marco cotti
10-02-09, 18: 55
Vito Bertalli
IL DIAMANTE AFRICANO SPOROPIPES FRONTALIS( DAUDIN 1802)
Soggetto ornitologícamente interessante ma purtroppo non comunemente importato con regolarità, anzi piuttosto raro negli allevamenti amatoriali e non solo in quelli italiani, come già più di dieci anni fa ci confermavano anche Bates e Busenbark ( 1970).
Classificato fra i Ploceidi, in base agli studi di Kunkel e Ziswíler (cfr. Grzimek 1970) viene definito come appartenente, con il suo congenere unitamente al quale forma la sottofamiglia degli Sporopipini, ad un gruppo " conservatore ".
Di lunghezza oscillante fra i 12 ed i 13 cm presenta come principale caratteristica, e viene sottolineata la cosa anche nel suo nome sistematico, fronte ricoperta di piccole piume bianconere tali da farla apparire come squamata. Il dorso è grigio, le ali grigio brune con remiganti più scure e bordate di chiaro, ventre e sottocoda biancastri, una zona rosso bruna che dalla parte posteriore del rapo si estende al collo e due caratteristici " baffi " neri maculati di bianco che scendono sino a delimitare i lati della zona gufare.
Specie tipica delle regioni africane a sud del Sahara, manifesta netta preferenza per luoghi a clima secco e vive infatti nei territori stepposi e aridi che dal Senegal vanno verso l'Etiopia, il Kenia e il Tanzania settentrionale.
Due sono le forme subspecifiche:
Sporopipes frontalis frontalis (Daudin 1802) descritta in precedenza, diffusa con ampio areale ma non molto comune in Senegal, nord del Sudan, Eritrea e nord Etiopia, e Sporopipes frontalis emini Neumann 1900, con piumaggio che presenta tonalità più scura e più grigio superiormente, localmente comune in zone adatte nel sud del Sudan, in nord-est Uganda, sud Etiopia, Kenia e Tanzania sino ai rilievi centrali, forse meno legato della forma tipo alle Acacie dato che si incontra oltreché in località aride e cespugliose anche in zone boscose ed ai margini dei coltivi (William e Arlott 1980).
Caratteristiche simili ha il congenere Diamante africano Sporopipes squamifrons. (A. Smith 1836), specie monotipica anch'essa poco comune ma forse relativamente più presente negli allevamenti amatoriali e nelle voliere dei collezionisti di piccoli esotici. Vive in Africa meridionale (Provincia del Capo, Transvaal, Bechuania, Africa del sud-ovest, sud-ovest Angola) in regioni ancora più asciutte e si differenzia dalla specie precedente per i due " baffi " più neri e larghi che si dipartono da sotto il becco divaricandosi verso l'alto petto, e per una minore lunghezza totale che è di circa 11 cm oltreché per la differente colorazione del piumaggio. Il becco, abbastanza massiccio, è, come in Sporopipes frontalis, di colore carnicino. Riporto gli creali delle due specie, in scala molto ridotta e puramente indicativi, disegnati. sulla base di quanto notificato da Hall e Moreau ( 1970).
L'alimentazione preferita da questi soggetti è costituita da semi di piante erbacee, non disdegnando però germogli ed insetti.
Degna di nota, caratteristica adattativa della specie ad un habitat in. cui la siccità è normativamente frequente abbastanza a lungo, è la loro particolarità di riuscire come pochi altri uccelli a fare a meno dell'acqua per periodi, di tempo considerevolmente lunghi.
E' stato infatti constatato che il loro assorbimento idrico giornaliero è di un buon 30% inferiore al fabbisogno medio degli altri piccoli passeriformi, mentre alcuni soggetti sono stati sperimentalmente tenuti in osservazione per oltre due mesi senz'acqua ed alimentati esclusivamente con semi di Graminacee essiccati all'aria (cfr. Grzimek 1970).
Nidificano fra i cespugli, sovente fra le spine ed a poca altezza dal suolo, costruendo con erbe secche un grossolano nido tondeggiante e piuttosto allungato, quasi a forma di pera, con il foro d'accesso posto lateralmente nella parte più stretta.
Al di fuori del periodo riproduttivo il nido stesso viene successivamente utilizzato da più adulti come dormitorio (Serle e Morel 1979).
La costruzione è opera prevalente del maschio mentre la femmina si occupa del rivestimento interno.
Vengono deposte da 3 a 6 uova (più comunemente 4 o 5 ) di colore di fondo bianco sporco verdastro ma che appaiono quasi brune per le fitte macchie grigio scure e brunicce di cui sono ricoperte (molto simili, secondo Orlando 1959, a quelle dei nostri passeri) incubate dalla femmina per un periodo di circa 13 giorni ( 12, secondo Rutgers 1964).
L'alimentazione dei piccoli è arricchita da verdure e semi immaturi di Graminacee.
In cattività (il primo caso di riproduzione, cfr. Orlando 1959, parrebbe essere avvenuto in Inghilterra nel 1907) il mantenimento non desta particolari preoccupazioni ed i soggetti, se bene alimentati e convenientemente alloggiati (indispensabile non lasciarli all'aperto nei mesi invernali) vivono per diversi anni (Soderberg 1963).
Il loro allevamento è poco praticato (meno rari i casi di riproduzione captiva di Sporopipes squamifrons) oltreché per la difficoltà a reperire i soggetti di cui non pare esistere disponibilità sul mercato forse anche per la pressoché totale assenza di dimorfismo sessuale (in entrambe le specie) che fa si che difficilmente si possano assortire delle vere coppie.
Unico elemento certo per il sessaggio (Rutgers 1964) è il sottile canto emesso dal maschio e forse, nel caso di Sporopipes squamifrons, una colorazione leggermente più pallida nella femmina della zona attorno al becco e le due striature verticali, ai lati della gola, più strette.
I due soggetti in mio possesso, gentilmente regalatimi dall'amico Boscato, vengono mantenuti fornendo loro un buon misto per esotici, alcune larve di tarma della farina di cui asportano la testa e, di tanto in tanto, qualche foglia d'insalata, meglio se selvatica.
Sempre presente l'osso di seppia e ad ogni cambio di sabbia una cucchiaiata di sali minerali misti a grit.
Alloggiati in una volieretta di cm 120 x 60 x 60 non hanno mai manifestato sintomi riproduttivi e l'inserimento nel contenitore di un nido a cassetta del tipo usato per i pappagalliní ondulati ha solo procurato loro un piacevole e più sicuro rifugio notturno. Devo quindi presumere trattarsi di due maschi anche se non li ho mai sentiti emettere un vero e proprio canto ma solo dei piccoli accenni, ripetutii da entrambi.
BIBLIOGRAFIA
Bates H. and Busenbark R., 1970 - Finches and soft-billed birds, T.F.H., Neptune City. Grzimek B., 1970 - Vita degli animali, vol. 9, 2' ed. 1974, Bramante, Milano.
Hall B.P. and Moreau K.E., 1970 - An atlas of speciation in african passerine birds, British
Museum, London.
Orlando V., 1959 - Uccelli esotici, Encia, Udine.
Rutgers A., 1964 - The Handbook of Foreig Birds, fourt ed. 1977, Blanford Press, Poole.
Serle W. et Morel G.J., 1979 - Les oiseaux de l'Ouest africain, Delachaux et Niestlé, NeuchàtelSoderberg P.M., 1963 - Foreign birds for cago and aviary, Book Il, Waxbills, Weavers and
Whydahs, T.F.H., jersey City.
Williams J.G. and Arlott N., 1980 - A Field Guide to the Birds of East Africa, Collins, London.
V.Bertalli
IL DIAMANTE AFRICANO SPOROPIPES FRONTALIS( DAUDIN 1802)
Soggetto ornitologícamente interessante ma purtroppo non comunemente importato con regolarità, anzi piuttosto raro negli allevamenti amatoriali e non solo in quelli italiani, come già più di dieci anni fa ci confermavano anche Bates e Busenbark ( 1970).
Classificato fra i Ploceidi, in base agli studi di Kunkel e Ziswíler (cfr. Grzimek 1970) viene definito come appartenente, con il suo congenere unitamente al quale forma la sottofamiglia degli Sporopipini, ad un gruppo " conservatore ".
Di lunghezza oscillante fra i 12 ed i 13 cm presenta come principale caratteristica, e viene sottolineata la cosa anche nel suo nome sistematico, fronte ricoperta di piccole piume bianconere tali da farla apparire come squamata. Il dorso è grigio, le ali grigio brune con remiganti più scure e bordate di chiaro, ventre e sottocoda biancastri, una zona rosso bruna che dalla parte posteriore del rapo si estende al collo e due caratteristici " baffi " neri maculati di bianco che scendono sino a delimitare i lati della zona gufare.
Specie tipica delle regioni africane a sud del Sahara, manifesta netta preferenza per luoghi a clima secco e vive infatti nei territori stepposi e aridi che dal Senegal vanno verso l'Etiopia, il Kenia e il Tanzania settentrionale.
Due sono le forme subspecifiche:
Sporopipes frontalis frontalis (Daudin 1802) descritta in precedenza, diffusa con ampio areale ma non molto comune in Senegal, nord del Sudan, Eritrea e nord Etiopia, e Sporopipes frontalis emini Neumann 1900, con piumaggio che presenta tonalità più scura e più grigio superiormente, localmente comune in zone adatte nel sud del Sudan, in nord-est Uganda, sud Etiopia, Kenia e Tanzania sino ai rilievi centrali, forse meno legato della forma tipo alle Acacie dato che si incontra oltreché in località aride e cespugliose anche in zone boscose ed ai margini dei coltivi (William e Arlott 1980).
Caratteristiche simili ha il congenere Diamante africano Sporopipes squamifrons. (A. Smith 1836), specie monotipica anch'essa poco comune ma forse relativamente più presente negli allevamenti amatoriali e nelle voliere dei collezionisti di piccoli esotici. Vive in Africa meridionale (Provincia del Capo, Transvaal, Bechuania, Africa del sud-ovest, sud-ovest Angola) in regioni ancora più asciutte e si differenzia dalla specie precedente per i due " baffi " più neri e larghi che si dipartono da sotto il becco divaricandosi verso l'alto petto, e per una minore lunghezza totale che è di circa 11 cm oltreché per la differente colorazione del piumaggio. Il becco, abbastanza massiccio, è, come in Sporopipes frontalis, di colore carnicino. Riporto gli creali delle due specie, in scala molto ridotta e puramente indicativi, disegnati. sulla base di quanto notificato da Hall e Moreau ( 1970).
L'alimentazione preferita da questi soggetti è costituita da semi di piante erbacee, non disdegnando però germogli ed insetti.
Degna di nota, caratteristica adattativa della specie ad un habitat in. cui la siccità è normativamente frequente abbastanza a lungo, è la loro particolarità di riuscire come pochi altri uccelli a fare a meno dell'acqua per periodi, di tempo considerevolmente lunghi.
E' stato infatti constatato che il loro assorbimento idrico giornaliero è di un buon 30% inferiore al fabbisogno medio degli altri piccoli passeriformi, mentre alcuni soggetti sono stati sperimentalmente tenuti in osservazione per oltre due mesi senz'acqua ed alimentati esclusivamente con semi di Graminacee essiccati all'aria (cfr. Grzimek 1970).
Nidificano fra i cespugli, sovente fra le spine ed a poca altezza dal suolo, costruendo con erbe secche un grossolano nido tondeggiante e piuttosto allungato, quasi a forma di pera, con il foro d'accesso posto lateralmente nella parte più stretta.
Al di fuori del periodo riproduttivo il nido stesso viene successivamente utilizzato da più adulti come dormitorio (Serle e Morel 1979).
La costruzione è opera prevalente del maschio mentre la femmina si occupa del rivestimento interno.
Vengono deposte da 3 a 6 uova (più comunemente 4 o 5 ) di colore di fondo bianco sporco verdastro ma che appaiono quasi brune per le fitte macchie grigio scure e brunicce di cui sono ricoperte (molto simili, secondo Orlando 1959, a quelle dei nostri passeri) incubate dalla femmina per un periodo di circa 13 giorni ( 12, secondo Rutgers 1964).
L'alimentazione dei piccoli è arricchita da verdure e semi immaturi di Graminacee.
In cattività (il primo caso di riproduzione, cfr. Orlando 1959, parrebbe essere avvenuto in Inghilterra nel 1907) il mantenimento non desta particolari preoccupazioni ed i soggetti, se bene alimentati e convenientemente alloggiati (indispensabile non lasciarli all'aperto nei mesi invernali) vivono per diversi anni (Soderberg 1963).
Il loro allevamento è poco praticato (meno rari i casi di riproduzione captiva di Sporopipes squamifrons) oltreché per la difficoltà a reperire i soggetti di cui non pare esistere disponibilità sul mercato forse anche per la pressoché totale assenza di dimorfismo sessuale (in entrambe le specie) che fa si che difficilmente si possano assortire delle vere coppie.
Unico elemento certo per il sessaggio (Rutgers 1964) è il sottile canto emesso dal maschio e forse, nel caso di Sporopipes squamifrons, una colorazione leggermente più pallida nella femmina della zona attorno al becco e le due striature verticali, ai lati della gola, più strette.
I due soggetti in mio possesso, gentilmente regalatimi dall'amico Boscato, vengono mantenuti fornendo loro un buon misto per esotici, alcune larve di tarma della farina di cui asportano la testa e, di tanto in tanto, qualche foglia d'insalata, meglio se selvatica.
Sempre presente l'osso di seppia e ad ogni cambio di sabbia una cucchiaiata di sali minerali misti a grit.
Alloggiati in una volieretta di cm 120 x 60 x 60 non hanno mai manifestato sintomi riproduttivi e l'inserimento nel contenitore di un nido a cassetta del tipo usato per i pappagalliní ondulati ha solo procurato loro un piacevole e più sicuro rifugio notturno. Devo quindi presumere trattarsi di due maschi anche se non li ho mai sentiti emettere un vero e proprio canto ma solo dei piccoli accenni, ripetutii da entrambi.
BIBLIOGRAFIA
Bates H. and Busenbark R., 1970 - Finches and soft-billed birds, T.F.H., Neptune City. Grzimek B., 1970 - Vita degli animali, vol. 9, 2' ed. 1974, Bramante, Milano.
Hall B.P. and Moreau K.E., 1970 - An atlas of speciation in african passerine birds, British
Museum, London.
Orlando V., 1959 - Uccelli esotici, Encia, Udine.
Rutgers A., 1964 - The Handbook of Foreig Birds, fourt ed. 1977, Blanford Press, Poole.
Serle W. et Morel G.J., 1979 - Les oiseaux de l'Ouest africain, Delachaux et Niestlé, NeuchàtelSoderberg P.M., 1963 - Foreign birds for cago and aviary, Book Il, Waxbills, Weavers and
Whydahs, T.F.H., jersey City.
Williams J.G. and Arlott N., 1980 - A Field Guide to the Birds of East Africa, Collins, London.
V.Bertalli