Entra

Visualizza la versione completa : Il Pappagallo che non seppe più volare (Falco di Palude)



marco cotti
10-06-08, 21: 21
Di tutti i pappagalli esistenti (e non solo di quelli), lo o Kakapo com'è chiamato in lingua Maori* ( pappagallo notturno), questo strano quanto in parte misterioso Psittacide, è sicuramente il più interessante e caratteristico da un punto di vista della tipicità, ma soprattutto dell’interesse scientifico. Vedremo in seguito il perché.





*I Maori, popolo di grandi tradizioni e cultura furono i primi veri abitanti della odierna Nuova Zelanda, divenendone di fatto i colonizzatori di quello che ancor oggi nella loro lingua chiamano Aotearoa, ovvero: “il paese delle bianche nuvole”. Le loro credenze religiose, il profondo rispetto per la Natura, la miscellanea tra divinità animali e intima unione tra questi ultimi, ne fanno una delle culture più interessanti e complesse. Questa loro cultura, intrecciata di realtà materiali visibili e fantasia legata ad essa, ha dominato la vita di questo popolo nei secoli. Un esempio tipico si ha, considerando che il dio più venerato dai Maori era Thane, il potente Signore dei boschi.



(nella foto:Famiglia Maori)



Purtroppo però, il declino del nostro Strigops Habroptilus (come altri grandi uccelli non volatori), ebbe inizio proprio con i Maori, in quanto loro, cacciavano questo animale sia per la carne che per le penne, con le quali era consuetudine fabbricarsi dei copricapo ornamentali.



Il declino continuò con l’introduzione d' altri animali (soprattutto erbivori) che divennero predatori/antagonisti del nostro sfortunato pappagallo dall’ ”odore di muschio”



La patria del Kakapo: La Nuova Zelanda



Scoperta nel 1642 da Abel JanszoonTasman navigatore fiammingo (1603 – 1659) questo Stato dell’Oceania situato in un arcipelago dell’Oceano Pacifico, la Nuova Zelanda è costituita da due grandi isole maggiori l’Isola dal Nord e l’Isola del Sud divise dallo stretto di Cook nel mar di Tasman. Le isolette minori dell’Arcipelago sono l’Isola di Waiheke, la Stewart island, la penisola di Auckland, la Great Barrier, Little Barrier, Chatham, Kermadec, Three Kings, Campbell, Bounty, Solander, Snares e Fiordland .

Terra, come già evidenziato precedentemente, di grandi uccelli non volatori (molti dei quali purtroppo oggi estinti) per le caratteristiche climatiche e morfologiche del territorio, la Nuova Zelanda nei secoli è stata la “Domus aurea” di molti di essi; alcuni di notevole interesse scientifico oggi purtroppo visibili solo nei Musei

E’ il caso dei Moa (Dinornis maximus), enormi uccelli simili a struzzi inadatti al volo ed alti in alcuni casi, come si evince dai reperti fossili ritrovati, più di due metri d’altezza con un peso che si aggirava attorno ai 300 chilogrammi.



Presenti nella regione presumibilmente già nell’Era Mesozoica (Cretaceo)**, questi enormi uccelli si estinsero circa duecento anni fa a causa della caccia da parte delle popolazioni locali (Nella foto: Scheletri di Moa al museo di Storia Naturale di Firenze)

[**]Il periodo Cretaceo, venne così chiamato in quanto a seguito di forti piogge, si accumularono enormi quantità di creta; tale periodo durò circa 70 milioni di anni e gli oceani coprirono molti continenti. Il continente Americano in particolare, sprofondò nelle acque provocando la congiunzione dell’oceano Artico con il golfo del Messico; stessa cosa per l’Europa In questa era si formarono le catene Andine, le Montagne Rocciose, l’Antartide e le montagne dell’Asia. Comparvero sulla Terra le piante, i fiori che alla fine del Mesozoico si diffusero in tutto il continente

Un altro tipico uccello neozelandese minacciato d' estinzione è il Kiwi (Apteryx australis).



Il nome Latino che significa “senza ali”, ed è certamente il più antico degli uccelli Neozelandesi.

Appartenente all’Ordine degli Struzioniformi, costituisce insieme all’estinto Moa, al Rhea ed all’Emù una famiglia di cui sembra, le origini siano comuni

Il pappagallo notturno.

Il suo nome scientifico deriva dal Greco, ed è una combinazione tra Strigos e Oops (gufo e viso) ed habros e ptylon (morbido e piuma). Appartenente all’Ordine degli Psittaciformi ed alla famiglia degli Psittacidi , il genere Strigops ha un’unica specie lo Strigops habroptilus (sottofamiglia Strigopinae) - (G. R. Gray 1845).




Il Kakapo è un pappagallo dalle abitudini notturne endemico della Nuova Zelanda. Come negli Strigidi (da cui prende il nome), il Kakapo ha un disco facciale di piume che convogliano all’orecchio esterno, di dimensioni molto grandi, i suoni che esso riesce agevolmente a cogliere. Di corporatura molto pesante e massiccia esso è l’unico della sua famiglia a non essere atto al volo. Il suo piumaggio è estremamente mimetico; la colorazione delle sue piume è verde brillante nella parte superiore, tra il marrone e il giallo con barrature nere nelle remiganti; la parte inferiore del piumaggio presenta oltre al giallo/verdastro più chiaro delle strisce color mattone scuro. Non presenta dimorfismo sessuale evidente, la femmina è comunque più piccola del maschio (che è più grosso di circa il 20/25%) e vi sono leggere differenze nel becco che si presenta meno grosso e spesso. La mandibola del Kakapo, rappresenta un ottimo strumento per sminuzzare la folta vegetazione del sottobosco che rappresenta in prevalenza il suo habitat ideale.



Dimensioni: Lungo mediamente 60/65 centimetri, apertura alare di circa 60 centimetri, coda 20/22 centimetri: un grosso maschio può arrivare a pesare 3,5-4,00 chilogrammi.


Curiosità:

Il richiamo del Kakapo è stato descritto come un misto tra un forte gracidio e lo stridìo acuto di un maiale; la gamma di frequenze che esso riesce ad emettere soprattutto nella stagione degli amori è molto vasta; si dice che riesca addirittura ad emettere, utilizzando come cassa di risonanza una rudimentale sacca aerea nel torace (questi animali non hanno sacche aeree nelle ossa come i loro cugini), dei veri e propri boati che possono essere uditi dalla femmina a chilometri di distanza, questi “concerti” possono durare anche otto ore consecutive. In genere essi cercano riparo tra le foglie degli alberi fitti e bassi delle foreste, nelle fessure ricavate dalle rocce o in tane scavate tra i rizomi dei grossi alberi.



Poiché spesso il Kakapo occupa queste tane coperte da muschi e licheni, è molto difficile scorgerlo a causa del suo piumaggio che simula perfettamente l'ambiente circostante. Agilissimo pedinatore ed abile arrampicatore per via dei poderosi artigli, egli sopperisce alla mancanza della capacità di volo in tal modo; può arrampicarsi anche su alberi di venti metri d’altezza.

Può in ogni modo, compiere delle planate, che effettua saltando dai rami o dalle rocce. Sono inoltre abili a mascherare le tracce dei loro pedinamenti, ripercorrendo la stessa strada percorsa all’andata. Tipico uccello solitario, i maschi nella stagione riproduttiva possono costituire piccole colonie di alcuni individui.

Alimentazione:

La sua dieta è rigidamente vegetariana. Frutti di Kahikatea (Podocarpus dacrydioides), Mingimingi (Cyathodes fascicolata), Manuka (leptospermum scoparium), le foglie tenere di un’Asteracea (Olearia colensoi), ed i bulbi di alcune Orchidee. Inoltre rizomi di felce, muschi e licheni, funghi. A volte, incrementa l’apporto proteico con larve di coleotteri ed insetti.
Astarcea Frutti di Kahikatea Manuka Mingimingi

Un’altra caratteristica di quest' uccello è che spesso “mastica” lo stelo e le foglie di alcune piante per estrarne il succo, lasciando poi delle “palline” di materiale fibroso ed indigesto attaccati ai fusti o sul terreno. Quest’ultimo elemento, serve a rivelare la sua presenza. I suoi nemici naturali a parte l’uomo, che con le colonizzazioni selvagge ha ridotto drasticamente le foreste e l’incremento della pastorizia e di erbivori allo stato brado, sono stati gli elementi fondamentali per il declino di questa specie. Difatti, i ruminanti costituiscono un antagonista “innaturale” per l’ambiente del Kakapo, che ha trovato sempre meno cibo a disposizione, visto anche il continuo proliferare di fattorie nelle radure che costeggiano l’habitat naturale dell’animale.

Riproduzione:

La riproduzione (e quindi la maturità sessuale) nel Kakapo avviene generalmente dopo il quarto anno di vita, ma si ha notizia d'intere popolazioni che non hanno mai riprodotto, sebbene le condizioni (spesso ricreate dall’uomo) siano state favorevoli. Le parate nuziali, prevedono un lungo e complesso rituale di corteggiamento composto dai sopra citati “boati” (causati da una sacca aerea nel torace) e dall’aprire e chiudere le ali ritmicamente come una farfalla che si crogiola al sole; il tutto è accompagnato da un percorso sul terreno ad “X” ed all’indietro, mentre offre alla femmina dei doni (erbe prative, muschio o ramoscelli) che porta con sé nel possente becco. Il maschio, scava una “arena” con dei camminamenti laterali entro la quale avviene l’accoppiamento. Il periodo della riproduzione sembra coincidere tra Gennaio e fine Febbraio, ma si ha notizia d' accoppiamenti anticipati a Dicembre o addirittura posticipati a metà Maggio.



Solitamente i nidi sono stati osservati in cavità naturali come fessure nella roccia, tane scavate fra le radici di grandi alberi e in buche scavate dal maschio. La tana di solito è delle dimensioni di 60 centimetri di diametro per 30/40 di altezza. La femmina vi depone (media degli studi effettuati e delle osservazioni) in media dalle due alle quattro uova di colore bianco e di forma ovoidale dell’altezza di 60 millimetri e 40 circa di circonferenza. L’incubazione avviene in circa trenta giorni e le uova sono covate dalla femmina. I piccoli alla nascita sono totalmente inetti e sono nutriti dalla madre con vegetali rigurgitati per diverse settimane. I genitori, si procurano il cibo di notte e possono allontanarsi per centinaia di metri, lasciando il nido incustodito.

Quando i piccoli hanno già qualche settimana, questo “abbandono” della femmina diviene consuetudine, anche se normalmente non è stata mai osservata allontanarsi di molto; vi fa ritorno solo per nutrire i nidiacei. La riproduzione è in ogni caso legata all’abbondanza o meno del cibo, ed in quei casi osservati ove vi era tale abbondanza, le coppie hanno tentato una nuova covata ogni anno.

Programmi di tutela della specie e storia:

Negli ultimi cento anni, l’uomo ha tentato diverse campagne di protezione verso il Kakapo. Le presa di coscienza dell’esigenza di tutela per questo uccello, partono dal lontano 1950. Occorsero decine d’anni d’impegno e sacrificio personale; impiego d' ingenti mezzi, ma alla fine poco alla volta, con significativi successi ma anche con cocenti delusioni, la popolazione di Kakapo è aumentata. E’ il caso recente, avvenuto su una remota isoletta Neozelandese (Auckland). Si ha notizia dell’incremento dei soggetti viventi d' altri tre pullus; tale incremento fa arrivare la popolazione di questi uccelli alla quota di 87, dopo l’impennata record di nascite del 2004 in cui vennero alla luce ben 24 nuovi soggetti, anche se purtroppo alcuni di questi (tre) morirono a causa di una grave malattia ematica. Molto diffuso in passato sulle principali isole della Novaezelandiae, questo pappagallo ha visto nel corso dei secoli diminuire drasticamente il suo areale di diffusione. Una volta cacciato dalle popolazioni Maori per le sue penne e per la carne, cominciò ad avere seri problemi di sopravvivenza con l’introduzione di animali carnivori quali volpi, martore, cani, donnole. Anche l’introduzione d'erbivori come i cervi, o il bestiame lasciato spesso allo stato brado, contribuì a creare dei formidabili antagonisti per i pappagalli, essendo come detto in precedenza, il Kakapo un vero erbivoro.

Si ridusse quindi drasticamente come consistenza al punto tale che, nel 1987 ne rimanevano pochissimi esemplari. In periodo antecedente (attorno al 1970/77) era conosciuta solo la popolazione del Fiordland; in seguito sull’isola di Stewart se ne identificò un numero consistente: circa 150/200 esemplari. Dal 1977 al 1988 i Kakapo di Stewart, hanno nidificato solo in tre annate (come sopra detto, i pappagalli sono legati alla quantità di cibo presente per la nidificazione), e le percentuali di fertilità sono state molto basse. (covate di 3-5 uova con 1-2 pulli). Oggi su quell' isola, sono presenti purtroppo solo pochissimi esemplari.

Spigolature:

E’ del 2000 la notizia apparsa sui quotidiani, di un esperimento sui Kakapo. Una biologa Americana ed uno Neozelandese, hanno messo a punto un cerotto che rilasciando per contatto degli ormoni, sembrerebbe in grado di facilitare l’accoppiamento dei pappagalli. Il cerotto dovrebbe, a detta degli esperti, agire sulle femmine abbassando il livello di stress ed inducendole a cercare l’accoppiamento con i maschi.

Alcuni dati:

(Kakapo Management Group Department of Conservation) PO Box 10 420 WELLINGTON, NZ. – anno 2000)

Hauturu/Little Barrier Island: Una femmina e due maschi presenti.

Nukuwaiata/Inner Chetwode Island: Tre maschi ed una femmina..

Whenua Hou/Codfish Island: Tredici femmine e diciannove maschi.

Pearl Island: Sei maschi presenti.

Anchorage Island: Quattro maschi.

Attualmente sono viventi 41 femmine e 46 maschi, tutti regolarmente censiti e catalogati in un archivio di discendenza aggiornato al 2005.

Alcuni esemplari sono stati catturati nel 1981.

E’ il caso di Alice, o di Flossie; ma anche di Cindy (1987). Il maschio più anziano oggi vivente è Lionel (catturato nel 1981), mentre l’esemplare più giovane è Kumi figlio di Margareth una femmina dell’86. Dal 1991 al 2004 si sono avuti otto decessi, quattro maschi e quattro femmine.

Alcune considerazioni:

Come abbiamo sopra accennato, gli animali a più alto rischio di estinzione sono quelli di grossa mole, ma anche quelli a limitata capacità riproduttiva come il Kakapo, legati a specifiche nicchie ecologiche e sensibilmente soggetti a qualsiasi variazione in tal senso. Affermare che l’uomo, distruggendo la Natura sta distruggendo se stesso non è facile allarmismo; possiamo parlare di vera e propria estinzione di massa.



Kagu (Rhynochetos jubatus)

Una catastrofe che sta toccando, senza distinzione di sorta, tutti gli esseri viventi uomo compreso. Oltre al Kakapo, altro esempio dolorosamente significativo è rappresentato dal Kagu (Rhynochetos jubatus) della Nuova Caledonia. Adattatosi ad una vita in totale assenza di predazione, quest' animale ha perso l’attitudine al volo e conseguentemente, viene decimato dagli innumerevoli felini e canidi introdotti dall’uomo, rischiando seriamente l’estinzione.

Ed ancora l’Alca impenne (Pinguinus impennis) di cui l’ultimo esemplare fu ucciso a bastonate in un’isola dell’Artico nel 1844,



o il Dodo delle Mauritius, che scoperto nel 1599, dopo soli ottanta anni era stato totalmente ed irrimediabilmente sterminato. Ma quali sono le cause del depauperamento di queste specie?



Antica stampa raffigurante il Dodo

Innanzi tutto l’intervento massiccio sugli habitat. La bonifica di paludi, il disboscamento a fini di lucro, l’inquinamento, la coltura razionalizzata e selettiva, l’introduzione di specie alloctone, la caccia, la cattura per il commercio di animali selvatici. I valori concatenati a questi fattori ad esempio l’inquinamento, fa si che il riscaldamento della Terra determinerà a breve la sparizione totale di moltissime specie di animali e piante. Mentre nel corso delle ere tali fenomeni erano imputabili alla Natura stessa, oggi è l’uomo prevalentemente a minacciare fortemente questo delicato equilibrio.

L’uomo a propria giustificazione ha da sempre sostenuto che la scomparsa di molte specie è stato un fenomeno naturale; ma per quanto consta in coscienza, ciò poteva valere per i dinosauri estinti 65 milioni d’anni fa. Alla luce di quanto sopra specificato, oggi non esistono giustificazioni in merito. Il declino come detto è in rapido accrescimento; si è stimato che in base all’andamento odierno 35.000 specie di piante e 5.000 specie animali stiano andando incontro alla sparizione totale dalla faccia della Terra. I dati sono veramente allarmanti: negli ultimi quattro secoli sono scomparse ben 500 specie animali, di cui oltre 150 di uccelli.

Circa 700 invece sono le specie vegetali e tutto questo inconfutabilmente a causa dell’uomo.

Questo processo purtroppo irreversibile, costituisce una minaccia alla nostra stessa sopravvivenza prescindendo in parte il fattore etico della questione. Le domande che ci si dovrebbe porre sono: Dove riusciremo a trovare, vista la nostra comprovata fragilità e dipendenza dai farmaci, i mezzi per contrastare i malanni che ci affliggono e lo faranno in futuro, visto che già oggi come in passato, molte specie si sono rivelate utili in tal senso?

E soprattutto, perché pregiudicare ai nostri figli, tali mezzi di futura sopravvivenza?

Homo faber fortunae suae. (L'uomo è artefice del proprio destino).


per gentile concessione dell'amico:
Falco di palude

Giugno 2008


Si ringrazia : A special thanks to "http://www.kakaporecovery.org.nz"

Alfonso
10-06-08, 22: 07
..mi fa piacere far parte di questo bellissimo forum, poi il tuo lato scientifico caro Marco, è la ciliegina sulla torta, grazie per gli articoli che periodicamente ci illustri con estrema professionalità //[[]]//[[]]//[[]]//[[]]//[[]]//[[]]//[[]]//[[]]

marco cotti
10-06-08, 22: 12
GRazie Alfonso
per questo bellissimo articolo, mi sono limitato alla ricerca della parte iconografica, il merito è del grande Falco di Palude, che spero ci darà la possiiblità di leggere altri suoi articoli

buonaserata e a presto

marcopeluso
10-06-08, 23: 07
La lista delle specie di uccelli -e di animali in generale- sterminati dagli uomini è deprimente
Un caso agghiacciante è quello della colomba migratrice americana, che pare fosse una delle specie di uccelli più numerose del pianeta...fino a che, in un pugno di decenni, l'uomo "civile" è riuscito a distruggere miliardi di questi bei colombi fino a spazzarli via per sempre
Quando ci mettiamo d'impegno ....

Pamela Muzzi
10-06-08, 23: 52
La lista delle specie di uccelli -e di animali in generale- sterminati dagli uomini è deprimente
Un caso agghiacciante è quello della colomba migratrice americana, che pare fosse una delle specie di uccelli più numerose del pianeta...fino a che, in un pugno di decenni, l'uomo "civile" è riuscito a distruggere miliardi di questi bei colombi fino a spazzarli via per sempre
Quando ci mettiamo d'impegno ....

Sono rimasta colpita da quello che hai scritto sulla colomba migratrice e ho fatto una ricerca veloce su internet..... e' vero Marco e' e' deprimente!!!!

http://www.ornieuropa.com/forum/showthread.php?p=46401#post46401

Enzo Patané
11-06-08, 08: 26
Come ho già scritto questi eventi tragici sono a testimonianza della suprema stupidità dell'uomo!
///;;

Matteo Rodolfi
11-06-08, 09: 38
Quoto!....

giuseppe grossi
11-06-08, 10: 16
troppo buffo e strampalato questo simpatico pappagallo terricolo.......