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marco cotti
02-01-09, 13: 52
STRUTTURE CROMATICHE CARENTI DI SPECIFICI FATTORI PIGMENTANTI

di G. P. Mignone

Una preoccupazione di raggiungere una certa completezza, nata con la conclusione della precedente monografia sull'importanza dell'ibridazione nel contesto dell'ornitofilia, mi ha spinto a scrivere queste note sulle strutture cromatiche del Canarino di colore e degli uccelli in genere, con particolare riguardo - come ho già fatto in detta monografia - alla evoluzione in generale di tali strutture nel settore della selezione artificiale.
La materia presenta infatti alcuni elementi particolari caratterizzati sia dall'intervento sulle strutture cromatiche delle penne, attraverso il pool dei geni, dei due indirizzi selettivi già ricordati sia dalla presenza di strutture a sè stanti, avulse dai due indirizzi stessi e perciò indipendenti, di natura biofisica.

Forse se ancora dieci anni fa chi, per esempio, avesse chiesto agli specialisti del colore di valutare più attentamente gli effetti fisici della diffusione della luce attraverso le strutture delle penne, anzichè nello stretto ambito genetico-selettivo, si sarebbe probabilmente sentito rispondere che della cosa un serio ornitofilo avrebbe forse potuto occuparsi nei ritagli di tempo dedicati alla fantascienza.

Eppure questi argomenti possono configurarsi in indirizzi che, per certi versi, sono indipendenti dai due grandi filoni contemplati nella precedente monografia.
Ovviamente non mi propongo di esaurire l'argomento, che è vastissimo e lo riprenderemo eventualmente in altre occasioni, ma semplicemente di presentarlo nelle sue linee strettamente essenziali ed esaminarlo magari soltanto in una delle più belle varietà lipocromiche; di ragionare sulla maggiore o minore efficacia di alcuni meccanismi fisici e tecnici, anche determinanti sull'esito selettivo.
Mostrerò anche come da tale assetto o, se vogliamo, indirizzo dipenda in buona misura la concreta realizzazione di certe varietà. Per raggiungere gli obiettivi propostici, è utile esaminare brevemente alcune nozioni e schemi microscopici di penne.
Le penne constano,come sappiamo, di un asse centrale rigido (scapo) che si impianta in un follicolo epidermico con la porzione libera (rachide) assi secondari (rami o barbe).
Le barbe, a loro volta, hanno numerose rapificazioni laterali (barbine) che, incrociandosi e agganciandosi con quelle delle barbe adiacenti, formano così la fitta trama della penna stessa (fig. 1).




Il colore delle penne è quasi interamente dovuto alle barbe, alla loro struttura, alla distribuzione e localizzazione dei pigmenti in esse contenuti.

Le barbe, viste in sezione al microscopio ottico, presentano una struttura a due strati: uno strato più esterno denominato corteccia e uno interno, sito nel cuore della barba, conosciuto come nucleo midollare o sostanza midollare (figure 2-3-4).
Ecco ora il disegno di un preparato microscopico, visto in sezione trasversale, delle barbe di un Bianco:






Chiariamo meglio il meccanismo cromatico.

In figura 2 si ha riflessione casuale della luce bianca incidente perchè la sostanza midollare della penna è apigmentata o quasi di pigmenti scuri ( melanine ) e la corteccia, a sua volta, è apigmentata o quasi di lipocromi.

Quindi, la sostanza midollare apigmentata o quasi di melanine agisce come un insieme di minuscoli specchi. Questo tipo di diffusione della luce bianca incidente avviene non soltanto per apigmentazione melanínica del nucleo o sostanza midollare, ma anche perchè il diametro delle particelle costituenti la sostanza midollare stessa è grande rispetto alla lunghezza d'onda della luce incidente.

Nelle figure 3 e 4 si hanno invece casi di sostanza midollare con pigmenti scuri melaninici (fig. 3 ) e /o con scarsi pigmenti me, laninici (fig. 4). In tutti e due i casi delle figg. 3 e 4 i pigmenti melaninici sono piccoli rispetto alla lunghezza d'onda della luce. A causa dei fenomeni di diffrazione, le particelle pigmentanti scure del nucleo agiscono questa volta come centri di irradiazione e ognuna di esse diffonde la luce incidente in tutte le direzioni, attraverso la zona dei vacuoli.

In questo tipo di diffusione cromatíca, il grado stesso di diffusione è proporzionale all'inverso della quarta potenza della lunghezza d'onda della luce. Perciò la luce azzurra o blu è dispersa in grado maggiore, attraverso i vacuoli: un esempio analogo, ma fuori dal nostro tema, è dato dall'azzurro del cielo che si forma allo stesso modo per diffusione della luce bianca da parte delle molecole dell'atmosfera (effetto Tyndall, dal nome del fisico irlandese che lo ha scoperto).
Questo particolare assetto delle melanine del nucleo che dà luogo ai fenomeni cromatici or visti è un vero e proprio fattore genetico, detto fattore del Blu, a comportamento codominante ed è particolarmente attivo negli intensivi che, come sappiamo, hanno una distribuzione pigmentaria del mantello uninorme con espansione cromatica totale, anzichè parziale come i brinati.

Per effetto del'intervento di tale fattore genetico le feomelanine delle penne si trasformano in eumelanine del tipo bruno, non nero. Nei lipocromici e specie nei Gialli, questo fattore dà soggetti particolarmente belli (cosiddetti Giallo Limone), con accoppiamenti selettivi nell'indirizzo intensivo per semi-intensivo.
Ecco l'effetto di codominanza:

Giallo limone x Giallo non-limone (o giallo oro) = Giallo mezzo limone.

Giallo mezzo limone x Giallo mezzo limone = Giallo limone, mezzo limone e non limone.
Giallo limone x Giallo mezzo limone = Giallo limone e giallo mezzo limone.

Buoni risultati, in fatto di brillanza cromatica, sembra poi dare il fattore Blu nei lipocromici Rosso-Arancio e soprattutto nei lipocromici Mosaico nuovo tipo, ove esplica una precisa caratterizzazione del colore della livrea.

Nell'ambito melaninico sorge la possibilità di un affrancamento delle eumelanine nere (ottimi i melaninici Mosaico a fattore Blu), per le stesse ragioni già viste per i lopocromici mosaico nuovo tipo: schermatura o, meglio, trasformazione delle feomelanine brune e, quindi, maggiore brillantezza delle eumelanine che appaiono più pulite.

Nei Satinés, ove non c'è schermatura ma assenza delle feomelanine, opera probabilmente allo stesso modo or visto, evidenziando ad es.:

negli Isabella le sole eumelanine brune e nei Satinés mosaico una speciale caratterizzazione in ragione della marcatura di tali eumelanine.

Ora, nel momento in cui sto per chiudere queste note, mi accorgo di aver citato più volte le eumelanine e le fenomelanine, oltre che i lipocromi, presupponendo in chi legge una sicura conoscenza dei pigmenti cromatici degli uccelli e non soltanto dei canarini: potrebbe essere una presunzione fallace, specie nei riguardi dei novizi, ed è giusto ed opportuno rimediarvi.
Mi impegno di adempiere a questa promessa.

G.P.Mignone