marco cotti
10-10-07, 22: 20
L'ASTRILDE DI DYBOWSKI
(Euschistospiza dybowskii, Oustelet, 1892)
SCHEDA INFORMATIVA ED ESPERIENZE PERSONALI
di A. Capecchi e G.P. Mignone
L'Astrilde di Dybowski con la Euschistospiza cinereovinacea (Sousa)
rappresentano le uniche due specie del genere. Volatile piccolo e grazioso (I.t.
12 cm), per forma ed aspetto richiama subito alla mente il più noto Amaranto
fiammante Hypargos niveoguttatus (Peters). Presenta scarso dimorfismo
sessuale. Il maschio ha testa, cervice, petto, ali e coda, di media lunghezza e
larga, color grigio antracite; mantellina, groppone e sopracoda di un bel rosso
brillante; parte inferiore del corpo: nera, abbellita sui fianchi da tante
piccole macchie bianche uniformi; anello perioculare: rosa; becco: nero. La
femmina si distingue dal maschio per la mancanza del nero e per la minore
brillantezza degli altri colori.
Di questa specie non vi è traccia nei libri di ornicoltura italiani o tradotti
nella nostra lingua, eccetto una recente sintetica scheda realizzata dai
signori G. Agostini e T. Forgani per il Club dell'Esotico, dalla quale si
ricava che questi Uccelli sono aggressivi, in particolare con i maschi
conspecifici; iniziano la riproduzione nei mesi di gennaio-febbraio in
gabbie singole senza particolari difficoltà, se mantenuti in ambienti luminosi
con temperature alte e costanti. L'incubazione è indispensabile venga
effettuata dai Passeri del Giappone, trattandosi di specie forastica che
abbandona con estrema facilità il nido. Anche ricorrendo alle balie
l'allevamento dei nidiacei risulta difficile per le particolari esigenze nutrizionali
dei pulli che richiedono un'alimentazione insettivora.
Notizie più dettagliate sulla biologia in Natura e in condizioni di
segregazione controllata della E. Dybowskii le devo alla squisita gentilezza
di G.P. Mignone che qui riporto alla lettera.
“Presente nell'Africa Occidentale, ad oriente della Sierra Leone e del
Camerun attraverso l'Oubangi-Chari fino all'alto Uele e zone vicine del
Sudan. È frequente e tipica delle alte erbe in zone rocciose, o anche
coltivate, sul fondo delle colline granitiche, ma anche ai limiti delle dense
foreste o dei prati rocciosi di alta montagna, come attestano D.A.
Bannerman (1953) in "The birds of West and Equatorial Africa", vol. II, J.P.
Chapin (1954) in "The birds of the Belgian Congo" ed infine il ben noto
manuale di Mackworth-Praed et Grant (1973).
E’ stata osservata pascolare al suolo alla ricerca di semi e di piccoli
insetti, ma di essa in Natura non è stato fino ad ora reperito alcun dato di
una certa rilevanza. Osservazioni analitiche delle sue abitudini
comportamentali sono state invece raccolte in cattività da W. Kujawa
("Die Erstzucht des Dybowski Tropfenastrild" in "Gefiederte Welt", 1965, pag.
222) e da R. Pensold ("Erfahrungen, ecc.", stessa Rivista, 1968).
W. Kujawa et R. Pensold sono le due massime autorità della ecologia
applicata della dybowskii.
Questa specie è usa frugare con il becco abitualmente il terreno beccando
i vari strati. Quando è alla ricerca di insetti e delle loro larve o uova
osserva i più insignificanti (per noi) movimenti nel terriccio che esplora
attentamente per un raggio di circa due metri e la si nota lanciarsi avidamente
su dei punti per frugarli.
In cattività si adatta bene ai semi di miglio e/o panico, al niger, agli
alimenti azotati o proteici come le tarme della farina (al primo stadio)
preventivamente decapitate e scotte, ai piccoli grilli, uova di formica, larve
di api e afidi verdi. Fiori e semi di Borsa del pastore, segala e erbe
selvatiche prative sono ogni tanto accettate. Anche il pastone all'uovo è
prontamente gradito. Tuttavia gli individui di fresca cattura, nelle prime
fasi di osservazione e adattamento, rifiutano talora di nutrirsi specie con
insetti che non conoscono. Mi risulta che, ad ogni modo, sia stata allevata
con successo in cattività.
Qualche piccolo dettaglio importante di osservazioni: come accade con
tutte le specie che si alimentano di preferenza sul terreno, anche la
dybowskii è talora riluttante ad attingere ai piattini o alle scodelle. In tal
caso è bene spargere il cibo sul pavimento, se si tratta di semi, oppure
somministrarlo in piccoli portapastoncini disseminati qua e là sul pavimento.
Le relazioni etologiche generali della specie in Natura si incentrano molto
probabilmente sulla vita di coppia e, quindi, sulla territorialità. È pertanto
frequente osservare in cattività i maschi adulti attaccare gli juveniles e gli
immaturi, specialmente non appena vestono l'abito definitivo; d'altronde,
anche i maschi giovani si affrontano fieramente non appena raggiunta la
maturità sessuale.
È stata notata in questa specie la preferenza a sostare ed a lisciarsi le
piume su posatoi posti a circa 0,5-1 m di altezza e quasi sempre in una
posizione dalla quale non può venir osservata o attaccata dall'alto.
Non si hanno descrizioni analitiche dei suoi nidi in Natura. Le osservazioni
che seguono sono state effettuate su esemplari in segregazione controllata.
Il nido è stato visto costruire in un arbusto, in un riparo di canne o rami,
raramente in una cassetta-nido. Questa specie predilige allocare il nido sul
pavimento in qualche angolo, dove ad esempio, era stato posto del
materiale da nido per incoraggiarla a servirsene. Il nido si presenta
tondeggiante, costruito di erbe, fibre e simili materiali, foderato di piume. Viene
costruito per la maggior parte, e forse interamente dal maschio. Il display
viene anch'esso usualmente svolto sul terreno. II maschio tiene uno stelo o
una piuma nel becco, salta attorno alla femmina tenendo la testa ad angolo
acuto, le piume del ventre erette e la coda parzialmente distesa. Ambedue i
sessi fanno sentire il canto, una serie di note basse. A questa fase segue
talvolta la copula.
(segue)
(Euschistospiza dybowskii, Oustelet, 1892)
SCHEDA INFORMATIVA ED ESPERIENZE PERSONALI
di A. Capecchi e G.P. Mignone
L'Astrilde di Dybowski con la Euschistospiza cinereovinacea (Sousa)
rappresentano le uniche due specie del genere. Volatile piccolo e grazioso (I.t.
12 cm), per forma ed aspetto richiama subito alla mente il più noto Amaranto
fiammante Hypargos niveoguttatus (Peters). Presenta scarso dimorfismo
sessuale. Il maschio ha testa, cervice, petto, ali e coda, di media lunghezza e
larga, color grigio antracite; mantellina, groppone e sopracoda di un bel rosso
brillante; parte inferiore del corpo: nera, abbellita sui fianchi da tante
piccole macchie bianche uniformi; anello perioculare: rosa; becco: nero. La
femmina si distingue dal maschio per la mancanza del nero e per la minore
brillantezza degli altri colori.
Di questa specie non vi è traccia nei libri di ornicoltura italiani o tradotti
nella nostra lingua, eccetto una recente sintetica scheda realizzata dai
signori G. Agostini e T. Forgani per il Club dell'Esotico, dalla quale si
ricava che questi Uccelli sono aggressivi, in particolare con i maschi
conspecifici; iniziano la riproduzione nei mesi di gennaio-febbraio in
gabbie singole senza particolari difficoltà, se mantenuti in ambienti luminosi
con temperature alte e costanti. L'incubazione è indispensabile venga
effettuata dai Passeri del Giappone, trattandosi di specie forastica che
abbandona con estrema facilità il nido. Anche ricorrendo alle balie
l'allevamento dei nidiacei risulta difficile per le particolari esigenze nutrizionali
dei pulli che richiedono un'alimentazione insettivora.
Notizie più dettagliate sulla biologia in Natura e in condizioni di
segregazione controllata della E. Dybowskii le devo alla squisita gentilezza
di G.P. Mignone che qui riporto alla lettera.
“Presente nell'Africa Occidentale, ad oriente della Sierra Leone e del
Camerun attraverso l'Oubangi-Chari fino all'alto Uele e zone vicine del
Sudan. È frequente e tipica delle alte erbe in zone rocciose, o anche
coltivate, sul fondo delle colline granitiche, ma anche ai limiti delle dense
foreste o dei prati rocciosi di alta montagna, come attestano D.A.
Bannerman (1953) in "The birds of West and Equatorial Africa", vol. II, J.P.
Chapin (1954) in "The birds of the Belgian Congo" ed infine il ben noto
manuale di Mackworth-Praed et Grant (1973).
E’ stata osservata pascolare al suolo alla ricerca di semi e di piccoli
insetti, ma di essa in Natura non è stato fino ad ora reperito alcun dato di
una certa rilevanza. Osservazioni analitiche delle sue abitudini
comportamentali sono state invece raccolte in cattività da W. Kujawa
("Die Erstzucht des Dybowski Tropfenastrild" in "Gefiederte Welt", 1965, pag.
222) e da R. Pensold ("Erfahrungen, ecc.", stessa Rivista, 1968).
W. Kujawa et R. Pensold sono le due massime autorità della ecologia
applicata della dybowskii.
Questa specie è usa frugare con il becco abitualmente il terreno beccando
i vari strati. Quando è alla ricerca di insetti e delle loro larve o uova
osserva i più insignificanti (per noi) movimenti nel terriccio che esplora
attentamente per un raggio di circa due metri e la si nota lanciarsi avidamente
su dei punti per frugarli.
In cattività si adatta bene ai semi di miglio e/o panico, al niger, agli
alimenti azotati o proteici come le tarme della farina (al primo stadio)
preventivamente decapitate e scotte, ai piccoli grilli, uova di formica, larve
di api e afidi verdi. Fiori e semi di Borsa del pastore, segala e erbe
selvatiche prative sono ogni tanto accettate. Anche il pastone all'uovo è
prontamente gradito. Tuttavia gli individui di fresca cattura, nelle prime
fasi di osservazione e adattamento, rifiutano talora di nutrirsi specie con
insetti che non conoscono. Mi risulta che, ad ogni modo, sia stata allevata
con successo in cattività.
Qualche piccolo dettaglio importante di osservazioni: come accade con
tutte le specie che si alimentano di preferenza sul terreno, anche la
dybowskii è talora riluttante ad attingere ai piattini o alle scodelle. In tal
caso è bene spargere il cibo sul pavimento, se si tratta di semi, oppure
somministrarlo in piccoli portapastoncini disseminati qua e là sul pavimento.
Le relazioni etologiche generali della specie in Natura si incentrano molto
probabilmente sulla vita di coppia e, quindi, sulla territorialità. È pertanto
frequente osservare in cattività i maschi adulti attaccare gli juveniles e gli
immaturi, specialmente non appena vestono l'abito definitivo; d'altronde,
anche i maschi giovani si affrontano fieramente non appena raggiunta la
maturità sessuale.
È stata notata in questa specie la preferenza a sostare ed a lisciarsi le
piume su posatoi posti a circa 0,5-1 m di altezza e quasi sempre in una
posizione dalla quale non può venir osservata o attaccata dall'alto.
Non si hanno descrizioni analitiche dei suoi nidi in Natura. Le osservazioni
che seguono sono state effettuate su esemplari in segregazione controllata.
Il nido è stato visto costruire in un arbusto, in un riparo di canne o rami,
raramente in una cassetta-nido. Questa specie predilige allocare il nido sul
pavimento in qualche angolo, dove ad esempio, era stato posto del
materiale da nido per incoraggiarla a servirsene. Il nido si presenta
tondeggiante, costruito di erbe, fibre e simili materiali, foderato di piume. Viene
costruito per la maggior parte, e forse interamente dal maschio. Il display
viene anch'esso usualmente svolto sul terreno. II maschio tiene uno stelo o
una piuma nel becco, salta attorno alla femmina tenendo la testa ad angolo
acuto, le piume del ventre erette e la coda parzialmente distesa. Ambedue i
sessi fanno sentire il canto, una serie di note basse. A questa fase segue
talvolta la copula.
(segue)