marco cotti
11-09-11, 10: 06
CANTORI SILVANI MINORI
(Beccafico, Bigiarella, Capinera, Sterpazzola )
di G. P. Mignone
Il clamore condensato da anni sui canarini da canto ha fatto forse in parte dimenticare a tutti noi i cantori silvani che ancora settant'anni fa andavano per la maggiore come uccelli canori, tanto che l'Untersteiner nel 1902 dedicava loro un libro, poi pubblicato nei Manuali Hoepli, pubblicazioni allora in piena fioritura, che ebbe anche una seconda edizione nel 1911, dove peraltro già appaiono gli Harzer accanto ai nostri cantori silvani più prestigiosi.
Chi osservi dunque l'ampia curva che porta dal Manuale Untersteiner ai moderni libri guida sui canarini da canto ne ha di osservazioni da fare al riguardo; noi, tanto per stare ai temi ed ai poli di interesse di maggior rilievo vorremmo subito notare la marcata differenza sostanziale della tessitura musicale del canto è quella dei silvani e (o ) dei canarini di selezione. Vogliamo dire che nel canto silvano è ben riconoscibile il dato certo di un fascino che non si ritrova più negli indirizzi selettivi che curiamo sia negli Harzer che nei Malinois.
E' un vero peccato che si siano perduti certi valori.
Gli ultimi studi ed esperienze risalgono al dr. Susmel e, successivamente, al dr. Chiny.
Soltanto quelli fra noi che amano talvolta evadere dagli agglomerati urbani verso i boschi, i parchi, lungo la campagna per godere la pace ed il silenzio della Natura hanno - fuori strada permettendo - senza dubbio avvertito, in parecchie occasioni, la caratteristica singolarità della tessitura musicale, del canto gaio e modulato dei silvani. Non soltanto, poi, sono stati colpiti da questa loro irripetibile musicalità flautata, fresca, dolec ma anche dal loro leggiadro aspetto.
Ora noi vogliamo riferirci, sulla base di ormai vecchi (1940) appunti di taccuino, al Beccafico (Sylvia borin) ed alla Capinera
(Sylvia atracapilla) che sostano elettivamente negli alberati e nei boschi, ma spesso anche fra gli arbusti, boschetti e cespugli. Intendiamo anche — poichè siamo in tema di cantori silvani minori - riferirci alla Sterpazzola (Sylvia communis) ed alla Bigiarella (Sylvia curruca), frequentatrici dei boschi cedui e delle siepi.
Beccafico
Tutti questi cantori appartengono, come sappiamo, alla famiglia dei Silvidi (Sylviidae) che in Italia raggruppa 32 specie.
Le Sagre, poi, che si aprono proprio in questi mesi si occupano, come le ha viste tanto bene Gio d'Amico, dei cantori silvani maggiori ( Tordi, Merli, Fringuelli, Tordine, Sasselli) che, pertanto, lasciamo alla penna di d'Amico.
I nostri quattro silvani sono, di regola, ospiti estivi e soltanto nel corso delle passeggiate consentite dal bel tempo possiamo sentirne i canti sgorganti dalle folte macchie di verde.
Capinera femmina
I primi branchetti arrivano in Europa nel mese di aprile ed i branchi di retroguardia giungono in maggio; gli ultimi migratori, costituiti in prevalenza dalle Sterpazzole, arrivano talora in giugno. Sono dunque specie svernanti in Africa Centrale, nella zona che va dal lago Vittoria alle coste atlantiche; nidificano e allevano la prole in Europa fino alla penisola scandinava, ma non vi si attardano molto, date le loro esigenze nutritive da una parte e l'irrequietezza migratoria dall'altra, fatta eccezione per la Capinera, perchè già a metà luglio i primi branchi del Beccafico intraprendono il lungo viaggio sotto il cielo stellato ( senza del quale non potrebbero orientarsi e questo è senz'altro uno dei motivi per cui sono così sollecite le loro migrazioni) verso le lontane terre d'Africa; in agosto, i branchi si susseguono con maggiore intensità.
Gli ultimi branchi percorrono le due direttrici migratorie, secondo quanto determinato da Sauer, della Francia e Spagna (Beccafico, Capinera e Sterpazzola ), o i Balcani e Grecia (Bigiarella) .
Questi voli notturni di trasferimento, come si è detto con orientamento sulle costellazioni stellari (Gran Carro, Piccolo Carro, Drago, Cefeo e Cassiopea) nell'area della Stella Polare sono molto impegnativi —. non bisogna dimenticare le piccole dimensioni di questi Silvidi — e forse è appunto questo un altro dei motivi per cui già in luglio si registrano i primi passi verso Sud.
Il loro habitat tipico sia africano ( Africa Centrale dal lago Vittoria per la Bigiarella e ad ovest di questo per il Beccafico, Capinera e Sterpazzola) sia europeo fino alla penisola scandinava è costituito dalla macchia folta ove queste specie, prevalentemente insettivore, trovano sostentamento e sufficiente protezione dai predatori. Soltanto la Capinera, come sappiamo, non soggiace interamente a queste leggi migratorie e di habitat. Aggiungerei anche che, in dipendenza dell'habitat, queste specie hanno in comune l'istinto di certi costumi nidificatori. I loro nidi sono rotondi, bassi e presentano, con qualche eccezione per la Capinera e la Bigiarella, una comune caratteristica: talvolta scarsa profondità, slegamento, abbozzo, non solo, ma si pensa che molti nidi di prova vengano apprestati dal maschio.
beccafico
Abbiamo accennato or ora ai maschi ed è loro canto che li colloca, dotato com'è di una rara musicalità, tra i più interessanti cantori silvani minori.
Il canto della Sterpazzola è di corta tessitura, quindi interrotto; portato su toni alti; accennate knorren; campanelli e flauti; assenti le modulazioni; versi dell'acqua assenti e lo si ascolta provenire dai cespugli ove il maschio esegue cantando un breve volo in aria, come un'allodola.
La Bigiarella non canta mai durante il volo, ma il suo canto si leva costantemente dall'intrico dei cespugli.
La base canora della Sterpazza e della Bigiarella non è potente, data la corta tessitura che la contraddistingue, mentre il canto del Beccafico e della Capinera sono realmente più
forti, continui e musicalmente molto interessanti.
Sterpazzola
Il canto del Beccafico è semicontinuo; intercalato da marcate knorren; intessuto di campanelli; gorgheggi; vocalizzi; flauti; portato su toni alti; assenti modulazione e versi dell'acqua, fa pensare e richiama un pò quello dell'usignolo del Giappone, soltanto è meno grave e meno sonoro; il colore di questo canto ricorda anche, sia pure lontanamente, quello del Merlo.
Il canto della Capinera è, per vero, un canto moto vellutato, sostenuto com'è da bei flauti di tessitura; lento; continuo; su toni, volume e modulazione medi; versi dell'acqua assenti; campanelli notevoli; knorren lievi; toni metallici intercalati, ma non battenti e limpidi come quelli dell'usignolo; gorgheggi vari; vocalizzi; modulazioni medie.
L'assiduità del Baccafico è superiore, la sua semicontinuità del canto, alla Capinera, ma questa ha più potenza e variazioni che si reggono sui magnifici toni flautati. Le variazioni di canto della Capinera sono interpretate dal maschio con reale talento e si presentano su buone e medie modulazioni.
Se l'usigCuvier è del parere che il canto della Capinera eguaglia dell'usignolo, ma non sembra possibile, secondo noi, portare avanti criteri di comparabilità tra i due cantori: sono due insiemi di suoni, ben diversi come tono, variazioni e contenuti; flautato, come ho detto l'uno; su colpi ben distinti, scanditi spesso e chiari, il secondo.
Qualche annotazione, invero piuttosto scarna, di taccuino su queste quattro Silvie.
Una primavera di molti anni or sono, nella campagna attorno a Santa Margherita Ligure, mi avvenne di udire, proveniente da un macchione, il canto di una Capinera. Si era alla fine di marzo e, con tutta probabilità, si trattava di un soggetto che non aveva svernato in Africa, ma presso di noi.
Qualche settimana dopo tornai più curioso che mai sul posto e riudii una seconda volta un cantore della specie dal canto spiegato, ma, per quanta attenzione e memoria impiegassi, non mi riuscì con certezza di stabilire se trattava-si dello stesso soggetto ascoltato qualche tempo prima. Tentai, comunque, di individuare se si era già formata la coppia, visto che il luogo alberato e con alte siepi, costituiva l'habitat ideale di questa Silvia. Dopo qualche tempo, individuai la femmina che ha, come è notissimo, una calotta bruno-rossiccia, anzichè di un nero lucente, come i maschi. Individuai pure, nel raggio di quattro metri, diversi nidi ben finiti, appesi con steli, erbe, fuscelli e radichette, non molto alti dal suolo. Se tutto questo lavoro nidificatorio era esclusiva opera della femmina non mi riuscì di stabilire con certezza. Il contorno dei nidi era costituito da muschio sottile e anche da qualche ragnatela. Il più basso dei nidi si trovava a circa m. 1,80 di altezza.
Dopo alcuni giorni, in quest'ultimo, rinvenni quattro uova di un bianco bruno. Tre erano feconde, senonchè, quando i giovani erano già impiumati, ne trovai altre due. La deposizione, posto che aveva cercato di interferire il meno possibile, era stata dunque non di tre, ma bensì di sei uova.
In diverse occasioni mi riuscì di osservare l'imbeccata ai giovani da parte sia del maschio che della femmina; poi, mi dovetti assentare per circa una decina di giorni e quando riandai al nido i giovani erano già ormai usciti. Per la verità, lì per lì, pensai ad un predatore che avesse distrutto l'intera nidiata, ma il nido era regolare e indenne da danni di sorta. Più tardi infatti, con sollievo, scorsi l'intera famigliola assieme; tuttavia, data la giornata nuvolosa, non potei stabilire bene il colore della livrea che peraltro nei giovani mi apparve piuttosto scura, più scura — intendo — di quella che avevano nel nido.
Queste sono le ultime annotazioni, poichè da quel momento il gruppetto svanì presto nella campagna circostante.
Passiamo alle annotazioni sul Beccafico.
Ha la taglia della Capinera, ma la sua cromaticità è poco appariscente: d'un grigio bruno, quasi olivastro, con parti tendenti all'isabella. Costruisce un nido meno finito di quello della Capinera, che, per altro, non è facile da localizzare, tanto è ben nascosto nel folto della vegetazione.
Ricordo di uno nei rovi già adoperato e, poco distante un secondo accuratamente e di recente predisposto. Secondo molti ornitologi il maschio costruisce nidi di prova; per parte mia, debbo dire che, anche nei verdi anni, ben difficilmente mi riusciva di distinguere il maschio dalla femmina; talvolta ero sicuro di averla individuata, quando improvvisamente il soggetto iniziava il canto e dovevo ricominciare il mio lavoro.
Anche il Beccafico usa porre nel nido steli, radichette e specialmente fuscelli d'erba; nell'interno spesso peli e talvolta crini. Il numero delle uova varia da quattro a cinque, covate da ambedue i sessi che continuano poi ad assistere i giovani fino a che sono rimosse del tutto, per questi, le difficoltà di reperimento del cibo. Bisogna anche precisare che il Beccafico non si vede che raramente, salvo il periodo migratorio, allo scoperto, ma resta quasi sempre stazionario al riparo della macchia e del fogliame denso.
nido di Beccafico
Il colore delle sue uova è un bianco chiazzato di bruno.
Non ho mai annotata più di una covata e suppongo che la spiegazione stia nella continua assistenza che i genitori danno ai figli anche quando sono fuori dal nido. Certo che i predatori, i gatti specialmente, hanno particolari possibilità d'attacco in questi habitat, a meno che non si trovino a cacciare soggetti adulti ed esperti nel mettersi immediatamente al sicuro. Tutto ciò: assistenza prolungata e habitat prevalente di macchia sarebbe molto interessante poterlo appurare soggetti raccogliticci, salvati dai predatori e poi passati in voliera, possibilmente ampia e con habitat predisposto ad hoc. Penso anche, peraltro, che l'irrequietezza migratoria di questa specie favorirebbe la vita captiva.
Veniamo' alla Sterpazzola che inizia il suo canto con una graffiante serie di knorren connolo è il maggior interprete dei toni scanditi, la Capinera ha il primato "nei flauti.
le quali spesso accoglie il passante mattutino ai margini delle boscaglie.
E' difficile trovarne il nido che spesso si trova ben nascosto in mezzo alle ortiche e se si insiste si rischia di guastarlo, slegato com'è.
La covata di questa Silvia è ordinariamente di cinque uova che schiudono dopo 'tredici giorni. I giovani con il loro pigolio sono facilmente individuabili.
Non ho annotazioni disponibili sulla Sterpazzola. Trovo qualche riga sul rinvenimento,
nello spazio di circa quattro metri, di due nidi: uno di Beccafico e l'altro di Bigiarella.
Bigiarella Silvia corruca
Per me fu causa di sorpresa, ma forse ciò non lo è altrettanto per altri, dato che queste due Silvie sogliono convivere vicine. Personalmente mi meravigliò molto la convivenza pacifica e pur tanto vicina dei due maschi, che comunque fini ben presto non appena schiusero le uova ed i parenti si dovettero dar da fare per l'alimentazione dei nidiacei.
Debbo aggiungere, per finire, che malgrado ciò le due nidiate furono portate a felice compimento, nonostante tutti i miei timori.
Il nido della Bigiarella è ancora più delicato di quello della Sterpazzola, dal quale si differenzia per la scarsa profondità e per la maggiore finitezza. Il verso del maschio, costituito da un sonoro «tac» in sequenza, indica la vicinanza del nido.
Nido di Bigiarella
Non ho gran che sulla Bigiarella se non brevi annotazioni sulle parate in volo del maschio mentre la femmina era già nel nido. Ho comunque annotato che se un intruso tenta di avvicinarsi il maschio si impegna a sviarlo o spostandosi all'interno del proprio territorio di nidificazione o addirittura frapponendosi tra l'intruso e il nido.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
L. Untersteiner, I nostri migliori uccelli canori, Hoepli - Milano, 1902-1911.
C. Cova, Ornitologia pratica, Hoepli - Milano, 1965.
(Beccafico, Bigiarella, Capinera, Sterpazzola )
di G. P. Mignone
Il clamore condensato da anni sui canarini da canto ha fatto forse in parte dimenticare a tutti noi i cantori silvani che ancora settant'anni fa andavano per la maggiore come uccelli canori, tanto che l'Untersteiner nel 1902 dedicava loro un libro, poi pubblicato nei Manuali Hoepli, pubblicazioni allora in piena fioritura, che ebbe anche una seconda edizione nel 1911, dove peraltro già appaiono gli Harzer accanto ai nostri cantori silvani più prestigiosi.
Chi osservi dunque l'ampia curva che porta dal Manuale Untersteiner ai moderni libri guida sui canarini da canto ne ha di osservazioni da fare al riguardo; noi, tanto per stare ai temi ed ai poli di interesse di maggior rilievo vorremmo subito notare la marcata differenza sostanziale della tessitura musicale del canto è quella dei silvani e (o ) dei canarini di selezione. Vogliamo dire che nel canto silvano è ben riconoscibile il dato certo di un fascino che non si ritrova più negli indirizzi selettivi che curiamo sia negli Harzer che nei Malinois.
E' un vero peccato che si siano perduti certi valori.
Gli ultimi studi ed esperienze risalgono al dr. Susmel e, successivamente, al dr. Chiny.
Soltanto quelli fra noi che amano talvolta evadere dagli agglomerati urbani verso i boschi, i parchi, lungo la campagna per godere la pace ed il silenzio della Natura hanno - fuori strada permettendo - senza dubbio avvertito, in parecchie occasioni, la caratteristica singolarità della tessitura musicale, del canto gaio e modulato dei silvani. Non soltanto, poi, sono stati colpiti da questa loro irripetibile musicalità flautata, fresca, dolec ma anche dal loro leggiadro aspetto.
Ora noi vogliamo riferirci, sulla base di ormai vecchi (1940) appunti di taccuino, al Beccafico (Sylvia borin) ed alla Capinera
(Sylvia atracapilla) che sostano elettivamente negli alberati e nei boschi, ma spesso anche fra gli arbusti, boschetti e cespugli. Intendiamo anche — poichè siamo in tema di cantori silvani minori - riferirci alla Sterpazzola (Sylvia communis) ed alla Bigiarella (Sylvia curruca), frequentatrici dei boschi cedui e delle siepi.
Beccafico
Tutti questi cantori appartengono, come sappiamo, alla famiglia dei Silvidi (Sylviidae) che in Italia raggruppa 32 specie.
Le Sagre, poi, che si aprono proprio in questi mesi si occupano, come le ha viste tanto bene Gio d'Amico, dei cantori silvani maggiori ( Tordi, Merli, Fringuelli, Tordine, Sasselli) che, pertanto, lasciamo alla penna di d'Amico.
I nostri quattro silvani sono, di regola, ospiti estivi e soltanto nel corso delle passeggiate consentite dal bel tempo possiamo sentirne i canti sgorganti dalle folte macchie di verde.
Capinera femmina
I primi branchetti arrivano in Europa nel mese di aprile ed i branchi di retroguardia giungono in maggio; gli ultimi migratori, costituiti in prevalenza dalle Sterpazzole, arrivano talora in giugno. Sono dunque specie svernanti in Africa Centrale, nella zona che va dal lago Vittoria alle coste atlantiche; nidificano e allevano la prole in Europa fino alla penisola scandinava, ma non vi si attardano molto, date le loro esigenze nutritive da una parte e l'irrequietezza migratoria dall'altra, fatta eccezione per la Capinera, perchè già a metà luglio i primi branchi del Beccafico intraprendono il lungo viaggio sotto il cielo stellato ( senza del quale non potrebbero orientarsi e questo è senz'altro uno dei motivi per cui sono così sollecite le loro migrazioni) verso le lontane terre d'Africa; in agosto, i branchi si susseguono con maggiore intensità.
Gli ultimi branchi percorrono le due direttrici migratorie, secondo quanto determinato da Sauer, della Francia e Spagna (Beccafico, Capinera e Sterpazzola ), o i Balcani e Grecia (Bigiarella) .
Questi voli notturni di trasferimento, come si è detto con orientamento sulle costellazioni stellari (Gran Carro, Piccolo Carro, Drago, Cefeo e Cassiopea) nell'area della Stella Polare sono molto impegnativi —. non bisogna dimenticare le piccole dimensioni di questi Silvidi — e forse è appunto questo un altro dei motivi per cui già in luglio si registrano i primi passi verso Sud.
Il loro habitat tipico sia africano ( Africa Centrale dal lago Vittoria per la Bigiarella e ad ovest di questo per il Beccafico, Capinera e Sterpazzola) sia europeo fino alla penisola scandinava è costituito dalla macchia folta ove queste specie, prevalentemente insettivore, trovano sostentamento e sufficiente protezione dai predatori. Soltanto la Capinera, come sappiamo, non soggiace interamente a queste leggi migratorie e di habitat. Aggiungerei anche che, in dipendenza dell'habitat, queste specie hanno in comune l'istinto di certi costumi nidificatori. I loro nidi sono rotondi, bassi e presentano, con qualche eccezione per la Capinera e la Bigiarella, una comune caratteristica: talvolta scarsa profondità, slegamento, abbozzo, non solo, ma si pensa che molti nidi di prova vengano apprestati dal maschio.
beccafico
Abbiamo accennato or ora ai maschi ed è loro canto che li colloca, dotato com'è di una rara musicalità, tra i più interessanti cantori silvani minori.
Il canto della Sterpazzola è di corta tessitura, quindi interrotto; portato su toni alti; accennate knorren; campanelli e flauti; assenti le modulazioni; versi dell'acqua assenti e lo si ascolta provenire dai cespugli ove il maschio esegue cantando un breve volo in aria, come un'allodola.
La Bigiarella non canta mai durante il volo, ma il suo canto si leva costantemente dall'intrico dei cespugli.
La base canora della Sterpazza e della Bigiarella non è potente, data la corta tessitura che la contraddistingue, mentre il canto del Beccafico e della Capinera sono realmente più
forti, continui e musicalmente molto interessanti.
Sterpazzola
Il canto del Beccafico è semicontinuo; intercalato da marcate knorren; intessuto di campanelli; gorgheggi; vocalizzi; flauti; portato su toni alti; assenti modulazione e versi dell'acqua, fa pensare e richiama un pò quello dell'usignolo del Giappone, soltanto è meno grave e meno sonoro; il colore di questo canto ricorda anche, sia pure lontanamente, quello del Merlo.
Il canto della Capinera è, per vero, un canto moto vellutato, sostenuto com'è da bei flauti di tessitura; lento; continuo; su toni, volume e modulazione medi; versi dell'acqua assenti; campanelli notevoli; knorren lievi; toni metallici intercalati, ma non battenti e limpidi come quelli dell'usignolo; gorgheggi vari; vocalizzi; modulazioni medie.
L'assiduità del Baccafico è superiore, la sua semicontinuità del canto, alla Capinera, ma questa ha più potenza e variazioni che si reggono sui magnifici toni flautati. Le variazioni di canto della Capinera sono interpretate dal maschio con reale talento e si presentano su buone e medie modulazioni.
Se l'usigCuvier è del parere che il canto della Capinera eguaglia dell'usignolo, ma non sembra possibile, secondo noi, portare avanti criteri di comparabilità tra i due cantori: sono due insiemi di suoni, ben diversi come tono, variazioni e contenuti; flautato, come ho detto l'uno; su colpi ben distinti, scanditi spesso e chiari, il secondo.
Qualche annotazione, invero piuttosto scarna, di taccuino su queste quattro Silvie.
Una primavera di molti anni or sono, nella campagna attorno a Santa Margherita Ligure, mi avvenne di udire, proveniente da un macchione, il canto di una Capinera. Si era alla fine di marzo e, con tutta probabilità, si trattava di un soggetto che non aveva svernato in Africa, ma presso di noi.
Qualche settimana dopo tornai più curioso che mai sul posto e riudii una seconda volta un cantore della specie dal canto spiegato, ma, per quanta attenzione e memoria impiegassi, non mi riuscì con certezza di stabilire se trattava-si dello stesso soggetto ascoltato qualche tempo prima. Tentai, comunque, di individuare se si era già formata la coppia, visto che il luogo alberato e con alte siepi, costituiva l'habitat ideale di questa Silvia. Dopo qualche tempo, individuai la femmina che ha, come è notissimo, una calotta bruno-rossiccia, anzichè di un nero lucente, come i maschi. Individuai pure, nel raggio di quattro metri, diversi nidi ben finiti, appesi con steli, erbe, fuscelli e radichette, non molto alti dal suolo. Se tutto questo lavoro nidificatorio era esclusiva opera della femmina non mi riuscì di stabilire con certezza. Il contorno dei nidi era costituito da muschio sottile e anche da qualche ragnatela. Il più basso dei nidi si trovava a circa m. 1,80 di altezza.
Dopo alcuni giorni, in quest'ultimo, rinvenni quattro uova di un bianco bruno. Tre erano feconde, senonchè, quando i giovani erano già impiumati, ne trovai altre due. La deposizione, posto che aveva cercato di interferire il meno possibile, era stata dunque non di tre, ma bensì di sei uova.
In diverse occasioni mi riuscì di osservare l'imbeccata ai giovani da parte sia del maschio che della femmina; poi, mi dovetti assentare per circa una decina di giorni e quando riandai al nido i giovani erano già ormai usciti. Per la verità, lì per lì, pensai ad un predatore che avesse distrutto l'intera nidiata, ma il nido era regolare e indenne da danni di sorta. Più tardi infatti, con sollievo, scorsi l'intera famigliola assieme; tuttavia, data la giornata nuvolosa, non potei stabilire bene il colore della livrea che peraltro nei giovani mi apparve piuttosto scura, più scura — intendo — di quella che avevano nel nido.
Queste sono le ultime annotazioni, poichè da quel momento il gruppetto svanì presto nella campagna circostante.
Passiamo alle annotazioni sul Beccafico.
Ha la taglia della Capinera, ma la sua cromaticità è poco appariscente: d'un grigio bruno, quasi olivastro, con parti tendenti all'isabella. Costruisce un nido meno finito di quello della Capinera, che, per altro, non è facile da localizzare, tanto è ben nascosto nel folto della vegetazione.
Ricordo di uno nei rovi già adoperato e, poco distante un secondo accuratamente e di recente predisposto. Secondo molti ornitologi il maschio costruisce nidi di prova; per parte mia, debbo dire che, anche nei verdi anni, ben difficilmente mi riusciva di distinguere il maschio dalla femmina; talvolta ero sicuro di averla individuata, quando improvvisamente il soggetto iniziava il canto e dovevo ricominciare il mio lavoro.
Anche il Beccafico usa porre nel nido steli, radichette e specialmente fuscelli d'erba; nell'interno spesso peli e talvolta crini. Il numero delle uova varia da quattro a cinque, covate da ambedue i sessi che continuano poi ad assistere i giovani fino a che sono rimosse del tutto, per questi, le difficoltà di reperimento del cibo. Bisogna anche precisare che il Beccafico non si vede che raramente, salvo il periodo migratorio, allo scoperto, ma resta quasi sempre stazionario al riparo della macchia e del fogliame denso.
nido di Beccafico
Il colore delle sue uova è un bianco chiazzato di bruno.
Non ho mai annotata più di una covata e suppongo che la spiegazione stia nella continua assistenza che i genitori danno ai figli anche quando sono fuori dal nido. Certo che i predatori, i gatti specialmente, hanno particolari possibilità d'attacco in questi habitat, a meno che non si trovino a cacciare soggetti adulti ed esperti nel mettersi immediatamente al sicuro. Tutto ciò: assistenza prolungata e habitat prevalente di macchia sarebbe molto interessante poterlo appurare soggetti raccogliticci, salvati dai predatori e poi passati in voliera, possibilmente ampia e con habitat predisposto ad hoc. Penso anche, peraltro, che l'irrequietezza migratoria di questa specie favorirebbe la vita captiva.
Veniamo' alla Sterpazzola che inizia il suo canto con una graffiante serie di knorren connolo è il maggior interprete dei toni scanditi, la Capinera ha il primato "nei flauti.
le quali spesso accoglie il passante mattutino ai margini delle boscaglie.
E' difficile trovarne il nido che spesso si trova ben nascosto in mezzo alle ortiche e se si insiste si rischia di guastarlo, slegato com'è.
La covata di questa Silvia è ordinariamente di cinque uova che schiudono dopo 'tredici giorni. I giovani con il loro pigolio sono facilmente individuabili.
Non ho annotazioni disponibili sulla Sterpazzola. Trovo qualche riga sul rinvenimento,
nello spazio di circa quattro metri, di due nidi: uno di Beccafico e l'altro di Bigiarella.
Bigiarella Silvia corruca
Per me fu causa di sorpresa, ma forse ciò non lo è altrettanto per altri, dato che queste due Silvie sogliono convivere vicine. Personalmente mi meravigliò molto la convivenza pacifica e pur tanto vicina dei due maschi, che comunque fini ben presto non appena schiusero le uova ed i parenti si dovettero dar da fare per l'alimentazione dei nidiacei.
Debbo aggiungere, per finire, che malgrado ciò le due nidiate furono portate a felice compimento, nonostante tutti i miei timori.
Il nido della Bigiarella è ancora più delicato di quello della Sterpazzola, dal quale si differenzia per la scarsa profondità e per la maggiore finitezza. Il verso del maschio, costituito da un sonoro «tac» in sequenza, indica la vicinanza del nido.
Nido di Bigiarella
Non ho gran che sulla Bigiarella se non brevi annotazioni sulle parate in volo del maschio mentre la femmina era già nel nido. Ho comunque annotato che se un intruso tenta di avvicinarsi il maschio si impegna a sviarlo o spostandosi all'interno del proprio territorio di nidificazione o addirittura frapponendosi tra l'intruso e il nido.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
L. Untersteiner, I nostri migliori uccelli canori, Hoepli - Milano, 1902-1911.
C. Cova, Ornitologia pratica, Hoepli - Milano, 1965.