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Visualizza la versione completa : Il MERLO SHAMA - di A. SCHAFER



marco cotti
12-08-09, 14: 01
CARATTERE.
COMPORTAMENTO RIPRODUTTIVO E POSSIBILITÀ
DEL MERLO SHAMA
di A. SCHAFER

Originario dell'Estremo Oriente, il Merlo Shama gode meritatamente la fama di meraviglioso cantore. Ebbi un bellissimo esemplare quando ero un bambino, che si rivelò un eccellente gorgheggiatore.

Imitava tutti i motivi che gli giungevano all'orecchio, contrariamente a un secondo che acquistai successivamente, il quale non corrispose affatto alle mie aspettative.
Gli è che anche tra i Shama, come tra tutte le altre specie, vi sono modesti soggetti destinati a riservare profonde delusioni.

Insettivoro amabile ed affettuoso

Chi ha la fortuna di acquistare un buon cantore Shama deve mettere in pratica tutte le sue esperienze di allevatore al fine di conservare in buono stato di salute, durante le vicende stagionali, quel delicato gioiello ch'egli è

E non solo per il canto di cui è dotato, ma anche perché è un insettivoro tra i più amabili ed affettuosi.

Se è ben ammaestrato, entrando nella sua voliera, ci saluta con un armonioso richiamo e viene a imbeccarsi direttamente nelle nostre mani, ringraziandoci poi coi motivi più entusiasmanti del suo repertorio.

Purtroppo, la guerra mi fece perdere i due Shama che possedevo e solo nel1949 potei trovare, con molta gioia, un nuovo cantore.

Era molto giovane e, nel corso degli anni che seguirono, arricchì il suo repertorio d'una gamma musicale che apprese dai suoi compagni di voliera: usignoli, verdoni, cardellini, merli e allodole. Mi sorprese in modo particolare il fatto che cominciò ad imitare l'allodola solo quando la tolsi dalla voliera per donarla a un amico

Un imitatore formidabile

Il piacere che mi diede il merlo Shama mi fece accarezzare l' idea d'iniziarne l'allevamento.

Nell'agosto del 1950 acquistai una coppia che misi in piccola voliera di 70 cenitimetri, nella quale trascorse l'inverno.
Purtroppo, per cause che non sono riuscito ad individuare, per due anni i due Shama non si accoppiarono

Forse la colpa fu della temperatura piuttosto bassa nella Foresta Nera in cui risiedo; fatto sta che i due compagni erano molto fastidiosi, nervosi e niente affatto amici tra loro.
Quando uno dei due si dirigeva verso la mangiatoia, l'altro si allontanava; più il maschio sviluppava il suo canto, più la femmina era scontrosa e taciturna.

FIDANZAMENTO DIFFICILE

Ricorsi a tutti gli accorgimenti possibili e immaginabili per mettere termine a questa antipatica situazione. Ma solo alla fine di maggio mi nacque un' idea che si rivelò ottima: sistemare uno specchio davanti la gabbia per stimolare il loro ardore, così come avevo fatto in precedenza con una coppia di specie diversa.

Appena il maschio s'accorse della presenza d'un terzo personaggio (che era poi la sua immagine riflessa nello specchio) assunse un aspetto vanitoso, un'andatura elegante e, fissando lo specchio, cominciò a intonare canti inediti forti e vigorosi.
La femmina, stuz
zicata da quella voce entusiasta, cominciò a ingelosirsi e a corteggiare il maschio Allora tolsi lo specchio, lasciando i due uccelli ai loro misteriosi dialoghi.
L'indomani, per ravvivare ancora il maschio, rimisi lo specchio, e ri ripeterono le scenette del giorno precedente.

Finalmente la vita nella gabbia si ravvivò di passione.

La femmina alla fine cede

II maschio indirizzò i suoi canti alla femmina, con la stessa attitudine con cui prima cantava alla propria immagine riflessa nello specchio, rizzando innamorato le bianche piume del dorso.
La femmina, intanto, volava senza posa verso uno dei portanido che avevo fissato sulla gabbia. Non toccava, però, un solo filo derba, di fieno o di
muschio che le avevo procurato.
Una sera, tornato dal lavoro, la piccola innamorata - la testa leggermente inclinata - mi lanciò uno sguardo patetico ed affettuoso con il quale mi parve volesse dire: «Dammi, ti prego, ciò che da tanto desidero!».


IMPORTANZA DEL NIDO

Consultai nuovamente la letteratura specializzata dalla quale appresi che il materiale da costruzione per il nido del Shama è normalmente costituito da piccole radici. Ma qual genere di radici? mi chiesi perplesso.
La nozione, infatti, era piuttosto elastica.

Nell'incertezza cominciai a raccogliere radici di tutte le specie: ne raccolsi nei prati e lungo un ruscello dove l'acqua a veva messo a nudo le radici di qualche salice, di cui scelsi le più sottili e flessibili.
Appena in gabbia, la femmina se ne impossessò portandole velocemente nel portanido.
Finalmente avevo trovato il materiale necessario, a cui aggiunsi anche qualche fine filo d'erba, che però la femmina non utilizzò.
Essa costruì il nido da sola ed io potei notare dal tondeggiare del suo corpo che il primo uovo non avrebbe tardato a biancheggiare. Infatti, la deposizione cominciò dopo qualche giorno, a nido completamente ultimato.

10 giugno: sei uova nel nido

Il 10 giugno, sei uova guarnivano il nido e la femmina, sola, li covava, mentre il maschio se ne stava davanti il nido a cantare di felicità, con le ali leggermente abbassate.
Passati 4 giorni, grande fu la mia delusione nel constatare che nessuna delle uova stavano per schiudersi a causa, probabilmente, del fatto che il nido era stato costruito troppo sommariamente.

Infatti, il materiale che avevo fornito alla coppia non era quello ideale. Lo potei constatare osservando il nido che risultava un ammasso di radici appena accostate tra di loro in modo da formare una piccola cavità poco soffice, poco protetta nel fondo e quindi poco calda.

Cinque schiusi nel II nido

Levai perciò le uova, depositando nel nido un ciuffo di muschio ben secco. Dopo qualche giorno la femmina si rimise al lavoro, intrecciando il nuovo materiale e rifinendo il lavoro che io avevo solo abbozzato
Ben presto altre cinque uova furono deposte e potei osservare che avevano un colore leggermente più scuro delle precedenti.
Dopo dodici giorni di cova tre di esse schiusero e il giorno seguente s'aprirono le altre due.

La premura della femmina danneggia le nascite

Per i piccoli fornii crisalidi fresche, ragni e altri insetti teneri; a partire dal quarto giorno essi mangiavano volentieri cavallette e, al sesto, vermi di terra
All'ottavo mi accorsi che qualcosa non andava; i piccoli avevano perso improvvisamente l' appetito e apparivano smorti; il giorno seguente li trovai abbandonati in fondo alla gabbia, già freddi.
Una terza deposizione avvenne dopo qualche settimana: quattro uova schiusero tutte regolarmente.
Ma la femmina, m'accorsi, aveva acquisito la stupida abitudine di forzare la schiusa spezzando l'uovo incrinato.
In tal modo i piccoli nascevano organicamente deboli perché l'uscita dall'uovo avveniva in modo non naturale e qualche ora prima del dovuto.
Quando m'accorsi di questa esagerata premura della femmina e di espellere dal nido anzi tempo il guscio delle uova, decisi di tentare un esperimento.
Appena un pulcino era riuscito a liberarsi della metà superiore del guscio, con l'altra metà a cui aderiva, lo depositai sul fondo della gabbia dove, da solo e lentamente riuscì ad uscirne.

Un solo sopravvissuto

La madre parve avere appresa la lezione, e così gli altri tre piccoli che nacquero furono tutti salvi in quanto il processo della schiusa si svolse con tutto il tempo necessario. Solo successivamente perdetti tre dei piccoli per uno sbalzo di temperatura

L'unico che sopravvisse poté essere allevato con mia grande gioia, perché fu veramente sorprendente la rapidità con la quale acquisì la conoscenza del canto, grazie l'aiuto di altri cantori quali l'Usignolo, il Merlo nostrano, un Tordo e una Allodola di campo

Durante l'allevamento, il fondo della gabbia lo avevo cosparso di sabbia del Reno, perché la femmina ne faceva grande uso. Sulla sabbia, a partire dal settimo giorno della schiusa, cosparsi varie specie d'insetti che la femmina raccoglieva per nutrire i suoi piccoli. Insieme alla sabbia, avevo mescolato pure gusci d'uovo pestati e un po' d'argilla umida

Le prime reali soddisfazioni

Il 25 aprile 1953, preparai la gabbia alla stessa maniera e la mia coppia, dopo pochi giorni, iniziò a confezionare il nido. Ai primi di maggio cinque uova erano deposte e da esse nacquero due pulcini che si svilupparono ammirevolmente, I1 maschio partecipò nei primi giorni alla nutrizione dei giovani, ma forse a causa della sua presenza, la femmina manifestò, dopo soli otto giorni, il desiderio d'intraprendere una seconda nidiata. Così si verificò.

Dieci svezzati in una sola stagione

I due nati dalla prima covata si svilupparono bene, impiumandosi dopo una ventina di giorni, nutrendosi da soli e rendendosi del tutto indipendenti a solo un mese d'età.
La seconda covata fu di altre cinque uova di cui quattro schiusero e una risultò chiara Si trattava di due femmine e di due maschi, e m'accorsi del loro sesso in modo veramente singolare.
Il padre preferiva nutrire due dei suoi figli, e la madre curava gli altri due.
Quando crebbero un poco notai che la coppia allevata dal maschio era leggermente più chiara di quella alevata dalla madre Così, constatai che i due allievi del maschio erano femmine e quelli della femmina erano maschi.
La terza covata di quattro uova si formò dopo qualche setti
mana da cui nacquero altre due coppie Per il 1953 non ebbi altro; ma dieci piccoli Shama, di cui 4 coppie e due maschi, erano un bel risultato!

Gran numero di prede vive

II mio bambino ne fu felicissimo e si incaricò ogni giorno di procurare per essi un minimo di 100 cavallette, ragni e altri insetti, indispensabili per il loro sviluppo. Inoltre, la quantità dei vermi di farina necessari al nutrimento dei Shama mi mise nella necessità di allestire un buon allevamento che mi garantì una produzione di notevole quantità Ogni tre ore circa dovevo somministrare il cibo, possibilmente sempre variato a fasi alterne

II fascino dell'accoppiamento

Malgrado tanto lavoro, l'allevamento mi procurò delle ore indimenticabili, di cui una delle più belle è stata quella in cui potei assistere ad un accoppiamento.
In tale occasione, vidi il maschio tendersi e far passare quasi magneticamente davanti a sè la femmina, che ubbidì a un dolcissimo canto appena percettibile e incessante che il compagno aveva da poco intonato, continuandolo fino all'inizio dell'accoppiamento
Potrei dire molte altre cose apprese osservando il comportamento di questi amabili uccelli, ma spero che quelle che ho descritte siano sufficienti a incitare qualche amatore a intraprendere l'allevamento dei Merli Shama.