Indagine su colonie di pappagalli in libertà in Italia
++[[Ciao a tutti
stiamo svolgendo un monitoraggio su tutto il territorio nazionale per la presenza di colonie di pappagalli in libertà
Ti chiediamo cortesemente di collaborare, se vuoi. Lo potrai fare sia nella cartella apposita o indirizza una mail a info@feo-italia.it
Grazie per la collaborazione.
Ufficio Stampa F.E.O.
Colonie a spasso in città Enrico Borgo
Pappagalli a spasso per la città
di Enrico Borgo
L'ordine degli Psittaciformi non viene in genere compreso nell'avifauna "originaria" delle nostre zone, però da circa trent'anni si hanno notizie sempre più frequenti sulla diffusione in Europa e sull'espansione numerica di questo gruppo di uccelli. Le specie interessate dal fenomeno sono essenzialmente tre: Parrocchetto dal collare, Pappagallo monaco e Amazzone fronteblu.
La città di Genova rappresenta una situazione veramente particolare perchè vi coesistono, allo stato libero, tutte e tre le specie.
Questi pappagalli hanno alimentazione simile ma, nonostante ciò, fino ad ora non si sono verificati fenomeni di competizione di qualche rilievo; probabilmente ciò è dovuto al loro numero limitato, a fronte di un vasto territorio cittadino.
Il nucleo originario delle tre specie era presente nella zona residenziale di Albaro (parte centro-orientale di Genova) ma con il passare degli anni si è a poco a poco espanso ed ora è possibile osservare Parrocchetti e/o Amazzoni in varie parti della città, in genere però sempre più o meno collegati a parchi o zone verdi.
Il comportamento spiccatamente sociale dei pappagalli li porta a frequentare luoghi di riposo notturno comuni, il che fa spostare da un luogo all'altro della città gruppi di uccelli anche consistenti, chiassosi e molto evidenti: quando i pappagalli sono occupati ad intrattenere rapporti sociali o si scambino "notizie" a mezzo voce riescono anche a superare il rumore del traffico delle ore di punta!
Con la debita eccezione delle Amazzoni: se decidono di mangiare o riposarsi sulla cima di un albero "senza aprire becco" è molto difficile che le persone che passano sotto siano consapevoli della loro presenza, a meno che non lascino cadere qualche cosa sulla testa dei passanti, come è capitato al sottoscritto con una ghianda di Leccio.
Tra l'altro, a Genova sono state osservate anche altre specie di pappagalli in libertà, ma si tratta sempre di esemplari singoli, che per il momento non sembrano dar luogo a nessuna popolazione naturalizzata, per quanto piccola.
Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri, Scopoli)
Misure medie: lunghezza 38 - 42 centimetri, apertura alare 42 - 48 centimetri; peso 120 - 140 grammi; ala 170 - 174 (maschio), 163 - 172 (femmina); coda 219 - 239 (maschio), 193 - 220 (femmina).
Descrizione: specie slanciata, di colore verde brillante, giallastro sulle parti inferiori, con sfumature blu sulle timoniere, zampe grigiastre ed evidente becco rosso (la quantità di rosso presente sul becco può variare a seconda della sottospecie), iride giallo pallido. Deve il suo nome al collare, presente nel maschio, formato da una riga rosa ed una nera, che corre dalla gola alla parte alta della nuca: nella femmina tale collare è molto meno evidente, di colore verde pallido.
Distribuzione: l'areale naturale del Parrocchetto dal collare comprende Africa centrale e nord-orientale, Afghanistan, Pakistan occidentale, India e Nepal, fino alla parte centrale di Burma e Ceylon. Inoltre, è stato introdotto a Mauritius, Zanzibar, Egitto, Aden, Oman, Kuwait, Iraq, Iran, Hong Kong, Macao e Singapore. Ne esistono tre sottospecie: P. k. krameri, P. k. borealis e P. k. manillensis; le popolazioni introdotte in Europa e zone vicine appartengono alle due sottospecie dell'Asia meridionale, borealis e soprattutto manillensis. Nella regione Paleartica Occidentale è presente o è stato osservato in Giordania, Israele, Egitto, isole Canarie, Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Gran Bretagna, Germania, Svizzera, Austria e Croazia oltre, naturalmente, all'Italia. Il numero degli individui varia molto da paese a paese: in Gran Bretagna ne sono stimati oltre 1000, in Olanda e Germania alcune centinaia, mentre in Spagna (a Barcellona) ne sono segnalati alcune decine.
In Italia è stato osservato in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Calabria, Sicilia e Sardegna e sono state segnalate nidificazioni nel Triestino, in Lombardia, a Genova, a Roma e dubitativamente in Sicilia.
Parrocchetto dal collare
(Psittacula krameri)
un maschio adulto ed un giovane che sporge dalla cavità nido
(foto © C. Galuppo)
Viene considerata specie naturalizzata a partire da metà degli anni '90. Nella sola città di Genova, la popolazione complessiva di Parrocchetto dal collare sembra assestata tra i cinquanta ed i sessanta esemplari.
Abitudini: la specie nidifica di preferenza nelle cavità degli alberi, ma la si può trovare anche in buchi di muri. Si nutre di una grande varietà di semi e frutti, da quelli di Magnolia e Cipresso a quelli degli Aranci ornamentali: in quest'ultimo caso le arance vengono mangiate in modo molto caratteristico, ciò che resta ha una curiosa forma a clessidra. È da tenere presente che questo pappagallo era conosciuto nei paesi mediterranei già in tempi molto antichi, infatti si possono trovare delle raffigurazioni di Parrocchetto dal collare negli stupendi mosaici del VI secolo di S. Apollinare in Classe, S. Apollinare nuova e S. Vitale a Ravenna.
Pappagallo monaco (Myiopsitta monachus, Boddaert)
Misure medie: lunghezza 29 centimetri; peso 130 grammi; ala 138 - 157 (maschio), 136 - 150 (femmina); coda 126 - 136 (maschio), 121 - 137 (femmina).
Descrizione: più piccola della specie precedente, con struttura meno slanciata e tinte meno brillanti: presenta le parti superiori verdi con sfumature blu su copritrici primarie, remiganti e timoniere, con fronte e petto grigio-brunastro, le penne del petto sono bordate di grigio-biancastro così da dare un aspetto barrato, parti inferiori e sottocoda verde giallastro, zampe grigie e becco color corno.
Distribuzione: la distribuzione originaria di questa specie va dalla Bolivia centrale al Brasile meridionale all'Argentina centrale; introdotto a Portorico e negli Stati Uniti nord-orientali. Osservato in Europa da minor tempo rispetto al Parrocchetto dal collare, circa vent'anni, è anche meno diffuso: segnalazioni provengono dal Belgio e dalla Spagna oltre che dall'Italia, dove è naturalizzata dalla metà degli anni '90.
Per l'Italia, è stato segnalato in Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna, con nidificazioni accertate in Lombardia, Emilia Romagna e Liguria. Negli ultimi tempi ne è stata riportata la nidificazione anche a Roma.
La piccola colonia genovese si è ridotta progressivamente nel tempo per cause non chiare, probabilmente uno dei fattori limitanti sono state le Taccole, ed attualmente la consistenza del gruppo è dell'ordine di qualche unità, nell'ipotesi più ottimistica. Nidi sono segnalati anche in zone del ponente ligure. La prima colonia stabilitasi a Milano negli anni '40, originatasi da esemplari sfuggiti allo zoo, è scomparsa negli anni '50 a causa della predazione da parte dei ratti.
Pappagallo monaco
Pappagallo monaco
(Myiopsitta monachus)
con il caratteristico nido
(foto © C. Galuppo)
Abitudini: costruisce un nido molto voluminoso di rametti, stecchi ed altro materiale vegetale, talvolta, se l'albero scelto è una conifera, chiudendo completamente lo spazio esistente tra due piani di rami. Spesso più nidi sono costruiti molto vicini, nel qual caso l'ammasso di materiale è veramente imponente e può arrivare a coprire quasi interamente la chioma dell'albero. Probabilmente le colonie piccole, formate da poche coppie, non riescono a difendersi dalla predazione in maniera efficace, visto che il tipo di nido utilizzato da questa specie offre meno protezione rispetto alla nidificazione in cavità.
Amazzone fronteblu (Amazona aestiva, Linnaeus)
Misure medie: lunghezza 37 centimetri; peso 430 - 500 grammi; ala 221 - 230 (maschio), 212 - 225 (femmina); coda 124 - 125 (maschio), 115 - 123 (femmina).
Descrizione:questa è la più grossa e massiccia delle tre specie fin qui considerate. Piumaggio verde con parte anteriore del vertice, gola e parte delle guance giallo, fronte blu, una zona rossa alla giuntura carpale così come la base delle cinque secondarie più esterne; remiganti verde scuro sfumate verso l'apice di blu viola, timoniere verdi con fascia apicale a sfumatura giallastra superiormente, nettamente marcate di rosso alla base sulla faccia inferiore.
Distribuzione: dal nord est del Brasile a sud fino al Paraguay e al nord dell'Argentina. Qualche esemplare è stato osservato in varie parti d'Italia ma in genere si tratta di soggetti singoli sfuggiti alla cattività.
A Genova, invece, la popolazione di Amazzoni ha raggiunto un discreto numero di individui (almeno una ventina) e sono stati osservati giovani in più occasioni, anche se una nidificazione sicura non è ancora stata accertata. La scorsa primavera una coppia è stata vista entrare ed uscire da un buco in un muro, situato però in un luogo inacessibile, quindi non è stato possibile fare ulteriori accertamenti per fugare i dubbi sulla nidificazione.
Enrico Borgo
secondo contributo da genova di Alberto Rosselli
secondo contributo da genova con dati più aggiornati in ordine cronologico
di Alberto Rosselli
Si contano ormai a centinaia e sono presenti in quasi tutti i parchi e le ville genovesi. Stanno annidati sui rami più alti dei pini marittimi, dei platani, delle magnolie o in mezzo al fogliame delle palme, e con le loro inusuale ed ingombrante presenza colorata e rumorosa incuriosiscono i passanti e tengono alla larga gli altri uccelli comuni.
Stiamo parlando dei pappagalli che da diversi anni a questa parte si sono radicati nel capoluogo ligure, moltiplicandosi e creando numerose e robuste colonie. Di taglia piccola e cospicua, e persino di specie diverse
(a Genova l'ornitologo Enrico Borgo ne ha individuato con esattezza tre: la Psittacula krameri o Parrocchetto dal collare, la Myiopsitta monachus o Pappagallo monaco e la Amazona aestiva o Amazzone fronteblu) questi simpatici e coloratissimi pennuti vengono segnalati in una vasta area urbana che si estende grosso modo dal quartiere di Castelletto (con epicentro a Villa Gruber) a quelli di Albaro e di Nervi, dove sono appunto più frequenti le zone verdi sia pubbliche che private.
Le numerose telefonate giunte ai vigili urbani e alle sedi regionali della Lipu e della Protezione Animali non fanno che confermare l'ampiezza di un fenomeno che, iniziato in sordina parecchio tempo fa (i primi avvistamenti a Genova di questi colorati pennuti dal caratteristico becco ricurvo si verificarono, sembra, all'inizio degli anni Ottanta) pare essersi dilatato a dismisura sia per la notevole capacità di adattamento e riproduzione dei volatili, sia per la progressiva "tropicalizzazione" del clima ligure. Tesi quest'ultima condivisa anche dai ricercatori dell'Università di Genova che, proprio per questo motivo, tengono sotto controllo l'arrivo e lo stanziamento sul territorio di nuove specie animali appartenenti ad altri continenti e ad altre latitudini.
Siamo bene documentati circa la presenza a Genova di diverse colonie di pappagalli, tra cui forse la più diffusa, cioè la Psittacula Krameri (specie naturalizzata a Genova a partire dalla metà degli anni Novanta) ha già fornito in passato dati e indicazioni sul fatto. "A Genova, ma anche in altre località della regione, non è difficile avvistare pappagalli inselvatichiti.
Alcuni di questi animali sono stati messi in libertà da persone, mentre altri sembrano essere immigrati nella nostra regione da luoghi molto lontani". I pappagalli 'genovesi' sono ormai molti, anche se bisogna tenere in conto che colonie di Psittaciformi sono presenti in altre città e zone d'Italia, come a Trieste, Parma e Reggio Emilia. Il professore Silvio Spanò della Facoltà di Zoologia dell'Università di Genova, che per anni ha dedicato molti dei suoi studi proprio ai pappagalli "europei" (pare che anche in Spagna, Francia, Belgio, Grecia e persino in Inghilterra, Galles e Scozia siano presenti diverse colonie di questi pennuti), non sembra avere dubbi circa la portata di un fenomeno zoologico "interessante, anche se non unico, e probabilmente da ricondursi al cambiamento di clima che in questi ultimi anni ha reso gli inverni italiani molto più miti e umidi rispetto al passato". Anche se Enrico Borgo rammenta che "il pappagallo Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) era già conosciuto in tempi molto antichi (addirittura in epoca romana e bizantina) nel nostro Paese e in Europa meridionale. Tanto è vero che a Ravenna è possibile trovare raffigurazioni di questa specie nei celebri mosaici, risalenti al VI secolo d.C., di Santa Apollinare in Classe".
A dimostrazione che certe specie apprezzavano l'habitat di certe zone della penisola ben prima degli sconvolgimenti climatici dovuti al buco dell'ozono di cui tanto i parla. Comunque sia, "negli ultimi dieci anni - continua Borgo - a Genova sia i Parrocchetti che gli Amazzoni si sono bene ambientati e riprodotti entrando a fare parte della avio fauna stanziale". I pappagalli sono animali che prediligono le prime ore del mattino o l'imbrunire per uscire dai loro nidi, ricavati nei tronchi o sulle cime degli alberi o negli anfratti dei muri, e andare in cerca di cibo. Le loro grida, forti e acute, coprono quelle di tutti gli altri volatili, grandi e piccoli, mettendo in fuga piccioni e taccole (i maschi della specie Amazzone fronteblu sono lunghi quasi 40 centimetri, pesano 500 grammi e le loro ali possono misurare dai 220 ai 230 centimetri).
Secondo le testimonianze di numerosi cittadini genovesi della zona di Albaro (precisamente via Flora e via Dodecaneso), i pappagalli, oltre a nutrirsi di semi di magnolia, leccio e cipresso e di bacche, sono molto ghiotti di frutti, come gli aranci, i limoni e i mandarini che crescono numerosi in molte ville e giardini del quartiere. In un giardino di via Flora sono state trovate decine e decine di aranci tutti meticolosamente smangiucchiati e curiosamente ridotti a "clessidra" dagli Psittacula krameri. "Non c'è dubbio" conclude l'ornitologo Enrico Borgo. "Genova rappresenta una situazione veramente particolare in quanto risulta essere l'unica città d'Italia e d'Europa in cui più frequenti risultano gli avvistamenti e nella quale coesistono, allo stato libero, ben tre specie di Psittaciformi provenienti da aree geografiche dissimili.
A parte il Parrocchetto dal collare, già presente in Europa meridionale, il pappagallo monaco e l'Amazzone fronteblu provengono infatti dal Sud America".
Pappagalli a Casal Palocco Roma
Parrocchetti dal collare che litigano per un melograno
a casalpalocco (RM)
http://www.youtube.com/watch?v=bTmrb...eature=related
MACCHÉ RONDINI ARRIVANO I PAPPAGALLI Federica Fantozzi
MACCHÉ RONDINI ARRIVANO I PAPPAGALLI
di Federica Fantozzi
Pappagalli in città. Ultimo frutto multicolore del riscaldamento globale, dell’urbanizzazione degli habitat, dell’evoluzionismo. E gli ornitologi si interrogano. Saranno le rondini del futuro? Non migrano ma evocano il bel tempo, di più: il caldo torrido. Rimpiazzeranno i piccioni nelle piazze?
Certo, non si nutrono di rifiuti, però spolpano sistematici le gemme degli alberi. In tanti, sopravvivono al gelo e invadono le metropoli: parrocchetti verde smeraldo, cacatua dalla cresta orgogliosa, becchi rossi e ali blu.
A Roma la colonia di nel parco di Villa Borghese compie 10 anni: nel ‘99 il primo avvistamento del pennuto esotico con grande capacità riproduttiva.
A Genova e Milano nidifica l’amazone fronte blu.
Il parrocchetto monaco, coda corta e petto bianco, non teme il vento del Nord: visto a Pavia, Bergamo, Pastrengo, Verona, Udine e Trieste. Spesso sono i bambini a scoprirli, e interi quartieri li adottano.
Nidificano tra le case popolari di Tor Marancia, nei giardini condominiali dell’Aurelio, nei parchi dell’Appia Antica.
Alla Caffarella, gli strepiti dal boschetto di cedri hanno fatto individuare un grande nido di sterpi affollato di pappagalli variopinti.
C’è una colonia a piazza Re di Roma, un’altra divora datteri delle palme tra Santa Maria Maggiore e via Merulana. «È l’ultima tappa di un fenomeno che ha portato in città cormorani, nutrie, istrici - spiega l’etologo Emanuele Coco - Sull’onda di un trend evoluzionistico “urbano”, ecco animali che devono darsi al bricolage esistenziale per saltare il fosso dell’estinzione.
Sono grandi riciclatori di opportunità: qualsiasi cosa serve per sopravvivere». Coco è autore del saggio Ospiti ingrati sulle invasioni più o meno barbariche di stranieri affamati: sorci in soffitta, vespe in terrazzo, gabbiani sul tetto, meduse tropicali nel mare nostrum . Superato il trauma, per loro è la conquista del West: «In fondo le città sono costruite per essere accoglienti.
I pappagalli trovano sacchetti dell’immondizia anziché bacche ma non hanno concorrenti. E non esistono stagioni: per strada c’è cibo tutto l’anno. Una strategia di sopravvivenza che alla fine premia». Ospiti ingrati anche loro? «È sempre possibile uno stravolgimento degli equilibri, e chi prende una nicchia di solito spintona gli altri... Ma non è mai stato stimato il grado di pericolosità di un pappagallino».
Il dibattito è aperto.
Anche on line, per esempio sul forum «Molfetta città dei pappagalli». Si lamenta Fleursdumal che «Molfetta non è solo il paese delle belle donne, come recita un proverbio locale, ma anche la casa di migliaia di pappagalli che ciangottano tutto l’anno». Conclude: «C’è da capire se, dopo essersi spinti su Bisceglie, faranno una capatina a Bari». Puntualizza Melodia: «Che tragitto è? Dopo Molfetta, verso sud, c'è Giovinazzo, poi Santo Spirito e Palese. Bari arriva dopo». Conclude Albatros: «Se quel signore vuole fare cambio con i nostri piccioni da vicolo brutti e puzzolenti...».
Federica Fantozzi
SPECIE INTRODOTTE LOCALIZZATE studio anno 2003
AVES – Psittaciformes – Psittacidae
Parrocchetto dal collare – Rose-ringed Parakeet
Psittacula krameri
è uno dei pappagalli più diffusi sulla Terra essendo, tra l’altro, l’unica specie il cui areale si
estenda dall’Asia fino all’Africa sia pure con sottospecie ben distinte. In India è praticamente ubiquitario e spesso vennero esportati migliaia di individui e oggi è una delle specie più diffuse in avicoltura, tanto da essere stato
escluso dalla lista CITES. Sfuggito alla cattività o rilasciato intenzionalmente si è dimostrato capace di superare
inverni anche rigidi e di competere con successo con le specie autoctone per le cavità degli alberi nelle quali porre
il nido. Ha formato popolazioni capaci di riprodursi anzitutto in Inghilterra e poi in vari altri paesi europei. La
popolazione libera in Italia è stata stimata nel 2003 in 200- 350 individui attualmente presenti a Genova (un
centinaio), a Verbania-Pallanza (una ventina), in Provincia di Bologna (ancora una ventina), a Roma, villa Borghese
(meno di 10 coppie), a Napoli (5 coppie circa) e in Sicilia con 20-40 coppie nei parchi di Catania, Siracusa e
Palermo. In Lombardia le osservazioni sono sporadiche. È un interessante ornamento dei parchi urbani che vale la
pena conservare finché rimane in tale contesto. (RM)
Parrocchetto monaco – Monk Parakeet
Myopsitta monachus
Pappagallo di origine neotropicale che, a causa della scarsità di alberi nei suoi luoghi di origine, ha evoluto
l’abitudine di costruire un grande nido collettivo di stecchi all’interno del quale vengono allestite le cavità nelle quali
nidificano le singole coppie. Molto numeroso nei luoghi di origine, è stato spesso importato in Europa e talora
mantenuto in piena libertà grazie alle sue abitudini coloniali che rendono relativamente facile il suo
mantenimento sotto controllo. Oggi è considerata specie naturalizzata in Spagna, Belgio, Olanda, Regno Unito,
Repubblica Ceca e Italia. Nel nostro paese è stato rilasciato a Milano fin dagli anni ’30, ma la colonia, nei
giardini pubblici, fu poi distrutta dai ratti negli anni ’50.
Successivamente, altri individui furono rilasciati negli anni ’50 e ’60 ma anche questa volta la colonia ebbe una breve
durata. Oggi, comunque, in Italia dovrebbero essere presenti 400-500 coppie principalmente in Provincia di
Verona (100 coppie nel Parco-Zoo del Garda), in Provincia di Bergamo (100 coppie, Parco Faunistico Le
Cornelle), in alcuni parchi di Roma (100-200 coppie, Parco della Caffarella e Villa Pamphili), in Puglia a Molfetta e
Giovinazzo (100 coppie circa) e altrove con poche coppie.
(RM)
Regione Piemonte relazione su pappagalli in libertà - Luca Longo
Tre le specie comunemente osservate: l'amazzone fronte blu ( Amazona aestiva ), il parrocchetto dal collare ( Psittacula krameri ) e il parrocchetto monaco ( Myiopsitta monachus ). Quest'ultimo, ormai, è così diffuso che molti ornitologi lo inseriscono regolarmente nella check-list dell'avifauna italiana.
In Italia le prime segnalazioni di parrocchetti monaci "in libertà" risalgono al 1950, quando una piccola colonia, sfuggita allo zoo di Milano, si stabilì su un grosso albero all'interno di un vicino giardino pubblico. Negli anni successivi osservazioni di questo tipo si sono ripetute in molte città italiane e oggi la specie, anche se in modo discontinuo, è diffusa sull'intero territorio nazionale. Nel Nord Italia popolazioni di una certa consistenza sono segnalate, ad esempio, in provincia di Verona, a Sant'Alessio, vicino Pavia, nell'omonima oasi, in provincia di Bergamo, all'interno del parco faunistico "Le Cornelle", a Parma, nel Parco Ducale, e a Milano.
Gruppi più piccoli sono presenti, tuttavia, anche a Genova, a Sesto Imolese (MO) e a Reggio Emilia. Myopsitta monachus si riproduce regolarmente, però, anche in Italia centrale e meridionale. A Roma ci sono alcune colonie al parco della Caffarella e nei giardini vaticani, ma nuclei stabili più o meno numerosi si sono insediati pure in varie zone del Lazio, a Napoli, a Bari, a Molfetta e a Catania.
Dall'Africa centrale e nord-orientale e dall'Asia meridionale proviene, invece, il parrocchetto dal collare, che deve il suo nome alla presenza, nel maschio, di un evidente collare formato da una riga rosa e una nera, che si estende dalla gola alla nuca. Nella femmina, al contrario, questo collare è molto meno marcato ed è di colore verde pallido. Collare a parte, la specie si riconosce con facilità dalla precedente per le maggiori dimensioni, la lunga coda, visibile soprattutto quando l'animale è in volo, il piumaggio verde brillante, con sfumature blu sulle timoniere, e il vistoso becco rosso.
Anche il parrocchetto dal collare, al pari del monaco, nei secoli scorsi è stato introdotto in molti Paesi e oggi lo possiamo osservare in Egitto, Giordania, Israele, Kuwait, Iran, Iraq, a Hong Kong e a Singapore. In Europa è presente in Portogallo, Spagna (isole Canarie comprese), Francia, Olanda, Belgio, Austria, Germania, Svizzera, Croazia, Gran Bretagna e ovviamente in Italia.
Per quanto riguarda, infine, l'amazzone fronte blu, l'unica popolazione stabile presente, al momento, sul territorio italiano sembra essere quella di Genova, che conta circa una ventina di individui. Originario del nord est del Brasile, del Paraguay, della Bolivia e del nord dell'Argentina, questo pappagallo, dall'aspetto massiccio, passa spesso inosservato a causa delle abitudini particolarmente elusive. Oltre che nel capoluogo ligure l'amazzone fronte blu, ogni tanto, viene osservata anche in altre parti d'Italia, ma si tratta quasi certamente di soggetti singoli sfuggiti alla cattività.
Per ora la presenza di questi pappagalli nel nostro Paese non sembra causare particolari problemi né all'avifauna né alle coltivazioni. La loro lenta ma continua diffusione non va però trascurata; lo sanno bene gli ornitologi che da tempo stanno monitorando il fenomeno; tuttavia, per il momento, godiamoci senza timore la presenza anche nei nostri cieli di questi esotici uccelli il cui unico difetto sembra essere quello di fare un po' di rumore.
testo di Luca Longo
Le calpositte si santa venerina - falco di palude
Santa Venerina (CT) – Dista 223 Km. da Agrigento, 151 Km. da Caltanissetta, 24 Km. da Catania, alla cui provincia appartiene, 116 Km. da Enna, 69 Km. da Messina, 267 Km. da Palermo, 128 Km. da Ragusa, 82 Km. da Siracusa, 374 Km da Trapani. Il comune conta 7.692 abitanti e ha una superficie di 1.879 ettari per una densità abitativa di 409 abitanti per chilometro quadrato.
Sorge in una zona litoranea collinare, posta a 337 metri sopra il livello del mare. La produzione agricola locale è basata sulla coltivazione dell'uva da mosto, della frutta, degli agrumi e sulle nocciole.
Ma la cosa più spettacolare, è che nel territorio di Santa Venerina, in zona Passopomo nella proprietà di un privato (circa tre ettari di terreno), da alcuni anni si è creata una colonia di Calopsitta (Nymphicus Hollandicus). La straordinaria colonia, che attualmente conta una quindicina di esemplari, è formata da uccelli inselvatichiti di tipo Cinnamon, ancestrale e perlato.
http://www.avifaunafree.com/immagini/cock0301.jpg
Gli uccelli generalmente, sono stati avvistati in zona e pernottare sopra un grande Carrubo secolare e sono ormai stanziali. Un paio di anni fa, da uno degli uccelli ritrovato morto, si risalì al proprietario il quale dichiarò che il pennuto era fuggito dalla sua custodia mesi prima. Dall’esame autoptico, si vide che era in buona salute, (era morto a causa dell’aggressione di qualche predatore, probabilmente una Poiana), ben nutrito e nel suo stomaco vennero rinvenute sementi varie, tra cui frumento. L’ipotesi più accreditata, fa credere che diversi pennuti fuggiti da chissà dove (l’unico volatile inanellato era quello rinvenuto morto) e che si siano ambientati, abbiano dato vita alla colonia….. La straordinarietà dell’ evento è ancora maggiore se teniamo conto della fauna della zona: Corvidi (gazze, cornacchie grigie) Falconiformi e Strigidi nonché Gatti selvatici che chiaramente non sono altro che predatori nei confronti dei pappagalli in questione. Come questi volatili esotici si siano potuti adattare a questo habitat così ostile per loro, rimane un mistero. Ma se consideriamo che nel Mediterraneo ad esempio, ormai da anni esistono dei Barracuda o dei Pesci Balestra del Mar Rosso (anche se il motivo è diverso, per via delle vicinanze con le Coste dell’Africa e dell’alterazione della temperatura delle acque), la cosa potrebbe anche non stupire più di tanto..
Di cosa si siano nutriti? Frutta e verdura (pere, mele, albicocche sono coltivati stabilmente), inoltre miglio, frumento e avena non mancano in zona. Naturalmente queste sono solo ipotesi, non sono stati condotti studi scientifici e approfonditi sull’argomento.
Riflessione:
Le transazioni tra selvaggio e urbano avvengono all'interno della cornice spaziale di quello che gli ecologi chiamano un «ecotono»: una zona di transizione tra comunità biologiche i cui confini possono essere relativamente bruschi, oppure graduali (come tra animali domestici, inselvatichiti e selvatici). Per di più, la scienza ha riconosciuto da tempo uno speciale «effetto limite» negli ecotoni: una maggior diversità quanto a specie risultante da «una interconnessione delle specie, alcune delle quali sono i membri più tolleranti delle comunità adiacenti e altre che sono specie limite tipiche dello stesso ecotono». Per dirla in altri termini, l'ecotono selvaggio-urbano può essere considerato un ecosistema vero e proprio, per quanto più dinamico, meno lineare e più instabile delle sue comunità costituenti. Una caratteristica importante è il rimaneggiamento, talvolta stravagante, delle catene alimentari e dei rapporti predatore-preda. In altre parole, la vita selvatica diventa sempre più urbana nei suoi modelli base di sussistenza, mentre intanto le specie domestiche s'inselvatichiscono…. Un esempio a caso: Nei deserti industriali di Los Angeles sud, branchi di cani selvaggi minacciano la vita dei bambini, e nella ricca Los Angeles ovest i pappagalli fuggiti, proliferati in numerose colonie selvatiche, sorprendono i passanti con le loro chiacchiere insolenti. Le piante ornamentali evase, come l'indistruttibile arundo, sono diventate erbacce da Apocalisse che soppiantano la flora indigena a un ritmo sempre più sostenuto…. Quindi è meglio concepire «selvaggio» e «urbano» come qualità o processi variabili piuttosto che come scatole dai confini precisi, un'idea questa che ben si adatta alla crescente predilezione degli studi ambientalisti per «wild», selvatico, in quanto concetto più ricco e dialettico di «wilderness», regione selvaggia e incolta. (citazione Giangiacomo Feltrinelli)
Pur tuttavia, quello descritto, rimane comunque un evento insolito, che ovviamente, va contro la natura della Calopsitta come di qualsiasi altro pappagallo o animale che sia al di fuori del suo habitat naturale.
Rimane pur sempre un evento straordinario ed in questa ottica va riconosciuto. Il mio quindi, vuole essere un modestissimo contributo di mera informazione, e quindi senza la presunzione “scientifica” di valutazione e di studio del fenomeno, ma quello di un semplice appassionato.
Cordiali saluti
Falco di palude