marco cotti
01-11-08, 20: 44
Acqua passata e foglie al vento.
Alamanno Capecchi
25 ottobre 2008.
Nella tarda mattinata sono sceso in giardino e mi sono seduto al sole. Ho con me: “Acqua passata e foglie al vento”, un libro di Renato Fucini, un vecchio libro di ricordi dell’autore, edito a cura del nipote nel 1935. Ho intenzione di rileggerlo ma il richiamo vicinissimo del Picchio verde mi distrae. La giornata è bellissima, nel cielo di un azzurro intenso non si vedono nubi. Un Codirosso spazzacamino , “ piovuto” all’improvviso dal cornicione di una casa vicina, si mette a becchettare tra l’erba incurante della mia presenza, ma un attimo dopo fugge inseguito da un Pettirosso, sbucato chi sa da dove.
In lontananza risuona il richiamo dei merli ed il gracchiare aspro della gazza.
L’aria calda è appena mossa da un leggero soffio di vento.
Sembra primavera, ma una primavera triste con gli alberi ormai semispogli e la fitta coltre di foglie ingiallite che ricopre il terreno. Ho di fronte la mia più grande voliera vuota.
Poso sulle ginocchia il libro … “Acqua passata e foglie al vento” Le “foglie” sono reali e le sento a tratti frusciare ai miei piedi, “l’acqua passata” sono i miei ricordi.
Nel corso degli anni la voliera ha ospitato centinaia e centinaia di specie americane africane ed asiatiche: specie a volte rare o rarissime in cattività. Chiudo gli occhi ed è come se si aprisse una finestra sul passato.
Vedo due Uragus sibiricus che dopo una leggera pioggia approfittano per fare il bagno, ma lo fanno in modo strano scivolando come serpenti sulle foglie bagnate, poi si danno una scrollatina e vanno a riassettarsi le penne e le piume al sole.
Vedo una simpaticissima Alcippe brunnea , (Fulvetta di Gould), piccolo uccellino presente anche i Cina, che appena siedo in un angolo della voliera mi vola in testa ed inizia a rovistare meticolosamente tra i capelli.
Per lei sono, senza ombra di dubbio, un grosso mammifero peloso pieno di parassiti, se muovo un braccio, o meglio se “scodinzolo” si allontana di poco per ritornare un minuto dopo all’opera.
Vedo tante specie di Bulbul, in particolare i Pycnonotus jocosus Bulbul dalle guance rosse, allevati e riprodotti per alcuni anni in voliera con successo.
La prima esperienza riproduttiva con questa specie fu causa di un divertente equivoco. Vorrei descriverlo riportando alla lettera alcune noterelle dagli appunti ma dovrei rientrare in casa. La giornata è troppo bella. I ricordi in certi momenti immalinconiscono.
Preferisco rimanere in giardino, scrivere queste parole su un pezzo di carta, chiudere “la finestra sul passato” e pensare ad altro.
Domani al computer le copierò in word e aggiungerò gli appunti.
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26 ottobre 2008
Appunti dal taccuino delle osservazioni
Anno 1990.
Dal 16 marzo al 5 aprile.
Dal 16 marzo i Garrulax galbanus simaoensis hanno occupato un porta nido di filo di ferro per Canarini, collocato a circa un metro e trentacinque centimetri dal piano terra all'interno di un fitto cespuglio, e tentano di costruirvi il nido utilizzando fibre vegetali di un vecchio materasso.
Un Garrulax costruisce, l'altro assiste posato sul bordo del nido, o vicinissimo ad esso, ed ogni tanto becchetta le piume del dorso e della testa del compagno.
5 aprile. I due Garrulax continuano ad occuparsi del nido sostandovi frequentemente. Non ho ancora ben capito se è uno solo a costruire il nido o se si alternano perché la scena è sempre identica: uno lavora ed uno con¬trolla vicinissimo.
Dal 5 aprile al 2 giugno
9 aprile ore 11. Prima deposizione: è .un uovo marrone chiaro punteggiato da fitte macchioline color bruno.
10 aprile. Le uova sono due.
11 aprile. Le uova sono tre ma i Garrulax, che durante la costruzione del nido erano docilissimi e per niente timorosi, sembrano averlo abban¬donato dopo la deposizione del primo uovo e stranamente ne preparano un altro in un secondo porta nido da Canarini, nascosto tra i rami di un cespuglio vicino.
15 aprile. Visto che le uova, sempre apparentemente abbandonate , sono diventate due le trasferisco nel nuovo nido occupato dai Garruli, ma il giorno dopo le trovo forate.
Ancora pochi giorni e nel primo nido, che era stato costruito dai Garruli, riappare un uovo seguito quotidianamente da altre due.
I Garruli, intanto, continuano a lavorare nel secondo nido.
Non senza meraviglia, dopo 13 giorni, noto in questo nido "abbandonato" due uova ed un pullo. Incuriosito, . per cercare di risolvere il “mistero”, mi apposto, nascosto dietro una vicina rete completamente ricoperta di edera, pratico tra le foglie un minuscolo spioncino e attendo pazientemente.
Ed ecco, con grande circospezione un Bulbul orfeo si avvicina al nido, si ferma per alcuni secondi e guarda attentamente intorno, poi, rassicurato, entra nel nido e vi si accovaccia con delicatezza, coprendo il piccolo e le uova.
Mistero risolto!
Era semplicemente avvenuto questo: i Garruli avevano fatto il nido ed i Bulbus vi avevano deposte le uova. Sospettosissimi si allontanavano non appena sentivano qualcuno avvicinarsi, senza lasciare la possibilità di vederli fuggire, cosicché il nido sembrava abbandonato dai pacifici Garruli.
P.S. In una gentile e-mail l’amico Luca Anniballi mi invita a scrivere un nuovo articolo e scherzosamente aggiunge “…magari me lo dedichi ahahah…” ed io carissimo Luca ti dedico questo articoluccio uccio uccio.
Come si dice: “Basta il pensiero”
Tanti anni fa, quando era piccolo, mio nipote Paolo mi portava in regalo fiorellini selvatici di nessun conto, colti nei prati.
Li gradivo:”Basta il pensiero” Una diecina di giorni fa venne a trovarmi ma non era solo, era in compagnia della figlia e del nipote. Nonno Paolo prese per mano il bambino e gli parlò a bassa voce. Dopo poco il trisnipotino, piccolo angelo biondo dai grandi occhi azzurri, arrivò sgambettante: aveva in mano una foglia caduta da poco, me la porse e… regalo per te! Lo abbracciai commosso.
Come si dice: Basta il pensiero.
A.Capecchi
Alamanno Capecchi
25 ottobre 2008.
Nella tarda mattinata sono sceso in giardino e mi sono seduto al sole. Ho con me: “Acqua passata e foglie al vento”, un libro di Renato Fucini, un vecchio libro di ricordi dell’autore, edito a cura del nipote nel 1935. Ho intenzione di rileggerlo ma il richiamo vicinissimo del Picchio verde mi distrae. La giornata è bellissima, nel cielo di un azzurro intenso non si vedono nubi. Un Codirosso spazzacamino , “ piovuto” all’improvviso dal cornicione di una casa vicina, si mette a becchettare tra l’erba incurante della mia presenza, ma un attimo dopo fugge inseguito da un Pettirosso, sbucato chi sa da dove.
In lontananza risuona il richiamo dei merli ed il gracchiare aspro della gazza.
L’aria calda è appena mossa da un leggero soffio di vento.
Sembra primavera, ma una primavera triste con gli alberi ormai semispogli e la fitta coltre di foglie ingiallite che ricopre il terreno. Ho di fronte la mia più grande voliera vuota.
Poso sulle ginocchia il libro … “Acqua passata e foglie al vento” Le “foglie” sono reali e le sento a tratti frusciare ai miei piedi, “l’acqua passata” sono i miei ricordi.
Nel corso degli anni la voliera ha ospitato centinaia e centinaia di specie americane africane ed asiatiche: specie a volte rare o rarissime in cattività. Chiudo gli occhi ed è come se si aprisse una finestra sul passato.
Vedo due Uragus sibiricus che dopo una leggera pioggia approfittano per fare il bagno, ma lo fanno in modo strano scivolando come serpenti sulle foglie bagnate, poi si danno una scrollatina e vanno a riassettarsi le penne e le piume al sole.
Vedo una simpaticissima Alcippe brunnea , (Fulvetta di Gould), piccolo uccellino presente anche i Cina, che appena siedo in un angolo della voliera mi vola in testa ed inizia a rovistare meticolosamente tra i capelli.
Per lei sono, senza ombra di dubbio, un grosso mammifero peloso pieno di parassiti, se muovo un braccio, o meglio se “scodinzolo” si allontana di poco per ritornare un minuto dopo all’opera.
Vedo tante specie di Bulbul, in particolare i Pycnonotus jocosus Bulbul dalle guance rosse, allevati e riprodotti per alcuni anni in voliera con successo.
La prima esperienza riproduttiva con questa specie fu causa di un divertente equivoco. Vorrei descriverlo riportando alla lettera alcune noterelle dagli appunti ma dovrei rientrare in casa. La giornata è troppo bella. I ricordi in certi momenti immalinconiscono.
Preferisco rimanere in giardino, scrivere queste parole su un pezzo di carta, chiudere “la finestra sul passato” e pensare ad altro.
Domani al computer le copierò in word e aggiungerò gli appunti.
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26 ottobre 2008
Appunti dal taccuino delle osservazioni
Anno 1990.
Dal 16 marzo al 5 aprile.
Dal 16 marzo i Garrulax galbanus simaoensis hanno occupato un porta nido di filo di ferro per Canarini, collocato a circa un metro e trentacinque centimetri dal piano terra all'interno di un fitto cespuglio, e tentano di costruirvi il nido utilizzando fibre vegetali di un vecchio materasso.
Un Garrulax costruisce, l'altro assiste posato sul bordo del nido, o vicinissimo ad esso, ed ogni tanto becchetta le piume del dorso e della testa del compagno.
5 aprile. I due Garrulax continuano ad occuparsi del nido sostandovi frequentemente. Non ho ancora ben capito se è uno solo a costruire il nido o se si alternano perché la scena è sempre identica: uno lavora ed uno con¬trolla vicinissimo.
Dal 5 aprile al 2 giugno
9 aprile ore 11. Prima deposizione: è .un uovo marrone chiaro punteggiato da fitte macchioline color bruno.
10 aprile. Le uova sono due.
11 aprile. Le uova sono tre ma i Garrulax, che durante la costruzione del nido erano docilissimi e per niente timorosi, sembrano averlo abban¬donato dopo la deposizione del primo uovo e stranamente ne preparano un altro in un secondo porta nido da Canarini, nascosto tra i rami di un cespuglio vicino.
15 aprile. Visto che le uova, sempre apparentemente abbandonate , sono diventate due le trasferisco nel nuovo nido occupato dai Garruli, ma il giorno dopo le trovo forate.
Ancora pochi giorni e nel primo nido, che era stato costruito dai Garruli, riappare un uovo seguito quotidianamente da altre due.
I Garruli, intanto, continuano a lavorare nel secondo nido.
Non senza meraviglia, dopo 13 giorni, noto in questo nido "abbandonato" due uova ed un pullo. Incuriosito, . per cercare di risolvere il “mistero”, mi apposto, nascosto dietro una vicina rete completamente ricoperta di edera, pratico tra le foglie un minuscolo spioncino e attendo pazientemente.
Ed ecco, con grande circospezione un Bulbul orfeo si avvicina al nido, si ferma per alcuni secondi e guarda attentamente intorno, poi, rassicurato, entra nel nido e vi si accovaccia con delicatezza, coprendo il piccolo e le uova.
Mistero risolto!
Era semplicemente avvenuto questo: i Garruli avevano fatto il nido ed i Bulbus vi avevano deposte le uova. Sospettosissimi si allontanavano non appena sentivano qualcuno avvicinarsi, senza lasciare la possibilità di vederli fuggire, cosicché il nido sembrava abbandonato dai pacifici Garruli.
P.S. In una gentile e-mail l’amico Luca Anniballi mi invita a scrivere un nuovo articolo e scherzosamente aggiunge “…magari me lo dedichi ahahah…” ed io carissimo Luca ti dedico questo articoluccio uccio uccio.
Come si dice: “Basta il pensiero”
Tanti anni fa, quando era piccolo, mio nipote Paolo mi portava in regalo fiorellini selvatici di nessun conto, colti nei prati.
Li gradivo:”Basta il pensiero” Una diecina di giorni fa venne a trovarmi ma non era solo, era in compagnia della figlia e del nipote. Nonno Paolo prese per mano il bambino e gli parlò a bassa voce. Dopo poco il trisnipotino, piccolo angelo biondo dai grandi occhi azzurri, arrivò sgambettante: aveva in mano una foglia caduta da poco, me la porse e… regalo per te! Lo abbracciai commosso.
Come si dice: Basta il pensiero.
A.Capecchi