marco cotti
14-12-08, 11: 47
ESPERIENZE CON ESOTICI ALLEVAMENTO IN PUREZZA DEL BENGALINO (Amandava amandava)
di C. Muserra
Ho posseduto una sola coppia di Bengalini: li acquistai da un negoziante di Foggia, più per completare la mia collezione di esotici che per un vero e proprio interesse per questi uccelli, ma non nascondo che, col passar del tempo, fui colpito dalla loro vivacità e dal loro disegno e ancor più dal fatto che, liberati in voliera, vivevano tranquillamente in mezzo agli altri uccelli riuscendo a superare senza problemi, i rigori dell'inverno. Tra l'anno 1990 e il 1991, sostituii ai rami nudi di quercia delle belle piante che furono ben presto occupate dagli uccelli ed in poco tempo... distrutte.
In una piccola «Tuia», piantata in un angolo delle voliera, e dagli uccelli per lo più ignorata forse perchè troppo piccola, la coppia di Bengalini, nel mese di maggio, costruì, in maniera piuttosto rozza, il suo nido. Era tanto il materiale che i Bengalini avevano accumulato sui teneri rami dell'alberello, che questi si erano piegati.
Tutto ciò che trovavano in voliera era adoperato per la costruzione del nido, compresi fili d'erba molto lunghi. Nel 1992, come ho detto altre volte, la voliera fu divisa in piccole volierette e nella prima, subito vicina alla porta d'ingresso, lasciai tutti gli esotici e tra questi la coppia di Bengalini, dopo aver appeso ai rami del vecchio albero di susine, diversi nidi, a pera, in vimini.
Anche in questo anno mi ero completamente dimenticato dei Bengalini e avrei certamente continuato ad ignorarli se, il 12 del mese di giugno, essendo entrato in voliera per drenare il terreno troppo secco e duro, non avessi visto la coppia volar via da un nido: questa volta mi feci forza per vincere la mia curiosità, ma aumentai la razione di paltoncino per gli esotici.
Il giorno 15, non essendo i Bengalini nel nido, potei notare le piccole uova bianche (il materiale nel nido era molto scarso perchè la voliera mancava d'erba e perchè io non avevo avuta l'accortezza di fornire). Il giorno 16 ritornai per controllare ed entrato nel locale della voliera ebbi un'amara sorpresa: la femmina del Bengalino era morta e la sua testa era tra le maglie della rete. Cosa non provai quando, essendo entrato nella voliera per «liberare» il cadavere, mi accorsi che nel nido vi erano tre piccoli! Ero certo che sarebbero morti, ma il maschio fu così bravo nel sostituirsi alla femmina, e li allevò fino allo svezzamento alimentandoli con semi, verdure e pastoncino.
Ho pensato spesso alla morte della femmina e mi pare strano che essa non sia riuscita a ritirare la testina dalle maglie, che, se non erano larghe, non erano neppure tanto strette da impedire al piccolo esotico di potervisi «affacciare»: forse la povera bestiola voleva procurare qualche insetto per i suoi piccoli ed aveva fatto qualche movimento che le era stato fatale.
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NOTA
E' assai interessante l'allevamento in purezza del Bengalino qui proposto.
Trattasi del Bengalino rosso che, se da un lato presenta un alto grado di adattabilità alle condizioni offerte in allevamento chiuso, dall'altro presenta invece difficoltà di mantenimento nelle condizioni ottimali e precisamente di brillantezza cromatica tipica della livrea. A questo riguardo dev'essere trattato, come viene proposto dal Muserra, con alimentazione bilanciata e proteica, spazio (quindi, voliera), aria e luce diurna abbondante. In caso contrario, la brillantezza cromatica tende a degradare non verso l'arancio, ma piuttosto in uno sbilancio di nero e rosso che, a sua volta, denuncia sbilancio delle condizioni generali dei ( o ) del soggetto. Per queste ragioni, è altresì da ritenersi esatta l'ipotesi che la femmina abbia tentato di procurarsi qualche insetto per i piccoli, in dipendenza delle necessità proteiche accennate.
G. P. Mignone
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note a margine
BENGALINO
È un passeraceo, detto comunemente anche ”uccello delle isole”, che appartiene alla Famiglia dei Ploceidi ed è un uccellino apprezzato per la bellezza dei colori, per la vivacità e per la facilità con cui può essere tenuto in cattività.
Il nome “Bengalino” gli fu attribuito da Mathurin Jacques Brisson - famoso zoologo e fisico, nonché Professore all’Università di Parigi, dove eseguì importanti studi d’ornitologia - che riteneva questo simpatico ed esuberante uccellino originario del Bengala,
Misura circa dieci-dodici centimetri, è facile da allevare, robusto, a condizione che si tenga lontano dalle correnti d’aria e ad una temperatura superiore ai 15 gradi.
In libertà vive in numerose bande, avvicinandosi senza timore ai centri abitati.
Si ciba di semi, frutti, fiori cui possono aggiungersi piccoli insetti; durante la muta sarà bene somministrare del pastoncino per insettivori.
Il nido – molto voluminoso per la sua piccola mole – è costruito con fili di erbe.
Il più conosciuto dei bengalini è il “Becco di corallo” che ha una lunghezza di otto centimetri, le piume grigio-rosa, il becco rosso corallo, un delicato tratto di nero intorno agli occhi e di facile riproduzione anche in gabbia.
Altre varietà: il Bengalino di Bombay con piume macchiate di rosso e con un canto dolcissimo, il Bengalino verde, molto simile al precedente ma con le piume tinte di verde invece che rosso; il Coda di aceto con piume grigio-azzurre e con la coda rossa; il Guance d’arancio colorato e molto socievole
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Bengalino - Amandava amandava
Raro caso di specie "aliena" nell’ambito dell’ornitofauna palustre, il Bengalino si è recentemente insediato in alcune aree umide della Spagna, del Portogallo e dell’Italia. Il maschio in abito riproduttivo è di un bel rosso-carminio, con ali e parti inferiori punteggiate di bianco.
L’abito femminile e quello invernale del maschio sono di un grigio-marrone piuttosto uniforme (leggermente più chiaro nelle parti inferiori) e privi di punteggiature. Utile per l’identificazione in inverno è la macchia rossa presente sul fondo schiena, in prossimità della coda.
In volo batte le ali molto velocemente e procede con traiettoria ondulata, emettendo spesso un aspro richiamo. Specie granivora molto gregaria, legata alle aree con vegetazione palustre, ma localmente presente anche in aree di bonifica coltivate.
Costruisce un grosso nido ellissoidale con apertura laterale, intrecciando piuttosto grossolanamente steli e foglie di graminacee palustri. In Europa la nidificazione si verifica tardivamente, fra agosto e ottobre. Originario dell’India, il Bengalino è da tempo allevato in buona parte del mondo a scopo ornamentale. Nel nostro Paese, nonostante la recente comparsa allo stato selvatico, avvenuta soprattutto in Toscana nella seconda metà degli anni '80, sembra rapidamente destinato a diventare l’uccello stanziale più abbondante nelle aree palustri colonizzate. Attualmente è presente nel Padule di Bientina, al Lago di Sibolla e nel Padule di Fucecchio.
Amandava amandava femmina fotografata alle Padule di Fucecchio nel 2008 da Maurizio Forti
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di C. Muserra
Ho posseduto una sola coppia di Bengalini: li acquistai da un negoziante di Foggia, più per completare la mia collezione di esotici che per un vero e proprio interesse per questi uccelli, ma non nascondo che, col passar del tempo, fui colpito dalla loro vivacità e dal loro disegno e ancor più dal fatto che, liberati in voliera, vivevano tranquillamente in mezzo agli altri uccelli riuscendo a superare senza problemi, i rigori dell'inverno. Tra l'anno 1990 e il 1991, sostituii ai rami nudi di quercia delle belle piante che furono ben presto occupate dagli uccelli ed in poco tempo... distrutte.
In una piccola «Tuia», piantata in un angolo delle voliera, e dagli uccelli per lo più ignorata forse perchè troppo piccola, la coppia di Bengalini, nel mese di maggio, costruì, in maniera piuttosto rozza, il suo nido. Era tanto il materiale che i Bengalini avevano accumulato sui teneri rami dell'alberello, che questi si erano piegati.
Tutto ciò che trovavano in voliera era adoperato per la costruzione del nido, compresi fili d'erba molto lunghi. Nel 1992, come ho detto altre volte, la voliera fu divisa in piccole volierette e nella prima, subito vicina alla porta d'ingresso, lasciai tutti gli esotici e tra questi la coppia di Bengalini, dopo aver appeso ai rami del vecchio albero di susine, diversi nidi, a pera, in vimini.
Anche in questo anno mi ero completamente dimenticato dei Bengalini e avrei certamente continuato ad ignorarli se, il 12 del mese di giugno, essendo entrato in voliera per drenare il terreno troppo secco e duro, non avessi visto la coppia volar via da un nido: questa volta mi feci forza per vincere la mia curiosità, ma aumentai la razione di paltoncino per gli esotici.
Il giorno 15, non essendo i Bengalini nel nido, potei notare le piccole uova bianche (il materiale nel nido era molto scarso perchè la voliera mancava d'erba e perchè io non avevo avuta l'accortezza di fornire). Il giorno 16 ritornai per controllare ed entrato nel locale della voliera ebbi un'amara sorpresa: la femmina del Bengalino era morta e la sua testa era tra le maglie della rete. Cosa non provai quando, essendo entrato nella voliera per «liberare» il cadavere, mi accorsi che nel nido vi erano tre piccoli! Ero certo che sarebbero morti, ma il maschio fu così bravo nel sostituirsi alla femmina, e li allevò fino allo svezzamento alimentandoli con semi, verdure e pastoncino.
Ho pensato spesso alla morte della femmina e mi pare strano che essa non sia riuscita a ritirare la testina dalle maglie, che, se non erano larghe, non erano neppure tanto strette da impedire al piccolo esotico di potervisi «affacciare»: forse la povera bestiola voleva procurare qualche insetto per i suoi piccoli ed aveva fatto qualche movimento che le era stato fatale.
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E' assai interessante l'allevamento in purezza del Bengalino qui proposto.
Trattasi del Bengalino rosso che, se da un lato presenta un alto grado di adattabilità alle condizioni offerte in allevamento chiuso, dall'altro presenta invece difficoltà di mantenimento nelle condizioni ottimali e precisamente di brillantezza cromatica tipica della livrea. A questo riguardo dev'essere trattato, come viene proposto dal Muserra, con alimentazione bilanciata e proteica, spazio (quindi, voliera), aria e luce diurna abbondante. In caso contrario, la brillantezza cromatica tende a degradare non verso l'arancio, ma piuttosto in uno sbilancio di nero e rosso che, a sua volta, denuncia sbilancio delle condizioni generali dei ( o ) del soggetto. Per queste ragioni, è altresì da ritenersi esatta l'ipotesi che la femmina abbia tentato di procurarsi qualche insetto per i piccoli, in dipendenza delle necessità proteiche accennate.
G. P. Mignone
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note a margine
BENGALINO
È un passeraceo, detto comunemente anche ”uccello delle isole”, che appartiene alla Famiglia dei Ploceidi ed è un uccellino apprezzato per la bellezza dei colori, per la vivacità e per la facilità con cui può essere tenuto in cattività.
Il nome “Bengalino” gli fu attribuito da Mathurin Jacques Brisson - famoso zoologo e fisico, nonché Professore all’Università di Parigi, dove eseguì importanti studi d’ornitologia - che riteneva questo simpatico ed esuberante uccellino originario del Bengala,
Misura circa dieci-dodici centimetri, è facile da allevare, robusto, a condizione che si tenga lontano dalle correnti d’aria e ad una temperatura superiore ai 15 gradi.
In libertà vive in numerose bande, avvicinandosi senza timore ai centri abitati.
Si ciba di semi, frutti, fiori cui possono aggiungersi piccoli insetti; durante la muta sarà bene somministrare del pastoncino per insettivori.
Il nido – molto voluminoso per la sua piccola mole – è costruito con fili di erbe.
Il più conosciuto dei bengalini è il “Becco di corallo” che ha una lunghezza di otto centimetri, le piume grigio-rosa, il becco rosso corallo, un delicato tratto di nero intorno agli occhi e di facile riproduzione anche in gabbia.
Altre varietà: il Bengalino di Bombay con piume macchiate di rosso e con un canto dolcissimo, il Bengalino verde, molto simile al precedente ma con le piume tinte di verde invece che rosso; il Coda di aceto con piume grigio-azzurre e con la coda rossa; il Guance d’arancio colorato e molto socievole
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Bengalino - Amandava amandava
Raro caso di specie "aliena" nell’ambito dell’ornitofauna palustre, il Bengalino si è recentemente insediato in alcune aree umide della Spagna, del Portogallo e dell’Italia. Il maschio in abito riproduttivo è di un bel rosso-carminio, con ali e parti inferiori punteggiate di bianco.
L’abito femminile e quello invernale del maschio sono di un grigio-marrone piuttosto uniforme (leggermente più chiaro nelle parti inferiori) e privi di punteggiature. Utile per l’identificazione in inverno è la macchia rossa presente sul fondo schiena, in prossimità della coda.
In volo batte le ali molto velocemente e procede con traiettoria ondulata, emettendo spesso un aspro richiamo. Specie granivora molto gregaria, legata alle aree con vegetazione palustre, ma localmente presente anche in aree di bonifica coltivate.
Costruisce un grosso nido ellissoidale con apertura laterale, intrecciando piuttosto grossolanamente steli e foglie di graminacee palustri. In Europa la nidificazione si verifica tardivamente, fra agosto e ottobre. Originario dell’India, il Bengalino è da tempo allevato in buona parte del mondo a scopo ornamentale. Nel nostro Paese, nonostante la recente comparsa allo stato selvatico, avvenuta soprattutto in Toscana nella seconda metà degli anni '80, sembra rapidamente destinato a diventare l’uccello stanziale più abbondante nelle aree palustri colonizzate. Attualmente è presente nel Padule di Bientina, al Lago di Sibolla e nel Padule di Fucecchio.
Amandava amandava femmina fotografata alle Padule di Fucecchio nel 2008 da Maurizio Forti
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