Alamanno Capecchi
06-07-11, 11: 25
Scrive Audubon: " una volta nel mese di agosto mi trascinavo faticosamente lungo le rive del fiume Mohawk quando fui sorpreso dalla notte. Poco pratico dei luoghi mi decisi di pernottare lì dove mi trovavo La sera era bella e tiepida, le stelle si specchiavano nel fiume e , da lontano si sentiva il rumoreggiare di una cascata. Acceso il fuoco sotto una rupe mi vi posi, e ben presto stanco, caddi in sonnolenza. Lasciato libero il corso ai miei pensieri essi mi trasportarono in un mondo immaginario, quando ad un tratto mi scosse il canto di un uccello, ma cosi pieno e sonoro, in quella silenziosa solitudine, che la sonnolenza se ne andò. Non ricordo suoni che mi abbiano fatto impressione più profonda. Avrei quasi detto che ne era attonita anche la mia civetta, che si tenne muta per tutta quella notte.
Meravigliato di quell'armonia, stetti qualche tempo ansioso di sentirla ripetersi, ma il sonno la vinse. "
Intorno all' area di distribuzione geografica di questo uccello lo stesso autore dice ancora:
Ho trovato più volte questo bellissimo uccello nelle parti più basso della Luisiana, nel Kentucky. a Cincinnati,..."
IL Bachman descrive questo uccello in schiavitù:
“Una volta in primavera colpii un bellissimo maschio di questa specie. Ferito in un piede cadde tuttavia a terra, ed io l'afferrai prima che mi potesse sfuggire. Non avendo gabbia, lo lasciai svolazzare nel mio studio. Circa un' ora dopo mi parve avesse appetito. Gli porsi del frumento, ma non lo volle, e gettossi invece con avidità su del pane inzuppato nel latte. All'indomani era già addomesticato, ma il piede che gli si era gonfiato gli dava fastidio, ed a furia di beccate lo distrusse. Il moncone guarì in pochi giorni, e l'uccello se ne serviva come prima quando aveva ancora il piede sano. Più lardi, avendolo messo in una gabbia. vi si avvezzò subito, cibandosi di sostanze assai diverse ma specialmente di mais e di canapa. Era avidissimo d'insetti, massimamente di grilli e di locuste; talvolta per ore ed ore dava la.caccia alle mosche o acchiappava le vespe che ronzavano intorno alla frutta posta nella gabbia. Nello notti rischiarate dalla luna cantava benissimo, ma di rado a distesa. Cantando durante il giorno usava scuoter le ali : invece di notte si teneva immobile nella stessa posizione.
Per lo spazio di tre anni mi fu sempre compagno carissimo. Più volte fuggìva di gabbia, ma non mostrò mai il più piccolo desiderio di abbandonarmi; se qualche volta fuggi, tornò sempre a casa prima del tramonto. Nell'estate cantava per circa sei settimane, nell'autunno per circa due, nel resto dell'anno faceva udire soltanto il grido di richiamo. D'inverno lo doveva porre in una stanza calda per sottrarlo al freddo, che fu probabilmente la causa della sua morte."
Ed ora le solite domandine: un modo per rinverdire elementari nozioni di sistematica.
Genere, specie e nome italiano di allora e genere, specie e nome italiano di ora.
Meravigliato di quell'armonia, stetti qualche tempo ansioso di sentirla ripetersi, ma il sonno la vinse. "
Intorno all' area di distribuzione geografica di questo uccello lo stesso autore dice ancora:
Ho trovato più volte questo bellissimo uccello nelle parti più basso della Luisiana, nel Kentucky. a Cincinnati,..."
IL Bachman descrive questo uccello in schiavitù:
“Una volta in primavera colpii un bellissimo maschio di questa specie. Ferito in un piede cadde tuttavia a terra, ed io l'afferrai prima che mi potesse sfuggire. Non avendo gabbia, lo lasciai svolazzare nel mio studio. Circa un' ora dopo mi parve avesse appetito. Gli porsi del frumento, ma non lo volle, e gettossi invece con avidità su del pane inzuppato nel latte. All'indomani era già addomesticato, ma il piede che gli si era gonfiato gli dava fastidio, ed a furia di beccate lo distrusse. Il moncone guarì in pochi giorni, e l'uccello se ne serviva come prima quando aveva ancora il piede sano. Più lardi, avendolo messo in una gabbia. vi si avvezzò subito, cibandosi di sostanze assai diverse ma specialmente di mais e di canapa. Era avidissimo d'insetti, massimamente di grilli e di locuste; talvolta per ore ed ore dava la.caccia alle mosche o acchiappava le vespe che ronzavano intorno alla frutta posta nella gabbia. Nello notti rischiarate dalla luna cantava benissimo, ma di rado a distesa. Cantando durante il giorno usava scuoter le ali : invece di notte si teneva immobile nella stessa posizione.
Per lo spazio di tre anni mi fu sempre compagno carissimo. Più volte fuggìva di gabbia, ma non mostrò mai il più piccolo desiderio di abbandonarmi; se qualche volta fuggi, tornò sempre a casa prima del tramonto. Nell'estate cantava per circa sei settimane, nell'autunno per circa due, nel resto dell'anno faceva udire soltanto il grido di richiamo. D'inverno lo doveva porre in una stanza calda per sottrarlo al freddo, che fu probabilmente la causa della sua morte."
Ed ora le solite domandine: un modo per rinverdire elementari nozioni di sistematica.
Genere, specie e nome italiano di allora e genere, specie e nome italiano di ora.