Di Valli in Valli, un modo per trascrivere alcune pagine del “Il Canto de gl’ Augelli” di Antonio Valli da Todi, un modo per far conoscere gli insegnamenti e i consigli di un esperto ornitologo-allevatore di 411 anni fa. Insegnamenti e consigli antidiluviani che vi faranno sorridere. Ma io vi posso assicurare, che quando frequentavo le prime classi della scuola elementare, quasi una ottantina di anni fa, e cominciavo a tenere in gabbia i miei primi passeri, i vecchi cacciatori, senza conoscere il Valli, mi dicevano le stesse cose.
Iniziamo con l’ampollosissima dedica.
All’ Illustrissimo, e Reverendissimo S. Patron mio colendissimo, Il Signor
Cardinal Rusticucci.
Al discreto, e saggio Mercadante, illustrissimo, e Reverendissimo Signore, che raccolte, e messe insieme diverse sue mercantie, e ricchezze fa disegno di portarle in diverse parti del Mondo, acciò più s'accrescano le sue facoltà, fama, e riputatione, fa di megtieri d'una buona e sicura nave, e però prese diverse sorti li legni, e fattone scelta và cercando esquisiti maestri per fabricarla, della qual dopò lungo tempo vedendone il desiato fine, e volendola porre in acqua per esseguir il suo desiderio, è solito avanti si metta nel già determinato, camino dar, il nome della nave, e mettervi stendardo di qualche Prencipe, talche essendo poi in camino scorgendovisi il stendardo di esso vien rispettata da tutti; suol ancor raccomandarla, e dedicarla a qualche Santo, o Santa suoi, devoti e protettori, a' quali poi sempre, e particolarmente quando si trova in qualche perigliosa fortuna con sospetto di naufragio raccomanda la nave con tutte le sue ricchezze e mercantie, e anco la vita istessa, e di tutti li naviganti, che in essa si trovano. Non altrimenti Illustrissimo, e Reverendissimo Signor essendomi caduto in pensiero dopo lunga fatica, e esperienza dì dar in luce à dilettamento de studiosi, e virtuosi la presente dichiaratione di sessanta sorte d'ucelli esperimentati che cantano, con il modo di pigliarli, allevarli, cibarli, ammaestrarli, domasticarli, e guarirli delle loro infirmità, con venti sorta di Caccie con le sue figure naturali (cosa non più intesa ne data in luce da veruno) per totalmente compirla, e mostrar al vivo, quanto più sia possibile le figure d'Ucelli, e Caccie, che in essa si contengono, ho fatto scelta dell'egregio M. Antonio Tempesti Fiorentino, col’industria, e virtù del quale ultimamente già si è compilata, e ornata l'opra conforme al mio ,desiderio. Hora avendola da esporre nel mare della volontà di diversi lettori, avanti esca fuori, confidato nella benignità, clemenza, e autorità idi V. S. Illustrissima e Reverendissima, come quella si suoi dilettar di simil cose, mi sono arrischiato indrizzarglila, e dedicarglila rendendomi sicuro, che sebene sarà continuamente in detto mare, travagliata, sindicata, nondimeno scortovi l'Illustrissimo e Reverendissimo suo nome, cesserà ogni procella e fortuna de malevoli. Nacciagli dunque Illustrissimo e Reverendisimo S. accettarla sotto la sua ombra, e protetione, che il tutto l'aggiongerò all'infinitissimi obblighi, che tengo a V. S. Illustrissima, e Reverendissima, alla qual bacio reverentemente le Sacrate vesti.
D. V. S. Illustrissima, e Reverendissima Humil.mo e dev.mo Ser.te, Antonio Valli, da Todi.
Proemio
Dicono i Savii, che qualunque vuol trattare d'alcuna cosa, deve co-minciare dalla prima Origine di quella, acciò più agevolmente possa esser inteso il mezzo, e il fine. E ciò non facendo rende poca satisfattione a chi l'ascolta, che non può interamente comprendere, e più se stesso con¬fonde, mentre si vol sforzare di far capace altrui, ,di quella cosa, che egli medesimo con, difficoltà può esprimere. Dovendo io dunque trattare del modo di governare tutte sorte d'Uccelli, quelli cioè, che si tengano nelle gabbie, più nell'Ucelliere per pigliarsi diletto di loro piacevoli canti, e suavissime voci, m'havevo preposto nell'animo di voler minutamente nar¬rar l'origini, .e natura loro: Ma visto, che sopra, di ciò sarebbe ogni fatica stata vana massime non potendo dire finalmente altro che quello hanno Aristotile, Plinio, Alberto Magno, e altri Auttori, che hanno scritto la vita dalli Animali, o veramente quello, ch'ingegnosamente, non s'habbiano fabulato i Poeti. M'è parso di valer più chiaramente, con più brevità che sia possibile trattare solamente del modo, che s'habbia a tenere per pigliarli, nutrirli, e governarli, secondo le loro qualità, e sapere alcun difetto in natura, conoscer l'infermità d'Ucello, per Ucello, così di nido, como di quelli che si prendono nelle Rete, overo l'allevati, e come si habbiano à reggere per mantenerli sani con bona dispositione; più come s’habbiano a aiutare nelle loro infermità, di che s'habbino a pascere, di che pasto, in che tempo se gli habbino a mutare, o crescere, come s'habbiano a conoscere i maschi, dalle femine per l'elettione di migliori, più parmi ,ch'importi più che questo alla salute delli Ucelli, e che non habbiano a cavar molto, maggior profitto, quelli, che si dilettano di tenerli, di questi mia fatiga, della quale se nè dà il sapore. — Valete. —
Dell' ordine dell' opera
CAPITOLO I
Essendo la cognitione delli Uccelli sè necessaria à coloro, che se ne delettano, mi parve essere cosa conveniente scrivere di quella il modo, e trattato del numero di sessanta sorte di Ucelli che cantano, e servano, e anco di Vinti sorte di Caccia, con suoi segreti bellissimi esperimentati e acciò brevemente ciascuno potesse imparare in quello quel che conviene all'intelligenza, e natura de gli ucelli, e anco che altri scrittori habbino trattata questa medesima materia. Però la differenza stà in questo, che gl'altri trattarno più principalmente la Theorica di quella dèchiarando quello .che apparteneva all'intelligenza di queste cose; ma qui presupposta la Theorica, solamente si tratta la vera ,pratica, e esperienza, ch'è più certa, e ferma dell'altra, alla quale tutto questo s'indrizza, e ordina. Hora l'ordine che terremo, sarà d'Ucello, in Ucello già trattando, e eleggendo prima quelli, c'hanno più soave canto, e ar¬monia. Tra, quali tutti, parmi sia, e è di comun consenso il Rossignuolo, l'origine del quale non pretendo qui contare (come di tutti gli altri) per esser favolosa e materia più tosto de Poeti che di veri Scrittori; lasciarò dunque le favole, e apparecchiarommi a trattare non quello che li Poeti, altri Scrittori m'hanno insegnato, ma si bene quello, che dalla longa pratica, e esperienza di sedeci anni continui hò esperimentato, e potuto conoscere.
Tra una settimana la seconda parte delle cinque previste.