marco cotti
19-10-07, 19: 08
Balestrucci,Mignattini e Gabbiani
di Alamanno Capecchi
Mercoledì 22 maggio 2002.
Per molto tempo le gronde alla fiorentina della vecchia casa erano rimaste vuote.
Poi, a primavera, i nidi dei Balestrucci ricomparvero e con il passare degli anni divennero sempre più numerosi.
Ora, troppa grazia Sant'Antonio, si contano a diecine e a diecine, la maggior
parte attaccati l'uno all'altro come villette a schiera a ridosso dei travicelli,
proprio sopra la camera e le due stanze adibite a studio e a biblioteca. In
particolare, al mattino e la sera, è un turbinio ininterrotto di ali con le
conseguenze facilmente immaginabili per le persiane, i vetri delle finestre e
la facciata rosa, ritinta da poco. Ornitofilia: quasi una condanna!
Ieri, verso le undici, ho trovato un Balestruccio adulto, tutto bagnato; se
ne stava immobile e infreddolito in un cantuccio all'angolo della porta
d'ingresso. Poche ore prima c'era stato un violentissimo acquazzone.
L'ho scaldato e asciugato con il phon: non sembrava malato ma non riusciva a
volare. Alimentato con carne di manzo macinata ha ripreso, piano piano, le
forze e questa mattina l'ho "lanciato" da una finestra della soffitta ed è
volato via veloce e sicuro. Ho approfittato della posizione strategica per
osservare,con il binocolo, l'Arno. Appena in tempo per scorgere tra gli alberi
un grosso uccello scuro che non sono riuscito ad identificare. Pochi minuti
dopo uno stormo di una trentina di uccelli più piccoli risalgono il corso del
fiume; procedono lentamente a scatti e svolte. Questi li riconosco subito,
sono Mignattini, Chlidonias niger, direbbero gli ornitologi.
Ora ne passano pochi, ma quando ero ragazzo e l'Arno, non inquinato, era ricco di pesci se ne vedevano a migliaia e se stavi nell'acqua capitava che alcuni con un repentino cambio di rotta quasi ti sfiorassero la testa con le ali.
Dei Mignattini, chiamati in Toscana Anime di Sbirro, così ne parla il Savi in –
Ornitologia toscana : "In due diverse epoche dell'anno arrivano i Mignattini tra noi, in quantità così grande, che tutte le acque dolci, particolarmente delle pianure summarine, ne sono ricoperte. Quest'epoche sono il Maggio, e l'Agosto.
Nel Maggio vengono dal mezzogiorno vestiti dell'abito di nozze, nell'Agosto arrivanodal settentrione con la livrea di gioventù. E per quanto mai grande sia il lor numero in quell'epoche, passati pochi giorni spariscono, e neppure un individuo se ne vede prima del prossimo ripasso. Né tempi del passo, come ho detto, tutti gli stagni, tutti i fossi e fiumi non molto lontani dal mare ne sono ripieni.
Anche in quella porzione dell'Arno che divide la Città di Pisa, molti se ne vedono scendere e risalire il fiume con quel volo irregolare e pesante, ad ogni momento soffermandosi e precipitando sull'acqua, a prendere i piccoli pesci e gli insetti.
La loro voce è stridula, e simile al rumore che produce una carrucola di legno che gira arida sopra un pernio troppo grosso.
La carne del Mignattino è sicuramente una delle peggiori: nonostante tutte le volte che i loro branchi arrivano sopra i nostri paduli, più e più diecine di cacciatori sono occupati a tender loro insidie con le reti. A sacchi nel Maggio son portati i Mignattini sul nostro mercato, e quasi senza le ali; giacché, pesando queste molto, ed a peso essendo valutata gabella, che deggion pagare per l'introduzione in Città, senza una tale avvertenza, la gabella sarebbe quasi eguale al valore degli uccelli. Adopransi le ali, in alcuni luoghi del Pisano e del Lucchese, per concime, particolarmente per gli ulivi. Il valore ordinario di un mazzo di Mignattini, cioè di quattro, è di una Crazia, o due Soldi. Molti ne sono ancora portati a vendere vivi. Un numero grandissimo di ragazzi ne comprano per avere il piacere di vederli volare, dopo che li legarono con un filo; e, con la sconsigliatezza propria dell'età, non pensano ai terribili patimenti della fame che fanno involontariamente soffrire a questi uccelli, e che ben presto, con loro gran dispiacere, li uccide. Ma non pochi ancora, dotati di un cuore che all'uomo civilizzato non si conviene, per il piacer barbaro di vedere un animale penare, si dilettano in più modi a tormentarli, ora con obbligarli a volare attaccati a un cocchio
di carta, ora lasciandoli prendere la fuga dopo che appesero al lor corpo un fuoco d'artifizio che s'incendia, e li uccide quando, volando per l'aria, credono d'avere riacquistata la libertà".
Anche in epoche più recenti le povere Anime di Sbirro sono state perseguitate
dall'uomo. Nel "Il libro degli uccelli italiani" Ed. Ceschina 1966, gli autori
Caterini e Ugolini così scrivono a proposito del Mignattino: "Si uccide col
fucile per semplice diporto, sebbene il tiro sia facile e la carne pessima".
Continuo a scrutare con il binocolo il cielo dalla parte dell'Arno: alcuni
Rondoni si inseguono sfrecciando velocissimi; poi il caratteristico richiamo del
Gabbiano reale e dopo poco li vedo sbucare al di sopra del tetto; sono una
diecina. Pure i Gabbiani mi riportano a ricordi lontanissimi nel tempo. Di quando, bambino, durante la villeggiatura al mare, feci amicizia con un vecchio
pescatore senza una gamba e lui mentre riparava le reti mi raccontava storie
fantastiche di Sirene, di Pesci volanti che durante il plenilunio volteggiavano
sull'acqua cantando come Usignoli, di Serpenti di mare luminosi, di Piovre
giganti, capaci di afferrare e trascinare negli abissi anche i più grossi velieri. Mi
diceva che i Gabbiani che si avvicinavano per prendere i pesci dalle sue mani
erano le anime dei pescatori morti e li riconosceva e ci parlava chiamandoli per
nome. Ero affascinato da quelle storie e per me il vecchio pescatore diventò
una specie di nonno: nonno Carmelo.
Una sera Carmelo uscì in mare per la consueta pesca. Improvvisamente si
alzò un forte vento che rovesciò la barca e il vecchio, menomato nel fisico,
morì affogato. Fu un grande dolore; difficile accettare la morte a quella età, e
per giorni continuai a cercarlo lungo il bagnasciuga sperando in un miracolo,
sperando di rivederlo intento a riparare le reti vicino alla sua barca, sperando
di riudire ancora la sua voce resa rauca dagli anni e dalla salsedine: "Eccolo
il mio piccolo amico!" Nella mia ingenuità osservavo i Gabbiani che si
avvicinavano alla spiaggia per vedere se tra loro ce n'era uno senza una
gamba.
Le voci di Alice e Gianni, i miei nipotini interrompono il filo dei ricordi. "Nonno,
nonno abbiamo trovato due uccellini" gridano in coro: sono un Passero e una
Ballerina caduti dal nido. Mi aspettano levatacce di prima mattina e costante
impegno giornaliero fino alla loro indipendenza. Ornitofilia, quasi una condanna.
__________________________________________________ _____________
Alamanno Capecchi
nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.
Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio
di Alamanno Capecchi
Mercoledì 22 maggio 2002.
Per molto tempo le gronde alla fiorentina della vecchia casa erano rimaste vuote.
Poi, a primavera, i nidi dei Balestrucci ricomparvero e con il passare degli anni divennero sempre più numerosi.
Ora, troppa grazia Sant'Antonio, si contano a diecine e a diecine, la maggior
parte attaccati l'uno all'altro come villette a schiera a ridosso dei travicelli,
proprio sopra la camera e le due stanze adibite a studio e a biblioteca. In
particolare, al mattino e la sera, è un turbinio ininterrotto di ali con le
conseguenze facilmente immaginabili per le persiane, i vetri delle finestre e
la facciata rosa, ritinta da poco. Ornitofilia: quasi una condanna!
Ieri, verso le undici, ho trovato un Balestruccio adulto, tutto bagnato; se
ne stava immobile e infreddolito in un cantuccio all'angolo della porta
d'ingresso. Poche ore prima c'era stato un violentissimo acquazzone.
L'ho scaldato e asciugato con il phon: non sembrava malato ma non riusciva a
volare. Alimentato con carne di manzo macinata ha ripreso, piano piano, le
forze e questa mattina l'ho "lanciato" da una finestra della soffitta ed è
volato via veloce e sicuro. Ho approfittato della posizione strategica per
osservare,con il binocolo, l'Arno. Appena in tempo per scorgere tra gli alberi
un grosso uccello scuro che non sono riuscito ad identificare. Pochi minuti
dopo uno stormo di una trentina di uccelli più piccoli risalgono il corso del
fiume; procedono lentamente a scatti e svolte. Questi li riconosco subito,
sono Mignattini, Chlidonias niger, direbbero gli ornitologi.
Ora ne passano pochi, ma quando ero ragazzo e l'Arno, non inquinato, era ricco di pesci se ne vedevano a migliaia e se stavi nell'acqua capitava che alcuni con un repentino cambio di rotta quasi ti sfiorassero la testa con le ali.
Dei Mignattini, chiamati in Toscana Anime di Sbirro, così ne parla il Savi in –
Ornitologia toscana : "In due diverse epoche dell'anno arrivano i Mignattini tra noi, in quantità così grande, che tutte le acque dolci, particolarmente delle pianure summarine, ne sono ricoperte. Quest'epoche sono il Maggio, e l'Agosto.
Nel Maggio vengono dal mezzogiorno vestiti dell'abito di nozze, nell'Agosto arrivanodal settentrione con la livrea di gioventù. E per quanto mai grande sia il lor numero in quell'epoche, passati pochi giorni spariscono, e neppure un individuo se ne vede prima del prossimo ripasso. Né tempi del passo, come ho detto, tutti gli stagni, tutti i fossi e fiumi non molto lontani dal mare ne sono ripieni.
Anche in quella porzione dell'Arno che divide la Città di Pisa, molti se ne vedono scendere e risalire il fiume con quel volo irregolare e pesante, ad ogni momento soffermandosi e precipitando sull'acqua, a prendere i piccoli pesci e gli insetti.
La loro voce è stridula, e simile al rumore che produce una carrucola di legno che gira arida sopra un pernio troppo grosso.
La carne del Mignattino è sicuramente una delle peggiori: nonostante tutte le volte che i loro branchi arrivano sopra i nostri paduli, più e più diecine di cacciatori sono occupati a tender loro insidie con le reti. A sacchi nel Maggio son portati i Mignattini sul nostro mercato, e quasi senza le ali; giacché, pesando queste molto, ed a peso essendo valutata gabella, che deggion pagare per l'introduzione in Città, senza una tale avvertenza, la gabella sarebbe quasi eguale al valore degli uccelli. Adopransi le ali, in alcuni luoghi del Pisano e del Lucchese, per concime, particolarmente per gli ulivi. Il valore ordinario di un mazzo di Mignattini, cioè di quattro, è di una Crazia, o due Soldi. Molti ne sono ancora portati a vendere vivi. Un numero grandissimo di ragazzi ne comprano per avere il piacere di vederli volare, dopo che li legarono con un filo; e, con la sconsigliatezza propria dell'età, non pensano ai terribili patimenti della fame che fanno involontariamente soffrire a questi uccelli, e che ben presto, con loro gran dispiacere, li uccide. Ma non pochi ancora, dotati di un cuore che all'uomo civilizzato non si conviene, per il piacer barbaro di vedere un animale penare, si dilettano in più modi a tormentarli, ora con obbligarli a volare attaccati a un cocchio
di carta, ora lasciandoli prendere la fuga dopo che appesero al lor corpo un fuoco d'artifizio che s'incendia, e li uccide quando, volando per l'aria, credono d'avere riacquistata la libertà".
Anche in epoche più recenti le povere Anime di Sbirro sono state perseguitate
dall'uomo. Nel "Il libro degli uccelli italiani" Ed. Ceschina 1966, gli autori
Caterini e Ugolini così scrivono a proposito del Mignattino: "Si uccide col
fucile per semplice diporto, sebbene il tiro sia facile e la carne pessima".
Continuo a scrutare con il binocolo il cielo dalla parte dell'Arno: alcuni
Rondoni si inseguono sfrecciando velocissimi; poi il caratteristico richiamo del
Gabbiano reale e dopo poco li vedo sbucare al di sopra del tetto; sono una
diecina. Pure i Gabbiani mi riportano a ricordi lontanissimi nel tempo. Di quando, bambino, durante la villeggiatura al mare, feci amicizia con un vecchio
pescatore senza una gamba e lui mentre riparava le reti mi raccontava storie
fantastiche di Sirene, di Pesci volanti che durante il plenilunio volteggiavano
sull'acqua cantando come Usignoli, di Serpenti di mare luminosi, di Piovre
giganti, capaci di afferrare e trascinare negli abissi anche i più grossi velieri. Mi
diceva che i Gabbiani che si avvicinavano per prendere i pesci dalle sue mani
erano le anime dei pescatori morti e li riconosceva e ci parlava chiamandoli per
nome. Ero affascinato da quelle storie e per me il vecchio pescatore diventò
una specie di nonno: nonno Carmelo.
Una sera Carmelo uscì in mare per la consueta pesca. Improvvisamente si
alzò un forte vento che rovesciò la barca e il vecchio, menomato nel fisico,
morì affogato. Fu un grande dolore; difficile accettare la morte a quella età, e
per giorni continuai a cercarlo lungo il bagnasciuga sperando in un miracolo,
sperando di rivederlo intento a riparare le reti vicino alla sua barca, sperando
di riudire ancora la sua voce resa rauca dagli anni e dalla salsedine: "Eccolo
il mio piccolo amico!" Nella mia ingenuità osservavo i Gabbiani che si
avvicinavano alla spiaggia per vedere se tra loro ce n'era uno senza una
gamba.
Le voci di Alice e Gianni, i miei nipotini interrompono il filo dei ricordi. "Nonno,
nonno abbiamo trovato due uccellini" gridano in coro: sono un Passero e una
Ballerina caduti dal nido. Mi aspettano levatacce di prima mattina e costante
impegno giornaliero fino alla loro indipendenza. Ornitofilia, quasi una condanna.
__________________________________________________ _____________
Alamanno Capecchi
nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.
Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio