marco cotti
30-07-12, 14: 06
FRUTTA E BACCHE NELLA NUTRIZIONE
DEI SELVATICI
di GIULIANO P. SALVINI
Quale sia la nostra realtà ce la vediamo davanti agli occhi: basta girare in campagna o per boschi. Nella conduzione agricola moderna un filare di alberi o una riva boscata confinari ombreggiano la coltura e per la fascia dove l'insolazione è minore il prodotto è inferiore. Perciò li si elimina sebbene qualcuna delle tante «grida» regionali disponga il contrario.
Un filo spinato sostituisce la siepe
Un filo spinato svolge la stessa funzione delimitativa ed esclusiva di una siepe, dura almeno un ventennio dalla sostituzione e non necessita di manutenzione. Perciò si sradica la siepe e si 'pongono al suo posto paletti e filo spinato. Nei tagli forestali cedui, per comodità di lavoro e per favorire una ricrescita uniforme e coetanea della nuova vegetazione, salvo poche matrici lasciate in sito, il sistema è quello del taglio totale, raso.
Conseguenze negative
Nel primo, nel secondo e nel terzo caso il danno ecologico è grave, a scapito della varietà ambientale e della nutrizione della fauna per la scomparsa di preziose specie floristiche baccifere che dalla primavera alla fine dell'inverno successivo costituiscono una preziosa risorsa alimentare per mammiferi ed uccelli selvatici.
Molte di queste specie vegetali sono tanto diffuse e con una riproduzione spontanea tanto elevata da non subire praticamente alcun rischio dai veri interventi dell'uomo: mirtillo nero e vite d'orso sono portati ad esempio.
Per altre invece anche il taglio o l'abbattimento di un solo esemplare rappresentano un danno ecologico riparabile solo in tempi lunghi. È il caso del sorbo degli uccellatori, del farinaccio, del biancospino e di altre specie di qualità arborea di lenta crescita. Per raggiungere i venti centimetri di diametro un biancospino necessita di almeno mezzo secolo, assai di più se la posizione dov'è nato è sfavorevole.
Graduatoria dell'importanza delle piante baccifere
Senza tenere conto dei loro ambienti distributivi e dell'altitudine, se per la loro utilità trofica si dovesse stendere una graduatoria per gli alberi spontanei produttori di frutti appetiti dalla fauna la inizierei ad un dipresso così: sorbo degli uccellatori, farinaccio, biancospino, sambuco, ciliegi, edera, corbezzolo, per continuare con le specie cespugliose o arbustive come il crespigno, la frangola, il lampone, i rovi..
Ognuno di essi ha una clientela di commensali numerosa ed affezionata tra gli animali stanziali o migratori. Salvo una parte della stagione invernale è un'offerta continuativa che si alterna con il succedersi delle stagioni.
Naturalmente in questa nota posso dare soltanto dei cenni indicativi ed orientativi sull'importanza delle specie baccifere ai fini nutrizionali di mammiferi ed uccelli. Per entrare più profondamente nella materia non basterebbe un volume di qualche centinaio di pagine per i riferimenti letterari, le testimonianze, le note e l'episodica.
Basti un cenno e iper una soltanto delle specie in discorso: il sorbo degli uccellatori.
I mangiatori delle bacche del sorbo
In diversi anni di osservazioni tra la montagna (dov'è ampiamente diffuso), la collina ed il mio giardino medesimo, ho steso un elenco dei fruitori delle sue bacche vermiglie in ramo o a terra.
Tra i mammiferi vi sono alcuni roditori non identificati perché di abitudini notturne, Ghiro, Scoiattolo, Faina, Martora, Tasso, Volpe, Capriolo, Cinghiale, Cervo.
Tra gli uccello ho segnato
Passera mattugia, Passero, Fringuello, Peppola, Ciuffolotto, Frosone, Beccofrusone Tordo, Tordo sassello, Merlo, Cesena, Tordella, Tortora dal collare orientale, Ghiandaia, Francolino di monte, Coturnice, Fagiano di monte, Gallo cedrone. Probabilmente anche altre specie andrebbero incluse nella lista ma ai miei controlli non risultano direttamente.
Le piante che salvano gli uccelli nella stagione invernale
Descrivendo quest'albero bello ed ornamentale la fredda relazione del ricercatore dovrebbe sciogliersi nei toni commossi dell'elegia naturalistica poiché concede un'abbondante risorsa proprio nel momento in cui la carenza alimentare è al suo massimo e la neve fa ardua la ricerca. La si taglia con indifferenza.
Nelle isole spalatine ho visto i Merli sopravvivere con i corbezzoli, in Friuli i Sasselli con i mazzi delle bacche rinsecchite di sambuco, in Lombardia le Cesene sui biancospini e la vite d'orso, in Tirolo i Merli dal collare e la massa dei Tordi migranti con i mirtilli, nel bosco prossimo a casa le Bigiarelle, le Sterpazzole e le Capinere accedere ai ligustri.
Siamo veramente un popolo civile?
Un popolo civile, un popolo che per insorta moda si picca di praticare l'ecologia, dovrebbe richiedere norme chiare, dettagliate, vincolanti per la salvaguardia del bene ambientale rappresentato dalle risorse nutritive delle specie animali selvatiche. Non lo so è fatto e non lo si fa e viene il dubbio che forse un popolo civile non lo siamo ancora.
DEI SELVATICI
di GIULIANO P. SALVINI
Quale sia la nostra realtà ce la vediamo davanti agli occhi: basta girare in campagna o per boschi. Nella conduzione agricola moderna un filare di alberi o una riva boscata confinari ombreggiano la coltura e per la fascia dove l'insolazione è minore il prodotto è inferiore. Perciò li si elimina sebbene qualcuna delle tante «grida» regionali disponga il contrario.
Un filo spinato sostituisce la siepe
Un filo spinato svolge la stessa funzione delimitativa ed esclusiva di una siepe, dura almeno un ventennio dalla sostituzione e non necessita di manutenzione. Perciò si sradica la siepe e si 'pongono al suo posto paletti e filo spinato. Nei tagli forestali cedui, per comodità di lavoro e per favorire una ricrescita uniforme e coetanea della nuova vegetazione, salvo poche matrici lasciate in sito, il sistema è quello del taglio totale, raso.
Conseguenze negative
Nel primo, nel secondo e nel terzo caso il danno ecologico è grave, a scapito della varietà ambientale e della nutrizione della fauna per la scomparsa di preziose specie floristiche baccifere che dalla primavera alla fine dell'inverno successivo costituiscono una preziosa risorsa alimentare per mammiferi ed uccelli selvatici.
Molte di queste specie vegetali sono tanto diffuse e con una riproduzione spontanea tanto elevata da non subire praticamente alcun rischio dai veri interventi dell'uomo: mirtillo nero e vite d'orso sono portati ad esempio.
Per altre invece anche il taglio o l'abbattimento di un solo esemplare rappresentano un danno ecologico riparabile solo in tempi lunghi. È il caso del sorbo degli uccellatori, del farinaccio, del biancospino e di altre specie di qualità arborea di lenta crescita. Per raggiungere i venti centimetri di diametro un biancospino necessita di almeno mezzo secolo, assai di più se la posizione dov'è nato è sfavorevole.
Graduatoria dell'importanza delle piante baccifere
Senza tenere conto dei loro ambienti distributivi e dell'altitudine, se per la loro utilità trofica si dovesse stendere una graduatoria per gli alberi spontanei produttori di frutti appetiti dalla fauna la inizierei ad un dipresso così: sorbo degli uccellatori, farinaccio, biancospino, sambuco, ciliegi, edera, corbezzolo, per continuare con le specie cespugliose o arbustive come il crespigno, la frangola, il lampone, i rovi..
Ognuno di essi ha una clientela di commensali numerosa ed affezionata tra gli animali stanziali o migratori. Salvo una parte della stagione invernale è un'offerta continuativa che si alterna con il succedersi delle stagioni.
Naturalmente in questa nota posso dare soltanto dei cenni indicativi ed orientativi sull'importanza delle specie baccifere ai fini nutrizionali di mammiferi ed uccelli. Per entrare più profondamente nella materia non basterebbe un volume di qualche centinaio di pagine per i riferimenti letterari, le testimonianze, le note e l'episodica.
Basti un cenno e iper una soltanto delle specie in discorso: il sorbo degli uccellatori.
I mangiatori delle bacche del sorbo
In diversi anni di osservazioni tra la montagna (dov'è ampiamente diffuso), la collina ed il mio giardino medesimo, ho steso un elenco dei fruitori delle sue bacche vermiglie in ramo o a terra.
Tra i mammiferi vi sono alcuni roditori non identificati perché di abitudini notturne, Ghiro, Scoiattolo, Faina, Martora, Tasso, Volpe, Capriolo, Cinghiale, Cervo.
Tra gli uccello ho segnato
Passera mattugia, Passero, Fringuello, Peppola, Ciuffolotto, Frosone, Beccofrusone Tordo, Tordo sassello, Merlo, Cesena, Tordella, Tortora dal collare orientale, Ghiandaia, Francolino di monte, Coturnice, Fagiano di monte, Gallo cedrone. Probabilmente anche altre specie andrebbero incluse nella lista ma ai miei controlli non risultano direttamente.
Le piante che salvano gli uccelli nella stagione invernale
Descrivendo quest'albero bello ed ornamentale la fredda relazione del ricercatore dovrebbe sciogliersi nei toni commossi dell'elegia naturalistica poiché concede un'abbondante risorsa proprio nel momento in cui la carenza alimentare è al suo massimo e la neve fa ardua la ricerca. La si taglia con indifferenza.
Nelle isole spalatine ho visto i Merli sopravvivere con i corbezzoli, in Friuli i Sasselli con i mazzi delle bacche rinsecchite di sambuco, in Lombardia le Cesene sui biancospini e la vite d'orso, in Tirolo i Merli dal collare e la massa dei Tordi migranti con i mirtilli, nel bosco prossimo a casa le Bigiarelle, le Sterpazzole e le Capinere accedere ai ligustri.
Siamo veramente un popolo civile?
Un popolo civile, un popolo che per insorta moda si picca di praticare l'ecologia, dovrebbe richiedere norme chiare, dettagliate, vincolanti per la salvaguardia del bene ambientale rappresentato dalle risorse nutritive delle specie animali selvatiche. Non lo so è fatto e non lo si fa e viene il dubbio che forse un popolo civile non lo siamo ancora.