marco cotti
14-11-10, 12: 12
IL FRINGUELLO ALPINO
(Montifringilla nivalis nivalis, Linneo )
di Federico Torregiani
Lunghezza totale da cm 18 a 20, ala cm 11 -11,5, apertura alare cm 3 , coda cm 7,3 - 8, tarso cm 22.
La sistematicaAppartiene ai Ploceidi, vastissima famiglia di piccoli granivori, soprattutto distribuiti in Europa e nel Vecchio Mondo, alcuni dei quali gregari, anche nel periodo della nidificazione. Gli appartenenti a questa famiglia hanno becco robusto e conico, ed un breve tarso. Prima alcuni autori lo consideravano un Fringillide.
Caratteri distintivi
Userò le parole del Brehm per descrivere questo meraviglioso uccello: «La testa, la nuca, le guance e la parte superiore dei lati del collo sono di color nero cupo con riflessi azzurrognoli; le penne del groppone so-no bianche nel mezzo e nere ai lati; la gola ed it petto presentano molti riflessi giallognoli; le redini, it mento e i lati del ventre sono bianco-giallognoli, quest'ultimi macchiati di nero; le copritrici del sottocoda sono di color giallo-ruggine, le remiganti nero-brune e orlate di bianco giallognolo esternamente, meno le prime quattro; tutte presentano al-la base una macchia bianca. Le penne delle spalle sono di color giallo ruggine, le piccole copritrici delle ali un po' pH' chiare, le copritrici mediane sono nere e bianco-giallognole all'estremità, le copritrici sono nere e rosse-gialle all'apice; le timoniere sono bianche ed orlate di giallo nella meta terminale; sulla parte interna del loro stelo si osservano yank macchie bianche.
Il cerchio perioculare bruno scuro, it becco nero-azzurro-chiaro, giallo durante l'autunno e nericcio alla punta, it piede bruno-rosso. Nella femmina la testa e la nuca sono grigio-verdognole, le parti superiori del corpo bruno-grigio-olivastre, le parti inferiori grigie chiare». Non ho mai avuto l'occasione di osservare i giovani e sto alla descrizione che mi ha fatto una guida del Parco del Gran Paradiso, in occasione di una mia recente visita: essi hanno un colorito più brunastro e scuro e presentano le regioni delle ali e della coda di un bianco sbiadito non molto vistoso. Non mi sembra esistano sottospecie in Europa.
Dei soggetti diffusi sui monti asiatici non ho notizie per mancanza di documentazione.
Distribuzione ed habitat
Innanzi tutto desidero premettere che è una specie diffusa soprattutto sui monti europei;
presente anche nel Caucaso, sui Carpazi, sulle alte montagne della Persia e anche sulla catena dell'Himalaia, da dove si pensa provenga. In Europa è presente sulle Alpi, sul gruppo del Gran Sasso e sui Pirenei.
E' un uccello presente solo in alta montagna, al limite della vegetazione arborea fra i nevai ed i ghiacciai; alcune volte lo si può trovare fra i mughi, tra i rami degli ontani verdi, ma it piu delle volte preferisce posarsi sul ghiaccio, sulla neve e sulle rocce, dove ricerca it cibo, riunito in branchetti d'inverno, in cop-pia durante la bella stagione. Ha una colorazione mimetica perfetta, perchè restando fermo a cantare sulle rocce, se si a lontani non lo si localizza facilmente: io ho notato durante be brevi escursioni che non sta mai fermo, al contrario del Sordone, che ho notato più volte accovacciato sotto steli d'erba, sgranocchiantesi quei pochi semi gelati. Felicity e frugality trovano in quest'uccello una perfetta armonia, e molte volte, proprio a causa della sua frugality, stupisce it fatto che sia un uccello microtermico, che resiste, cioè, alle più basse temperature.
Emette di solito un aspro « ghip ghip » e canta sovente anche in volo.
Quest'uccello ha molta affinità con lo Zigolo delle Nevi, nel portamento e nel volo oscillante e leggero. Mentre a decisamente provato che non nidifichi al di sotto dei 2.000 metri, negli inverni molto rigidi scende anche a quote inferiori, ma non si allontana direi mai dalle zone montagnose, se non venisse il Savi a sopperire alle mie inesattezze, scrivendo che due individui, ai suoi tempi, furono presi nella piana di Pistoia.
E' comunque l'ultimo uccello alpino a lasciare i propri territori, vicino ai ghiacciai.
'Stando ai dati del Cova, condudo dicendo che sulle Alpi vive tra i 2.000 - 3.300 metri, mentre negli Appennini Centrali e precisamente in Abruzzo sui 2.200.
La riproduzione e l'alimentazione
Ho fatto circa la riproduzione alcune osservazzioni, che se non fossero state interrotte per causa di forza maggiore, mi avrebbero forse condotto a qualcosa di positivo.
Quando alla fine di aprile e al principio di maggio la natura si risveglia anche sulle alte montagne, il maschio si aggira di continuo, seguito dalla sua compagna, fra gli anfratti delle rocce, nei crepacci, sotto e fra i massi e i pietroni, in cavità naturali e anche nei buchi dei muri e fra le tegole delle baite alpine, cerca un luogo tranquillo e riparato dove porre la nidiata.
Quando questi ha trovato un posto che si addice ai suoi gusti, dopo averlo ispezionato per bene e per lungo tempo, certe volte ritornando i giorni seguenti a visitarlo nuovamente, si rizza sulle zampe e spiega it suo canto d'amore richiamando la compagna, la quale ne da un giudizio definitivo, il più delle volte positivo almeno nei casi da me osservati, ma il Rota scrive che si può verificare il caso in cui la femmina rifiuta il luogo, ed allora it maschio si da di nuovo da fare per cercarne un altro.
La seconda fase, e cioè la costruzione del nido, è di competenza della femmina, che lo costruisce voluminoso, cornpatto e solido, la cui struttura portante è costituita di ramoscelli fini ma robusti; la parte interna a tappezzata di lanuggini, di crini e pagliuzze, ma in primo luogo da piume di Lagopedi, cioè di Pernici Bianche.
Le uova, un po' più grandi di quelle di Fringuello, di solito non più di 6, sono, bianche candide.
Dopo circa 14 giorni di assidua cova, che si ripete anche in giugno-luglio, nascono i piccoli che vengono prevalentemente allevati con insetti; dopo una ventina di giorni ed anche più, quando ormai si muovono agevolmente e cominciano a volare, vengono condotti dai genitori sui ghiacciai e la neve perenne.
Ma è facile anche che si radunino intorno ad ospizi e rifugi alpini, dove trovano sempre cibo, a volte guadagnandoselo con la loro indole confidente.
L'alimentazione consiste durante la bella stagione di insetti vari, ragni, lombrichetti, larve, a cui uniscono semi di erbe prative e di arbusti.
Logicamente d'inverno la loro dieta è esclusivamente vegetariana, granivora e frugivora, appetendo anche le erbe che trovano in luoghi poco innevati, come sotto gli alberi e le rocce.
L'Allevamento
E' questo it campo che tratto con maggior piacere, per il fatto che mi memo esclusivamente alle mie esperienze pratiche d'allevamento.
Il F.A. è un uccello che non si dimostra eccessivamente forasticoi, fino a diventare un simpatico amico.
Logicamente si potranno trovare in vendita soggett ipiù nervosii.
L'uccello dovrà essere alimentato con scagliola, ed in una larga vaschetta posata sul fondo dovranno essere forniti una dozzina di tarme della farina, coperte da un lieve strato di pastone, sia esso granulare o fine.
Superato questo periodo di acclimatamento al vostro allevamento, c'è chi lo alimenta con soli semi e con solo pastone.
Io gli fornisco circa sei tarme ogni due giorni, ed anche meno; le mangiatoie a sua disposizione sono due: la prima e ripiena del granulato per piccoli uccelli con il quale si sono abituati tutti gli uccelli del mio allevamento ( Zigoli, Passeri, Peppole, Ciuffolotti, ecc. ) esclusi i piu piccoli Fringillidi, quali ii Lucarino, it Cardellino, ecc.
L'altra mangiatoia contiene la seguente miscela di semi: 90% scagliola; 5% lino; 5 %panico; a volontà, quando disponibile, cardo, lattuga, cicoria, piantaggine, etc.
Se vogliamo avere degli indigeni granivori sani e vegeti, e l'ho imparato a mie spese dobbiamo alimentarli con almeno l'80% di scagliola, se non a scagliola pura; mi riferisco soprattutto alle piccole specie, quali ii Verzellino, Cardellino, etc.
Alimentarli al di fuori del periodo riproduttivo, con semi grassi ed oleosi, come il niger e la canapa, come condannarli a morte.
il F.A. supera con difficoltà la muta, a causa del caldo estivo, che in natura evita portandosi fino ai limiti dei ghiacciai.
Anche lt mio amico Zerbo ha fatto esperienze in questo senso, purtroppo con molte difficoltà.
Non voglio comunque generalizzare, perchè conosco alcuni allevatori che posseggono questi uccelli da diversi anni, i quali si fanno estremamente socievoli e confidenti.
Evitare comunque se possibile, di prenderli in mano, la cui stretta è loro molesta in sommo grado.
Non voglio dilungarmi a parlare della riproduzione in gabbia, che penso possibile, data la loro calma e domesticità; infatti essa può essere tentata solo da allevatori che abitano zone montane e, possibilmente alpine.
Concludo invitando tutti coloro che vorrebbero osservare questo stupendo uccello, ad andarlo ad ammirare nel suo ambiente naturale, perchè solo la che potrà farsi ammirare qual'esso è, e non certo fra i ferruzzi di una gabbia spaziosa e comoda, alla quale per altro dimostra di stare bene. Pen-so che potrebbe essere una proposta interessante quella che sto per fare, e cioè l'organizzazione di una gitaFEO al Parco Nazionale del Gran Paradiso, luogo in cui potremo osservare tutte le specie della nostra eccezionale ornitofauna alpina.
Bibliografia
A.E. Brehm - La vita degli animali - IV Vol. Uccelli - UTET 1897.
C. Cova - Atlante degli uccelli italiani - Hoepli 196'9.
M. Rota - Uccelli nostrani granivori - Ed. Mediterranee 1973.
(Montifringilla nivalis nivalis, Linneo )
di Federico Torregiani
Lunghezza totale da cm 18 a 20, ala cm 11 -11,5, apertura alare cm 3 , coda cm 7,3 - 8, tarso cm 22.
La sistematicaAppartiene ai Ploceidi, vastissima famiglia di piccoli granivori, soprattutto distribuiti in Europa e nel Vecchio Mondo, alcuni dei quali gregari, anche nel periodo della nidificazione. Gli appartenenti a questa famiglia hanno becco robusto e conico, ed un breve tarso. Prima alcuni autori lo consideravano un Fringillide.
Caratteri distintivi
Userò le parole del Brehm per descrivere questo meraviglioso uccello: «La testa, la nuca, le guance e la parte superiore dei lati del collo sono di color nero cupo con riflessi azzurrognoli; le penne del groppone so-no bianche nel mezzo e nere ai lati; la gola ed it petto presentano molti riflessi giallognoli; le redini, it mento e i lati del ventre sono bianco-giallognoli, quest'ultimi macchiati di nero; le copritrici del sottocoda sono di color giallo-ruggine, le remiganti nero-brune e orlate di bianco giallognolo esternamente, meno le prime quattro; tutte presentano al-la base una macchia bianca. Le penne delle spalle sono di color giallo ruggine, le piccole copritrici delle ali un po' pH' chiare, le copritrici mediane sono nere e bianco-giallognole all'estremità, le copritrici sono nere e rosse-gialle all'apice; le timoniere sono bianche ed orlate di giallo nella meta terminale; sulla parte interna del loro stelo si osservano yank macchie bianche.
Il cerchio perioculare bruno scuro, it becco nero-azzurro-chiaro, giallo durante l'autunno e nericcio alla punta, it piede bruno-rosso. Nella femmina la testa e la nuca sono grigio-verdognole, le parti superiori del corpo bruno-grigio-olivastre, le parti inferiori grigie chiare». Non ho mai avuto l'occasione di osservare i giovani e sto alla descrizione che mi ha fatto una guida del Parco del Gran Paradiso, in occasione di una mia recente visita: essi hanno un colorito più brunastro e scuro e presentano le regioni delle ali e della coda di un bianco sbiadito non molto vistoso. Non mi sembra esistano sottospecie in Europa.
Dei soggetti diffusi sui monti asiatici non ho notizie per mancanza di documentazione.
Distribuzione ed habitat
Innanzi tutto desidero premettere che è una specie diffusa soprattutto sui monti europei;
presente anche nel Caucaso, sui Carpazi, sulle alte montagne della Persia e anche sulla catena dell'Himalaia, da dove si pensa provenga. In Europa è presente sulle Alpi, sul gruppo del Gran Sasso e sui Pirenei.
E' un uccello presente solo in alta montagna, al limite della vegetazione arborea fra i nevai ed i ghiacciai; alcune volte lo si può trovare fra i mughi, tra i rami degli ontani verdi, ma it piu delle volte preferisce posarsi sul ghiaccio, sulla neve e sulle rocce, dove ricerca it cibo, riunito in branchetti d'inverno, in cop-pia durante la bella stagione. Ha una colorazione mimetica perfetta, perchè restando fermo a cantare sulle rocce, se si a lontani non lo si localizza facilmente: io ho notato durante be brevi escursioni che non sta mai fermo, al contrario del Sordone, che ho notato più volte accovacciato sotto steli d'erba, sgranocchiantesi quei pochi semi gelati. Felicity e frugality trovano in quest'uccello una perfetta armonia, e molte volte, proprio a causa della sua frugality, stupisce it fatto che sia un uccello microtermico, che resiste, cioè, alle più basse temperature.
Emette di solito un aspro « ghip ghip » e canta sovente anche in volo.
Quest'uccello ha molta affinità con lo Zigolo delle Nevi, nel portamento e nel volo oscillante e leggero. Mentre a decisamente provato che non nidifichi al di sotto dei 2.000 metri, negli inverni molto rigidi scende anche a quote inferiori, ma non si allontana direi mai dalle zone montagnose, se non venisse il Savi a sopperire alle mie inesattezze, scrivendo che due individui, ai suoi tempi, furono presi nella piana di Pistoia.
E' comunque l'ultimo uccello alpino a lasciare i propri territori, vicino ai ghiacciai.
'Stando ai dati del Cova, condudo dicendo che sulle Alpi vive tra i 2.000 - 3.300 metri, mentre negli Appennini Centrali e precisamente in Abruzzo sui 2.200.
La riproduzione e l'alimentazione
Ho fatto circa la riproduzione alcune osservazzioni, che se non fossero state interrotte per causa di forza maggiore, mi avrebbero forse condotto a qualcosa di positivo.
Quando alla fine di aprile e al principio di maggio la natura si risveglia anche sulle alte montagne, il maschio si aggira di continuo, seguito dalla sua compagna, fra gli anfratti delle rocce, nei crepacci, sotto e fra i massi e i pietroni, in cavità naturali e anche nei buchi dei muri e fra le tegole delle baite alpine, cerca un luogo tranquillo e riparato dove porre la nidiata.
Quando questi ha trovato un posto che si addice ai suoi gusti, dopo averlo ispezionato per bene e per lungo tempo, certe volte ritornando i giorni seguenti a visitarlo nuovamente, si rizza sulle zampe e spiega it suo canto d'amore richiamando la compagna, la quale ne da un giudizio definitivo, il più delle volte positivo almeno nei casi da me osservati, ma il Rota scrive che si può verificare il caso in cui la femmina rifiuta il luogo, ed allora it maschio si da di nuovo da fare per cercarne un altro.
La seconda fase, e cioè la costruzione del nido, è di competenza della femmina, che lo costruisce voluminoso, cornpatto e solido, la cui struttura portante è costituita di ramoscelli fini ma robusti; la parte interna a tappezzata di lanuggini, di crini e pagliuzze, ma in primo luogo da piume di Lagopedi, cioè di Pernici Bianche.
Le uova, un po' più grandi di quelle di Fringuello, di solito non più di 6, sono, bianche candide.
Dopo circa 14 giorni di assidua cova, che si ripete anche in giugno-luglio, nascono i piccoli che vengono prevalentemente allevati con insetti; dopo una ventina di giorni ed anche più, quando ormai si muovono agevolmente e cominciano a volare, vengono condotti dai genitori sui ghiacciai e la neve perenne.
Ma è facile anche che si radunino intorno ad ospizi e rifugi alpini, dove trovano sempre cibo, a volte guadagnandoselo con la loro indole confidente.
L'alimentazione consiste durante la bella stagione di insetti vari, ragni, lombrichetti, larve, a cui uniscono semi di erbe prative e di arbusti.
Logicamente d'inverno la loro dieta è esclusivamente vegetariana, granivora e frugivora, appetendo anche le erbe che trovano in luoghi poco innevati, come sotto gli alberi e le rocce.
L'Allevamento
E' questo it campo che tratto con maggior piacere, per il fatto che mi memo esclusivamente alle mie esperienze pratiche d'allevamento.
Il F.A. è un uccello che non si dimostra eccessivamente forasticoi, fino a diventare un simpatico amico.
Logicamente si potranno trovare in vendita soggett ipiù nervosii.
L'uccello dovrà essere alimentato con scagliola, ed in una larga vaschetta posata sul fondo dovranno essere forniti una dozzina di tarme della farina, coperte da un lieve strato di pastone, sia esso granulare o fine.
Superato questo periodo di acclimatamento al vostro allevamento, c'è chi lo alimenta con soli semi e con solo pastone.
Io gli fornisco circa sei tarme ogni due giorni, ed anche meno; le mangiatoie a sua disposizione sono due: la prima e ripiena del granulato per piccoli uccelli con il quale si sono abituati tutti gli uccelli del mio allevamento ( Zigoli, Passeri, Peppole, Ciuffolotti, ecc. ) esclusi i piu piccoli Fringillidi, quali ii Lucarino, it Cardellino, ecc.
L'altra mangiatoia contiene la seguente miscela di semi: 90% scagliola; 5% lino; 5 %panico; a volontà, quando disponibile, cardo, lattuga, cicoria, piantaggine, etc.
Se vogliamo avere degli indigeni granivori sani e vegeti, e l'ho imparato a mie spese dobbiamo alimentarli con almeno l'80% di scagliola, se non a scagliola pura; mi riferisco soprattutto alle piccole specie, quali ii Verzellino, Cardellino, etc.
Alimentarli al di fuori del periodo riproduttivo, con semi grassi ed oleosi, come il niger e la canapa, come condannarli a morte.
il F.A. supera con difficoltà la muta, a causa del caldo estivo, che in natura evita portandosi fino ai limiti dei ghiacciai.
Anche lt mio amico Zerbo ha fatto esperienze in questo senso, purtroppo con molte difficoltà.
Non voglio comunque generalizzare, perchè conosco alcuni allevatori che posseggono questi uccelli da diversi anni, i quali si fanno estremamente socievoli e confidenti.
Evitare comunque se possibile, di prenderli in mano, la cui stretta è loro molesta in sommo grado.
Non voglio dilungarmi a parlare della riproduzione in gabbia, che penso possibile, data la loro calma e domesticità; infatti essa può essere tentata solo da allevatori che abitano zone montane e, possibilmente alpine.
Concludo invitando tutti coloro che vorrebbero osservare questo stupendo uccello, ad andarlo ad ammirare nel suo ambiente naturale, perchè solo la che potrà farsi ammirare qual'esso è, e non certo fra i ferruzzi di una gabbia spaziosa e comoda, alla quale per altro dimostra di stare bene. Pen-so che potrebbe essere una proposta interessante quella che sto per fare, e cioè l'organizzazione di una gitaFEO al Parco Nazionale del Gran Paradiso, luogo in cui potremo osservare tutte le specie della nostra eccezionale ornitofauna alpina.
Bibliografia
A.E. Brehm - La vita degli animali - IV Vol. Uccelli - UTET 1897.
C. Cova - Atlante degli uccelli italiani - Hoepli 196'9.
M. Rota - Uccelli nostrani granivori - Ed. Mediterranee 1973.