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Visualizza la versione completa : Allevare il grande alessandrino



Simone Durigon
11-05-11, 10: 17
Vi posto un mio articolo scritto qualche anno fa e pubblicato nell'ultimo numero della rivista AOE. Per chi non lo avesse ancora letto parla della mia esperienza con i grandi alessandrini.


IL GRANDE ALESSANDRINO, UN’ESPERIENZA DI ALLEVAMENTO.

Il Grande Alessandrino o Parrocchetto Alessandrino (Psittacula eupatria), è la specie di taglia maggiore del genere Psittacula, molto simile al più famoso Parrocchetto dal Collare (Psittacula krameri), si presenta, tuttavia, molto più grande e massiccio di quest’ultimo. In natura occupa ogni tipo di foresta e si può notare addirittura nei parchi urbani, è diffuso in un ampio areale in Asia che comprende l’India, Celyon, il Laos, la Cambogia, il Vietnam, fino alla Thailandia e ad alcune zone dell’Afghanistan. La storia narra che il primo ad importarlo in Europa fu Alessandro Magno, dal quale ha ereditato il nome. Caratterizzato da forma selvatica, con una coda molto sottile e lunga, i maschi raggiungono, e a volte superano tranquillamente i 60 cm di lunghezza. Il dimorfismo sessuale è molto evidente in questa specie, come, d’altronde in tutti gli altri appartenenti al genere Psittacula. Negli adulti, il maschio presenta una livrea molto più accesa e lucente della femmina: la testa è verde brillante, e più in basso, verso le guance sfuma in un azzurro pallido, l’iride è bianca. Da sotto il becco color rosso scarlatto, parte un collare nero molto vistoso, che si ricongiunge verso la nuca con una banda altrettanto appariscente di color rosa acceso. Il resto del piumaggio è verde come la testa, meno acceso, soprattutto nelle parti interne, più vivo, invece, sulle ali, macchiate al centro di rosso scuro. La coda si presenta con le due timoniere centrali, molto più lunghe delle altre, sfumate di azzurro, mentre nella parte interna appare giallognola, le zampe sono grigio chiaro. Come dicevo, la femmina presenta tonalità più tenui ed opache, appare quasi “sbiadita”, e sfoggia un piumaggio di un verde uniforme “pastello”, con la macchia rosso scuro sulle ali più ridotta, becco ugualmente rosso, iride bianca, ma più esile e di taglia ridotta rispetto al maschio, il che le dona un aspetto più aggraziato. Oltre alla semplice descrizione estetica c’è da aggiungere che la specie comprende altre 4 sottospecie in aggiunta a quella di riferimento (eupatria eupatria): avensis, magnirostris, nipalensis e siamensis. Le differenze tra le sottospecie sono molto difficili da cogliere, soprattutto se ci si può basare su sole descrizioni, senza avere davanti gli esemplari in questione. Acquistai in novembre, da un amico, la mia coppia di Alessandrini, importati, di provenienza selvatica, presumibilmente di sottospecie Magnirostris, per la possenza del loro becco (soprattutto del maschio). Alloggiai la coppia in una voliera schermata dalle correnti d’aria di 1m x 1m di altezza e larghezza, x 2 m di profondità, dei quali 50 cm a cielo aperto per favorire il bagno tanto gradito nelle giornate piovose, con due posatoi in castagno, molto robusti, posti uno davanti, dove passavo ogni giorno a servire acqua e cibo, l’altro in prossimità del nido, in posizione più tranquilla. La voliera è stata costruita con fondo in rete zincata elettrosaldata con maglia da 2 x 2 cm, e sollevata da terra per evitare contatti con le feci ed eventuali contaminazioni da funghi, micosi, o vermi. Il nido che ho messo a disposizione è stato realizzato artigianalmente con legno multistrato da 2 cm, costruito a sviluppo verticale di altezza 60cm e di base 30 x 30 cm, circondato all’esterno da robusta rete zincata elettrosaldata e riempito all’interno di circa 3 cm di truciolato grossolano. Il nido è apribile dall’alto per le pulizie stagionali, e da dietro, attraverso una comoda finestrella d’ispezione, per controllare le uova, prima, e il regolare accrescimento dei pulcini, poi. Come alimentazione, ho offerto ai miei pappagalli, rigorosamente ogni giorno, un misto di semi per colombi, prima ammollati e poi bolliti (50%), una piccola parte di un misto di semi secchi molto calorici (5%), estrusi per granivori (45%), in più, frutta e verdura fresca tagliata a dadi (mele, pere, banane, melograno, zucchine, carote, peperoni, cicorione, spinaci ecc..) oltre a queste vivande, ovviamente acqua fresca, cambiata almeno una volta al giorno in recipienti puliti, e saltuariamente del grit marino, oppure osso di seppia per le riserve di calcio. Durante il periodo di allevamento dei piccoli, un aiuto può essere rappresentato dall’aggiunta di un morbido pastone all’uovo, ogni tanto, possiamo offrire in quantità limitate anche noci, nocciole e mandorle tutte sgusciate e molto gradite ai nostri amici, ancor più raramente tarme della farina, sempre se accettate. Personalmente ritengo inutile qualsiasi integrazione di vitamine se si adotta un tale regime alimentare, gia di per se sano e completo. Ho mantenuto così la mia coppia tenendola quanto più possibile lontano da schiamazzi e rumori che potessero disturbarla. Verso la fine di Gennaio, notai, la prima e tanto attesa ispezione del nido da parte del maschio, che intanto aveva cominciato ad allargare il foro d’entrata grazie al potente becco. Nei giorni successivi il numero delle entrate/uscite continuò, e presto, il premuroso maschio, permise anche alla femmina di entrare, dapprima solo di giorno, in seguito anche la notte. Notando tali preparativi cominciai a controllare il nido quotidianamente, fino a quando, nei primi giorni di Febbraio non vidi più la femmina fuori dal nido. In uno di quei giorni, con pazienza, attesi che uscisse per mangiare e notai con gran soddisfazione che aveva deposto un bell’uovo tondeggiante e bianco. Si ripetè a giorni alterni, fino a deporre 4 uova, covandole continuamente. Durante questo periodo, il maschio, annoiatissimo causa la cova della femmina, passava le giornate mangiando nervosamente e urlando il suo caratteristico fischio acuto verso la voliera adiacente dove alloggiava una coppia di Ara nobilis (Diopsittaca nobilis) che lo provocavano ripetutamente con i loro tipici schiamazzi dispettosi. Dopo 28 giorni esatti, come riportato in letteratura, il primo uovo si schiuse e nacque il primo pullus, dopo due giorni, come un orologio arrivò il secondo, e dopo altri due anche il terzo. Il quarto uovo deposto non si rivelò fecondo, ma lo lasciai ugualmente nel nido per offrire un buon punto d’appoggio ai pulli che crescevano molto velocemente. Inanellai i tre piccoli con anelli in acciaio di 8mm di diametro al 12° giorno, e personalmente ritengo che sia il penultimo, se non l’ultimo giorno utile per un corretto inanellamento: aspettando oltre si rischia di provocare lesioni, fratture o inutili sofferenze alle zampette del piccolo, ormai troppo grandi. Arrivati rispettivamente a 24, 22 e 20 giorni, dopo una lunga riflessione decisi di allevare a mano i tre piccoli, molto ben alimentati dalla mamma, che ogni volta mi costringeva a lunghe attese prima di lasciarmi controllare il loro stato di salute. Ormai già con gli occhi aperti, nudi e dal becco arancione li tolsi dal nido e li misi in una camera calda alla temperatura di 30°, alimentandoli ben quattro volte al giorno (ogni 8 ore) con un preparato per l’allevamento a mano di qualità, facilmente reperibile in commercio. Durante il loro svezzamento, saltuariamente, aggiungevo alla pappa in piccole quantità, omogeneizzati per bambini alla mela, e calcio liquido. Tolti dalla camera calda e arrivati a circa 2 mesi e 15 giorni cominciarono ad assaggiare i primi cibi che avevo messo nella loro gabbia: del pastoncino all’uovo, estrusi, e misto colombi bollito. In poco tempo mangiavano completamente da soli e mantenuti nello stesso gabbione, si dimostravano giocherelloni, confidenti, curiosi ed affabili non solo con me , ma anche con gli altri componenti della mia famiglia. Dovendo, per ovvie ragioni, cederli, il primo andò in una famiglia come pet, mentre gli altri due decisi di farli sessare chirurgicamente dal mio veterinario di fiducia, il Dott. Pelicella Fabio, visto che ormai essendo rimasti fino a luglio insieme, erano regrediti in uno stato semiselvatico simile a quello dei loro genitori. Si rivelarono due maschi, e col senno di poi capii che anche il primo era maschio, vista la forma e le dimensioni del becco e della testa che ricordavo anche più imponenti degli altri due. Fortunatamente proprio in quel periodo nacquero ad un mio amico proprio quattro femmine, due delle quali, le accoppiammo con i miei due maschi avendo così due splendide giovani coppie di Alessandrini nate in cattività e non consanguinee. In definitiva ritengo che il carattere del Grande Alessandrino allevato a mano, sia notevolmente diverso da quello di altri gruppi di pappagalli come sudamericani (Ara, Amazzoni, Caicchi, Pionus, Conuri) o africani (Cenerini e Poicephalus), infatti, i pappagalli appartenenti a questi gruppi, benché molto diversi tra loro, tendono a rimanere molto confidenti se allevati a mano, anche se dopo lo svezzamento vengono fatti convivere con i loro simili. Gli appartenenti del genere Psittacula, invece, se non vengono isolati e non vedono persone nei primissimi mesi successivi allo svezzamento, tendono a tornare selvatici. Al contrario, se teniamo in casa e dedichiamo le nostre attenzioni ad una Psittacula in svezzamento o appena svezzata, rimarrà un buonissimo animale da compagnia, dolce, divertente, e , a detta di molti, anche un ottimo parlatore. Per concludere, il Grande Alessandrino è un delizioso parrocchetto, purtroppo da molti “snobbato” per la tonalità verde, comune a tanti pappagalli e per il suo costo relativamente basso a causa delle grosse importazioni che lo hanno introdotto in Europa e negli Stati Uniti negli ultimi 20 anni. Come ultimi consigli, inviterei tutti coloro che volessero iniziare ad allevare questa specie ad acquistare, se possibile, animali nati in cattività, in quanto maggiormente sani e robusti di quelli di importazione, inoltre consiglierei di lasciare sempre qualche piccolo alle cure dei genitori fino allo svezzamento, come farò anch’io da quest’ anno, in modo da conservare anche in cattività nuove generazioni di pappagalli riproduttori.

Miguel
11-05-11, 14: 37
Ottimo articolo!Anche se mi sembra ti è sfuggita qualche frase...
Mi sembra comunque una caratteristica degli Psittacula rinselvatichirsi se non socievolizzati a dovere o lasciati con i propri simili giusto?Ne ho sentite molte sui Parrocchetti dal collare PET che hanno deluso non pochi proprietari!

Simone Durigon
11-05-11, 15: 37
Non so se dipende dal copia/incolla che ho fatto...che frasi mancano?

Comunque si, se non li si stimola un po' sono soggetti a regredire, soprattutto i derbiana che non sono docili già a 50 gg di età...

Vincenzo Forlino
11-05-11, 16: 00
ottimo articolo Simone()(

una sola domanda, come mai, nell'esperienza di allevamento che racconti, non hai fatto terminare lo svezzamento ai genitori???

Simone Durigon
11-05-11, 16: 23
Li ho imbeccati a mano perchè essendo la prima covata in casa mia temevo che potessero esserci dei problemi, i pappagalli allora erano alloggiati in una volieretta vicino alla nobilis e i genitori non sembravano molto contenti dei vicini quindi ho preferito non rischiare. Negli anni a venire ho invece lasciato spesso i piccoli nel nido, quest'anno ho fatto 2 nel nido e 2 prelevati...

Vincenzo Forlino
11-05-11, 16: 36
Li ho imbeccati a mano perchè essendo la prima covata in casa mia temevo che potessero esserci dei problemi, i pappagalli allora erano alloggiati in una volieretta vicino alla nobilis e i genitori non sembravano molto contenti dei vicini quindi ho preferito non rischiare. Negli anni a venire ho invece lasciato spesso i piccoli nel nido, quest'anno ho fatto 2 nel nido e 2 prelevati...

grazie per le precisazioni Simone

pietro 96
11-05-11, 20: 44
complimenti simone, articolo ed esperienza bellissima!!!

Miguel
11-05-11, 20: 50
Non so se dipende dal copia/incolla che ho fatto...che frasi mancano?

Comunque si, se non li si stimola un po' sono soggetti a regredire, soprattutto i derbiana che non sono docili già a 50 gg di età...

Ciao Simone,quando inizi a raccontare che li hai acquistati da un amico ecc...credo manchi una parte sulla descrizione dell'alloggio secondo me interessante.

Pantaleo Rodà
11-05-11, 20: 56
Ciao Simone, mi sono permesso di sistemare le frasi che erano state invertite. Complimenti per l'articolo!

Simone Durigon
11-05-11, 21: 10
Ok, grazie delle correzioni, ora lo leggo bene e credo che anche voi lo leggiate perfettamente!

mark
12-05-11, 20: 34
Articolo molto interessante Simone. Grazie per averlo inserito.

madachri
12-05-11, 22: 53
Non so se dipende dal copia/incolla che ho fatto...che frasi mancano?

Comunque si, se non li si stimola un po' sono soggetti a regredire, soprattutto i derbiana che non sono docili già a 50 gg di età...

Ciao,
forse questo vale per i parrocchetti dal collare, i Derbiana etc. ma posso assicurarvi che il grande Alessandrino rimane docilissimo.
Ne ho una coppia presa ad un anno di differenza, imbeccati da mia moglie, prima il maschio e l'anno dopo la femmina e posso assicurarvi che come PET sono eccezionali.
Durante il giorno spesso sono soli, noi al lavoro ed i bambini a scuola, alcuni giorni li vediamo a malapena, eppure appena apro la porta della gabbia scendono dai rami e vengono sulla mano.

Simone Durigon
13-05-11, 01: 49
Sei molto fortunata ad avere una coppia simile, in genere quando gli animali cominciano a vivere in voliera non gradiscono molto essere avvicinati. Come sostengo da sempre, questa è una delle prove che esistono di fatto differenti "personalità" individuali anche per i pappagalli...

Riccardo Pallaoro
19-06-11, 11: 48
Mi è piaciuto molto questo articolo e anche mi è servito molto!!! Grazie

ignacho
19-10-11, 18: 22
Io quindi approfitto dell'esperienza per provare a risolvere un mio problema... Pochi giorni fa ho preso con me un alessandrino di 7 mesi ovviamente imbeccato mano e presumibbilmente maschio. Quando sono andato a vederlo, l'ex proprietaria l'ha tirato fuori dalla gabbia tranquillamente, lui è subito andato verso la sua mano per salirci sopra arrampicandosi sopra la sua spalla, poi è venuto tranquillamente da me senza avermi mai visto e conosciuto, salendomi sulla spalla, ed in fine su quella di un mio amico... Quindi ho visto che era molto affettuoso ed ho deciso di prenderlo, quindi lò portato via con tutta la sua gabbia.
Portato a casa ha continuato ad essere affettuoso, ha fatto conoscenza del resto della famiglia, passando gran parte delle giornate stando in compagnia mia o di mia sorella o di mia madre, quasi sempre fuori dalla gabbia, addirittura messo sul trespolo della gabbia a pochi metri da dove ho la postazione pc, lui veniva volacchiando sulla mia spalla.
Tutto questo per circa 3 giorni, ora è da ieri che è cambiato, quando lo apro e provo ad avvicinare la mano per farlo salire, come avevo sempre fatto prima, lui cerca di beccarmi, questo lo fa anche con il resto della famiglia.
Noto che è più nervoso, se sta chiuso in gabbia agita le ali e fa avanti e indietro sul posatoio con espressione nervosa, quando gli metto da mangiare, prende un po di cibo e poi rovescia la ciotola....
Cosa può essere successo? Ma soprattutto cosa posso fare per recuperare la situazione, io non voglio tenerlo chiuso in gabbia tutto il giorno...
Attendo disperatamente vostre notizie.

Simone Durigon
19-10-11, 19: 19
Ti consiglio di provare a lasciarlo libero quando puoi essere presente, e controllare cosa fa, come si muove, cosa cerca. Probabilmente si sta comportando in quel modo perchè era abituato in maniera diversa e gli manca qualcosa.

E' molto difficile capire cosa vogliono, ma con un pò di pazienza si riescono a recuperare queste situazioni...

ignacho
19-10-11, 19: 33
potrei provare a contattare la persona dove l'ho preso e farmi spiegare bene come si comportavano loro nei suoi confronti per farmi dei paragoni e cercare di capire il problema.... Mi sapresti dire perchè sul fatto del parlare ci sono due scuole di pensiero, una dice che sono dei buoni parlatori ed altri dicono di no? Qualè la verità?
Simone grazie per la tempestività nell'avermi risposto.

Simone Durigon
19-10-11, 19: 52
E' semplice.

Come in tutti i settori, c'è gente che parla senza conoscere la verità. L'ambito dei pappagalli non fa eccezione e le persone meno competenti, ma comunque appassionate, traggono dalla loro limitata osservazione delle conclusioni che in realtà non sono vere.

E' lo stesso motivo per il quale oggi, una marea di persone dicono che il cenerino parli meglio del cenerino del Timneh. Si tratta di mode, di convinzioni che non corrispondono alla realtà.

Ho sentito personalmente parlare gli alessandrini e lo fanno molto bene, senza contare qualche proprietario dei miei giovani ceduti negli anni che mi raccontava le parole ascoltate dal loro pappagallo...

...quello che conta è come viene gestito un animale, tutto li.

Evidentemente ci sono personaggi che scambiano i pappagalli per strane creature che servono solo a ripetere in maniera idiota i suoni che hanno appena sentito, questa continua ad essere la sentenza di condanna che l'umanità gli ha dedicato.

ignacho
19-10-11, 19: 58
Ancora una volta tempestivo ed esauriente, grazie ancora!!!!!

Riccardo Pallaoro
19-10-11, 21: 15
potrei provare a contattare la persona dove l'ho preso e farmi spiegare bene come si comportavano loro nei suoi confronti per farmi dei paragoni e cercare di capire il problema.... Mi sapresti dire perchè sul fatto del parlare ci sono due scuole di pensiero, una dice che sono dei buoni parlatori ed altri dicono di no? Qualè la verità?
Simone grazie per la tempestività nell'avermi risposto.
Il mio parla tantissimo!! Addirittura abbaia e piange come un cane!!! Ho 3 cani a casa e gli sente abbaiare tutti i giorni quindi ha imparato anche lui.... il pappagallo chiama i cani per nome è pazzesco

ignacho
20-10-11, 10: 43
il mio dice il suo e si risponde, da pochissimo ha cominciato ad imitare una risata che sinceramente non sò proprio dove la possa aver sentita, l'unica cosa è che il suo nome lo dice ancora con un leggero fischio e non detto bello chiaro, anche se si capisce perfettamente... Il tuo scandisce bene le parole o anche lui le fischia un pò? quanto ha il tuo?