marco cotti
15-02-09, 11: 52
Giuseppe Paolo Mignone
NOTE SULLE ASTRILDIDI AFRICANE
ASPETTI D'ECOLOGIA E TRATTAMENTI DEL GENERE
CRYPTOSPIZA SALVADORI 1884
RIASSUNTO - Si espongono per grandi linee alcuni aspetti biogeografici ed ecologici, equivalenti all'impostazione sistematica di Bates (Bates G.L., 1930 - Ha-ndbuch of the birds of West Aforica. London), ed alla parallela ipotesi di Delacour (Delacour J., 1943 - A revision of the subfamily Estreldinae of the family Ploceidae. Zoologica, New York Zool. Soc., 28: 69-86), sull'origine, diffusione e trattamento delle varie Specie spettanti al Genere Cryptospiza formato dal Salvadori nel 1884 e, in occasione del sessantesimo anniversario della scomparsa del Conte Prof. Salvadori, si fa seguire un sintetico quadro biografico sulla Sua figura e sulle Sue opere di naturalista ornitologo, con brevi notizie storico bibliografiche che non hanno alcuna pretesa di completezza.
INTRODUZIONE
E' molto probabile, ma non facilmente dimostrabile, la non casualità del fatto che sia stato l'Hartlab a descrivere per primo sia il diffuso Amaranto a dorso verde, Mandingoa nitidula ( Hartlaub )
sia l'Astrildide di Reichenow, Cryptospiza reichenovii ( Hartlaub ) ,
due Specie ( Estreldidae - Passerif ormes ) dell'Africa tropicale alquanto lontane nella morfologia e nell'habitat, eppure in connessione latente per chiunque abbia fatta propria una mentalità evoluzionistica e sia quindi avvezzo a cercare, nelle sia pur diverse strutture e nelle funzioni dei viventi, i segni di un adattamento a precise condizioni di esistenza, la traccia di un rapporto genetico tra la variabilità delle soluzioni offerte dai membri di una popolazione e le istanze che a questa è venuto ponendo l'ambiente.
Ora, da questo punto di vista, al Genere Cryptospiza di Salvadori va riconosciuto il merito di aver impostato, per l'Astrildide di Reichenow, un Genere e quindi una gnoseologia che merita la qualificazione di evoluzionistica e che presenta concetti traenti nel suo alveo anche l'Amaranto a dorso verde.
Ma non vanno passati sotto silenzio i punti oscuri. Non si conosce ad es. alcuna Specie cui le Astrildidi spettanti a Cryptospiza somiglino, salvo lontane e parziali omologie con Spermospiza e Pyrenestes (il primo desueto), e ancora troppo poco sappiamo della loro biologia. Il Genere Cryptospiza comprende Uccelli facenti parte dell'Avifauna africana (regione etiopica), biotopo alpino, mole tipica dei Passeriformi e cromi-a del mantello piuttosto sobria: nelle loro forme, in cui generalmente si ha un lieve dimorfismo sessuale, predominano il verde-olivaceo, il rosso-cremisi ed il bruno. Soltanto le Specie, leggermente aberranti, jacksoni e reichenovii, presentano un collarino bruno-grigio/ardesia la prima ed una mascherina rosso-cremisi la seconda. Frequentano l'alta foresta primitiva con habitats che si spingono fino ai 3.000 m.l.m., ma scendono fina-neo ai 200 m.l.m. e si nutrono prevalentemente di piccole gemme, semi, vermi, insetti e frutti. Sono monogami ed il nido viene costruito nel fitto della vegetazione a non grande altezza dal suolo; vengono deposte quattro/cinque uova, can -medie minime nella jacksoni' di due; nessun dato sulla biologia riproduttiva della shelleyi'. Periodi embriogenetici in larga misura sconosciuti, ma stimabili attorno ai 13/14 giorni.
(1) Specie simpatriche, mentre C. reichenovii e C. salvadorii sono Specie allopatriche, da Hall et Moreau considerate Superspecie (G.P.M.).
Pytelia, riportato nelle ultime liste sistematiche come Pytilia, era il nome generico impiegato prima che venisse istituito dal Salvadori (1884) quello di Cryptospiza nov. gen. su un individuo della Specie reichenovii (Spedizione italiana nell'Africa equatoriale. Risultati zoologici. Uccelli dello Scioa e della regione fra Zeila e lo Scioa per Tommaso Salvadori - Genova, 1884).
Dall'Astrilde di Reichenow, per i motivi suesposti secondo l'indirizzo di Hall et Moreau, inizieremo la nostra monografia.
L'ASTRILDE DI REICHENOW NELLA CLASSIFICAZIONE
DI HARTLAUB E DI SALVADORI
Fu, come si è già detto, il naturalista ornitologo tedesco Karl Jahamn Gustav Hartlaub di Brema (1814-1900) a studiare e descrivere per la prima volta l'Amaranto a dorso verde, tipico ed assai diffuso passeriforme delle regioni basse dell'Africa tropicale e I'Astriilde di Reichenow, tipica invece dei rilievi montuosi e di elevate altitudini (900-1.600 m.l.m. ed anche presente ad altezze superiori fino a ca. 2.000 ma.m.), dal prevalénte mantello verde-oliva e dalla caratteristica mascherina rossa cremisi, donde i nomi volgari di Astro di Reichenow, o Astro mascherato, o Astro a faccia rossa, o, ancora, Astro ad occhiali rossi; per gli inglesi Reo-faced Crimson-Wing; per i francesi Bengali veri à face rouge; per gli olandesi Reichenow's Bergastrilde.
Detta mascherina si diparte dalla.base della forte mandibola superiore e si estende fin oltre il cerchio periorulare, mentre il dorso è rossigno ( veggasi l'illustrazione annessa di un a di Specie).
Il dott. Hartlaub, esaminando questa Specie scoperta da Reichenow, non poteva certo nemmeno lontanamente intuire che di lì a poco altri ornitologi di lingua inglese quali Sharpe, Sclater, Jackson, Shelley avrebbero ben presto descritto molte altre forme africane tipiche nella morfologia, nel mantello e nell'habitat (costituito essenzialmente da foreste lungo catene montuose di rilevante altitudine, lontane le une dalle altre), perché tutte queste forme affini presentavano dunque una assai lata, contrassegnata da distanze notevoli, distribuzione; una distribuzione quindi ecologicamente punteggiata, vale a dire in altre parole ch'esse erano contraddistinte da discontinuità di areali.
Intorno all'anno 1874 non si conosceva che un solo individuo di questa Specie, raccolto dal Reichenow presso Bonpango nei monti Camerun.
Pertanto Hartlaub, classificando l'Astrilde di Reichenow non poteva per tutte le ragioni sopra viste, né del pari lo potevano ancora gli altri ornitologi succitati, non attribuirlo al Genere Pytilia (grafia originaria Pytelia) di Swainson e quindi lo designò scientificamente come Pytilia reichenovii, in onore dello scopritore, il connazionale prof. Anton Reichenow (1847-1941) del Berlin Museum, successore di Cabanis, grande studioso di Specie africane, oltre che celeberrimo ornitologo (HARTLAUB, Ibis, p. 166 - REICHENOW, Jaurn. fiir Orn. 1874, p. 346; 1875, 50; tab. Il, f. 1 - Gieb. Thes. Orn. III, p. 399 - 1877. Descriptio: Capite, collo et corpore subtus fusto-olivaceis, gufa flavescente; dorso, uropygio, supracaudalibus, tectricibus ala_rum et margine externo remigum tertiarum rubro-puniceis, lateribus rubro-puniceo tinctis, subcaudalibus nonnullis via rubro tinctis; remigibus fuscis; subalaribus fulvo-flavescentibus; cauda pigra; rostro pigro; pedibus corylinis; iride castanea; margine palpebrali nudo rubro. Long. tot. 0 m,103; al. 0 m,057; caud. 0 m, 043; rostri 0 m,009; tarsi 0 m,018; digiti medii cum ungue 0 m,018).
Di lì a non molto, nel 1884, intorno al Tipo di questa Specie lavorò il nostro prof. Tommaso Salvadari il quale sulla base dei raffronti morfologici con i Generi Spermophaga e Pyrenestes, dalle caratteristiche del becco accentuatamente conico, tendenti a quelle del nostro Frosone, Coccothraustes coccothraustes ( Linneo ), e dalle dita lunghe, caratteristiche ambedue assenti in Pytilia, creò il nuovo Genere Cryptospiza, il cui ètimo va cercato nelle caratteristiche nascoste ed isolate delle Specie spettanti, dal greco crypto = nascosto e dal greco spiza = passeriforme, come sopra ho detto (SALVADORI, Cryptospiza nov. gen.: Ann. Mus. St. Nat. Genova, 21, 1884, p. 180).
Secondo quanto mi è stato possibile di accertare, è da ritenersi che il Tipo su cui lavorò il Conte Salvadori provenisse dalla Spedizione Italiana nella zona dei laghi equatoriali, svoltasi nel 1875-1878 e diretta dal Marchese Orazio Antinori (1811-1882), suo vecchio amico; infatti, al termine di questa spedizione, l'Antinori si trasferì nello Scioa, ove raccolse ingenti quantità e serie di vertebrati e di insetti.
Comunque, questo Tipo è assente nella Collezione del Museo di Storia Naturale di Genova ove con il prezioso aiuto della Dott.ssa Arbocco ho fatto ricerche. Il Genere Cryptospiza di Salvadori comprende, ai giorní nostri, esclusivamente le Astrildi africane con habitat sugli alti rilievi montuosi di quel grande continente; Estreldidi o Astrildi forse meglio conosciute come Estreldidi montane per il biotopo e le nicchie ecologiche che le contraddistinguono.
A questo Genere sono riconosciute spettanti altre tre Specie, oltre quella citata dal Reichenow e descritta per la prima volta dall'Hartlaub, delle quali riporto ora il tipo di distribuzione (da HowARD et MooRE - Oxford, 1981) e le caratteristiche salienti del mantello (HALL et MOREAU - London, 1970).
DISTRIBUZIONE E HABITATS DELLE ASTRILDI MONTANE DELL'AFRICA EQUATORIALE
A) Cryptospiza reichenovii reichenovii (Hartlaub), Astro o Astrilde di Reichenow, centro-sud africano, diffusa sui rilievi dell'Africa. centrale con propaggini nell'isola Fernando Po.
Copre, in verità, un vasto areale, dal Camerun all'Uganda, limitato ai rilievi montani (Biotopo: 850-1.800 m.l.m. ) che si estende lungo la linea dell'Equatore, dall'Atlantico al centro-sud Africa, rappresentato da una fascia di ampiezza variabile che segue l'andamento dei corrugamenti e prosegue in modo discontinuo ripiegando poi a sud dell'Uganda fino alle propaggini a sud del Mozambico. I maschi di questa Specie portano la caratteristica maschera rosso-cremisi che va dalla base della mandibola superiore e si allarga alla zona perioculare, pileo (fronte, vertice e occipite) e nuca verde-oliva scuro; mento, guancia e gola verde-oliva più chiaro ( giallrno ); dorso, sopraccoda, groppone rossastri, con presenza di bruno; copritrici alari primarie e secondarie bruno scure; fianchi rosso scuro; parti inferiori verde-oliva; zampe brune; becco nero (conico e robusto). Le femmine presentano mascherina piuttosto chiara con tonalità verdastra (giallo-olivastro), del pari in esse le zone verde-oliva del mantello sono più estese (carenze diffusive lipacramirhe ) .
Comprende due Sottospecie:
A) Cryptospixa r. australis ( Shelley ), Astrilde di Reichenow australe, centrosud africana, con areale dunque nel Centro africano (Uganda) al sud dei monti della Tanzania e prosegue su Malawi, monti del lago Niassa fino a sud-est del Mozambico con propaggini nel Zimbabwe;
A2) Cryptospiza r. homogenes sudafricana-orientale, limitata alla fascia di contatto tra Zimbabwe e Mozambico.
B) Cryptospiza salvadorii salvadorii Reichenow, Astrilde di Salvadori o Astrilde d'Abissinia o Astrilde dal dorso rosso o Astrilde dalle ali rosse
(inglese: Crimsonwing od anche Salvadari's Crimsan-wing o Salvadori's Crimson-backed Forest Finch; francese: Bengali vert; olandese: Bergvink o Salvadori's Bergvink), centroafricana occidentale, con areale limitato alle montagne a sud dell'Etiopia ed a nord del Kenya (biotopo: 1.700-2.800 m.l.m. ). I maschi di questa Specie non mostrano la vivace mascherina tipica dei maschi di Reichenow, ma è in essi sostituita da un alone giallo perioculare; presentano un mantello uniforme verde-oliva scuro, più chiaro (giallastro) alla gola; dorso scuro; remiganti culminali rosse; becco nero. Lunghezza ca. 12 cm.
Comprende, a sua volta, due Sottospecie:
B 1) Cryptospiza s. ruwenzori Sclater, centro-africana con areale compreso tra l'est dello Zaíre e l'ovest dell'Uganda;
.
B2) Cryptospiza s. kilimensis Moreau et Sclater, centro-africana occidentale con areale compreso tra il sud-est del Sudan, il Kenya ed il nord della Tanzania. Infine, le due Specie del Jackson e di Shelley, ambedue con areale ad est dello Zaire e l'ovest dell'Uganda, cioè nella zona del monte Ruwenzori, presentano caratteristiche differenzíali più marcate e precisamente:
C) Cryptospiza jacksoni Sharpe, o Astrilde di Jackson o Astrilde blu (inglese: Dusky Crimsan-wing o Jackson's Forest Finch; francese Bengali vert de Jackson; olandese: Jacksan's Bergvink o Jackson's Bergstrilde) con biotopo a 1.800-3.000 m.l.m. I a a di questa Specie presentano testa, lati del collo, dorso, sopraccoda e fianchi color rossiccio-cremisi; collarino bruno-ardesia che si estende fin quasi al centro dell'occipite; ali e coda nerastre; becco nero. Le 9 9 hanno il collarino bruno più esteso sulla testa. L. mm 109-118.
D) Cryptospiza shelleyi Sharpe, o Astrilde di Shelley o Astrilde a becco rossa (inglese: Shelley's Crimson-wing o Shelley's Forest Finch; francese: Bengali vert de Shelley; olandese: Shelley's Bergvink o Shellev's Bergstrilde ) è la più cromaticamente differenziata dalle precedenti. I maschi presentano testa, lati del collo, dorso, groppone e sopraccoda rosso scuro; ali e coda nerastre; parti inferiori color oliva; ventre e sòttocada neri; fianchi rosso-bruno; becco rosso. Le femmine hanno invece capo e lati del collo alivacei, il becco superiormente nero con la mandibola superiore rosa. L. mm 110.
ASPETTI EVOLUZIONISTICI DEL GENERE CRYPTOSPIZA
Che cosa può suggerire all'ornitologo ed al biologo l'esistenza di questo gruppo di spp, giuocanti attorno a caratteri morfologici affini e, nel contempo, così isolate su massicci montuosi siti a cospicua distanza gli uni dagli altri?
Di trovarsi, presumibilmente, di fronte non a Specie tipiche, ma a gruppi o popolazioni ( neotipi ) di Specie derivate da isolamento riproduttivo, da una forma antica, con tutte le conseguenze dei fenomeni mendeliani.
Gli ornitologi moderni attribuiscono 1'insorgenza delle popolazioni del Genere Cryptospiza per derivazione da un fondo genico comune, ma divergono circa la base genetica causante: a) taluni sostengono la tesi delle affinità con il Genere Mandingoa, donde, in parallelo, la formulazione sistematica di G.L. BATES (1930), citata al principio della presente monografia; b) altri la parallela tesi di caratteristiche simili nei confronti del Genere Hvpargos, donde, l'ipotesi sistematica di J. DELACOUR (1943), vale a dire si rapportano all'Amaranto fiammante.
Sarebbe molto interessante sapere se tutte queste ipotesi evoluzionistiche, di cui abbiamo fatto cenno e che discuteremo, sia pure brevemente, abbiano e fino a qual punto importanza nella formazione di nuove Specie.
Una Specie, in particolare, la Cryptospiza reichenovii che qui è particolarmente trattata mi sembra in grado di offrire risposte significative a questi interrogativi di fondo.
Ad ogni modo, io non discuto sull'affinità degli Amaranto fiammante con le Astrildi montane, ma queste ultime mi sembrano piuttosto vicine agli Amaranto a dorso verde o Mandingoa a dorso verde Mandingoa nitidula (Hartlaub), nel solco di Bates, che concordamente condividono (integrano) gli areali, se non l'habitat vero e proprio.
In effetti, il gruppo di forme riunito nel Genere Mandingoa e scoperto da K.J.G. Hartlaub ha una distribuzione che occupa i vuoti alle basse altitudini degli areali attinenti il Genere Cryptospiza, come di seguito riporto:
- Mandingoa n. nitidula: Mozambico, Zambia fino ad est di Capo Province;
- Mandingoa n. schlegeli: Sierra Leone, Zaire, Angola;
-;Mandingoa n. virginiae: Isola Fernando Po;
-'Mandingoa n. schubbi: Sud Etiopia, Sudan, Kenya, Tanzania.
Quindi habitats di basse altitudini per gli Amaranti a dorso verde e, per contro, alti livelli montuosi per gli Astri di Reichenow, Salvadori, Jackson et Shelley. Volendo ora spiegare il meccanismo della comparsa di Specie affini a notevoli distanze le une dalle altre, la questione risiede pertanto fondatamente in un fenomeno genetico (Genetic-drift o deriva genetica).
E' ben noto che se gruppi di individui di una data Specie, già appartenenti in antico ad una stessa popolazione, vengono a trovarsi tra loro territorialmente disgiunti, non possono più accoppiarsi tra loro e quindi non possono più scambiarsi materiale genetico. Inoltre, saranno sottoposti ad influenze ambientali complessivamente diverse, in quanto non si dà mai il caso che una località - nel caso in esame gli alti, impervi ed isolati rilievi montuosi dell'Africa tropicale - sia in tutto e per tutto identica al territorio sito a valle o nelle zone basse. Patrimoni genetici diversi sottoposti a fattori selettivi ambientali diversi non potranno che evolvere autonomamente e differenziarsi dai conspecifici delle zone basse sempre più con il passare del tempo, ma dar luogo di per sé, anche e soprattutto a distanze notevoli, a nuove Specie vere e proprie con caratteristiche affini, peraltro - ripeto - a sé stanti.
Nell'alveo filogenetico ed anche in quello della genetica evoluzionistica, i gruppi rimasti isolati diverranno tra loro ben differenziati dapprima a livello di Razza o, per meglio dire, di Sottospecie geografica e in seguito a livelli di crescente valore gerarchico sistematico: di Specie e, poi, in teoria, di Genere, di Sottafamiglia, etc. Tra il mante Camerun e le catene site tra Congo, Zaire, Tanzania, Mozambico e Uganda vi sono distanze di migliaia di chilometri e tra di esse territori inabitati per le Specie adattatesi a queste montagne. Sembra dunque potersi fondatamente supporre che gli Amaranto o Astrildi a dorso verde di Hartlaub (Mandingoa nitidula) si siano trasferiti, nel corso di milioni d'anni, sui rilievi montuosi; l'avvento poi dei periodi glaciali dal Rissiano all'Olocenico li abbia risospinti ad altitudini meno elevate e, successivamente, a termine dei periodi glaciali, si siano definitivamente isolate in singoli gruppi montuosi anche molto distanti tra loro, com'è il caso dei rilievi africani (Ruwenzori, Lago Tanganyka, monti del Sudan fino all'Uganda ed al Kenya).
I centri di diffusione, se di centri vogliamo parlare, comprendono le forme originarie a vasto areale degli Amaranto a dorso verde presenti da F. Po all'Uganda-Etiopia ed a sud fino all'Angola e Mozambico, mentre i vari Astri montani di Reichenow, Salvadori, Jackson e Shelley si potrebbero definire "relitte" per -successivo isolamento sui rilievi montuosi dell'areale che va dal centro Africa al centro-sud che hanno così superato il confine di Specie tipica mediante un processo inverso a quello dell'ibridismo, per l'assenza di punto di contatto tra la Specie specifica e le altre Specie (SEWALL WRIGHT, 1931).
ASPETTI DELLA BIOLOGIA DEL GENERE CRYPTOSPIZA
In campo strettamente biologico la domanda che si pone è la seguente: le Astrildi montane africane possono sopravvivere e riprodursi nell'emisfero boreale ed a bassi livelli di altitudine? Com'è ben noto disponiamo di risposte piuttosto deludenti ad es. in fatto di limitata valenza biologica delle Specie asiatiche come il Verzellino a fronte rossa, Serinus pusillus (Pallas)
che è Specie di alta montagna (vive oltre i 2.000 m.l.m.) ove si è accertato che l'incidenza delle causa, di morte dopo il trasferimento alle basse regioni aumenta in maniera inaccettabile.
Malgrado tutto, e sempre per il Verzellino fronte rossa, l'associazione fra tali cause e l'altitudine può non essere causale, ma tuttavia non sono ancora state dimostrate altre cause. Nel caso invece delle Specie africane provenienti da habitats limitatamente o relativamente alti (1.000/2.000 m.l.m. - livelli medi) esistono buoni motivi di natura biologica per aspettarsi che il rischio di microclima e di altri fattori connessi non sia alto, e ciò stilla base del fatto che dette Specie si spostano durante l'anno dalle alte alle medie regioni.
In questi casi, quindi, l'estrapolazione mediante un modello di altra Specie come il Serinus pusillus senza limiti di soglia tenderebbe a sopravvalutare i rischi dei decessi connessi ai bassi livelli di altitudine; si palesano pertanto più corrette stime inferiori nell'ordine max. del 10% e forse più, connesse a carenze o, meglio, ai vari effetti sull'equilibrio endocrino, sull'immunità, sul ricambio, con relazioni che possono variare corrispondentemente.
Riportando in grafico l'incidenza di queste turbe si otterrebbero andamenti nettamente diversi tra Serinus pusillus asiatico e Astrildi montane africane.
In base alle attuali stime di trattamento delle Specie africane e assumendo, con riserva di verifica, che il rischio del loro trasferimento a basse altitudini vari come funzione lineare senza limite di soglia, si può dedurre che soltanto una piccola percentuale (dall'1 al 5%) è imputabile alle condizioni naturali di climi e pressioni altimetriche delle regioni.
L'acclimazione, quindi, delle Astrildi in esame non dovrebbe necessariamente implicare effetti negativi di rilievo inaccettabili ed il rischio, se esiste, è troppo piccolo per essere rilevato; la stessa acclimazione può d'altronde avvenire, come è stato provato, in gabbioni di cm 100 x 50 x 50 e senza l'uso di voliere. Veniamo ai trattamenti.
Per quanto già detto la dieta deve mirare ad una componente azotata costituita da piccoli coleotteri, pupe di formica scottate, larve della farina, di ditteri, e da una componente di grani composta da varietà di miglio appena germinate, nonché dai semi di piante selvatiche prative.
Questi componenti vanno integrati con calcio e grit vario, sempre disponibili.
E' bene seguire i consumi, le propensioni e le condizioni generali dei soggetti; controlli, questi, assai agevoli dato che queste Specie sono per natura vivaci e voraci nello stesso tempo.
Superati i trenta giorni di isolamento e di acclimazione possono, se si rende necessario per ragioni di spazio, convivere con Specie diverse: ad es. e sempre restando nell'ambito della Famiglia delle Estreldidi con il Ventre Arancio, Amandava subflava (Vieillot),
o con gli Astri Aurora, Pytilia phoenicoptera Swainson; per quanto riguarda altre Famiglie anche con Emberizidi come il Cantore di Cuba, Tiaris canora (Gmelin).
Agli effetti della biologia riproduttiva che in queste Specie australi si verifica, per quanto riguarda il nostro emisfero, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo è sempre ottimale la gabbia inglese oppure il gabbione occultato parzialmente di verde o altro o la volieretta, ma soprattutto l'osservazione di un gruppetto iniziale costituito da un maschio e tre femmine per ottenere profili di affiatamento attendibili tra il maschio ed almeno una delle femmine, in modo tale da poter poi isolare, a fine periodo di osservazione, la coppia più affiatata (trattasi di Specie monogame).
I nidi, del tipo a cassetta, di dimensioni (orientative) di ca. 10 x 10 x 15 cm debbono allocarsi a diverse altezze (le Specie in esame sostano a lungo a terra) e ben occultati. La coppia prescelta non tarderà a costruire il nido. Notasi, inoltre, che prima della deposizione queste Specie si trattengono per indole a lungo, durante il giorno, nel nido.
La parata (display) del a è una catena di piccole danze al cospetto della 9 con una paglia nel becco. La cova è compito della 9 ed ha una durata di 14/15 giorni. I primi stadi di accrescimento dei pullus è bene assecondarli con insetti e piccole larve, ragnetti, larve di zanzara, di mosca nei primi stadi, di moscerini della frutta, variando il più possibile la dieta e limitando in questo delicato periodo d'accrescimento la somministrazione di grani, sia pure germogliati.
Trattasi di Specie non delicate, ma assai esigenti, anche perché carenti di sufficienti periodi di cattività e di adattamento.
Dopo la prima fase o la settimana, si possono somministrare ai P. erbe prative e loro semi, semi germogliati, insetti e larve più corpose.
L'involo avviene a 20/22 giorni dalla schiusa e gli juv. si trattengono spesso sul fondo della gabbia o voliera, assistiti dai P., ma già in fase di svezzamento. Com'è indole generale nelle Estreldidi, gli juv. venuta la sera non cercano riparo nel nido, ma tentano con insistenza e tenacia di non allontanarsene, mentre non è raro che gli ad. inizino nel nido una seconda deposizione.
CONSIDERAZIONI FINALI
Possiamo ora concludere che anche queste Specie, come altre delle basse regioni tropicali africane, in ambiente e con trattamenti favorevoli, si dispongono alla riproduzione in cattività e consentono studi etologici.
L'inizio del periodo riproduttivo coincide con l'inverno del nostro emisfero boreale, cioè con i mesi di dicembre e gennaio: occorrono quindi ambienti se non interni, al minimo riparati convenientementè. La preparazione del nido in cassetta può anche verificarsi in febbraio; il periodo embriogenetico (deputato alla femmina ) è di ca. 14 giorni; l'involo degli juv. a 20 giorni ca.
Le cure parentali spettano ad entrambi i sessi e sono assidue, a quanto mi risulta.
Non conosciamo purtroppo ancora nulla intorno all'interessante tema del loro differenziamento genetico ad es. sotto l'aspetto ibridologico interspecifico-intergenerico, né intorno agli eventuali reciproci riflessi (intergenerici), evolutivi o di coavergenza evolutiva tra i Generi Mandingoa e Hypargos.
BIBLIOGRAFIA
Salvadori T., 1884 - Spedizione italiana nell'Africa equatoriale. Risultati zoologici. Ucodli Scioa e della regione fra Zeila e lo Scioa. Ann. Mus. Civ. Genova: Serie Il, Vol_ I 21-285; Mem. della Soc. Geogr. Ital.: Serie Il, Parte V, pp. 17-276.
G.P.Mignone
NOTE SULLE ASTRILDIDI AFRICANE
ASPETTI D'ECOLOGIA E TRATTAMENTI DEL GENERE
CRYPTOSPIZA SALVADORI 1884
RIASSUNTO - Si espongono per grandi linee alcuni aspetti biogeografici ed ecologici, equivalenti all'impostazione sistematica di Bates (Bates G.L., 1930 - Ha-ndbuch of the birds of West Aforica. London), ed alla parallela ipotesi di Delacour (Delacour J., 1943 - A revision of the subfamily Estreldinae of the family Ploceidae. Zoologica, New York Zool. Soc., 28: 69-86), sull'origine, diffusione e trattamento delle varie Specie spettanti al Genere Cryptospiza formato dal Salvadori nel 1884 e, in occasione del sessantesimo anniversario della scomparsa del Conte Prof. Salvadori, si fa seguire un sintetico quadro biografico sulla Sua figura e sulle Sue opere di naturalista ornitologo, con brevi notizie storico bibliografiche che non hanno alcuna pretesa di completezza.
INTRODUZIONE
E' molto probabile, ma non facilmente dimostrabile, la non casualità del fatto che sia stato l'Hartlab a descrivere per primo sia il diffuso Amaranto a dorso verde, Mandingoa nitidula ( Hartlaub )
sia l'Astrildide di Reichenow, Cryptospiza reichenovii ( Hartlaub ) ,
due Specie ( Estreldidae - Passerif ormes ) dell'Africa tropicale alquanto lontane nella morfologia e nell'habitat, eppure in connessione latente per chiunque abbia fatta propria una mentalità evoluzionistica e sia quindi avvezzo a cercare, nelle sia pur diverse strutture e nelle funzioni dei viventi, i segni di un adattamento a precise condizioni di esistenza, la traccia di un rapporto genetico tra la variabilità delle soluzioni offerte dai membri di una popolazione e le istanze che a questa è venuto ponendo l'ambiente.
Ora, da questo punto di vista, al Genere Cryptospiza di Salvadori va riconosciuto il merito di aver impostato, per l'Astrildide di Reichenow, un Genere e quindi una gnoseologia che merita la qualificazione di evoluzionistica e che presenta concetti traenti nel suo alveo anche l'Amaranto a dorso verde.
Ma non vanno passati sotto silenzio i punti oscuri. Non si conosce ad es. alcuna Specie cui le Astrildidi spettanti a Cryptospiza somiglino, salvo lontane e parziali omologie con Spermospiza e Pyrenestes (il primo desueto), e ancora troppo poco sappiamo della loro biologia. Il Genere Cryptospiza comprende Uccelli facenti parte dell'Avifauna africana (regione etiopica), biotopo alpino, mole tipica dei Passeriformi e cromi-a del mantello piuttosto sobria: nelle loro forme, in cui generalmente si ha un lieve dimorfismo sessuale, predominano il verde-olivaceo, il rosso-cremisi ed il bruno. Soltanto le Specie, leggermente aberranti, jacksoni e reichenovii, presentano un collarino bruno-grigio/ardesia la prima ed una mascherina rosso-cremisi la seconda. Frequentano l'alta foresta primitiva con habitats che si spingono fino ai 3.000 m.l.m., ma scendono fina-neo ai 200 m.l.m. e si nutrono prevalentemente di piccole gemme, semi, vermi, insetti e frutti. Sono monogami ed il nido viene costruito nel fitto della vegetazione a non grande altezza dal suolo; vengono deposte quattro/cinque uova, can -medie minime nella jacksoni' di due; nessun dato sulla biologia riproduttiva della shelleyi'. Periodi embriogenetici in larga misura sconosciuti, ma stimabili attorno ai 13/14 giorni.
(1) Specie simpatriche, mentre C. reichenovii e C. salvadorii sono Specie allopatriche, da Hall et Moreau considerate Superspecie (G.P.M.).
Pytelia, riportato nelle ultime liste sistematiche come Pytilia, era il nome generico impiegato prima che venisse istituito dal Salvadori (1884) quello di Cryptospiza nov. gen. su un individuo della Specie reichenovii (Spedizione italiana nell'Africa equatoriale. Risultati zoologici. Uccelli dello Scioa e della regione fra Zeila e lo Scioa per Tommaso Salvadori - Genova, 1884).
Dall'Astrilde di Reichenow, per i motivi suesposti secondo l'indirizzo di Hall et Moreau, inizieremo la nostra monografia.
L'ASTRILDE DI REICHENOW NELLA CLASSIFICAZIONE
DI HARTLAUB E DI SALVADORI
Fu, come si è già detto, il naturalista ornitologo tedesco Karl Jahamn Gustav Hartlaub di Brema (1814-1900) a studiare e descrivere per la prima volta l'Amaranto a dorso verde, tipico ed assai diffuso passeriforme delle regioni basse dell'Africa tropicale e I'Astriilde di Reichenow, tipica invece dei rilievi montuosi e di elevate altitudini (900-1.600 m.l.m. ed anche presente ad altezze superiori fino a ca. 2.000 ma.m.), dal prevalénte mantello verde-oliva e dalla caratteristica mascherina rossa cremisi, donde i nomi volgari di Astro di Reichenow, o Astro mascherato, o Astro a faccia rossa, o, ancora, Astro ad occhiali rossi; per gli inglesi Reo-faced Crimson-Wing; per i francesi Bengali veri à face rouge; per gli olandesi Reichenow's Bergastrilde.
Detta mascherina si diparte dalla.base della forte mandibola superiore e si estende fin oltre il cerchio periorulare, mentre il dorso è rossigno ( veggasi l'illustrazione annessa di un a di Specie).
Il dott. Hartlaub, esaminando questa Specie scoperta da Reichenow, non poteva certo nemmeno lontanamente intuire che di lì a poco altri ornitologi di lingua inglese quali Sharpe, Sclater, Jackson, Shelley avrebbero ben presto descritto molte altre forme africane tipiche nella morfologia, nel mantello e nell'habitat (costituito essenzialmente da foreste lungo catene montuose di rilevante altitudine, lontane le une dalle altre), perché tutte queste forme affini presentavano dunque una assai lata, contrassegnata da distanze notevoli, distribuzione; una distribuzione quindi ecologicamente punteggiata, vale a dire in altre parole ch'esse erano contraddistinte da discontinuità di areali.
Intorno all'anno 1874 non si conosceva che un solo individuo di questa Specie, raccolto dal Reichenow presso Bonpango nei monti Camerun.
Pertanto Hartlaub, classificando l'Astrilde di Reichenow non poteva per tutte le ragioni sopra viste, né del pari lo potevano ancora gli altri ornitologi succitati, non attribuirlo al Genere Pytilia (grafia originaria Pytelia) di Swainson e quindi lo designò scientificamente come Pytilia reichenovii, in onore dello scopritore, il connazionale prof. Anton Reichenow (1847-1941) del Berlin Museum, successore di Cabanis, grande studioso di Specie africane, oltre che celeberrimo ornitologo (HARTLAUB, Ibis, p. 166 - REICHENOW, Jaurn. fiir Orn. 1874, p. 346; 1875, 50; tab. Il, f. 1 - Gieb. Thes. Orn. III, p. 399 - 1877. Descriptio: Capite, collo et corpore subtus fusto-olivaceis, gufa flavescente; dorso, uropygio, supracaudalibus, tectricibus ala_rum et margine externo remigum tertiarum rubro-puniceis, lateribus rubro-puniceo tinctis, subcaudalibus nonnullis via rubro tinctis; remigibus fuscis; subalaribus fulvo-flavescentibus; cauda pigra; rostro pigro; pedibus corylinis; iride castanea; margine palpebrali nudo rubro. Long. tot. 0 m,103; al. 0 m,057; caud. 0 m, 043; rostri 0 m,009; tarsi 0 m,018; digiti medii cum ungue 0 m,018).
Di lì a non molto, nel 1884, intorno al Tipo di questa Specie lavorò il nostro prof. Tommaso Salvadari il quale sulla base dei raffronti morfologici con i Generi Spermophaga e Pyrenestes, dalle caratteristiche del becco accentuatamente conico, tendenti a quelle del nostro Frosone, Coccothraustes coccothraustes ( Linneo ), e dalle dita lunghe, caratteristiche ambedue assenti in Pytilia, creò il nuovo Genere Cryptospiza, il cui ètimo va cercato nelle caratteristiche nascoste ed isolate delle Specie spettanti, dal greco crypto = nascosto e dal greco spiza = passeriforme, come sopra ho detto (SALVADORI, Cryptospiza nov. gen.: Ann. Mus. St. Nat. Genova, 21, 1884, p. 180).
Secondo quanto mi è stato possibile di accertare, è da ritenersi che il Tipo su cui lavorò il Conte Salvadori provenisse dalla Spedizione Italiana nella zona dei laghi equatoriali, svoltasi nel 1875-1878 e diretta dal Marchese Orazio Antinori (1811-1882), suo vecchio amico; infatti, al termine di questa spedizione, l'Antinori si trasferì nello Scioa, ove raccolse ingenti quantità e serie di vertebrati e di insetti.
Comunque, questo Tipo è assente nella Collezione del Museo di Storia Naturale di Genova ove con il prezioso aiuto della Dott.ssa Arbocco ho fatto ricerche. Il Genere Cryptospiza di Salvadori comprende, ai giorní nostri, esclusivamente le Astrildi africane con habitat sugli alti rilievi montuosi di quel grande continente; Estreldidi o Astrildi forse meglio conosciute come Estreldidi montane per il biotopo e le nicchie ecologiche che le contraddistinguono.
A questo Genere sono riconosciute spettanti altre tre Specie, oltre quella citata dal Reichenow e descritta per la prima volta dall'Hartlaub, delle quali riporto ora il tipo di distribuzione (da HowARD et MooRE - Oxford, 1981) e le caratteristiche salienti del mantello (HALL et MOREAU - London, 1970).
DISTRIBUZIONE E HABITATS DELLE ASTRILDI MONTANE DELL'AFRICA EQUATORIALE
A) Cryptospiza reichenovii reichenovii (Hartlaub), Astro o Astrilde di Reichenow, centro-sud africano, diffusa sui rilievi dell'Africa. centrale con propaggini nell'isola Fernando Po.
Copre, in verità, un vasto areale, dal Camerun all'Uganda, limitato ai rilievi montani (Biotopo: 850-1.800 m.l.m. ) che si estende lungo la linea dell'Equatore, dall'Atlantico al centro-sud Africa, rappresentato da una fascia di ampiezza variabile che segue l'andamento dei corrugamenti e prosegue in modo discontinuo ripiegando poi a sud dell'Uganda fino alle propaggini a sud del Mozambico. I maschi di questa Specie portano la caratteristica maschera rosso-cremisi che va dalla base della mandibola superiore e si allarga alla zona perioculare, pileo (fronte, vertice e occipite) e nuca verde-oliva scuro; mento, guancia e gola verde-oliva più chiaro ( giallrno ); dorso, sopraccoda, groppone rossastri, con presenza di bruno; copritrici alari primarie e secondarie bruno scure; fianchi rosso scuro; parti inferiori verde-oliva; zampe brune; becco nero (conico e robusto). Le femmine presentano mascherina piuttosto chiara con tonalità verdastra (giallo-olivastro), del pari in esse le zone verde-oliva del mantello sono più estese (carenze diffusive lipacramirhe ) .
Comprende due Sottospecie:
A) Cryptospixa r. australis ( Shelley ), Astrilde di Reichenow australe, centrosud africana, con areale dunque nel Centro africano (Uganda) al sud dei monti della Tanzania e prosegue su Malawi, monti del lago Niassa fino a sud-est del Mozambico con propaggini nel Zimbabwe;
A2) Cryptospiza r. homogenes sudafricana-orientale, limitata alla fascia di contatto tra Zimbabwe e Mozambico.
B) Cryptospiza salvadorii salvadorii Reichenow, Astrilde di Salvadori o Astrilde d'Abissinia o Astrilde dal dorso rosso o Astrilde dalle ali rosse
(inglese: Crimsonwing od anche Salvadari's Crimsan-wing o Salvadori's Crimson-backed Forest Finch; francese: Bengali vert; olandese: Bergvink o Salvadori's Bergvink), centroafricana occidentale, con areale limitato alle montagne a sud dell'Etiopia ed a nord del Kenya (biotopo: 1.700-2.800 m.l.m. ). I maschi di questa Specie non mostrano la vivace mascherina tipica dei maschi di Reichenow, ma è in essi sostituita da un alone giallo perioculare; presentano un mantello uniforme verde-oliva scuro, più chiaro (giallastro) alla gola; dorso scuro; remiganti culminali rosse; becco nero. Lunghezza ca. 12 cm.
Comprende, a sua volta, due Sottospecie:
B 1) Cryptospiza s. ruwenzori Sclater, centro-africana con areale compreso tra l'est dello Zaíre e l'ovest dell'Uganda;
.
B2) Cryptospiza s. kilimensis Moreau et Sclater, centro-africana occidentale con areale compreso tra il sud-est del Sudan, il Kenya ed il nord della Tanzania. Infine, le due Specie del Jackson e di Shelley, ambedue con areale ad est dello Zaire e l'ovest dell'Uganda, cioè nella zona del monte Ruwenzori, presentano caratteristiche differenzíali più marcate e precisamente:
C) Cryptospiza jacksoni Sharpe, o Astrilde di Jackson o Astrilde blu (inglese: Dusky Crimsan-wing o Jackson's Forest Finch; francese Bengali vert de Jackson; olandese: Jacksan's Bergvink o Jackson's Bergstrilde) con biotopo a 1.800-3.000 m.l.m. I a a di questa Specie presentano testa, lati del collo, dorso, sopraccoda e fianchi color rossiccio-cremisi; collarino bruno-ardesia che si estende fin quasi al centro dell'occipite; ali e coda nerastre; becco nero. Le 9 9 hanno il collarino bruno più esteso sulla testa. L. mm 109-118.
D) Cryptospiza shelleyi Sharpe, o Astrilde di Shelley o Astrilde a becco rossa (inglese: Shelley's Crimson-wing o Shelley's Forest Finch; francese: Bengali vert de Shelley; olandese: Shelley's Bergvink o Shellev's Bergstrilde ) è la più cromaticamente differenziata dalle precedenti. I maschi presentano testa, lati del collo, dorso, groppone e sopraccoda rosso scuro; ali e coda nerastre; parti inferiori color oliva; ventre e sòttocada neri; fianchi rosso-bruno; becco rosso. Le femmine hanno invece capo e lati del collo alivacei, il becco superiormente nero con la mandibola superiore rosa. L. mm 110.
ASPETTI EVOLUZIONISTICI DEL GENERE CRYPTOSPIZA
Che cosa può suggerire all'ornitologo ed al biologo l'esistenza di questo gruppo di spp, giuocanti attorno a caratteri morfologici affini e, nel contempo, così isolate su massicci montuosi siti a cospicua distanza gli uni dagli altri?
Di trovarsi, presumibilmente, di fronte non a Specie tipiche, ma a gruppi o popolazioni ( neotipi ) di Specie derivate da isolamento riproduttivo, da una forma antica, con tutte le conseguenze dei fenomeni mendeliani.
Gli ornitologi moderni attribuiscono 1'insorgenza delle popolazioni del Genere Cryptospiza per derivazione da un fondo genico comune, ma divergono circa la base genetica causante: a) taluni sostengono la tesi delle affinità con il Genere Mandingoa, donde, in parallelo, la formulazione sistematica di G.L. BATES (1930), citata al principio della presente monografia; b) altri la parallela tesi di caratteristiche simili nei confronti del Genere Hvpargos, donde, l'ipotesi sistematica di J. DELACOUR (1943), vale a dire si rapportano all'Amaranto fiammante.
Sarebbe molto interessante sapere se tutte queste ipotesi evoluzionistiche, di cui abbiamo fatto cenno e che discuteremo, sia pure brevemente, abbiano e fino a qual punto importanza nella formazione di nuove Specie.
Una Specie, in particolare, la Cryptospiza reichenovii che qui è particolarmente trattata mi sembra in grado di offrire risposte significative a questi interrogativi di fondo.
Ad ogni modo, io non discuto sull'affinità degli Amaranto fiammante con le Astrildi montane, ma queste ultime mi sembrano piuttosto vicine agli Amaranto a dorso verde o Mandingoa a dorso verde Mandingoa nitidula (Hartlaub), nel solco di Bates, che concordamente condividono (integrano) gli areali, se non l'habitat vero e proprio.
In effetti, il gruppo di forme riunito nel Genere Mandingoa e scoperto da K.J.G. Hartlaub ha una distribuzione che occupa i vuoti alle basse altitudini degli areali attinenti il Genere Cryptospiza, come di seguito riporto:
- Mandingoa n. nitidula: Mozambico, Zambia fino ad est di Capo Province;
- Mandingoa n. schlegeli: Sierra Leone, Zaire, Angola;
-;Mandingoa n. virginiae: Isola Fernando Po;
-'Mandingoa n. schubbi: Sud Etiopia, Sudan, Kenya, Tanzania.
Quindi habitats di basse altitudini per gli Amaranti a dorso verde e, per contro, alti livelli montuosi per gli Astri di Reichenow, Salvadori, Jackson et Shelley. Volendo ora spiegare il meccanismo della comparsa di Specie affini a notevoli distanze le une dalle altre, la questione risiede pertanto fondatamente in un fenomeno genetico (Genetic-drift o deriva genetica).
E' ben noto che se gruppi di individui di una data Specie, già appartenenti in antico ad una stessa popolazione, vengono a trovarsi tra loro territorialmente disgiunti, non possono più accoppiarsi tra loro e quindi non possono più scambiarsi materiale genetico. Inoltre, saranno sottoposti ad influenze ambientali complessivamente diverse, in quanto non si dà mai il caso che una località - nel caso in esame gli alti, impervi ed isolati rilievi montuosi dell'Africa tropicale - sia in tutto e per tutto identica al territorio sito a valle o nelle zone basse. Patrimoni genetici diversi sottoposti a fattori selettivi ambientali diversi non potranno che evolvere autonomamente e differenziarsi dai conspecifici delle zone basse sempre più con il passare del tempo, ma dar luogo di per sé, anche e soprattutto a distanze notevoli, a nuove Specie vere e proprie con caratteristiche affini, peraltro - ripeto - a sé stanti.
Nell'alveo filogenetico ed anche in quello della genetica evoluzionistica, i gruppi rimasti isolati diverranno tra loro ben differenziati dapprima a livello di Razza o, per meglio dire, di Sottospecie geografica e in seguito a livelli di crescente valore gerarchico sistematico: di Specie e, poi, in teoria, di Genere, di Sottafamiglia, etc. Tra il mante Camerun e le catene site tra Congo, Zaire, Tanzania, Mozambico e Uganda vi sono distanze di migliaia di chilometri e tra di esse territori inabitati per le Specie adattatesi a queste montagne. Sembra dunque potersi fondatamente supporre che gli Amaranto o Astrildi a dorso verde di Hartlaub (Mandingoa nitidula) si siano trasferiti, nel corso di milioni d'anni, sui rilievi montuosi; l'avvento poi dei periodi glaciali dal Rissiano all'Olocenico li abbia risospinti ad altitudini meno elevate e, successivamente, a termine dei periodi glaciali, si siano definitivamente isolate in singoli gruppi montuosi anche molto distanti tra loro, com'è il caso dei rilievi africani (Ruwenzori, Lago Tanganyka, monti del Sudan fino all'Uganda ed al Kenya).
I centri di diffusione, se di centri vogliamo parlare, comprendono le forme originarie a vasto areale degli Amaranto a dorso verde presenti da F. Po all'Uganda-Etiopia ed a sud fino all'Angola e Mozambico, mentre i vari Astri montani di Reichenow, Salvadori, Jackson e Shelley si potrebbero definire "relitte" per -successivo isolamento sui rilievi montuosi dell'areale che va dal centro Africa al centro-sud che hanno così superato il confine di Specie tipica mediante un processo inverso a quello dell'ibridismo, per l'assenza di punto di contatto tra la Specie specifica e le altre Specie (SEWALL WRIGHT, 1931).
ASPETTI DELLA BIOLOGIA DEL GENERE CRYPTOSPIZA
In campo strettamente biologico la domanda che si pone è la seguente: le Astrildi montane africane possono sopravvivere e riprodursi nell'emisfero boreale ed a bassi livelli di altitudine? Com'è ben noto disponiamo di risposte piuttosto deludenti ad es. in fatto di limitata valenza biologica delle Specie asiatiche come il Verzellino a fronte rossa, Serinus pusillus (Pallas)
che è Specie di alta montagna (vive oltre i 2.000 m.l.m.) ove si è accertato che l'incidenza delle causa, di morte dopo il trasferimento alle basse regioni aumenta in maniera inaccettabile.
Malgrado tutto, e sempre per il Verzellino fronte rossa, l'associazione fra tali cause e l'altitudine può non essere causale, ma tuttavia non sono ancora state dimostrate altre cause. Nel caso invece delle Specie africane provenienti da habitats limitatamente o relativamente alti (1.000/2.000 m.l.m. - livelli medi) esistono buoni motivi di natura biologica per aspettarsi che il rischio di microclima e di altri fattori connessi non sia alto, e ciò stilla base del fatto che dette Specie si spostano durante l'anno dalle alte alle medie regioni.
In questi casi, quindi, l'estrapolazione mediante un modello di altra Specie come il Serinus pusillus senza limiti di soglia tenderebbe a sopravvalutare i rischi dei decessi connessi ai bassi livelli di altitudine; si palesano pertanto più corrette stime inferiori nell'ordine max. del 10% e forse più, connesse a carenze o, meglio, ai vari effetti sull'equilibrio endocrino, sull'immunità, sul ricambio, con relazioni che possono variare corrispondentemente.
Riportando in grafico l'incidenza di queste turbe si otterrebbero andamenti nettamente diversi tra Serinus pusillus asiatico e Astrildi montane africane.
In base alle attuali stime di trattamento delle Specie africane e assumendo, con riserva di verifica, che il rischio del loro trasferimento a basse altitudini vari come funzione lineare senza limite di soglia, si può dedurre che soltanto una piccola percentuale (dall'1 al 5%) è imputabile alle condizioni naturali di climi e pressioni altimetriche delle regioni.
L'acclimazione, quindi, delle Astrildi in esame non dovrebbe necessariamente implicare effetti negativi di rilievo inaccettabili ed il rischio, se esiste, è troppo piccolo per essere rilevato; la stessa acclimazione può d'altronde avvenire, come è stato provato, in gabbioni di cm 100 x 50 x 50 e senza l'uso di voliere. Veniamo ai trattamenti.
Per quanto già detto la dieta deve mirare ad una componente azotata costituita da piccoli coleotteri, pupe di formica scottate, larve della farina, di ditteri, e da una componente di grani composta da varietà di miglio appena germinate, nonché dai semi di piante selvatiche prative.
Questi componenti vanno integrati con calcio e grit vario, sempre disponibili.
E' bene seguire i consumi, le propensioni e le condizioni generali dei soggetti; controlli, questi, assai agevoli dato che queste Specie sono per natura vivaci e voraci nello stesso tempo.
Superati i trenta giorni di isolamento e di acclimazione possono, se si rende necessario per ragioni di spazio, convivere con Specie diverse: ad es. e sempre restando nell'ambito della Famiglia delle Estreldidi con il Ventre Arancio, Amandava subflava (Vieillot),
o con gli Astri Aurora, Pytilia phoenicoptera Swainson; per quanto riguarda altre Famiglie anche con Emberizidi come il Cantore di Cuba, Tiaris canora (Gmelin).
Agli effetti della biologia riproduttiva che in queste Specie australi si verifica, per quanto riguarda il nostro emisfero, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo è sempre ottimale la gabbia inglese oppure il gabbione occultato parzialmente di verde o altro o la volieretta, ma soprattutto l'osservazione di un gruppetto iniziale costituito da un maschio e tre femmine per ottenere profili di affiatamento attendibili tra il maschio ed almeno una delle femmine, in modo tale da poter poi isolare, a fine periodo di osservazione, la coppia più affiatata (trattasi di Specie monogame).
I nidi, del tipo a cassetta, di dimensioni (orientative) di ca. 10 x 10 x 15 cm debbono allocarsi a diverse altezze (le Specie in esame sostano a lungo a terra) e ben occultati. La coppia prescelta non tarderà a costruire il nido. Notasi, inoltre, che prima della deposizione queste Specie si trattengono per indole a lungo, durante il giorno, nel nido.
La parata (display) del a è una catena di piccole danze al cospetto della 9 con una paglia nel becco. La cova è compito della 9 ed ha una durata di 14/15 giorni. I primi stadi di accrescimento dei pullus è bene assecondarli con insetti e piccole larve, ragnetti, larve di zanzara, di mosca nei primi stadi, di moscerini della frutta, variando il più possibile la dieta e limitando in questo delicato periodo d'accrescimento la somministrazione di grani, sia pure germogliati.
Trattasi di Specie non delicate, ma assai esigenti, anche perché carenti di sufficienti periodi di cattività e di adattamento.
Dopo la prima fase o la settimana, si possono somministrare ai P. erbe prative e loro semi, semi germogliati, insetti e larve più corpose.
L'involo avviene a 20/22 giorni dalla schiusa e gli juv. si trattengono spesso sul fondo della gabbia o voliera, assistiti dai P., ma già in fase di svezzamento. Com'è indole generale nelle Estreldidi, gli juv. venuta la sera non cercano riparo nel nido, ma tentano con insistenza e tenacia di non allontanarsene, mentre non è raro che gli ad. inizino nel nido una seconda deposizione.
CONSIDERAZIONI FINALI
Possiamo ora concludere che anche queste Specie, come altre delle basse regioni tropicali africane, in ambiente e con trattamenti favorevoli, si dispongono alla riproduzione in cattività e consentono studi etologici.
L'inizio del periodo riproduttivo coincide con l'inverno del nostro emisfero boreale, cioè con i mesi di dicembre e gennaio: occorrono quindi ambienti se non interni, al minimo riparati convenientementè. La preparazione del nido in cassetta può anche verificarsi in febbraio; il periodo embriogenetico (deputato alla femmina ) è di ca. 14 giorni; l'involo degli juv. a 20 giorni ca.
Le cure parentali spettano ad entrambi i sessi e sono assidue, a quanto mi risulta.
Non conosciamo purtroppo ancora nulla intorno all'interessante tema del loro differenziamento genetico ad es. sotto l'aspetto ibridologico interspecifico-intergenerico, né intorno agli eventuali reciproci riflessi (intergenerici), evolutivi o di coavergenza evolutiva tra i Generi Mandingoa e Hypargos.
BIBLIOGRAFIA
Salvadori T., 1884 - Spedizione italiana nell'Africa equatoriale. Risultati zoologici. Ucodli Scioa e della regione fra Zeila e lo Scioa. Ann. Mus. Civ. Genova: Serie Il, Vol_ I 21-285; Mem. della Soc. Geogr. Ital.: Serie Il, Parte V, pp. 17-276.
G.P.Mignone