà
15-12-12, 18: 27
Le ultime...
davvero un peccato non vederli più...
Alessandro.ME
16-12-12, 01: 19
Che immensa tristezza.
Bellissimi.....peccato..che tristezza.........
e diciamo che tutt'ora c'è ne sono molte altre a rischio, e molte altre che ci sono ancora solo grazie ai progetti di recupero...
sono tutte completamente estinte, o alcune, almeno in cattività, si possono ancora trovare?
comunque che tristezza....
al mondo esistono creature straordinarie e perderne alcune è davvero terribile
Pantaleo Rodà
16-12-12, 22: 06
Tutte le specie di questo post sono definitivamente estinte, comprese specie come la colomba migratrice che era considerata all'epoca l'uccello più numeroso al mondo, con stormi di milioni e milioni di individui che oscuravano il cielo per giorni durante le migrazioni...è bastato poco più di un secolo di caccia spietata a farle sparire definitivamente dalla faccia della Terra. Comunque per qualche specie si è arrivati giusto in tempo e ve ne sono ancora esemplari in cattività, come l'Ara di Spix ad esempio...
fabio mansella
16-12-12, 22: 56
questo tutto per colpa nostra ???
Pantaleo Rodà
17-12-12, 06: 41
Al 99% sì (lascio quell'1% per chi si vuol convincere che le estinzioni facciano parte del naturale corso delle cose...)
Al 99% sì (lascio quell'1% per chi si vuol convincere che le estinzioni facciano parte del naturale corso delle cose...)
e io ti do ragione al 100%
Serinus_tore
16-01-13, 16: 13
Come gia ho detto nell altro post....mi sembra che del conuro o parrocchetto della carolina hanno ritrovato un nido non recente!!
Può anche darsi che mi sbaglio!
Pantaleo Rodà
31-12-15, 16: 29
Riprendo questa discussione dopo molto tempo, postandovi uno scritto del 1885 proprio sul Conuro della Carolina prima citato dall'amico Salvatore, uno splendido pappagallo nordamericano che è stato massacrato fino all'estinzione:
Nessun pappagallo abita ad una latitudine così a nord come quello a cui si fa riferimento nel presente articolo, la cui collocazione nella famiglia degli Psittacidi è stata motivo di forti controversie tra gli autori, alcuni dei quali lo classificano fra le Ara, mentre altri fra i Conuri. Probabilmente nessun altro membro della famiglia, fatta eccezione forse del Cenerino e del Pappagallino ondulato, ha avuto così tanta attenzione da parte degli scrittori e può vantare una considerevole letteratura dedicata esclusivamente ad esso.
Fra gli ornitologi americani, Audubon e Wilson hanno riempito molte pagine delle loro opere con descrizioni di questo uccello ben noto e, nel complesso, comune. Prince Chi. Buonaparte, Wagler e Sir William Jardine non hanno certo trascurato di prestargli attenzione. Bechstein e Buffon, e come loro molti altri, nei loro scritti hanno fornito ampi resoconti su questo pappagallo, per non dimenticare poi il grande Linneo, che lo chiamò Psittacus ludovicianus.
Jardine dice: “In lunghezza misura circa quattordici pollici (35.5 centimetri); la lunghezza complessiva delle ali ventidue pollici (56 centimetri); mentre il Reverendo J. Wood sostiene che “la lunghezza totale di questa specie è di ventuno pollici (53 centimetri)” – una differenza considerevole. La verità, per quanto approssimativamente possibile, sta nel mezzo dei due estremi.
L’aspetto del Conuro della Carolina è straordinariamente gradevole: il verde smeraldo acceso della parte superiore del corpo è mitigato dal vivace rosso arancio della fronte e delle guance, mentre il resto della testa e del collo sono di un arancione meno intenso e sulle spalle compaiono delle macchie arancio rossastre mescolate ad altre giallo oro. La parte inferiore del corpo è di un verde-giallastro, la parte più esterna delle penne primarie è verde bluastra che diventa di un giallo acceso alla base. La parte più interna invece si presenta marrone con punti verdi; le penne della coda sono verdi che si colorano di rosso marroncino verso l’attaccatura. Le zampe e le dita sono color carnicino e gli occhi marrone chiaro.
Non è solo la questione della classificazione della specie a mettere in disaccordo gli autori, ma anche i pregi, o i difetti, della stessa. Audubon osserva: “Il bosco rappresenta il loro habitat ideale, nel quale la sgargiante livrea, l’elegante modo di volare e persino i richiami di questi parrocchetti sono segnali graditi che indicano che le nostre più oscure foreste e le nostre paludi più recondite non sono prive di fascino”.
“A motivo della sua incapacità di articolare parole e delle sue sgradevoli strilla acute, è di rado tenuto in gabbia”, scrive Selby nella Jardine’s Naturalist’s Library; mentre Wilson esprime il suo verdetto a favore della specie e, in base a risultati effettivamente ottenuti, si pronuncia nei suoi confronti definendola “docile e socievole, che diviene subito perfettamente confidente ed in grado di imitare gli accenti delle persone.”
Bechstein evidenzia che “le sue strilla sono frequenti; è un pappagallo piuttosto malizioso e non parla; ma compensa bene a questo con la sua bellezza, l’eleganza della forma, i movimenti aggraziati ed il suo forte attaccamento quasi esclusivo nei confronti della sua padrona.”
“Verso gli esemplari della sua propria specie”, dice Wilson, “dimostra l’attaccamento più forte e se il proprio compagno è in pericolo, volteggia in volo nei dintorni con amorevole compassione.”
“Quando sono occupati a nutrirsi,” continua lo stesso autore, “si lasciano facilmente avvicinare, e numerosi vengono uccisi con una sola scarica; il lavoro di distruzione, comunque, non si esaurisce in una sola volta, in quanto i sopravvissuti si alzano in volo, girano intorno per qualche minuto ed atterrano di nuovo nello stesso luogo dell’imminente pericolo. Le armi vengono tenute pronte; otto, dieci o anche venti soggetti vengono uccisi ad ogni scarica; gli uccelli rimasti in vita, come se fossero consapevoli della morte dei loro compagni, si precipitano sui loro corpi strillando più forte che mai, ma facendovi ritorno vengono ancora colpiti dalle armi, fino a che solo pochi rimangono in vita, per i quali l’agricoltore non ritiene ne valga la pena consumare ancora altre munizioni.”
Scrivendo circa mezzo secolo fa, Audubon osserva: “Potevano essere avvistati lungo le acque tributarie dell’Ohio come il grande Kessawa, il Sioto, le sorgenti di Miami, la foce del Mauimee nel punto in cui si incontra con il lago Erie, nei pressi del fiume Illinois, e a volte fino a nordest come il lago Ontario e lungo i distretti a est che segnano i confini tra Virginia e Maryland. Attualmente (circa venticinque anni dopo) sono pochi quelli che si trovano più in alto di Cincinnati, finché non si raggiunge la bocca delle acque dell’Ohio presso la quale si possono osservare i Parrocchetti in numero considerevole. Sarei portato a pensare che lungo il Mississippi non è presente neanche la metà del numero complessivo rispetto a quindici anni fa.”
Non vi è dubbio che al momento (1883-4) gli stormi sono ancora in ulteriore diminuzione e che ci si deve spostare molto più a sud per trovare questi splendidi uccelli che per gli agricoltori sono considerati distruttivi. Il forte attaccamento nei confronti dei loro compagni li conduce alla loro stessa distruzione, come ci insegna l’esperienza di Wilson. “Avendo sparato per abbatterne un certo numero” afferma, “alcuni vi rimasero solo feriti e l’intero gruppo rimase vicino ai suoi compagni fiaccati, posandosi su un albero basso a una ventina di metri da dove mi trovavo. Ad ogni successiva scarica, benché una pioggia di corpi cadesse al suolo, l’attaccamento dei sopravvissuti sembrava farsi più forte e, dopo pochi giri intorno al luogo, si posavano nuovamente vicino a me, abbassando lo sguardo sui compagni massacrati con una tale dimostrazione di solidarietà e compartecipazione da lasciarmi completamente disarmato.”
“Non posso fare a meno di rilevare”, continua lo stesso autore, “il rimarchevole contrasto tra l’ elegante modo di volare e la loro andatura goffa e lenta tra i rami. Il loro volo è molto simile a quello del piccione selvatico: si spostano con i corpi racchiusi e compatti, con grande rapidità, emettendo dei richiami forti e fastidiosi che ricordano quelli del Picchio testarossa. A volte volano in linea retta, ma di solito in modo tortuoso, compiendo una grande varietà di volteggi serpeggianti, semplicemente perché amano farlo.
Sono particolarmente legati ai grandi alberi di sicomoro, alle cavità dei tronchi e ai rami sui quali generalmente si posano; trenta o quaranta, e a volte anche più, possono entrare nella stessa cavità. Qui si stringono vicini ai lati dell’albero, tenendosi fermi con le unghie ed anche con il becco. Sembra amino molto riposarsi e durante il giorno si ritirano spesso nei loro nidi, probabilmente allo scopo di fare un abituale sonnellino. Sono estremamente socievoli e affezionati gli uni agli altri, spesso si lisciano a vicenda le penne del capo e del collo e quando giunge la notte si mettono a dormire sempre il più possibile vicini, preferendo mantenere una posizione perpendicolare grazie all’ausilio del becco e delle unghie.”
Pochi membri della famiglia dei pappagalli, sono forse così predisposti all’addomesticamento quanto i Parrocchetti della Carolina, a patto che, bisogna dirlo, vengano prelevati dai nidi quando sono piccoli o, almeno, catturati quando sono abbastanza giovani: i soggetti adulti, comunque, riproducono senza problemi in grandi voliere o altri tipi di alloggi provvisti di siti adatti alla nidificazione. “Una coppia”, riferisce Russ, “ha riprodotto in una piccola gabbia, allevando prima tre e poi cinque piccoli.”
Visto che sono uccelli altamente sociali, sarebbe meglio avere diverse coppie insieme. La difficoltà maggiore è quella di distinguere i sessi; le femmine, comunque, presentano la parte interna delle remiganti primarie di colore nero, e minore presenza di rosso arancio su testa e faccia, al contrario dei maschi in cui tale colorazione è molto più evidente.
I giovani sono completamente verdi finché non fanno la prima muta, quando la testa e la faccia assumono la colorazione gialla. L’aspetto tipico degli esemplari non ancora maturi, fece supporre che si trattasse di una specie differente, della quale diversi scrittori hanno fatto menzione. Latham ipotizzò che fosse identica al conuro gola bruna (Psittacus pertinax, Auctorum), ma quest’ultima è una specie di dimensioni minori diffusa nell’America Meridionale e Centrale.
Non appena vengono importati i Conuri della Carolina si dimostrano generalmente molto selvatici, ma con un po’ di accortezza si riesce presto ad addomesticarli ed i loro strilli diventano molto meno frequenti. Come tutti gli Psittacidi, infatti, quando sono allarmati danno libero sfogo alle loro emozioni e, siccome sono timorosi per natura, davanti a nuove situazioni si fanno più irrequieti e le grida che emettono non sono altro che una conseguenza della loro paura.
Questi pappagalli sono genitori eccellenti, come si potrebbe desumere dall’intenso affetto che dimostrano gli uni gli altri, allevando e nutrendo i loro piccoli con la massima cura e attenzione.
Vanno alimentati con semi per canarini, miglio, avena, mais e briciole di pane e, se sono in riproduzione, una porzione della miscela di semi dovrebbe essere preparata ammollandola in acqua fredda per qualche ora.
Non so a voi, ma a me leggere alcune frasi di quanto appena postato mette una rabbia infinita, non solo per la spietatezza che si è avuta con quest'uccello perchè ritenuto dannoso per i raccolti, ma anche perché è stato tenuto molto spesso come animale domestico ed anche stato riprodotto senza che nessuno sia stato capace di conservarlo almeno in cattività.
Pantaleo Rodà
31-12-15, 16: 34
Un altro paio di belle immagini di questo parrocchetto...
Matteo Giraudo
31-12-15, 19: 13
Non so a voi, ma a me leggere alcune frasi di quanto appena postato mette una rabbia infinita, non solo per la spietatezza che si è avuta con quest'uccello perchè ritenuto dannoso per i raccolti, ma anche perché è stato tenuto molto spesso come animale domestico ed anche stato riprodotto senza che nessuno sia stato capace di conservarlo almeno in cattività.[/QUOTE]
Quoto in pieno, non so che altro aggiungere
Luca Marani
31-12-15, 19: 47
Purtroppo prima della chiusura delle importazioni, in pochi si rendevano conto quanto fosse importate preservare il patrimonio genetico che avevamo a disposizione.
Matteo Giraudo
01-01-16, 17: 38
Io non ho vissuto le importazioni, ma mi pare di aver capito che sono molte le specie importate che non siamo riusciti a mantenere in cattività, secondo me abbiamo perso una, seppur brutale, occasione di preservare alcune specie in cattività.
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