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marco cotti
04-07-13, 10: 26
CENNI DI GENETICA DELLA VARIETA' LUTINO
NEL PARROCCHETTO TURCHESE
a cura di G.P. Mignone

introduzione.
Lungo 20 cm. circa, il Parrocchetto turchese Neophema pulchella fu descritto per la prima volta dal naturalista inglese dott. George Shaw come Psittacus pulchellus (in « Naturalist' Miscellany », Vol. III).

Nato il 10 dicembre 1751 e morto il 22 luglio 1813, Shaw fu uno straordinario testimone di un periodo di cultura che va dalla metà del Settecento ai primordi dell'Ottocento, quando ancora non si era spenta l'eco della rivoluzione di Linneo e della sua classificazione degli esseri viventi. Se Shaw, accanito linneano, fu per molto tempo una sorta di istituzione ufficiale — fu direttore del British Museum — debbo dire subito che, non senza sorpresa e sebbene si tratti di aspetti marginali, trovo nei vecchi testi d'epoca di Storia Naturale sulla Sua personalità qualche scomposta reazione del mondo scientifico inglese, forse non priva di interesse nell'analisi del concetto di « supremazia » tra le due scuole francese ed inglese che, in quell'epoca, si contendevano la preminenza scientifica in campo europeo e di quegli elementi retrivi della competitività che spesso stanno dietro le quinte della . escalation » delle realizzazioni. La personalità di Shaw fu addirittura delineata come pigra ed indolente. Eppure, scorrendo la lista de! Suoi lavori naturalistici, non v'è conferma di ciò. Sono peraltro dell'avviso che l'atteggiamento verso di Lui, da parte dei naturalisti inglesi di fine XVIII secolo, nasca piuttosto da alcuni nuovi indirizzi tassonomici di Leibniz e altri studiosi, indirizzi che andarono sempre più affermandosi nel periodo 1790-1830, e serva a farci riflettere su un periodo così vicino come reazioni umane eppure per molti aspetti già così lontano nella storia della nostra cultura.
Mi scuso di questa lunga premessa e vengo al Parrocchetto turchese che, sin verso la fine del XIX secolo fu lo Psittacide più diffuso nel circondarlo di Sidney in Australia. Riferisce tuttavia il Kolar che .... improvvisamente questi Uccelli parvero spariti ed a lungo la Specie venne ritenuta estinta. Soltanto dopo il 1945 si avvistarono di nuovo alcuni esemplari. Oggi, grazie all'allevamento cui sono stati sottoposti, sono così numerosi che negli ultimi anni il loro valore commerciale è sensibilmente diminuito ».

La caccia fu la causa principale della sua rarefazione e del conseguente pericolo di estinzione allo stato libero dei Parrocchetti turchesi oggi numerosi in cattività, ma fortemente assottigliati in Natura, con deboli consistenze vicine al limite dell'estinzione e con area di distribuzione notevolmente ridotta nella parte nord-orientale nel Nuovo Galles del Sud (v. illustrazione annessa).
Uccelli timidi, silenziosi e sedentari i Parrocchetti turchesi trascorrono in branchetti molto tempo a terra, razzolando e frugando il terreno alla ricerca di semi e germogli: questa loro tipica indole comportamentale li ha resi molto vulnerabili, una volta individuati dai cacciatori.

Genetica.
II nome scientifico generico Neophema del Parrocchetto turchese deriva dalle due radici greche nees=nuovo e pheme=voce, canto, mentre quello specifico è tratto dal latino pulcher= bello, e più precisamente dal suo diminutivo pulchellus=belloccio, molto bello. Sono, infatti, Uccelli dalla stupefacente cromìa del mantello che riflette tutti i colori dell'alba e dove il blu, ora turchese chiaro, ora blu intenso, dalla maschera alla fronte, lascia spazio al verde del collo, dorso ed ali: nei maschi queste ultime presentano una bellissima marcatura rossa sulle copritrici blu. Le parti inferiori sono gialle, in qualche caso arancio-rosse all'addome; la coda è lunga, a penne centrali verdi, mentre le rimanenti penne ripetono il giallo vivo dell'addome. Ecco, appunto del giallo, limitato nel Tipo selvatico alla cromìa inferiore del mantello, vorrei parlarvi, poiché con l'allevamento in cattività, oltre a proteggere la Specie, si è anche ottenuta la Varietà Lutina in cui il giallo si estende su tutto il mantello.
In questa Varietà, dunque, al colore verde-oliva del collo, dorso ed ali, presente nel Tipo Selvatico del Parrocchetto turchese, si sostituisce il giallo, talora con bellissime tonalità calde e cariche, tal altra in tonalità meno brillanti. II colore blu che, come il verde, è di origine melanica (per diffusione) è pure presente ne! Lu-tini, sebbene con delicati toni madreperlacei determinati dalla stessa riduzione melanica che li contraddistingue e certamente in un quadro cromatico d'assieme non slavato, anche se assai chiaro. I maschi Lutini mostrano, al pari del Tipo selvatico, le stesse belle striature rosse alari d'uguale intensità e brillanza. I Lutini, insomma, sono individui eleganti, di un bel giallo caldo e di un delicato turchese madreperlaceo.
Non starò a tediarvi con la lunga e complessa filogenesi e con la storia della selezione artificiale con cui si è riusciti a pervenire ed a stabilizzare geneticamente questa Varietà tanto bella ed anche tanto recente (Australia: 1973 - Europa: 1975). Si sono affrontati ardui e complessi problemi sia genetici sia di fertilità e robustezza dei ceppi. Vediamo ora per primi, rapidamente, i problemi genetici.



La Varietà Lutino del Parrocchetto turchese è dovuta ad una mutazione fattoriale, o cambiamento cromatico delle piume, trasmissibile nel patrimonio ereditario genetico, di tipo recessivo puro, vale a dire di un carattere genetico che può anche presentarsi, in certi individui, sotto ;orma latente o nascosta e che perciò essi si dicono portatori di tale carattere. Tanto la progenie maschile quanto quella femminile, pertanto, può esserne portatrice, secondo le leggi della genetica. Il metodo corretto per ottenere
dei portatori di Lutino è dato dall'accoppiamento:
Lutino x Selvatico (o vic.)
che porge il 100% di juv. d'ambo i sessi che sono portatori di Lutino.
Anche un altro accoppiamento e più precisamente:
Lutino x Portatore di Lutino (o vic.)
dà progenie Lutina d'ambedue i sessi ed anche dei portatori di Lutino nella misura del 500/0+ 50°%0.
Meno ottimali i seguenti due accoppiamen-
ti:
Portatore x Portatore
ove si ha un 25% teorico di giovani Lutini, un 25% del Tipo selvatico ed il rimanente 50% di portatori del fattore.
Così l'accoppiamento:
Portatore x Selvatico
ove tutti gli juv. sono del Tipo Selvatico, ma metà di essi è portatrice del fattore Lutino. In questo caso sono implicite, evidentemente, ulteriori prove d'accoppiamento di questi juv. per accertare in quali dei due gruppi sono geneticamente da classificare.
In definitiva, è preferibile e più razionale impiegare accoppiamenti del tipo:
Portatori x Lutino (o vic.)
che porgono un 50% di Lutini ed un 50% di portatori d'ambedue i sessi e, soltanto in via d'esperimento, accoppiamenti tra Lutini.
Tralascio le formule genetiche e passo alla biologia.
Biologia.
Scorriamo, in sintesi, i principali dati biologici della Specie di Shaw. Essa nidifica nelle foreste rade, deponendo da 4 a 5 uova (di forma ellittica, 21 x 17 mm.) per nido da agosto a dicembre (primavera-inizio estate australe); il nido viene costruito sugli alberi, nei ceppi morti ed anche in siepi in basso; l'incubazione delle uova spetta alla sola femmina e dura ca. 20 giorni; l'involo degli juv. avviene a ca. 4 settimane dalla schiusa.
Le caratteristiche principali del biotopo della sp. (vedasi illustrazione annessa dell'areale australiano) sono le seguenti:
a) Isoterme di luglio (inverno australe): da +5 °C. a +15 °C., con venti da nord-est;
b) Isoterme di gennaio (estate australe) da +15°C. a +20°C., con venti caldi da ovest;
c) Distribuzione delle precipitazioni: da 500 mm. a 1.000 mm.;
d) Formazioni vegetali: colture, foreste subtropicali;
e) Idrografia: zona esoreica.
In definitiva trattasi, dunque, di biotopo umido a clima temperato di tipo oceanico, con inverni piuttosto miti ed estati tendenzialmente fresche. La sp. ha quindi una spinta radiazione di adattamento agli ambienti ricchi d'acqua, e quindi relativamente umidi, radiazione di cui va tenuto conto sia per gli ad. sia per i nidiacei. Zaino in una sua Nota (e II Parrocchetto turchese » M.d.U. 14, 2: pag. 19, 1984) consiglia l'uso di un nido con doppio fondo ove è inserita una mattonella di torba collegata ad una vaschetta piena d'acqua mediante dei fili di canapa, i quali adempiono alla funzione di mantenere continuamente e per capillarità umida la mattonella.
I Parrocchetti turchesi sopportano nttimamente, se gradualmente acclimatati in ambiente ricco d'acqua, anche i rigori dell'inverno boreale in voliere esterne e sono attivi e si mantengono in buone condizioni generali anche in caso di neve e di pioggia. Oltretutto, ho notato che non usano nemmeno rifugiarsi nei ripari coperti delle voliere durante la notte. Per questo motivo, all'epoca dei nidi e soprattutto al sopravvenire della notte, è necessario controllare che le femmine abbiano occupato i nidi e scaldino i piccoli, ché altrimenti questi ultimi soccomberebbero nelle notti boreali piuttosto fredde (la riproduzione nei nostri climi viene attuata in primavera ed in autunno). E' tuttavia sempre meglio disporre di un maschio e due femmine da ricoverare in volierette di ca. 2 m. e con un min. di 3/5 nidi.
Per quanto riguarda la loro dieta, questi Parrocchetti accettano la comune miscela di semi per Pappagalli, ma propendono in particolare per i semi di girasole della Varietà nera e piccola, le spighe di panico, miglio, scagliola, niger, semi appena germogliati e le verdure. Appetiscono poco la frutta. I semi ad alto contenuto calorico od oleoso (es.: girasole, canapa ed avena) vanno parsimoniosamente immessi nella loro dieta, perché esaltano l'aggressività, già di per sé piuttosto accesa, dei maschi che non esitano ad uccidere i loro juv., anche appena nati, e dai quali quindi bisogna il più rapidamente possibile separarli con divisorio. Particolarmente poi dopo l'involo degli juv. stessi.
Gradiscono moltissimo il bagno e, talvolta, ma non sempre, il pastoncino all'uovo fortificante, specie nel periodo d'allevamento dei loro piccoli che vanno anellati con anello di tipo C del diametro di 3,5 mm.
I fondi delle voliere vanno costantemente tenuti in condizioni igieniche molto controllate, a titolo di profilassi, poiché questa sp. per ragioni comportamentali, come si è anche detto in premessa, razzola e ricerca tra la terra semi e germogli e tutti noi ben conosciamo l'alto grado di rischio patogeno che ciò comporta in ambienti ristretti se non vengono minuziosamente e costantemente messe in atto razionali misure d'igiene e profilattiche.
Giuseppe Paolo Mignone

Fabio Musumeci
05-07-13, 17: 59
Articolo interessante, peccato però che quella di cui parla non è la mutazione ino, ne tanto meno il suo fenotipo lutino.
Se così fosse i soggetti sarebbero privi di qualsiasi pigmento derivato dalle melanine, blu compreso, ed avrebbero gli occhi rossi.
Quella che nell'articolo viene erroneamente definita "lutino" è in effetti la mutazione "giallo", o "diluito", così come è evidente anche nelle foto dei soggetti ritratti.

Vincenzo Forlino
10-07-13, 07: 46
quoto sono dei diluiti che provengono dalla selezione dei petto rosso.. anche se quelli in foto sono più una via di mezzo fra i due...