marco cotti
21-08-07, 08: 48
L’albero: una voliera aperta.di Alamanno Capecchi
... ed è subito sera.
Salvatore Quasimodo
L'albero è un maestoso Kaki selvatico ultracentenario sopravvissuto alle mine tedesche che distrussero i tre quarti della grande casa.
Il periodo più bello è quando, perdute le foglie, appare ricoperto da migliaia di frutti che nessuno coglie, trasformandosi così in una sorta di voliera aperta.
È allora che arrivano le Capinere, in perenne movimento, litigiose, pronte ad aggredirsi a vicenda; gli acrobatici Codibugnoli, ad intervalli precisi e in gruppo; gli Occhiocotti, a coppie, timidi e "impallonati" per il freddo precoce; i Luì, più intenti a cacciare i piccoli insetti che a mangiare la polpa dei frutti; le Cincie prepotenti e i Passeri, tanti Passeri, apparentemente per riposarsi soltanto.
Il vecchio guarda e si rivede bambino attendere pazientemente che qualche Passero, ancora incapace di volare, caduto dal tetto tra i rami, scenda a terra per prenderlo e allevarlo.
Ricorda quella volta, era ancora un ragazzo, che un'Ara rossa e verde si posò sul ramo più alto gridando a piena voce.
Fu un grande avvenimento: corse mezzo paese a vederla.
Chi sosteneva che era fuggita da uno zoo viaggiante, chi diceva che non era possibile, perché i pappagalli degli zoo hanno le penne di un'ala tagliate e non possono volare.
Uno affermò di aver sentito quello stesso grido provenire dall'interno di un carrozzone di zingari, allora erano trainati dai cavalli, transitato la sera precedente.
Una donna disse: "Sarà scappata a qualche fattucchiera di passaggio".
Il "colto" del gruppo sentenziò: "Positivo” (sicuramente) gli hanno dato la via perché è un Pappagallo arrabbiato: se ti becca o ti starnutisce addosso, muori"
Confondendo l'idrofobia con la psittacosi e aggiungendo molto di suo cominciò a terrorizzare i malcapitati ascoltatori descrivendo l'epidemia del 1930 che causò in Germania, affermò, migliaia di morti!!! (In realtà furono 170).
La discussione si era fatta animata e nessuno si accorse che l'Ara, intanto, aveva ripreso il viaggio: di lei non si seppe più niente.
Il vecchio ora guarda gli uccelli indaffaratissimi e il loro andirivieni. Sembrano gli stessi dell'anno prima, di dieci, di trenta,di sessant’anni prima, sempre gli stessi: stesse specie, identici i rituali, il comportamento, le piccole risse; è come se il tempo sull'albero si fosse fermato.
Il vecchio si alza a fatica appoggiandosi al bastone e abbandona il suo osservatorio; gli pare ieri quando saltava come un Capriolo.
Ha ragione il poeta: ". . ed è subito sera”
[
Alamanno Capecchi nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.
Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio, Information)
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... ed è subito sera.
Salvatore Quasimodo
L'albero è un maestoso Kaki selvatico ultracentenario sopravvissuto alle mine tedesche che distrussero i tre quarti della grande casa.
Il periodo più bello è quando, perdute le foglie, appare ricoperto da migliaia di frutti che nessuno coglie, trasformandosi così in una sorta di voliera aperta.
È allora che arrivano le Capinere, in perenne movimento, litigiose, pronte ad aggredirsi a vicenda; gli acrobatici Codibugnoli, ad intervalli precisi e in gruppo; gli Occhiocotti, a coppie, timidi e "impallonati" per il freddo precoce; i Luì, più intenti a cacciare i piccoli insetti che a mangiare la polpa dei frutti; le Cincie prepotenti e i Passeri, tanti Passeri, apparentemente per riposarsi soltanto.
Il vecchio guarda e si rivede bambino attendere pazientemente che qualche Passero, ancora incapace di volare, caduto dal tetto tra i rami, scenda a terra per prenderlo e allevarlo.
Ricorda quella volta, era ancora un ragazzo, che un'Ara rossa e verde si posò sul ramo più alto gridando a piena voce.
Fu un grande avvenimento: corse mezzo paese a vederla.
Chi sosteneva che era fuggita da uno zoo viaggiante, chi diceva che non era possibile, perché i pappagalli degli zoo hanno le penne di un'ala tagliate e non possono volare.
Uno affermò di aver sentito quello stesso grido provenire dall'interno di un carrozzone di zingari, allora erano trainati dai cavalli, transitato la sera precedente.
Una donna disse: "Sarà scappata a qualche fattucchiera di passaggio".
Il "colto" del gruppo sentenziò: "Positivo” (sicuramente) gli hanno dato la via perché è un Pappagallo arrabbiato: se ti becca o ti starnutisce addosso, muori"
Confondendo l'idrofobia con la psittacosi e aggiungendo molto di suo cominciò a terrorizzare i malcapitati ascoltatori descrivendo l'epidemia del 1930 che causò in Germania, affermò, migliaia di morti!!! (In realtà furono 170).
La discussione si era fatta animata e nessuno si accorse che l'Ara, intanto, aveva ripreso il viaggio: di lei non si seppe più niente.
Il vecchio ora guarda gli uccelli indaffaratissimi e il loro andirivieni. Sembrano gli stessi dell'anno prima, di dieci, di trenta,di sessant’anni prima, sempre gli stessi: stesse specie, identici i rituali, il comportamento, le piccole risse; è come se il tempo sull'albero si fosse fermato.
Il vecchio si alza a fatica appoggiandosi al bastone e abbandona il suo osservatorio; gli pare ieri quando saltava come un Capriolo.
Ha ragione il poeta: ". . ed è subito sera”
[
Alamanno Capecchi nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.
Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio, Information)
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