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Visualizza la versione completa : I "vecchiacci" e gli uccelletti



Alamanno Capecchi
20-06-12, 16: 03
I “vecchiacci” e gli uccelletti.

« Il numero maggiore di quella gran quantità che allora si consuma, è ucciso col fucile. Quei cacciatori che, giunti alla sera della vita, sentono le loro membra non aver più il vigore necessario per le escursioni sulle balze o ne' paduli, né di poter più impunemente affrontare quegli stessi disagi e quelle stesse fatiche che furono una volta per essi di tanto piacere e sollievo , sono fra noi tutti occupati… a far la caccia ai… Seduti all'ombra, armati d' un leggero schizzetto, spesso anche con gli occhiali, ajutando la loro vista indebolita, passano delle intiere giornate a far la posta , ed a tirare a questi uccelletti , compiacendosi in. tal modo di occuparsi ancora di quell'esercizio che diede tanto diletto alla loro gioventù, e godendo, come suol farsi in quell'età, della memoria de'tempi passati, che quell'arme, quegli alberi, que' venti, que' suoni richiamano loro alla mente.. »

Domandina.
Il nome italiano dell’uccellino, cacciato dai “vecchiacci”, e il nome dell’ornitologo, autore della patetica descrizione.

Alamanno Capecchi
20-06-12, 20: 22
Ecco quattro lettere che possono aiutare B f P S

Pantaleo Rodà
20-06-12, 20: 29
Credo che si tratti del beccafico (Silvia borin)



Per quanto riguarda l'autore...ehm...diciamo che mi serve un pò di tempo! :p

Alamanno Capecchi
20-06-12, 22: 56
Primo centro!!! Per il secondo attendo fiducioso.

Alamanno Capecchi
21-06-12, 12: 09
Della ... parla così
« Alla metà di aprile si vedono comparire questi uccelletti. Allora stanno nascosti nei macchioni dei paduli, particolarmente in quelle piante di tamarici e salici che son bagnate dall'acqua. Sono pochissimo paurosi, essendo necessario d'avvicinarsi molto perché fuggano di dove sono stabiliti. Volano su' rametti bassi, camminano sulla terra e fra i vicini cespugli di giunchi cercando i piccoli vermi e le piccole mosche. Coll'avanzarsi della stagione diminuiscono in numero, ma nell'autunno qualcuno di più ne comparisce. »

Domandine.

Genere e specie dell’uccellino descritto.
Nome italiano dell’uccellino.
Nome e cognome dell’ornitologo, autore del virgolettato.

L’uccellino qui descritto, in passato, fu incluso in diversi generi ( Potamodus, Calamodyta, Cettia, etc). Dalla nomenclatura attuale, Pantaleo, ti sarà facile rispondere alle tre domandine, e anche alla precedente.

Alamanno Capecchi
21-06-12, 12: 14
La domanda precedente si riferisce soltanto al nome dell' ornitologo.

Alamanno Capecchi
24-06-12, 11: 12
Occorre un altro aiuto?
Eccolo!
La lista CISO-COI degli Uccelli italiani – liste A, B e C 10 settembre 2009 Sylviidae.

Roberto Giani
24-06-12, 20: 17
Alamanno, mi spieghi cos'è il "leggero schizzetto" col quale sparavano ai beccafichi?

Alamanno Capecchi
25-06-12, 00: 19
Alamanno, mi spieghi cos'è il "leggero schizzetto" col quale sparavano ai beccafichi?


Era chiamato così un fuciletto ad una canna, calibro 32, caricato con mezze cartucce non chiuse. I pallini erano piccolissimi. Fu il mio primo fucile descritto nell’articolo: “Gli occhi dell’usignolo”.
“…la mia prima vittima fu un foglio rettangolare di carta gialla, appoggiato al vecchio muro di cinta, con un fuciletto calibro 32 e una di quelle mezze cartucce aperte che quando esplodevano, invece di fare bum facevano ciak, con un suono più simile a quello di una noce schiacciata su una pietra che a quello di uno sparo.

Alamanno Capecchi
26-06-12, 23: 10
Domandine e rispostine.

Genere e specie dell’uccellino descritto? Locustella luscinioides (Savi. 1824)
Nome italiano dell’uccellino? Salciaiola
Nome e cognome dell’ornitologo, autore del virgolettato? Paolo Savi

Alamanno Capecchi
27-06-12, 00: 18
Locustella naevia (Boddaert, 1783) Forapaglie macchiettato
Locustella fluviatilis (Wolf, 1810) Locustella fluviatile
Locustella luscinioides (Savi, 1824) Salciaiola

Alamanno Capecchi
27-06-12, 10: 23
Dati su Paolo Savi, tratti da Cronologia Ornitologica, by Alberto Masi.

Savi Paolo (1798-1871) figlio, geologo e ornitologo italiano. Nato a Pisa l’11 luglio 1798, ivi morto il 5 aprile 1871. Dal 1823 professore di Storia naturale nell’Università di Pisa. Si occupò di zoologia e zootomia, ma sopratutto di geologia. Con la descrizione della caverna ossifera di Cassano (1825) iniziò la serie di lavori, cui seguirono numerosissimi altri, sulla geologia della Toscana, che studiò in modo completo e perfetto, traendo dai fatti osservati conseguenze di carattere generale, la cui importanza esorbitava dai limiti della geologia regionale. Nel 1832 tradusse l’opera di C. Prévost prendendo posizione per la teoria delle cause attuali. Già nel secolo precedente J. Hutton e G.-L. Buffon avevano cercato di spiegare l’evoluzione della Terra come effetto di un’azione lenta e prolungata di forze analoghe alle attuali. Ma G. Cuvier con Le rivoluzioni del Globo ritardò il progresso fino a C. Lyell che espose la teoria attualistica sostenuta dal Savi. Questi applicò la teoria del metamorfismo ai marmi apuani, e sebbene attribuisse nella questione dell’origine delle montagne troppa importanza alle forze endogene come causa di sollevamento vide con chiarezza l’età relativa dei vari sollevamenti alpini. Nel 1842, per la divisione della cattedra, conservò l’insegnamento della zoologia e anatomia comparata e cedette a Leopoldo Pilla (1805-1848), quella della geologia e mineralogia.[Pilla a Pisa trovò l'ambiente ideale per i suoi studi, pubblicò numerosi libri e trattati di Geologia e Mineralogia, acquistò grande fama e prestigio divenendo uno dei geologi più importanti di questo periodo, fu inviato più volte a rappresentare l'Università pisana ai Congressi degli scienziati italiani, allargò i rapporti e gli scambi con gli scienziati europei].
Tommaso Salvadori lo definisce Padre e creatore dell' ornitologia italiana
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Bibliografia:
-Catalogo degli uccelli della provincia pisana e loro toscana sinonimia del dottore Paolo Savi.Estratto dal n. 10 del Nuovo giornale de' letterati coll' aggiunta dell' Indice alfabetico dei nomi toscani (1823)
-Osservazioni per servire alla storia d'alcune sylvie toscane di Paolo Savi professore di storia naturale (1823)
-Ornitologia toscana ossia Descrizione e storia degli uccelli che trovansi nella Toscana con l'aggiunta delle descrizioni di tutti gli altri proprj al rimanente d'Italia del dottore Paolo Savi - Tomo I, II, III (1827)
-Sopra due specie di Motacillæ non per anche state trovate in Italia, una delle quali inedita : Memoria
-Ornitologia italiana : opera postuma
-Voto su i termini utili per il divieto di caccia nella provincia di Pisa (1866)

Per saperne di più.
Paolo Savi, figlio di Gaetano, fu dal 1817 suo assistente presso la cattedra di Botanica e poi dal 1823 titolare di quella di Storia naturale, presso la sezione fisica del Collegio medico-fisico dell'Università di Pisa, in sostituzione del Santi. Dopo gli iniziali studi di botanica, passò successivamente alla geologia e alla paleontologia e quindi alla zoologia e all'anatomia comparata.
Nel quadro di una politica granducale favorevole a contribuire alla ricerca scientifica e alla formazione dei docenti, ricevette un sussidio nel 1826 per una ricerca propedeutica alla formazione di una carta geologica della Toscana e alla descrizione delle "produzioni naturali"; nel 1827 poté recarsi a Parigi ove perfezionò i suoi studi zoologici e geologici. Approfittando di questa circostanza riuscì ad arricchire il patrimonio del Museo di storia naturale pisano con l'acquisizione di vari reperti e di strumenti scientifici, oltre a regalare la sua collezione di entomologia, ornitologia e anatomia comparata; del Museo ebbe a lungo la direzione, dal 1823 al 1871.
Nel 1839 Paolo Savi ebbe un ruolo importante nella preparazione del Congresso degli scienziati, che si tenne a Pisa nell'ottobre 1839: fu tra i firmatari, insieme a Vincenzo Antinori, Amici, Giorgini e Bufalini, della circolare - che il padre Gaetano aveva rifiutato di firmare - che proponeva il Congresso. Nel 1843-1844 lo troviamo occupato nella pubblicazione degli "Annali delle Università toscane", per la sezione di scienze cosmologiche. Fu anche direttore del Giardino botanico.
Nel 1832 fu incaricato di relazionare sullo stato delle manifatture del sale a Volterra; nel 1833 ottenne l'incarico definitivo del riordino del settore, cui seguì nel 1837 la nomina a consultore delle Regie Rendite per le Saline, confermata nel 1857.
Per quanto riguarda la sua carriera universitaria, nel 1840 fu trasferito da Storia naturale alla neonata cattedra di Anatomia comparata e zoologia. Proprio alla zoologia si legano i suoi studi più noti, tra cui la celebre "Ornitologia italiana" alla quale lavorò fino alla fine; non trascurò tuttavia neppure le ricerche geologiche, che si concentrarono in particolare sull'attenta analisi dei monti pisani, tanto che viene considerato uno dei padri fondatori della geologia italiana dell'Ottocento.
Fu membro di numerose accademie italiane e straniere: tra queste si ricordano la Società zoologica di Londra (1831) e i Georgofili. Collaborò al "Nuovo Giornale de' Letterati" e agli "Annali delle Università Toscane" e partecipò ai primi tre e al quinto congresso degli scienziati italiani. Grazie alle sue vaste conoscenze in campo geologico fu nominato nel 1858 consultore geologico delle Terme di Montecatini. Dal 1855 al 1866 ebbe la carica di presidente dell' Accademia di belle arti di Pisa. Nel 1862 fu nominato senatore del Regno.
Nel 1870, per motivi di salute, ottenne di farsi sostituire dal figlio Adolfo agli esami.

Cronologia Ornitologica
by Alberto Masi

Pantaleo Rodà
27-06-12, 22: 13
Alamanno, mi sono perso! Ho avuto problemi con la connessione...comunque grazie delle notizie sul Savi

Alamanno Capecchi
28-06-12, 16: 05
Alamanno, mi sono perso! Ho avuto problemi con la connessione...comunque grazie delle notizie sul Savi

Mi ero accorto che qualcosa era andato storto.

Alamanno Capecchi
28-06-12, 16: 14
Ho aperto questa cartella, descrivendo i “vecchiacci”, accennando al beccafichi e alle salciaiule. Per assonanza mi è venuto in mente, strisciaiuole,(ballerine) e un grande nome: Alberto Bacchi della Lega. Ed è proprio con questo autore e con questa dolce descrizione, che fa riflettere, che mi piace chiuderla. Salutissimi a tutti, ed uno in particolare al mio fedele superaiutante Pantaleo, sempre pronto, nel tempo, ad illustrare le risposte con apposite foto. a.c.

“La Strisciajuola s'avvezza facilmente alla schiavitù, e s'addomestica tanto in gabbia, che viene a prendere il baco da farina o il pezzettino d'ovo tosto nelle mani. Terminata però la caccia, i nostri uccellatori s'affrettano di dar la libertà a quelle che hanno adoprate da richiami: ma bisogna dire che esse si siano affezionate ai luoghi della loro prigionia, perché non sanno partirsene, e per parecchi giorni si veggono volare intorno all'abitazione del loro signore come smarrite. Finiscono col disperdersi, è vero ma dopo un bel pezzo. Ricordo volontieri quella Strisciajuola che liberata da me una mattina. errò tutto il giorno vicino a casa. vi rientrò a sera, e giunse ad appollaiarsi sopra un vaso di gelsomini della mia camera chiamai la famiglia a vederla, e fra gli oh generali di stupore e di ammirazione neppur si mosse la rimisi in gabbia, nella sua gabbia, e parve contenta ma freddi precoci, mal riparati in campagna, me l'uccisero. Ingenua ed affettuosa creatura, che da tanti anni non ho ancor dimenticata : degna di classica iscrizione, come il Rosignuolo dell'Olina. Ave avis jucundissima. Vale et vola per Elisium.”

Pantaleo Rodà
28-06-12, 19: 47
Salutissimi a te Alamanno, alla prossima!