Alamanno Capecchi
10-03-12, 19: 35
Un noto ornitologo di quei tempi così descrive il suo incontro: “trovandomi presso i Pozzali, nello sboccare di mezzo ad alcuni cespugli, mi trovai in faccia ad… che in compagnia di due cornacchie e di una cecca stava pascolandosi dilaniando il cadavere di un cavallo…”
Di quale uccello si tratta e chi era questo famoso ornitologo?
carpodaco
10-03-12, 21: 05
potrebbe essere il gipeto?
Alamanno Capecchi
11-03-12, 10: 46
Capovaccaio: giusto! Ora il nome dell' ornitologo.
Pantaleo Rodà
11-03-12, 23: 51
Bè, forse mi servirebbe un aiuto! A proposito di Capovaccaio, Alamanno sai per caso come stiamo messi attualmente in Italia come numero di coppie nidificanti?
Alamanno Capecchi
12-03-12, 11: 36
Sul Capovaccaio non ho notizie recenti di prima mano, ma, come avrai veduto su Internet, i dati sono preoccupanti.
carpodaco
12-03-12, 11: 57
Bè, forse mi servirebbe un aiuto! A proposito di Capovaccaio, Alamanno sai per caso come stiamo messi attualmente in Italia come numero di coppie nidificanti?
Io so che in puglia e in toscana ci sono dei programmi per la riproduzione in cattività e di rilascio in natura,la situazione rimane preoccupante,l'autore mi manca non ho la minima idea in verità.....
Capovaccaio: giusto! Ora il nome dell' ornitologo.
Paolo Savi?
Alamanno Capecchi
12-03-12, 12: 25
Per la riproduzione in cattività in Toscana ecco un esempio.
Progetto WWF Capovaccaio
Adiacente al Centro Recupero Animali Selvatici della Maremma si trova una serie di strutture dedicate al Progetto WWF Capovaccaio. Il capovaccaio (Neophron percnopterus) è un piccolo avvoltoio che nidificava nella Valle dell'Albegna sino agli anni '60. Questo magnifico uccello dal piumaggio bianco e nero è del tutto innocuo e svolge il ruolo di solerte spazzino cibandosi di placente, escrementi ed animali morti. Purtroppo corre gravi rischi di estinzione in Italia, dove ne rimangono solo una quindicina di coppie nidificanti nel Meridione.
Lo scopo del progetto del WWF, finanziato dalla Provincia di Grosseto e dalla Regione Toscana, è quello di riprodurre il capovaccaio in cattività, utilizzando animali irrecuperabili provenienti per lo più da centri di recupero spagnoli, per poi liberare i giovani nati nella Toscana meridionale e nel sud della penisola italiana e scongiurare così la definitiva scomparsa della specie in Italia.
Attualmente nel Centro vengono ospitati 25 esemplari di capovaccaio, osservabili da vicino grazie ad un sistema di telecamere a circuito chiuso, che si collegano ad un monitor installato nel Centro visite del CRASM. Così i visitatori ed i collaboratori del progetto hanno la possibilità di osservare gli animali, anche nel delicato periodo riproduttivo, senza arrecare alcun disturbo. Per maggiori informazioni: www.capovaccaio.it
Paolo Savi?
L'ornitologo è Paolo Savi?
Alamanno Capecchi
12-03-12, 12: 49
Esatto, l’ornitologo è Paolo Savi. Il libro dal quale ho tratto il pezzo come si intitola? Attenzione!
esatto, l’ornitologo è paolo savi. Il libro dal quale ho tratto il pezzo come si intitola? Attenzione!
"Ornitologia toscana - ossia descrizione e storia degli uccelli che trovasi nella Toscana - con l'aggiunta della descrizione di tutti gli altri"
Alamanno Capecchi
12-03-12, 17: 00
Il libro è di Michele Lessona, come si può vedere qui sotto confrontando i due testi.
Da Paolo Savi: Ornitologia toscana.
CAPOVACCAJO
NEOPHRON PERNOPTERUS SAVIGNY
Bianco, o lionato, o scuro : remiganti primarie nere.
Neophron corpore albo, helvolo vel brunneo: remigibus primariis nigris.
Vecchi. Becco giallo con la punta nera. Pelle nuda della testa, e della gola gialla, velata da sottil calugine bianca. Iride giallo-cannella. Remiganti primarie nere ; secondarie grigio-giallastre, nere internamente. Tutte le penne del rimanente del corpo bianche ; quelle della cervice, e dei lati del collo son lunghe, strette, e debolmente inarcate. Piedi carnicini. Unghie nere.
Giovani che non passano l'età d'un anno. La parte nuda della testa è di color carnicino livido, sparsa di calugine grigiastra. La cera è di color grigio-carnicino. L'iride scura. Tutte le penne del rimanente del corpo son di colore scuro cupo, macchiato di bruno-giallastro. Remiganti primarie nere. Piedi grigio-cenerini .
Adulti ma non vecchi. Hanno le penne colorite di lionato, più o meno intenso secondo l'età.
SINONIMIA
Vultur Pernopterus Lin. cur. Gmel.
Cathartes Pernopterus Temm. Manuel.
Pernopterus Aldrov. T. 1. pag. 216. Tav. 219.
Vaccaja bigia Stor. degli Uccelli Tav. 14. (adulto). Ranzani Elem. di Zool. Tom. 3. part. 7. Tav. 22. fig. 3.
Vultur fuscus Lin. (giovane).
Vaccaja scura Stor. degli Uccelli Tav. 15. (giovane).
NOMI VOLGARI - STRANIERI
Franc. Le Catharte Pernoptère. Ingl. The alpine Vulture. Ted. Der Schmut-ziger Aasvogel.
DIMENSIONI. Adulti. Lunghezza totale : Braccio 1. soldi 3. Apertu¬ra del becco : soldi 2. picc. 2. Tarso: quatt. 8. picc. 2. Coda, . soldi 8.
COSTUMI. Gli autori della Storia Naturale degli Uccelli furono i primi a far conoscere l'esistenza del. Pernottero nelle Maremme Senesi. Io nella primavera del decorso anno 1826, mi sono assicurato della verità di questa osservazione, giacché uno ne incontrai sulle rive del Padul di Castiglioni vicino alla Badiola, e due coppie ne veddi più volte volare sulle cime più elevate del Monte Argentaro. Secondo ciò che mi dissero molti abitanti di quella penisola, i Pernotteri là vivono costantemente, e di questa loro asserzione me ne fu prova il distinguerlo essi con un nome particolare, quello cioè di Capovaccajo, cosa che non sarebbe quando solo accidentalmente, e di rado là comparissero. Le pendici scoscese che formano il lato occidentale di quella mon¬tagna, ed i boschi da cui son coperte le sue cime, servono ad essi di ricovero, e di là poi estendono le escursioni in tutte le vaste, e quasi deserte pianure delle maremme adiacenti, ove trovano sempre per nutrirsi qualche cadavere dei numerosi animali che vi pascolano. Il volo dei Capovaccaj non è molto rapido, ma è lungamente sostenuto : ben spesso essi si vedono aggirare ad una grande altezza, descrivendo ampie curve. Sono estremamente sospettosi, ed ancor quando la fame gli stimola, non si gettano sopra il cadavere che hanno scoperto, se non dopo avergli girato più, e più volte attorno, per accertarsi che ogni pericolo ne è lontano. In domesticità vivono molto bene, e s'adattano a mangiare qualunque sorta di carne. Io ne possiedo uno che comprai a Scansano, nelle maremme Senesi, da un macellaro il quale lo possedeva da quattordici anni : adesso, avendo solo le remiganti tagliate, vive libero nell'Orto botanico, all'aria aperta, esposto ad ogni intemperie, e non dà segno alcuno di soffrire né per il gran caldo, né per il nostro freddo maggiore, cioè di cinque grandi sotto il zero del Ter¬mometro di Reaumur.
PROPAGAZIONE. Nidifica, come ho detto, nei dirupi del Monte Argentaro, particolarmente al Capo dell'Orno, e dell'Avvoltore. Nel 1812 una coppia nidificò nelle vicinanze di Pereta. Non conosco né il nido, né le uova.
CACCIA. L'unico modo per prenderlo è di fargli la posta col fucile, vicino a qualche cadavere, essendo ben nascosti. E' necessario mettersi sotto vento, altrimenti scuopre il cacciatore, e non si accosta.
Da Michele Lessona: Storia naturale illustrata.
Il Savi parla del suo trovarsi in Toscana e aggiunge intorno ai suoi costumi i ragguagli seguenti : « Sono i Capovaccai uccelli essenzialmente stazionari, che solo per caso abbandonano il luogo della loro abituale dimora, la quale per altro è molto estesa. Copiosi nell'Africa settentrionale, Egitto e Barberia , si trovano egualmente su diversi punti dei Pirenei , in Provenza e specialmente nel dipartimento del Varo, sulle montagne del Nizzardo , in Savoja, nelle Alpi svizzere, in Grecia. Sono proprii ancora all'Italia , ma non sono molte le località ove essi s'incontrano, limitandosi queste, per quanto è a mia notizia, alla Sicilia, alla Romagna e alla Toscana. Gli autori della Storia naturale degli uccelli, stampata a Firenze nel 1767, furono i primi a far conoscere l'esistenza di questi uccelli in Toscana, e specialmente nelle maremme senesi. Difatti io fin dalla primavera del 1826 m'assicurai della verità di tale asserzione , giacchè aggirandomi un giorno nella selvaggia boscaglia di Macchia Scandana , che limitava il vasto padule di Castiglione della Pescaja alla falda del monte di Buriano , ne incontrai un bell'individuo adulto ; e in quella stessa epoca due coppie ne vidi più volte volare al disopra delle elevate cime dei monti che costituiscono il Promontorio Argentario. Secondo ciò che mi dissero molti degli abitanti di quella singolare penisola , sono i detti monti dimora costante del nostro Pernoptero , e di questa loro asserzione me ne fu prova il distinguerlo essi col nome particolare di Capovaccajo , il che non sarebbe stato quando solo accidentalmente e di rado colà comparisse. Le pendici scoscese e dirupate imminenti al mare che formano il lato occidentale di quelle montagne , ed i boschi dai quali sono vestite le sue cime, servono ad essi di ricovero, e di là poi estendono le loro escursioni in tutte le vaste ed estese pianure delle sottostanti maremme , ove trovan sempre per nutrirsi qualche cadavere dei numerosi armenti che vi pascolano. Quest' uccello trovasi ancora nella Maremma Piombinese, giacchè più volte lo vidi volare al disopra dei monti , sui quali stanno gli avanzi dell'etrusca città di Populonia , e sulle vette calcaree del non lontano monte Calvi, presso Campiglia : e di più, traversando in un giorno del maggio del 1828 la vasta sottostante pianura piombinese, in quell'epoca quasi del tutto incolta, in gran parte impaludata o vestita di macchie , trovandomi presso i Pozzali , nello sboccare di mezzo ad alcuni cespugli, mi trovai in faccia ad un bel Capovaccajo adulto vestito della sua candida livrea , che in compagnia di due cornacchie e di una secca stava pascolandosi dilaniando il cadavere di un cavallo.
« Il volo dei capovaccai non è molto rapido, ma è lungamente sostenuto. Bene spesso si vedono aggirarsi volteggiando ad una grande altezza , ove descrivono a quando a quando delle ampie curve. Sono estremamente sospettosi ; ed ancora allorquando la fame li stimola, non si gettano sul cadavere che hanno scoperto se non dopo avergli girato più e più volte attorno per accertarsi che ogni pericolo ne è lontano. In domesticità vivono molto bene, e si adattano a mangiare qualunque sorta di carne. Io molti anni addietro ne possedetti uno che acquistai a Scanzano nelle maremme senesi da un ma¬cellajo, il quale lo possedeva da quattordici anni. Avendo tagliate le remiganti , io lo teneva libero nell'Orto botanico di Pisa, ove per più anni visse sempre stando all'aria aperta senza dar segno d'essere incomodato nè dai forti calori dell'estate, nè dai maggiori freddi dell'inverno, i quali per altro non oltrepassavano i cinque ai sei gradi sotto lo zero del termometro Rhumur.
« Fabbrica il nido sui massi di più difficile accesso delle vette dei monti. Lo com¬pone con ramoscelli piuttosto corti, disposti in due strati : l'inferiore di stecchi più grossi, il superiore di più sottili, che copre poi di museo e delicate radiche. Le uova sono in ogni covata, per solito, in numero di due, ma a volt e non ve ne ha che uno, ed a volte invece, più raramente, sono tre. Sono attondate , con superficie scabra , di color cenerognolo e giallastro scuro-rossastro. Nidifica ancora sui monti maremmani. »
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