marco cotti
22-02-11, 17: 15
C come:
CONURO
Conuro è la denominazione attribuita ad alcuni generi di parrocchetti dell'America meridionale e centrale.
Le specie dei generi Aratinga, Pyrrhura, e Cyanoliseus sono appunto comunemente note come conuri, mentre le due specie del genere Enicognathus vengono indicate sia con il termine di Conuri dal becco sottile, sia con l'altro di Parrocchetti dal becco sottile.
I conuri hanno fama di pappagalli fastidiosi e portati a distruggere quanto capita loro a tiro.
Questo è vero soprattutto per le specie di maggior taglia, ma non - per esempio - per quelle del genere Pyrrhura.
Comunque tutti i conuri sono interessanti come uccelli da voliera all'aperto, ove molti si riproducono con facilità e dimostrano quasi sempre straordinarie cure per la prole.
I piccoli sono incantevoli, intelligenti ed affettuosi: l'inconveniente più spiacevole sono gli strilli, tutt'altro che gradevoli, con cui cercano di richiamare l'attenzione.
CONURO DEL GENERE ARATINGA, CONURO DEL GENERE ENICOGNATHUS, CONURO DEL GENERE NANDAYUS, CONURO DEL GENERE PYRRHURA e CONURO DELLA PATAGONIA.
CONURO DEL GENERE LEPTOSITTACA
L'unico rappresentante di questo genere, noto come Pappagallo di Branicki o come Conuro dorato (L. branickii) è stato separato dal genere Aratinga solo perché ha delle lunghe penne gialle sulla regione dell'orecchio. Per lo più verde, ha una stretta striscia frontale gialla; la membrana dell'occhio gialla e una linea di penne gialle sotto gli occhi. La cera è parzialmente rivestita di penne. L'addome è screziato di arancio. E lungo 35 cm.
Si sa molto poco su questo conuro che vive nelle Ande della Colombia, del sudovest dell'Ecuador e del Perù centrale. Non è mai stato esportato.
CONURO DEL GENERE NANDAYUS
Non è chiaro il motivo per cui l'unico rappresentante di questo genere, il Conuro Nanday (Nandayus nenday) è stato separato dai conuri Aratinga. Le cure di cui ha bisogno e l'allevamento sono uguali a quelli consigliati per i rappresentanti del genere Aratinga.
Questa specie si riconosce per la testa e per il becco, entrambi neri. E lungo circa 31 cm. La gola e la parte superiore del petto sono blu e le cosce sono rosse.
E originario del Brasile, della Bolivia, del Paraguay e del nord dell'Argentina, dove è presente in grandi stormi.
E una specie considerata molto rumorosa. Però si riproduce molto facilmente e i piccoli allevati artificialmente sono molto più tranquilli e diventano animali da compagnia piacevoli e affettuosi.
CONURO DELLA PATAGONIA (Cyanoliseus patagonus) Questo grande conuro dalla colorazione caratteristica (che ha le cere piumate) è il solo rappresentante del genere. Vi sono tre sottospecie di cui solo la Minore (C. p. patagonus) è conosciuta negli allevamenti. Ha il capo, le parti superiori del corpo e la maggior parte del petto color verde-oliva, l'addome e le cosce oliva-bruno, rosso e giallo, ed ha il posteriore e le copritrici della coda gialle. È lungo 45-46 cm.
Il più raro Maggiore (C. p. byroni) di solito presenta una striscia interrotta di bianco sulla parte superiore del petto (il Minore ha un po' di bianco alla base del collo) e misura circa 53 cm.
Il Conuro delle Ande patagoniche (C. p. andinus) non ha praticamente del giallo sull'addome, è meno rosso ed è privo di bianco vicino al collo.
La voce di questo conuro è molto forte e si sente a grande distanza e questo lo esclude da molti allevamenti. È un peccato perché è uno degli uccelli più attraenti e si riproduce bene in voliera. Talvolta si riproduce in colonia, ma questo non è consigliabile perché solo la coppia dominante si riproduce. Però è buona cosa tenerne due coppie in una voliera.
Al Loro Parque due coppie utilizzano contemporaneamente lo stesso spazio chiuso per nidificare e fanno insieme un ottimo lavoro nell'allevare i piccoli. Di solito la nidiata è di cinque udVa che vengono covate per ventiquattro o venticinque giorni. I piccoli lasciano il nido a otto settimane. Prendendoli non appena sono indipendenti diventano i più affettuosi e simpatici animali da compagnia: il loro solo svantaggio è la voce possente.
La dieta per loro è quella consigliata per i pappagalli del genere Pionus.
LA COVA NEI PAPPAGALLI di R.M.LOW
L'embrione di un uovo si sviluppa solo se viene mantenuto alla temperatura opportuna che, per i pappagalli, è di circa 37 °C. La cova è il processo di riscaldamento dell'uovo. Il calore proviene dalle placche incubatrici, aree dell'addome dell'uccello, che, quando si abbassa sulle uova arruffa le penne di quelle aree esponendo le placche. Nella maggior parte dei pappagalli cova solo la femmina; in altri, soprattutto i cacatua (ed anche alcuni pappagalli dei generi Vini e Charmosyna) i due sessi si dividono il compito di covare.
Nei pappagalli il periodo di cova nelle condizioni ottimali varia da quattordici a ventinove giorni, secondo le specie. Ciò significa che se il tempo è freddo una specie che ha un periodo di cova, poniamo, di ventitré giorni potrebbe prolungare il periodo di tre o anche quattro giorni. Se il tempo è caldo, invece, il periodo di cova potrebbe accorciarsi di. uno o due giorni. (Questi dati si possono ricavare solo dallo studio degli uccelli tenuti in cattività.)
Il pappagallo che ha il periodo di cova più breve è sicuramente il Vasa minore (Coracopsis nigra): solo quattordici giorni. È possibile che questo sia vero anche per il Vasa maggiore (C. vasa), ma questa specie non si è ancora riprodotta in cattività e non si sa nulla di come si comporti allo stato selvatico.
Sotto molti aspetti le specie del genere Coracopsis fanno eccezione e, secondo la mia opinione, non sono realmente rap-presentative della famiglia dei pappagalli.
Subito dopo, per brevità del periodo di cova, vengono i parrocchetti australiani; nei pappagallini ondulati la cova dura diciotto giorni, in altre specie di solito diciannove.
Il periodo di cova più lungo, di circa ventinove giorni, si osserva in alcuni cacatua e nell'Ara giacinto. A questo proposito, forse, mi posso permettere di correggere Joseph Forshaw che nel suo ottimo libro Parrots of the world (Pappagalli del mondo) scrive: «La durata della cova varia grosso modo in rapporto alle dimensioni dell'uccello; nei piccoli pappagalli va da diciassette a ventitré giorni, ma nelle grosse are può arrivare anche a cinque settimane».
Per molti lori la cova dura venticinque giorni, dai piccolissimi Vini ai grandi Lorius (taglia da 17 a 31 cm) mentre nella maggior parte dei Trichoglossus, che hanno una taglia media, la cova dura ventitré giorni. Si potrebbero citare molti altri esempi che dimostrano che la teoria della taglia non ha fondamenti.
È bene ricordare che non tutti i pappagalli cominciano a covare quando hanno deposto il primo uovo, anche se la femmina a partire da quel momento rimane nel nido. Inoltre se le uova non vengono contrassegnate man mano che sono deposte, e tutte le uova schiudono, può essere difficile ottenere un'esatta indicazione del periodo effettivo di cova. Infatti l'unica via è di mettere un uovo appena deposto in un'incubatrice.
Il periodo di incubazione è definito con precisione come il tempo che intercorre fra la deposizione dell'ultimo uovo della covata e la schiusa di quell'uovo, dato per assodato che non vi siano interruzioni eccetto i normali pochi minuti giornalieri di assenza dal nido da parte dell'uccello che cova.
Durante il periodo di incubazione la maggior parte delle uova perde circa il 16% del peso, a causa della perdita di acqua attraverso il guscio poroso. Nelle specie che nidificano ad altitudini elevate la porosità del guscio è ridotta per compensare i cambiamenti che si avrebbero negli scambi dei gas respiratori embrionali e nella perdita di acqua da parte dell'uovo a causa della bassa pressione barometrica. Gli allevatori che usano una incubatrice devono quindi tenere presente che il fabbisogno di umidità nell'apparecchio varia a seconda delle specie.
R.M.Low
CONURO
Conuro è la denominazione attribuita ad alcuni generi di parrocchetti dell'America meridionale e centrale.
Le specie dei generi Aratinga, Pyrrhura, e Cyanoliseus sono appunto comunemente note come conuri, mentre le due specie del genere Enicognathus vengono indicate sia con il termine di Conuri dal becco sottile, sia con l'altro di Parrocchetti dal becco sottile.
I conuri hanno fama di pappagalli fastidiosi e portati a distruggere quanto capita loro a tiro.
Questo è vero soprattutto per le specie di maggior taglia, ma non - per esempio - per quelle del genere Pyrrhura.
Comunque tutti i conuri sono interessanti come uccelli da voliera all'aperto, ove molti si riproducono con facilità e dimostrano quasi sempre straordinarie cure per la prole.
I piccoli sono incantevoli, intelligenti ed affettuosi: l'inconveniente più spiacevole sono gli strilli, tutt'altro che gradevoli, con cui cercano di richiamare l'attenzione.
CONURO DEL GENERE ARATINGA, CONURO DEL GENERE ENICOGNATHUS, CONURO DEL GENERE NANDAYUS, CONURO DEL GENERE PYRRHURA e CONURO DELLA PATAGONIA.
CONURO DEL GENERE LEPTOSITTACA
L'unico rappresentante di questo genere, noto come Pappagallo di Branicki o come Conuro dorato (L. branickii) è stato separato dal genere Aratinga solo perché ha delle lunghe penne gialle sulla regione dell'orecchio. Per lo più verde, ha una stretta striscia frontale gialla; la membrana dell'occhio gialla e una linea di penne gialle sotto gli occhi. La cera è parzialmente rivestita di penne. L'addome è screziato di arancio. E lungo 35 cm.
Si sa molto poco su questo conuro che vive nelle Ande della Colombia, del sudovest dell'Ecuador e del Perù centrale. Non è mai stato esportato.
CONURO DEL GENERE NANDAYUS
Non è chiaro il motivo per cui l'unico rappresentante di questo genere, il Conuro Nanday (Nandayus nenday) è stato separato dai conuri Aratinga. Le cure di cui ha bisogno e l'allevamento sono uguali a quelli consigliati per i rappresentanti del genere Aratinga.
Questa specie si riconosce per la testa e per il becco, entrambi neri. E lungo circa 31 cm. La gola e la parte superiore del petto sono blu e le cosce sono rosse.
E originario del Brasile, della Bolivia, del Paraguay e del nord dell'Argentina, dove è presente in grandi stormi.
E una specie considerata molto rumorosa. Però si riproduce molto facilmente e i piccoli allevati artificialmente sono molto più tranquilli e diventano animali da compagnia piacevoli e affettuosi.
CONURO DELLA PATAGONIA (Cyanoliseus patagonus) Questo grande conuro dalla colorazione caratteristica (che ha le cere piumate) è il solo rappresentante del genere. Vi sono tre sottospecie di cui solo la Minore (C. p. patagonus) è conosciuta negli allevamenti. Ha il capo, le parti superiori del corpo e la maggior parte del petto color verde-oliva, l'addome e le cosce oliva-bruno, rosso e giallo, ed ha il posteriore e le copritrici della coda gialle. È lungo 45-46 cm.
Il più raro Maggiore (C. p. byroni) di solito presenta una striscia interrotta di bianco sulla parte superiore del petto (il Minore ha un po' di bianco alla base del collo) e misura circa 53 cm.
Il Conuro delle Ande patagoniche (C. p. andinus) non ha praticamente del giallo sull'addome, è meno rosso ed è privo di bianco vicino al collo.
La voce di questo conuro è molto forte e si sente a grande distanza e questo lo esclude da molti allevamenti. È un peccato perché è uno degli uccelli più attraenti e si riproduce bene in voliera. Talvolta si riproduce in colonia, ma questo non è consigliabile perché solo la coppia dominante si riproduce. Però è buona cosa tenerne due coppie in una voliera.
Al Loro Parque due coppie utilizzano contemporaneamente lo stesso spazio chiuso per nidificare e fanno insieme un ottimo lavoro nell'allevare i piccoli. Di solito la nidiata è di cinque udVa che vengono covate per ventiquattro o venticinque giorni. I piccoli lasciano il nido a otto settimane. Prendendoli non appena sono indipendenti diventano i più affettuosi e simpatici animali da compagnia: il loro solo svantaggio è la voce possente.
La dieta per loro è quella consigliata per i pappagalli del genere Pionus.
LA COVA NEI PAPPAGALLI di R.M.LOW
L'embrione di un uovo si sviluppa solo se viene mantenuto alla temperatura opportuna che, per i pappagalli, è di circa 37 °C. La cova è il processo di riscaldamento dell'uovo. Il calore proviene dalle placche incubatrici, aree dell'addome dell'uccello, che, quando si abbassa sulle uova arruffa le penne di quelle aree esponendo le placche. Nella maggior parte dei pappagalli cova solo la femmina; in altri, soprattutto i cacatua (ed anche alcuni pappagalli dei generi Vini e Charmosyna) i due sessi si dividono il compito di covare.
Nei pappagalli il periodo di cova nelle condizioni ottimali varia da quattordici a ventinove giorni, secondo le specie. Ciò significa che se il tempo è freddo una specie che ha un periodo di cova, poniamo, di ventitré giorni potrebbe prolungare il periodo di tre o anche quattro giorni. Se il tempo è caldo, invece, il periodo di cova potrebbe accorciarsi di. uno o due giorni. (Questi dati si possono ricavare solo dallo studio degli uccelli tenuti in cattività.)
Il pappagallo che ha il periodo di cova più breve è sicuramente il Vasa minore (Coracopsis nigra): solo quattordici giorni. È possibile che questo sia vero anche per il Vasa maggiore (C. vasa), ma questa specie non si è ancora riprodotta in cattività e non si sa nulla di come si comporti allo stato selvatico.
Sotto molti aspetti le specie del genere Coracopsis fanno eccezione e, secondo la mia opinione, non sono realmente rap-presentative della famiglia dei pappagalli.
Subito dopo, per brevità del periodo di cova, vengono i parrocchetti australiani; nei pappagallini ondulati la cova dura diciotto giorni, in altre specie di solito diciannove.
Il periodo di cova più lungo, di circa ventinove giorni, si osserva in alcuni cacatua e nell'Ara giacinto. A questo proposito, forse, mi posso permettere di correggere Joseph Forshaw che nel suo ottimo libro Parrots of the world (Pappagalli del mondo) scrive: «La durata della cova varia grosso modo in rapporto alle dimensioni dell'uccello; nei piccoli pappagalli va da diciassette a ventitré giorni, ma nelle grosse are può arrivare anche a cinque settimane».
Per molti lori la cova dura venticinque giorni, dai piccolissimi Vini ai grandi Lorius (taglia da 17 a 31 cm) mentre nella maggior parte dei Trichoglossus, che hanno una taglia media, la cova dura ventitré giorni. Si potrebbero citare molti altri esempi che dimostrano che la teoria della taglia non ha fondamenti.
È bene ricordare che non tutti i pappagalli cominciano a covare quando hanno deposto il primo uovo, anche se la femmina a partire da quel momento rimane nel nido. Inoltre se le uova non vengono contrassegnate man mano che sono deposte, e tutte le uova schiudono, può essere difficile ottenere un'esatta indicazione del periodo effettivo di cova. Infatti l'unica via è di mettere un uovo appena deposto in un'incubatrice.
Il periodo di incubazione è definito con precisione come il tempo che intercorre fra la deposizione dell'ultimo uovo della covata e la schiusa di quell'uovo, dato per assodato che non vi siano interruzioni eccetto i normali pochi minuti giornalieri di assenza dal nido da parte dell'uccello che cova.
Durante il periodo di incubazione la maggior parte delle uova perde circa il 16% del peso, a causa della perdita di acqua attraverso il guscio poroso. Nelle specie che nidificano ad altitudini elevate la porosità del guscio è ridotta per compensare i cambiamenti che si avrebbero negli scambi dei gas respiratori embrionali e nella perdita di acqua da parte dell'uovo a causa della bassa pressione barometrica. Gli allevatori che usano una incubatrice devono quindi tenere presente che il fabbisogno di umidità nell'apparecchio varia a seconda delle specie.
R.M.Low