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MaurizioDiStefano
20-03-09, 22: 41
PRIMA O POI AVREI PARLATO DI TE, REGINA

di Maurizio Di Stefano



Sfogliando gli annali di vecchie edizioni della rivista "Uccelli" (fine anni '90), mi ritrovo in mano, giorni orsono e quasi per caso, una vecchia foto che mi ritraeva in un momento davvero unico e speciale.

Credo che, per un giovanissimo appassionato di ornitologia (ci provavo gia da qualche tempo, ma credo fosse ancora presto per parlare di ornitofilia), momenti come questo ritratto in foto possano portare a riflessioni, seppur limitate dalla tenera età, sincere e profonde.

Era un giorno di inizio primavera attorno alla meta degli anni '90 e, dopo le mie assillanti e pressanti richieste, mio padre si era deciso a portarmi presso l'Abbazia di Trisulti, un luogo non molto distante da dove abito. Non essendo di certo io il più tipico dei cattolici, ma d'altro canto un già fervente ornitologo, ai più di voi verrà da chiedersi quale mistero, quale bellezza nascosta poteva attrarre, tre le antiche mura del complesso, la mia curiosità.

Cardellini e passerotti vari avevano sempre destato in me interesse e provocato emozioni, ma la vista di qualcosa che si poteva solo immaginare tra le montagne sconvolse per sempre il mio modo di vedere l'ornitologia e l'ornitofilia negli anni a venire. Tra quelle mura "sacre" era racchiuso ciò che per me rappresentava l'apoteosi del "profano".



Non potendo immaginare in quali condizioni potesse trovarsi quella meraviglia, il viaggio fu tutto un susseguirsi nella mia mente di ipotesi, contro ipotesi, domande senza risposta ed inutili (quanto mai affascinanti) perchè.

Finalmente arrivati all'ingrasso del complesso, i miei occhi scorsero subito, in un'area dello stesso, una grossa voliera. Di primo impatto rimasi un po' deluso, soprattutto per via del contenitore poco appropriato al contenuto. Immaginate di custodire dello Champagne pregiatissimo in una bottiglia di plastica di seconda mano. Una rete poco appropriata e dei montanti arrugginiti facevano infatti pensare ad una vecchia voliera per stupidi colombi ornamentali. Stupidi non in senso assoluto, ma relativo. Stupidi perchè dentro quella voliera era custodito il sogno proibito di un giovanissimo amante di questo mondo.

In quella voliera c'era un'Aquila Reale.

Avevo pensato mille volte a quell'incontro, e finalmente era arrivato. Lei era li, a pochi metri da me, davanti ai miei occhi. Era stata presa in affidamento dai frati del convento anni prima, quando era stata ritrovata ferita ed in fin di vita.

A dire il vero, di "reale" quella regina non aveva più molto. Non volava, stava quasi sempre a terra, ed i suoi artigli non avrebbero saputo afferrare nessun coniglio. Qualche altro visitatore la paragonava ad una specie di "gallina". Disgustato mi voltai verso la persona il cui fetido cervello aveva partorito una frase tanto orribile, giustificabile solo dall'estrema ignoranza in materia. Ma non ci voleva di certo una cultura specifica per leggere un particolare che rimarra dentro di me per sempre: i suoi occhi. Aveva perduto la libertà, aveva perduto la sua natura, aveva perduto la sua dignità, accettando pezzi di carne macinata come cibo, e viveva a terra come una stupida gallina. E qualcuno faceva anche il paragone. Ma dai suoi occhi trapelava una fierezza, uno sguardo freddo, attonito, quanto mai vivo. Mi fissò per qulche istante ed io sentii dentro un senso di sottomissione, quasi di "inutilità esistenziale", che mai avevo provato e che credo (e spero) mai più proverò. Quella creatura, quell'essere costretto a vivere contro ogni sua natura, giorno per giorno, per tutta la sua lunga vita, mi aveva scosso profondamente. Non poteva spiccare il volo con le sue possenti ali, non poteva sorvegliare le montagne dove ripidi strapiombi proibiscono l'accesso ad ogni altro essere vivente, ma poteva ancora tenere alta la testa, con orgoglio, con fierezza, dimostrando a chi la riteneva una gallina che quel suo becco era ancora abbastanza affilato da strappargli gli occhi dalle orbite senza affanno, senza rimorso, senza timore.

Il tempo di una fotografia, quella che trovate sotto, e la visita era finita, era tempo di tornare a casa.

L'Aquila di Trisulti è morta di vecchiaia un paio di anni fa. Con me porto il ricordo di una frase stupida, di un animale stupendo e della fierezza di uno spirito ferito.

Ora finalmente libero.

permikcel
21-03-09, 00: 23
Che bella storia! Certe emozioni sono indescrivibili...
C'è chi è costretto a vivere da gallina e chi, come chi fece quella affermazione, a ragionare con un cervello da gallina, con tutto il rispetto per il pollame!

Silvio Feduzi
21-03-09, 00: 36
Bellissime parole maurizio. Sembra di vedere animali negli zoo. Tristezza e angoscia si leggono negli occhi.

Ben detto Permikcel.

Cristiano Ferrari
21-03-09, 09: 29
Grazie Maurizio,ogni tuo articolo riesce a trasmettere le emozioni che hai provato e farle vivere un poco anche a noi!

roberto ghidini
21-03-09, 15: 52
Bellissimo e toccante anche quest articolo Maurizio /"/

marco novelli
21-03-09, 19: 16
Bellissime parole Maurizio, molto toccanti. Complimenti!

Gnoma
21-03-09, 20: 30
Anche io ti faccio i complimenti...hai usato parole bellissime per descrivere quello che io stessa ho provato al cospetto della "regina" in un centro di recupero faunistico dalle mie parti.....sono passati più di cinque anni ma il ricordo del suo sgardo fiero rimarrà sempre vivido.....per fortuna questa è tornata libera tra le sue montagne...

pietro alessio di maria
22-03-09, 13: 57
Bella storia,anche se ad un naturalista come me viene la rabbia solo al pensiero di vedere un'animale simbolo della libertà rinchiuso in una voliera......che gran peccato......... saluti