marco cotti
27-07-08, 08: 34
"Come il falcon, ch'è stato assai sull'ali ché senza veder logoro od uccello fa dire al falconiere:
Oimé tu cali, discend’ basso, onde si mosse snello per cento ruote e da lungi si pone del suo maestro disdegnoso e fello"..
(Dante Alighieri - Inferno, XVII, 127-132)
Con queste parole Dante nella sua opera, decanta per similitudine, la magnificenza (lo farà più volte) dell’arte della Falconeria che nei secoli colpì l’uomo e la sua fantasia.
1
Questi magnifici uccelli, sin dal Medioevo, furono utilizzati per la caccia; in Egitto, nella Cina e perfino in Europa.
Molti furono i personaggi famosi che ad essa si dedicarono, e di tutte le estrazioni sociali. Papi, cardinali, imperatori e nobili, furono abili falconieri; furono promulgate leggi ed editti che regolavano la caccia col falco. Fu grazie a Federico II di Svevia che la caccia con i rapaci divenne materia di studio più approfondito e scientifico.
Grazie a lui ed al suo trattato "De arte venandi cum avibus" (che ancora oggi, rapportato a qui tempi, costituisce una vera e propria guida ornitologica sui rapaci), la conoscenza di questi fieri e maestosi uccelli divenne una realtà.
Di fatto nel suo trattato, il gran sovrano ( “stupor Mundi”), solo dopo aver attentamente descritto le abitudini e le capacità dei rapaci, espone le tecniche di addestramento.
2
Riflessioni: In un contesto Ornitologico variegato come quello di cui ci occupiamo, sia come allevatori, addetti ai lavori o semplici appassionati, non si può e non si deve ignorare l’importanza che alcuni animali occupano nella catena alimentare naturale.
Difatti, in un mondo sempre più all’apparenza “insensibile” alle questioni afferenti le politiche naturalistiche ed ornitologiche, occorre ribadire con forza determinati concetti che ad un primo superficiale esame, possono apparire sicuramente avulsi dal concetto di “allevatore” o di “allevamento”, ma in un’ottica a più ampio respiro, è palese la stretta e marcata correlazione tra le diverse realtà.
La conoscenza di tutto ciò che è Natura nei suoi cicli, può dare sicuramente una maggiore completezza ed arricchimento in termini successivi di traduzione pratica; in parole povere quel “tocco in più” che innesca l’interesse e la conoscenza non finalizzata al solo allevamento.
Alla luce di ciò, ed entrando nel merito, possiamo tranquillamente affermare che i Rapaci (come tutti i predatori), all’apice della catena alimentare aviaria dei “liberi in Natura”; sono l’anello di congiunzione, anche se purtroppo com’è noto, le campagne di sterminio si susseguono da secoli.
La gravità della situazione, risiede nel fatto che mentre nei tempi passati a causa di altri fattori quali l’ignoranza, le credenze popolari e non ultima la maggiore abbondanza di tali animali poteva esser ricondotta all’idea comune della loro nocività, ad esempio per l’impatto sulla fauna pregiata d’interesse venatorio (luogo comune ancor oggi diffuso), è altrettanto vero che nei tempi odierni è impensabile un tale atteggiamento.
Tanto più, se si considera che questi animali cacciano (per sopravvivere) solo gli animali più deboli o malati e che comunque le popolazioni svernanti e nidificanti al pari di quelle stanziali, sono ormai purtroppo così ridotte da non creare assolutamente un pericolo.
Paradossalmente, la diminuzione dei rapaci ha portato all’aumento di quelle specie più adattabili alla vicinanza dell’uomo come i piccoli Corvidi (cornacchie, taccole e gazze) o i roditori (nel caso delle specie notturne come gli Strigidi).
Ci si rende conto dunque, che solamente il monitoraggio costante d' ogni singola specie, (anche se invero per cause di organizzazione esso è limitato a popolazioni locali), è di estrema importanza allo scopo ultimo di individuare tutti quei fattori limitanti o minacce e possibili interventi di sostegno e tutela.
Ne consegue che, tutte le conoscenze acquisite da chi si occupa di questi uccelli, (e non solo delle Associazioni deputate a questo scopo ma anche dagli appassionati e dai simpatizzanti), possono però essere soprattutto, un prezioso contributo alle Amministrazioni preposte alla gestione territoriale dei problemi legati alla loro tutela.
3
Accipitriformi e Falconiformi (rapaci diurni).
La classe degli uccelli (Aves), sembrerebbe originata da quella dei rettili.
Possiamo, infatti notare sulle zampe le squame corne tipiche dei rettili e le penne, altro non sono che squame cheratinose modificatesi nel corso delle ere, per esigenze di adattamento al volo.
E’ così che si evidenziò la distinzione nei due gruppi sistemici oggi riconosciuti. Da alcuni reperti fossili ritrovati datati circa sessanta milioni d'anni fa, la caratteristica strutturale degli attuali Falconiformi non è in effetti di molto diversa da quelli arcaici.
Con il termine generico di “rapace diurno”, si intende la famiglia dei Falconiformi che comprende Albanelle, Nibbi, Falchi, Aquile, Poiane ed avvoltoi.
Alla grande famiglia dei falconiformi, appartengono cinque ordini:
Falconidi:
Rapaci di dimensioni medie e piccole dalle forme snelle e lunghe ali appuntite, che uccidono la preda dilaniandola con gli artigli ed il forte becco; le femmine sono generalmente più grosse dei maschi.
Accipitridi:
Uccelli di dimensioni medio/grandi dalle ali larghe e tozze; generalmente manca il dimorfismo sessuale visibile (salvo pochi casi), ad eccezione delle maggiori dimensioni della femmina.
Pandionidi:
Unica specie il falco pescatore; presenta colorazione bianca inferiormente e scura nella parte superiore; cresta e zampe con scaglie cornee atte a trattenere i pesci di cui si nutre.
Cathartidi:
Appartengono a questa specie diversi Vulturidi (Avvoltoi), come il Cathartes aura, Cathartes burrovianus e il Cathartes melambrotus. La tipicità degli avvoltoi è quella ( come in quasi tutti questi rapaci) è quella di avere in capo nudo, per consentire all’animale di entrare nella cavità toracica delle carogne di cui si nutre. Molto goffi a terra, donano in volo un esempio di maestosità e solennità incommensurabili.
Sagittaridi:
I Serpentari o “Segretari” sono così chiamati, per le lunghe penne sul capo che ricordano appunto degli scrivani d’altri tempi. Si nutrono prevalentemente di rettili che catturano con le - 4 - lunghe zampe munite di grosse scaglie cornee che li proteggono dai morsi. Sono uccelli molto eleganti e di consistenti dimensioni.
Caratteristiche dei Rapaci.
Testa affusolata ed aerodinamica, becco ricurvo con mascella sporgente, massiccio e dai bordi taglienti, vista acutissima (campo visivo a 250°), apparato oculare ben saldato nelle orbite, membrana di protezione indipendente (nittitante), utilizzata durante il volo o l’attacco alla preda, zampe forti e robuste dotate di artigli affilati e possenti, atti ad uccidere e trattenere la preda. In una parola delle vere e proprie “macchine di morte”.
La definizione può apparire forte, ma se facciamo un raffronto con altre specie carnivore non appartenenti all’Ordine dei Falconiformi come ad esempio un Lanide, il Lanius excubitor, che pur essendo molto piccola di dimensioni (attorno ai 18-20 cm.), si ciba anche di Passeriformi più grossi di lei con notevoli difficoltà d' abbattimento della preda che insegue e tramortisce a beccate con evidente sofferenza della vittima medesima, vedremo che in definitiva, nel caso dei Rapaci, la morte avviene quasi immediatamente; spesso anche in volo.
E’ il caso ad esempio del falco pellegrino (Falco peregrinus). Tipico uccello di “stoccata”, com'è definita la sua tecnica di caccia dagli appassionati di falconeria, il pellegrino una volta avvistata la preda, si lancia in caduta libera ad ali semichiuse raggiungendo punte di oltre duecento chilometri orari, mentre emette il caratteristico verso stridente. Raggiunta la preda, la artiglia con forza (usando l’artiglio posteriore) e la uccide in seguito ripiombandole addosso col proprio peso .
Vediamo nello specifico alcuni dei più rappresentativi:
Falco pellegrino (Falco peregrinus)
Rapace dalle ali lunghe ed affusolate, il pellegrino è un acrobata dell’aria. Dotato di colorazione bruno/bluastra sul dorso più scura sulle ali, ha occhi molto grandi e rotondi con - 5 - anello perioftalmico giallo così come la cera nasale; la testa appare arrotondata e quasi nera, con sottogola biancastro.
Caratteristici i neri “mustacchi” che partendo dalla parte inferiore dell’occhio, arrivano fin sotto le guance.
Come in molti rapaci la femmina è di dimensioni maggiori rispetto al maschio.
Maschio: Femmina:
Lungh.: 40 cm Lungh.: 50 cm
Peso: 550 g Peso: 1000 g
Ap. alare: 70 cm Ap. alare: 50cm
Becco: 22 mm Becco: 24 mm
Coda: 13/15 cm Coda: 16/18 cm
Il suo habitat, è preferibilmente costituito da pareti o dirupi a strapiombo, ma a volte nidifica anche sugli alberi.
Di recente, ha eletto a proprio domicilio anche le grandi metropoli del Nord, e non è raro, vederlo volteggiare fra le guglie del Duomo di Milano ove si nutre di nidiacei di piccione.
La stagione degli amori coincide con la Primavera, e dopo un elaborato rituale di corteggiamento in cui spesso porge doni alla femmina composti da piccole prede o pezzi di carne, si accoppia. La prole è allevata tra maggio e giugno da entrambi i genitori .
Il falco pellegrino, si nutre prevalentemente di uccelli (pispola, ghiandaia, colombaccio, piccioni selvatici) all’occorrenza non disdegna piccoli mammiferi terrestri come topi, arvicole, pipistrelli, insetti, roditori, rettili. L’involo dei giovani esemplari, avviene a 35/42 giorni. In questo periodo, devono imparare dai genitori le tecniche di caccia tipiche della specie; essi saranno indipendenti dopo circa 10/12 settimane e si riprodurranno dopo 2/3 anni. L' allontanamento dal nido dei piccoli avviene in maniera repentina da parte dei genitori che li scacciano letteralmente dal proprio territorio perché al momento della muta dalla forma juvenilis, i giovani esemplari non sono più riconosciuti dai genitori, e sono scacciati dal nido senza pietà. Potrebbe apparire come una crudeltà della Natura, ma è un gesto molto importante per la sopravvivenza della specie, in quanto i rapaci dovrebbero dividere il territorio e le prede in esso presenti spesso non molto numerose; tutto ciò andrebbe a discapito dei nuovi nati e conseguentemente sulla consistenza demografica dei soggetti residenti.
Distribuzione:
Specie cosmopolita. In Europa, dal Mediterraneo alla Lapponia. In Italia manca nelle pianure. Migratrici le popolazioni nordiche ed orientali, sverna nell'area atlantica - mediterranea ed in centro- Europa.
La migrazione autunnale avviene in settembre-ottobre; quella primaverile, in marzo aprile.
Popolazione:
Paleartico occidentale; in decremento, causa avvelenamento e bracconaggio. Attualmente in recupero, dopo la riduzione od il divieto dell'uso dei pesticidi e dove viene effettivamente protetto. In Italia è stimata una popolazione nidificante di circa 450 coppie.
Habitat:
Ambienti aperti con emergenze rocciose; falesie. Fino ai 1500 m. nel centro - Europa; oltre i 300 m. nel Caucaso
Poiana (Buteo buteo)
Questo accipitride, è un rapace molto grosso, con dimensioni che nella femmina possono raggiungere i 70/80 cm. di lunghezza e un’ampia apertura alare (130/140 cm).
Animale maestoso e dal volo solenne, in cui i due sessi sono pressoché simili con le femmine leggermente più grandi del maschio, come già detto, caratteristica comune in molti rapaci. La colorazione è molto varia, la parte superiore è marrone a volte molto scura, le parti inferiori sono colore crema chiaro o nocciola con screziature e striature marroni molto marcate, le zampe sono di color giallo e in alcune specie come la Poiana calzata, le penne ricoprono i tarsi.
Rapace molto versatile e rustico, effettua delle parate nuziali a volte spettacolari ove si susseguono velocissime picchiate e ampie ascese in volo planato sfruttando le correnti ascensionali grazie alle ali corte e robuste.
L’accoppiamento e la relativa costruzione del nido avvengono generalmente in marzo/aprile e le uova fecondate, sono covate dalla femmina fino a giugno.
A Volte una seconda covata, può essere effettuata entro agosto. Come quasi tutti i rapaci la Poiana si ciba di orittolaghi (coniglio selvatico e lepre), grandi uccelli e roditori.
Tuttavia, qualora le condizioni di necessità lo richiedano, non disdegna anfibi e rettili.
Maschio: Femmina:
Lungh.: 50 cm Lungh.: 55/60 cm
Peso: 600 g Peso: 1300 g
Ap. alare: 130 cm Ap. alare: 140cm
Becco: 20 mm Becco: 23 mm
Coda: 18 cm Coda: 20/22 cm
Habitat:
L'area di distribuzione comprende l'Europa, parte dell'Asia e l'Africa settentrionale. In Italia è comune e stazionaria.
Caccia:
La caccia avviene prevalentemente all’agguato. La poiana dall’alto del suo posatoio (un albero, un palo o un traliccio) scruta il territorio silenziosamente e perfettamente immobile. Non appena scorta la sua preda, con un potente battito d’ali la raggiunge ed uccide. Altre volte, soprattutto in zone alpine dove c’è vento, riesce a librarsi immobile controvento, dando atto a quello che è definito come lo “spirito santo”, un volo “a fermo”, comune anche ad altri rapaci.
Alla sottofamiglia delle Buteoninae, appartengono una ventina di specie e precisamente:
Buteo magnirostris,
Buteo lineatus,
Buteo ridgaway,
Buteo platypterus,
Buteo brachyurus,
Buteo swainsonii,
Buteo albicaudatus,
Buteo galapagoensis,
Buteo polyosoma,
Buteo poecilochorus,
Buteo albonotatus,
Buteo solitarius,
Buteo jamaicensis,
Buteo rufinus,
Buteo regalis,
Buteo lagopus,
Buteo augur,
Buteo rufofuscus
Ed inoltre le sottofamiglie
Buteogallus, Busarellus, Leucopternis, Kaupifalco, Parabuteo e Butastur. Buteogallus Buteogallus anthracinus, Buteogallus subtilis, Buteogallus urubitinga, Buteogallus aequinoctialis, Buteogallus meridionalis, Busarellus Busarellus nigricollis Leucopternis Leucopternis plumbea, Leucopternis schistacea, Leucopternis princeps, Leucopternis melanops, Leucopternis semiplumbea, Leucopternis albicollis, Leucopternis occidentalis. Kaupifalco Kaupifalco monogrammicus Parabuteo Parabuteo unicinctus Butastur Butastur rufipennis, Butastur teesa
Buteo jamainensis
Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)
Questo splendido rapace merita inconfutabilmente una descrizione a sé. I motivi sono prevalentemente due: Il primo è la sua triste storia d'animale perseguitato ingiustamente a causa dell’ignoranza. La “barbara” tradizione vuole, che abbattere un “Adorno” (così è chiamato nelle regioni meridionali della Penisola), assicurerebbe la fedeltà coniugale.
E' così, che il povero animale, durante la migrazione sullo stretto di Sicilia, si è trovato da secoli centinaia di bracconieri che lo fucilavano inesorabilmente da capanni fissi, costruiti appositamente per lo scopo.
Per fortuna, negli ultimi anni grazie alle forze dell’Ordine e dei volontari delle varie Associazioni protezionistiche, che hanno messo in atto campagne di sorveglianza e controllo, il Pecchiaiolo ha aumentato sensibilmente la sua consistenza numerica, ed i dati confortanti fanno ben sperare in ulteriori aumenti nei prossimi anni.
La seconda caratteristica del falco pecchiaiolo, è la totale diversità dai suoi cugini carnivori.
Esso è infatti, un “divoratore d’insetti”, come si evince dal suo nome Latino di “apivorus”. Api, vespe e bombi costituiscono difatti la sua dieta base, ma in casi abbastanza rari esso può cibarsi di rane e rettili come lucertole, ramarri e gechi. Non è raro vederlo razzolare in terra alla ricerca delle sue prede preferite, oppure tra gli alberi cavi, ove insidia le api selvatiche.
L’accoppiamento inizia tra maggio e giugno; la femmina depone due o tre uova che cova per circa un mese. Trascorso questo periodo, i pullus sono nutriti da entrambi i genitori e s’involano a circa 40/45 giorni.
Essi a quest’età sono già in grado di compiere la loro prima migrazione verso le coste d’Africa. Corpo snello e aggraziato, testa sottile e una coda lunga gli permettono di muoversi agevolmente anche tra fitti alberi alla ricerca di alveari e nidi di vespe. Molto ben protetto dalle punture delle sue vittime da piume cornee sulla fronte, quest'animale, può tranquillamente infilare la testa in un favo e uscirne indenne.
Maschio: Femmina:
Lungh.: 50 cm Lungh.: 55/60 cm
Peso: 600 g Peso: 1000 g
Ap. alare: 110 cm Ap. alare: 120cm
Becco: 20 mm Becco: 22/23 mm
Descrizione:
Spesso il falco pecchiaiolo, è confuso con la Poiana. In effetti le dimensioni sono pressoché identiche eccezion fatta per il capo che si presenta come detto meno massiccio e per la colorazione del medesimo grigio/ bluastra. Inoltre le ali sono meno larghe e tozze; anche il collo è esile e chiaro nel piumaggio, anche se esso è molto variabile da soggetto a soggetto (in ciò è simile alla Poiana), si distingue in ogni modo per le evidenti macchie dei carpi e per la barratura caudale molto scura.
Questo bellissimo rapace, è un gran migratore che sverna in Africa tropicale dalla quale giunge nel nostro Paese in aprile/maggio con ripasso a settembre/ottobre. Poiché esso sceglie luoghi favorevoli di stazionamento, non è raro osservare luoghi a concentrazione elevata di individui. Boschi cedui, boschi misti, faggete e boschi di conifere, intercalate da radure e zone aperte sono i suoi luoghi d’elezione; purché abbia ampia disponibilità di imenotteri.
Nidifica sugli alberi d’alto fusto nei boschi fitti e utilizza nidi abbandonati
Biancone (Circaëtus gallicus)
“Cum vere rubenti, candida venit avis longis invisa colubris“ (Virgilio). (Quando sboccia la primavera arriva l’uccello bianco odiato dai lunghi serpenti)
In tal modo, Virgilio descrive nelle Georgiche, questo rapace. Il suo ritorno dalla migrazione primaverile a dare la caccia ai serpenti di cui esso si nutre.
Chiamato popolarmente “aquila dei serpenti”, esso può raggiungere i due chili di peso e quasi i due metri d' apertura alare.
Il Biancone, trascorre l’inverno nelle aride lande a sud del Sahara e ritorna da noi attraverso il Mediterraneo e la Sicilia raggiungendo i territori di nidificazione che sono costituiti da tutte le aree calde della Penisola (Maremma, Liguria occidentale, Marche, Calabria e Sicilia).
Il biancone in caccia, scruta con i grandi occhi ogni centimetro quadrato del terreno, e una volta avvistato un rettile scende giù, lentamente, poi, a pochi metri dal suolo, piomba sulla preda. Non appena afferrato dai poderosi artigli, il malcapitato serpente cerca di mordere il rapace, ma questi si ripara con le ali e becca ripetutamente il capo della vittima uccidendola. A quel punto il Biancone trangugia il serpente intero, lasciando la coda che penzola fuori del becco e con lo stomaco pieno si libra in volo per raggiungere il suo rifugio. Se ha la nidiata che attende la preda, i pulcini tirano con forza la coda del rettile sfilandolo dallo stomaco del genitore e lo trangugiano con gusto.
Questo rapace esercita una funzione di controllo importantissima sulla popolazione dei serpenti; una famigliola di Bianconi ne può distruggere a centinaia in pochi mesi.
Nella sua dieta sono presenti colubridi vari; Biacchi, Cervoni e persino rettili velenosi come le vipere.
Maschio: Femmina:
Lungh.: 64 cm Lungh.: 74
Peso: 1500 g Peso: 2200 g
Ap. alare: 180 cm Ap. alare: 190cm
Becco: 35 mm Becco: 40 mm
Coda: 28 cm Coda: 31 cm
Descrizione:
Il Biancone è lungo 65-70 cm, con apertura alare di 185-195 cm, e non ha uno spiccato dimorfismo sessuale.
Ha come molti suoi consimili piumaggio variabile da individuo a individuo, ma non è come molti di loro legato al sesso o all'età.
Le parti superiori vanno dal marrone chiaro al marrone scuro, o al nero ardesia; mentre le parti inferiori sono biancastre con barrature evidenti, sia sul dorso che sulle ali. Il capo è grande, le ali sono ampie e lunghe.
La riproduzione ha inizio verso aprile con caratteristici voli a coppia.
I Bianconi costruiscono il nido sulla chioma degli alberi (conifere o latifoglie). La femmina depone un unico grande uovo che è covato per circa 45 giorni. Il piccolo lascia il nido dopo circa 80 giorni dalla schiusa.
Al genere Circaëtus appartengono anche:
Circaetus beaudouini,
Circaetus pectoralis
Circaetus cinereus.
Circaetus pectoralis
Aquila del Bonelli (Hieraëtus fasciatus)
Questo raro e maestoso rapace, prende il suo nome dal Naturalista Italiano dell’ottocento.
L’aquila del Bonelli, è un grosso rapace con un’apertura alare di quasi due metri; anche in questa specie la femmina è più grossa del maschio. Le sue prede principali sono piccoli mammiferi e uccelli. Si conosce ben poco delle abitudini di questo rapace, ma parrebbe che, a causa delle migrazioni effettuate in Europa, la vedono presente in Spagna e Francia (zone meridionali); inoltre si ha documentazione della sua presenza nella Sicilia e nella Sardegna oltre che ovviamente in Asia occidentale.
L’aquila del Bonelli è agile e potente, dalla sagoma slanciata ha ali arrotondate e brevi. La coda è lunga, e insieme alle ali, gli permettono uno scatto potente e immediato. Il piumaggio è tra il bruno e il grigio crema chiaro e nei giovani, è quasi simile a quello della Poiana con la quale spesso si confonde per via della livrea.
Come quasi tutti i rapaci, la parte superiore è nettamente diversa (più scura) di quella inferiore. Predatrice silenziosa, emette stride rauche durante la stagione degli amori o se spaventata. La sua infallibile tecnica di caccia e la sua rapidità, ne fanno un predatore molto temuto da tutti gli uccelli.
L’aquila del Bonelli caccia generalmente “alla posta”, ma non è raro vederla eseguire larghi giri perlustrando dall’alto i terreni e i pendii (a volte con il/la compagna); le sue zone congeniali sono le zone umide, le pareti scoscese e montagne non molto alte anche in prossimità del mare. La sua dieta come detto, è costituita da Lepri, conigli, columbiformi, Pernici e anche Corvidi; non disdegna in ogni caso, lucertole e serpenti.
La riproduzione avviene generalmente in Marzo, dove la femmina depone due uova picchiettate di bruno. In questa specie ambedue i genitori si occupano della cova, che dura 40-45 giorni. Alla fine di questo periodo, nascono i piccoli ricoperti da soffice piumino biancastro. In questa specie, non è raro il caso del primo piccolo che uccide il secondo per motivi d’opportunità. Se invece il cibo è abbondante, ciò non accade. Il piccolo/i saranno indipendenti dopo circa 60 giorni.
Habitat
in Italia: Presente stabilmente un tempo nelle Isole maggiori e in Calabria, negli anni ’70 ebbe un forte declino a causa della diminuzione delle prede abituali tra cui il coniglio selvatico e la lepre. Attualmente è stimata una popolazione di aquile così suddivise: Sicilia: 12 coppie, Calabria: 2 coppie, Sardegna: 4 coppie.
Falco della Regina (Falco eleonorae)
Questo rapace deve il suo nome ad una nobile Sarda, Eleonora d’Arborea, la quale in una legge da ella stessa promulgata, vietò severamente la cattura dei falchi e dei loro nidiacei dalla regione.
Alimentazione:
Il Falco eleonorae ha come il pecchiaiolo, un’alimentazione prevalentemente insettivora; imenotteri, coleotteri ed ortotteri costituiscono la sua dieta base. Essa non disdegna comunque qualche grossa lucertola che cattura sulle aree costiere delle isole ove vive. Ciò nondimeno, queste sue abitudini alimentari variano totalmente durante l’imbecco dei piccoli, cacciando esclusivamente uccelli come gallinelle d’acqua, piccole anatre, ed alcuni passeriformi migratori nel ripasso autunnale. Si nutrono anche di pipistrelli che catturano al crepuscolo con tecniche veramente spettacolari. Sono attivi anche di notte, e non è raro vedere delle colonie intere in azione, dar la caccia ai migratori stremati sfruttando le correnti ed i venti.
Specie endemica.
Il Falco della regina, ama nidificare nelle isole del Mediterraneo, In Spagna ed in Marocco oltre che in Grecia dove sono state rilevate consistenze significative.
Nella Penisola esistono circa 450/500 coppie (dati 1998/2000) distribuite prevalentemente nelle isole maggiori; la più famosa ed accessibile resta quella dell’Isola di San Pietro in Sardegna.
Questi rapaci vivono in colonie essendo animali molto sociali, e a fine estate, inizia il periodo riproduttivo ed i siti di nidificazione sono utilizzati per gli anni a venire.
L’allevamento dei piccoli continua fino a settembre inoltrato (periodo di ripasso dei migratori), e quando questi saranno autonomi (ottobre/novembre) tutta la colonia migrerà attraverso il mediterraneo verso l’Africa e il Madagascar per svernare.
Caratteristiche:
Falconide dall’aspetto snello, per certi versi ricorda il falco pellegrino, ma è molto più scuro. Il colore del dorso può variare dal grigio metallico al nero al marrone scuro.
Come nel pellegrino sono evidenti i mustacchi scuri; ha coda molto lunga. Il piumaggio del petto è chiaro e picchiettato di macchie brune
Fine prima parte.....
Oimé tu cali, discend’ basso, onde si mosse snello per cento ruote e da lungi si pone del suo maestro disdegnoso e fello"..
(Dante Alighieri - Inferno, XVII, 127-132)
Con queste parole Dante nella sua opera, decanta per similitudine, la magnificenza (lo farà più volte) dell’arte della Falconeria che nei secoli colpì l’uomo e la sua fantasia.
1
Questi magnifici uccelli, sin dal Medioevo, furono utilizzati per la caccia; in Egitto, nella Cina e perfino in Europa.
Molti furono i personaggi famosi che ad essa si dedicarono, e di tutte le estrazioni sociali. Papi, cardinali, imperatori e nobili, furono abili falconieri; furono promulgate leggi ed editti che regolavano la caccia col falco. Fu grazie a Federico II di Svevia che la caccia con i rapaci divenne materia di studio più approfondito e scientifico.
Grazie a lui ed al suo trattato "De arte venandi cum avibus" (che ancora oggi, rapportato a qui tempi, costituisce una vera e propria guida ornitologica sui rapaci), la conoscenza di questi fieri e maestosi uccelli divenne una realtà.
Di fatto nel suo trattato, il gran sovrano ( “stupor Mundi”), solo dopo aver attentamente descritto le abitudini e le capacità dei rapaci, espone le tecniche di addestramento.
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Riflessioni: In un contesto Ornitologico variegato come quello di cui ci occupiamo, sia come allevatori, addetti ai lavori o semplici appassionati, non si può e non si deve ignorare l’importanza che alcuni animali occupano nella catena alimentare naturale.
Difatti, in un mondo sempre più all’apparenza “insensibile” alle questioni afferenti le politiche naturalistiche ed ornitologiche, occorre ribadire con forza determinati concetti che ad un primo superficiale esame, possono apparire sicuramente avulsi dal concetto di “allevatore” o di “allevamento”, ma in un’ottica a più ampio respiro, è palese la stretta e marcata correlazione tra le diverse realtà.
La conoscenza di tutto ciò che è Natura nei suoi cicli, può dare sicuramente una maggiore completezza ed arricchimento in termini successivi di traduzione pratica; in parole povere quel “tocco in più” che innesca l’interesse e la conoscenza non finalizzata al solo allevamento.
Alla luce di ciò, ed entrando nel merito, possiamo tranquillamente affermare che i Rapaci (come tutti i predatori), all’apice della catena alimentare aviaria dei “liberi in Natura”; sono l’anello di congiunzione, anche se purtroppo com’è noto, le campagne di sterminio si susseguono da secoli.
La gravità della situazione, risiede nel fatto che mentre nei tempi passati a causa di altri fattori quali l’ignoranza, le credenze popolari e non ultima la maggiore abbondanza di tali animali poteva esser ricondotta all’idea comune della loro nocività, ad esempio per l’impatto sulla fauna pregiata d’interesse venatorio (luogo comune ancor oggi diffuso), è altrettanto vero che nei tempi odierni è impensabile un tale atteggiamento.
Tanto più, se si considera che questi animali cacciano (per sopravvivere) solo gli animali più deboli o malati e che comunque le popolazioni svernanti e nidificanti al pari di quelle stanziali, sono ormai purtroppo così ridotte da non creare assolutamente un pericolo.
Paradossalmente, la diminuzione dei rapaci ha portato all’aumento di quelle specie più adattabili alla vicinanza dell’uomo come i piccoli Corvidi (cornacchie, taccole e gazze) o i roditori (nel caso delle specie notturne come gli Strigidi).
Ci si rende conto dunque, che solamente il monitoraggio costante d' ogni singola specie, (anche se invero per cause di organizzazione esso è limitato a popolazioni locali), è di estrema importanza allo scopo ultimo di individuare tutti quei fattori limitanti o minacce e possibili interventi di sostegno e tutela.
Ne consegue che, tutte le conoscenze acquisite da chi si occupa di questi uccelli, (e non solo delle Associazioni deputate a questo scopo ma anche dagli appassionati e dai simpatizzanti), possono però essere soprattutto, un prezioso contributo alle Amministrazioni preposte alla gestione territoriale dei problemi legati alla loro tutela.
3
Accipitriformi e Falconiformi (rapaci diurni).
La classe degli uccelli (Aves), sembrerebbe originata da quella dei rettili.
Possiamo, infatti notare sulle zampe le squame corne tipiche dei rettili e le penne, altro non sono che squame cheratinose modificatesi nel corso delle ere, per esigenze di adattamento al volo.
E’ così che si evidenziò la distinzione nei due gruppi sistemici oggi riconosciuti. Da alcuni reperti fossili ritrovati datati circa sessanta milioni d'anni fa, la caratteristica strutturale degli attuali Falconiformi non è in effetti di molto diversa da quelli arcaici.
Con il termine generico di “rapace diurno”, si intende la famiglia dei Falconiformi che comprende Albanelle, Nibbi, Falchi, Aquile, Poiane ed avvoltoi.
Alla grande famiglia dei falconiformi, appartengono cinque ordini:
Falconidi:
Rapaci di dimensioni medie e piccole dalle forme snelle e lunghe ali appuntite, che uccidono la preda dilaniandola con gli artigli ed il forte becco; le femmine sono generalmente più grosse dei maschi.
Accipitridi:
Uccelli di dimensioni medio/grandi dalle ali larghe e tozze; generalmente manca il dimorfismo sessuale visibile (salvo pochi casi), ad eccezione delle maggiori dimensioni della femmina.
Pandionidi:
Unica specie il falco pescatore; presenta colorazione bianca inferiormente e scura nella parte superiore; cresta e zampe con scaglie cornee atte a trattenere i pesci di cui si nutre.
Cathartidi:
Appartengono a questa specie diversi Vulturidi (Avvoltoi), come il Cathartes aura, Cathartes burrovianus e il Cathartes melambrotus. La tipicità degli avvoltoi è quella ( come in quasi tutti questi rapaci) è quella di avere in capo nudo, per consentire all’animale di entrare nella cavità toracica delle carogne di cui si nutre. Molto goffi a terra, donano in volo un esempio di maestosità e solennità incommensurabili.
Sagittaridi:
I Serpentari o “Segretari” sono così chiamati, per le lunghe penne sul capo che ricordano appunto degli scrivani d’altri tempi. Si nutrono prevalentemente di rettili che catturano con le - 4 - lunghe zampe munite di grosse scaglie cornee che li proteggono dai morsi. Sono uccelli molto eleganti e di consistenti dimensioni.
Caratteristiche dei Rapaci.
Testa affusolata ed aerodinamica, becco ricurvo con mascella sporgente, massiccio e dai bordi taglienti, vista acutissima (campo visivo a 250°), apparato oculare ben saldato nelle orbite, membrana di protezione indipendente (nittitante), utilizzata durante il volo o l’attacco alla preda, zampe forti e robuste dotate di artigli affilati e possenti, atti ad uccidere e trattenere la preda. In una parola delle vere e proprie “macchine di morte”.
La definizione può apparire forte, ma se facciamo un raffronto con altre specie carnivore non appartenenti all’Ordine dei Falconiformi come ad esempio un Lanide, il Lanius excubitor, che pur essendo molto piccola di dimensioni (attorno ai 18-20 cm.), si ciba anche di Passeriformi più grossi di lei con notevoli difficoltà d' abbattimento della preda che insegue e tramortisce a beccate con evidente sofferenza della vittima medesima, vedremo che in definitiva, nel caso dei Rapaci, la morte avviene quasi immediatamente; spesso anche in volo.
E’ il caso ad esempio del falco pellegrino (Falco peregrinus). Tipico uccello di “stoccata”, com'è definita la sua tecnica di caccia dagli appassionati di falconeria, il pellegrino una volta avvistata la preda, si lancia in caduta libera ad ali semichiuse raggiungendo punte di oltre duecento chilometri orari, mentre emette il caratteristico verso stridente. Raggiunta la preda, la artiglia con forza (usando l’artiglio posteriore) e la uccide in seguito ripiombandole addosso col proprio peso .
Vediamo nello specifico alcuni dei più rappresentativi:
Falco pellegrino (Falco peregrinus)
Rapace dalle ali lunghe ed affusolate, il pellegrino è un acrobata dell’aria. Dotato di colorazione bruno/bluastra sul dorso più scura sulle ali, ha occhi molto grandi e rotondi con - 5 - anello perioftalmico giallo così come la cera nasale; la testa appare arrotondata e quasi nera, con sottogola biancastro.
Caratteristici i neri “mustacchi” che partendo dalla parte inferiore dell’occhio, arrivano fin sotto le guance.
Come in molti rapaci la femmina è di dimensioni maggiori rispetto al maschio.
Maschio: Femmina:
Lungh.: 40 cm Lungh.: 50 cm
Peso: 550 g Peso: 1000 g
Ap. alare: 70 cm Ap. alare: 50cm
Becco: 22 mm Becco: 24 mm
Coda: 13/15 cm Coda: 16/18 cm
Il suo habitat, è preferibilmente costituito da pareti o dirupi a strapiombo, ma a volte nidifica anche sugli alberi.
Di recente, ha eletto a proprio domicilio anche le grandi metropoli del Nord, e non è raro, vederlo volteggiare fra le guglie del Duomo di Milano ove si nutre di nidiacei di piccione.
La stagione degli amori coincide con la Primavera, e dopo un elaborato rituale di corteggiamento in cui spesso porge doni alla femmina composti da piccole prede o pezzi di carne, si accoppia. La prole è allevata tra maggio e giugno da entrambi i genitori .
Il falco pellegrino, si nutre prevalentemente di uccelli (pispola, ghiandaia, colombaccio, piccioni selvatici) all’occorrenza non disdegna piccoli mammiferi terrestri come topi, arvicole, pipistrelli, insetti, roditori, rettili. L’involo dei giovani esemplari, avviene a 35/42 giorni. In questo periodo, devono imparare dai genitori le tecniche di caccia tipiche della specie; essi saranno indipendenti dopo circa 10/12 settimane e si riprodurranno dopo 2/3 anni. L' allontanamento dal nido dei piccoli avviene in maniera repentina da parte dei genitori che li scacciano letteralmente dal proprio territorio perché al momento della muta dalla forma juvenilis, i giovani esemplari non sono più riconosciuti dai genitori, e sono scacciati dal nido senza pietà. Potrebbe apparire come una crudeltà della Natura, ma è un gesto molto importante per la sopravvivenza della specie, in quanto i rapaci dovrebbero dividere il territorio e le prede in esso presenti spesso non molto numerose; tutto ciò andrebbe a discapito dei nuovi nati e conseguentemente sulla consistenza demografica dei soggetti residenti.
Distribuzione:
Specie cosmopolita. In Europa, dal Mediterraneo alla Lapponia. In Italia manca nelle pianure. Migratrici le popolazioni nordiche ed orientali, sverna nell'area atlantica - mediterranea ed in centro- Europa.
La migrazione autunnale avviene in settembre-ottobre; quella primaverile, in marzo aprile.
Popolazione:
Paleartico occidentale; in decremento, causa avvelenamento e bracconaggio. Attualmente in recupero, dopo la riduzione od il divieto dell'uso dei pesticidi e dove viene effettivamente protetto. In Italia è stimata una popolazione nidificante di circa 450 coppie.
Habitat:
Ambienti aperti con emergenze rocciose; falesie. Fino ai 1500 m. nel centro - Europa; oltre i 300 m. nel Caucaso
Poiana (Buteo buteo)
Questo accipitride, è un rapace molto grosso, con dimensioni che nella femmina possono raggiungere i 70/80 cm. di lunghezza e un’ampia apertura alare (130/140 cm).
Animale maestoso e dal volo solenne, in cui i due sessi sono pressoché simili con le femmine leggermente più grandi del maschio, come già detto, caratteristica comune in molti rapaci. La colorazione è molto varia, la parte superiore è marrone a volte molto scura, le parti inferiori sono colore crema chiaro o nocciola con screziature e striature marroni molto marcate, le zampe sono di color giallo e in alcune specie come la Poiana calzata, le penne ricoprono i tarsi.
Rapace molto versatile e rustico, effettua delle parate nuziali a volte spettacolari ove si susseguono velocissime picchiate e ampie ascese in volo planato sfruttando le correnti ascensionali grazie alle ali corte e robuste.
L’accoppiamento e la relativa costruzione del nido avvengono generalmente in marzo/aprile e le uova fecondate, sono covate dalla femmina fino a giugno.
A Volte una seconda covata, può essere effettuata entro agosto. Come quasi tutti i rapaci la Poiana si ciba di orittolaghi (coniglio selvatico e lepre), grandi uccelli e roditori.
Tuttavia, qualora le condizioni di necessità lo richiedano, non disdegna anfibi e rettili.
Maschio: Femmina:
Lungh.: 50 cm Lungh.: 55/60 cm
Peso: 600 g Peso: 1300 g
Ap. alare: 130 cm Ap. alare: 140cm
Becco: 20 mm Becco: 23 mm
Coda: 18 cm Coda: 20/22 cm
Habitat:
L'area di distribuzione comprende l'Europa, parte dell'Asia e l'Africa settentrionale. In Italia è comune e stazionaria.
Caccia:
La caccia avviene prevalentemente all’agguato. La poiana dall’alto del suo posatoio (un albero, un palo o un traliccio) scruta il territorio silenziosamente e perfettamente immobile. Non appena scorta la sua preda, con un potente battito d’ali la raggiunge ed uccide. Altre volte, soprattutto in zone alpine dove c’è vento, riesce a librarsi immobile controvento, dando atto a quello che è definito come lo “spirito santo”, un volo “a fermo”, comune anche ad altri rapaci.
Alla sottofamiglia delle Buteoninae, appartengono una ventina di specie e precisamente:
Buteo magnirostris,
Buteo lineatus,
Buteo ridgaway,
Buteo platypterus,
Buteo brachyurus,
Buteo swainsonii,
Buteo albicaudatus,
Buteo galapagoensis,
Buteo polyosoma,
Buteo poecilochorus,
Buteo albonotatus,
Buteo solitarius,
Buteo jamaicensis,
Buteo rufinus,
Buteo regalis,
Buteo lagopus,
Buteo augur,
Buteo rufofuscus
Ed inoltre le sottofamiglie
Buteogallus, Busarellus, Leucopternis, Kaupifalco, Parabuteo e Butastur. Buteogallus Buteogallus anthracinus, Buteogallus subtilis, Buteogallus urubitinga, Buteogallus aequinoctialis, Buteogallus meridionalis, Busarellus Busarellus nigricollis Leucopternis Leucopternis plumbea, Leucopternis schistacea, Leucopternis princeps, Leucopternis melanops, Leucopternis semiplumbea, Leucopternis albicollis, Leucopternis occidentalis. Kaupifalco Kaupifalco monogrammicus Parabuteo Parabuteo unicinctus Butastur Butastur rufipennis, Butastur teesa
Buteo jamainensis
Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)
Questo splendido rapace merita inconfutabilmente una descrizione a sé. I motivi sono prevalentemente due: Il primo è la sua triste storia d'animale perseguitato ingiustamente a causa dell’ignoranza. La “barbara” tradizione vuole, che abbattere un “Adorno” (così è chiamato nelle regioni meridionali della Penisola), assicurerebbe la fedeltà coniugale.
E' così, che il povero animale, durante la migrazione sullo stretto di Sicilia, si è trovato da secoli centinaia di bracconieri che lo fucilavano inesorabilmente da capanni fissi, costruiti appositamente per lo scopo.
Per fortuna, negli ultimi anni grazie alle forze dell’Ordine e dei volontari delle varie Associazioni protezionistiche, che hanno messo in atto campagne di sorveglianza e controllo, il Pecchiaiolo ha aumentato sensibilmente la sua consistenza numerica, ed i dati confortanti fanno ben sperare in ulteriori aumenti nei prossimi anni.
La seconda caratteristica del falco pecchiaiolo, è la totale diversità dai suoi cugini carnivori.
Esso è infatti, un “divoratore d’insetti”, come si evince dal suo nome Latino di “apivorus”. Api, vespe e bombi costituiscono difatti la sua dieta base, ma in casi abbastanza rari esso può cibarsi di rane e rettili come lucertole, ramarri e gechi. Non è raro vederlo razzolare in terra alla ricerca delle sue prede preferite, oppure tra gli alberi cavi, ove insidia le api selvatiche.
L’accoppiamento inizia tra maggio e giugno; la femmina depone due o tre uova che cova per circa un mese. Trascorso questo periodo, i pullus sono nutriti da entrambi i genitori e s’involano a circa 40/45 giorni.
Essi a quest’età sono già in grado di compiere la loro prima migrazione verso le coste d’Africa. Corpo snello e aggraziato, testa sottile e una coda lunga gli permettono di muoversi agevolmente anche tra fitti alberi alla ricerca di alveari e nidi di vespe. Molto ben protetto dalle punture delle sue vittime da piume cornee sulla fronte, quest'animale, può tranquillamente infilare la testa in un favo e uscirne indenne.
Maschio: Femmina:
Lungh.: 50 cm Lungh.: 55/60 cm
Peso: 600 g Peso: 1000 g
Ap. alare: 110 cm Ap. alare: 120cm
Becco: 20 mm Becco: 22/23 mm
Descrizione:
Spesso il falco pecchiaiolo, è confuso con la Poiana. In effetti le dimensioni sono pressoché identiche eccezion fatta per il capo che si presenta come detto meno massiccio e per la colorazione del medesimo grigio/ bluastra. Inoltre le ali sono meno larghe e tozze; anche il collo è esile e chiaro nel piumaggio, anche se esso è molto variabile da soggetto a soggetto (in ciò è simile alla Poiana), si distingue in ogni modo per le evidenti macchie dei carpi e per la barratura caudale molto scura.
Questo bellissimo rapace, è un gran migratore che sverna in Africa tropicale dalla quale giunge nel nostro Paese in aprile/maggio con ripasso a settembre/ottobre. Poiché esso sceglie luoghi favorevoli di stazionamento, non è raro osservare luoghi a concentrazione elevata di individui. Boschi cedui, boschi misti, faggete e boschi di conifere, intercalate da radure e zone aperte sono i suoi luoghi d’elezione; purché abbia ampia disponibilità di imenotteri.
Nidifica sugli alberi d’alto fusto nei boschi fitti e utilizza nidi abbandonati
Biancone (Circaëtus gallicus)
“Cum vere rubenti, candida venit avis longis invisa colubris“ (Virgilio). (Quando sboccia la primavera arriva l’uccello bianco odiato dai lunghi serpenti)
In tal modo, Virgilio descrive nelle Georgiche, questo rapace. Il suo ritorno dalla migrazione primaverile a dare la caccia ai serpenti di cui esso si nutre.
Chiamato popolarmente “aquila dei serpenti”, esso può raggiungere i due chili di peso e quasi i due metri d' apertura alare.
Il Biancone, trascorre l’inverno nelle aride lande a sud del Sahara e ritorna da noi attraverso il Mediterraneo e la Sicilia raggiungendo i territori di nidificazione che sono costituiti da tutte le aree calde della Penisola (Maremma, Liguria occidentale, Marche, Calabria e Sicilia).
Il biancone in caccia, scruta con i grandi occhi ogni centimetro quadrato del terreno, e una volta avvistato un rettile scende giù, lentamente, poi, a pochi metri dal suolo, piomba sulla preda. Non appena afferrato dai poderosi artigli, il malcapitato serpente cerca di mordere il rapace, ma questi si ripara con le ali e becca ripetutamente il capo della vittima uccidendola. A quel punto il Biancone trangugia il serpente intero, lasciando la coda che penzola fuori del becco e con lo stomaco pieno si libra in volo per raggiungere il suo rifugio. Se ha la nidiata che attende la preda, i pulcini tirano con forza la coda del rettile sfilandolo dallo stomaco del genitore e lo trangugiano con gusto.
Questo rapace esercita una funzione di controllo importantissima sulla popolazione dei serpenti; una famigliola di Bianconi ne può distruggere a centinaia in pochi mesi.
Nella sua dieta sono presenti colubridi vari; Biacchi, Cervoni e persino rettili velenosi come le vipere.
Maschio: Femmina:
Lungh.: 64 cm Lungh.: 74
Peso: 1500 g Peso: 2200 g
Ap. alare: 180 cm Ap. alare: 190cm
Becco: 35 mm Becco: 40 mm
Coda: 28 cm Coda: 31 cm
Descrizione:
Il Biancone è lungo 65-70 cm, con apertura alare di 185-195 cm, e non ha uno spiccato dimorfismo sessuale.
Ha come molti suoi consimili piumaggio variabile da individuo a individuo, ma non è come molti di loro legato al sesso o all'età.
Le parti superiori vanno dal marrone chiaro al marrone scuro, o al nero ardesia; mentre le parti inferiori sono biancastre con barrature evidenti, sia sul dorso che sulle ali. Il capo è grande, le ali sono ampie e lunghe.
La riproduzione ha inizio verso aprile con caratteristici voli a coppia.
I Bianconi costruiscono il nido sulla chioma degli alberi (conifere o latifoglie). La femmina depone un unico grande uovo che è covato per circa 45 giorni. Il piccolo lascia il nido dopo circa 80 giorni dalla schiusa.
Al genere Circaëtus appartengono anche:
Circaetus beaudouini,
Circaetus pectoralis
Circaetus cinereus.
Circaetus pectoralis
Aquila del Bonelli (Hieraëtus fasciatus)
Questo raro e maestoso rapace, prende il suo nome dal Naturalista Italiano dell’ottocento.
L’aquila del Bonelli, è un grosso rapace con un’apertura alare di quasi due metri; anche in questa specie la femmina è più grossa del maschio. Le sue prede principali sono piccoli mammiferi e uccelli. Si conosce ben poco delle abitudini di questo rapace, ma parrebbe che, a causa delle migrazioni effettuate in Europa, la vedono presente in Spagna e Francia (zone meridionali); inoltre si ha documentazione della sua presenza nella Sicilia e nella Sardegna oltre che ovviamente in Asia occidentale.
L’aquila del Bonelli è agile e potente, dalla sagoma slanciata ha ali arrotondate e brevi. La coda è lunga, e insieme alle ali, gli permettono uno scatto potente e immediato. Il piumaggio è tra il bruno e il grigio crema chiaro e nei giovani, è quasi simile a quello della Poiana con la quale spesso si confonde per via della livrea.
Come quasi tutti i rapaci, la parte superiore è nettamente diversa (più scura) di quella inferiore. Predatrice silenziosa, emette stride rauche durante la stagione degli amori o se spaventata. La sua infallibile tecnica di caccia e la sua rapidità, ne fanno un predatore molto temuto da tutti gli uccelli.
L’aquila del Bonelli caccia generalmente “alla posta”, ma non è raro vederla eseguire larghi giri perlustrando dall’alto i terreni e i pendii (a volte con il/la compagna); le sue zone congeniali sono le zone umide, le pareti scoscese e montagne non molto alte anche in prossimità del mare. La sua dieta come detto, è costituita da Lepri, conigli, columbiformi, Pernici e anche Corvidi; non disdegna in ogni caso, lucertole e serpenti.
La riproduzione avviene generalmente in Marzo, dove la femmina depone due uova picchiettate di bruno. In questa specie ambedue i genitori si occupano della cova, che dura 40-45 giorni. Alla fine di questo periodo, nascono i piccoli ricoperti da soffice piumino biancastro. In questa specie, non è raro il caso del primo piccolo che uccide il secondo per motivi d’opportunità. Se invece il cibo è abbondante, ciò non accade. Il piccolo/i saranno indipendenti dopo circa 60 giorni.
Habitat
in Italia: Presente stabilmente un tempo nelle Isole maggiori e in Calabria, negli anni ’70 ebbe un forte declino a causa della diminuzione delle prede abituali tra cui il coniglio selvatico e la lepre. Attualmente è stimata una popolazione di aquile così suddivise: Sicilia: 12 coppie, Calabria: 2 coppie, Sardegna: 4 coppie.
Falco della Regina (Falco eleonorae)
Questo rapace deve il suo nome ad una nobile Sarda, Eleonora d’Arborea, la quale in una legge da ella stessa promulgata, vietò severamente la cattura dei falchi e dei loro nidiacei dalla regione.
Alimentazione:
Il Falco eleonorae ha come il pecchiaiolo, un’alimentazione prevalentemente insettivora; imenotteri, coleotteri ed ortotteri costituiscono la sua dieta base. Essa non disdegna comunque qualche grossa lucertola che cattura sulle aree costiere delle isole ove vive. Ciò nondimeno, queste sue abitudini alimentari variano totalmente durante l’imbecco dei piccoli, cacciando esclusivamente uccelli come gallinelle d’acqua, piccole anatre, ed alcuni passeriformi migratori nel ripasso autunnale. Si nutrono anche di pipistrelli che catturano al crepuscolo con tecniche veramente spettacolari. Sono attivi anche di notte, e non è raro vedere delle colonie intere in azione, dar la caccia ai migratori stremati sfruttando le correnti ed i venti.
Specie endemica.
Il Falco della regina, ama nidificare nelle isole del Mediterraneo, In Spagna ed in Marocco oltre che in Grecia dove sono state rilevate consistenze significative.
Nella Penisola esistono circa 450/500 coppie (dati 1998/2000) distribuite prevalentemente nelle isole maggiori; la più famosa ed accessibile resta quella dell’Isola di San Pietro in Sardegna.
Questi rapaci vivono in colonie essendo animali molto sociali, e a fine estate, inizia il periodo riproduttivo ed i siti di nidificazione sono utilizzati per gli anni a venire.
L’allevamento dei piccoli continua fino a settembre inoltrato (periodo di ripasso dei migratori), e quando questi saranno autonomi (ottobre/novembre) tutta la colonia migrerà attraverso il mediterraneo verso l’Africa e il Madagascar per svernare.
Caratteristiche:
Falconide dall’aspetto snello, per certi versi ricorda il falco pellegrino, ma è molto più scuro. Il colore del dorso può variare dal grigio metallico al nero al marrone scuro.
Come nel pellegrino sono evidenti i mustacchi scuri; ha coda molto lunga. Il piumaggio del petto è chiaro e picchiettato di macchie brune
Fine prima parte.....