Originariamente inviata da
Sergio Lucarini
Ciao Renato, sono perfettamente d’accordo con te sul fatto che il fenomeno delle pezzature segua un andamento “quantitativo” e che, scontando tale realtà, vada selezionato per accumulo di “carica quantitativa”. Voglio però farti notare che, come suggeriscono anche le interessanti osservazioni di Charles, la disposizione sul mantello di tali pezzature, per quanto possa essere definita casuale, segue degli schemi relativamente replicabili. Quando la carica è bassa, hai notato anche tu che ci sono dei punti di “attacco”, ad esempio fai notare che nel Cardellino le depigmentazioni si trovano prevalentemente sotto al becco con il sovente accompagnamento di qualche unghia bianca. Selezionando, quantitativamente, cioè scegliendo sempre riproduttori con più estese manifestazioni, si hanno progressivi allargamenti delle aree interessate. Come tu fai notare si passa per gli “sciarpati” e via via verso variegazioni piu estese ed importanti. (sul Cardellino Acianico c’è un mio articolo in attesa di pubblicazione da parte di Alcedo). In realtà del Cardellino, non essendo la specie di mio primario interesse, nel senso che non li allevo, non saprei descriverti la sequenza, ma se vuoi, del Passero del Giappone saprei farti, centimetro dopo centimetro, tutta la trafila che partendo da un melaninico completo porta verso un soggetto prevalentemente acianico. La stessa cosa sono sicuro, saprebbe farti Charles a proposito dei Canarini di forma da lui allevati. Ripeto, tutto questo ferma restando l’estrema casualità che caratterizza il fenomeno in oggetto.
Questo è il fenomeno “pezzature” più diffuso quello che sopra abbiamo definito “normale”. E fino qui direi che siamo in sintonia. Ora bisogna affrontare la faccenda del Dalmata.
Tu dici:
... anche nei dalmata le macchie sono tutte diverse tra un soggetto ed un altro ma nessuno si sogna di pensare che l'effetto è il risultato di differenti trasmissioni ereditarie ....
Infatti le macchie del Dalmata dipendono tutte dallo stesso meccanismo genetico, con il suo corollario di estrema casualità. Ma se noi osserviamo queste bestiole, per quanto variegate nella espressione del fattore, non possiamo fare a meno di notare che, comunque, la pezzatura è di tipo “dalmata” composta prevalentemente da fitte macchie non troppo estese di forma circolare. Mai troveremo (a meno di un nuovo evento) tale disposizione in un cucciolo di Beagle, oppure in un Setter inglese. In ogni una di queste specie è stata fissata una diversa disposizione cromatica, non frutto di selezione, ma derivante da una diversa matrice genetica. Quello che con questo esempio voglio puntualizzare è che, anche negli uccelli, esistono diverse famiglie genetiche in grado di provocare pezzature nel piumaggio tra loro ben distinguibili.
Per fare un esempio forse banale ma mirato in questo contesto, direi che la stessa pezzatura del Lizard non ha nulla a spartire dal punto di vista genetico con quella degli altri Canarini. Il suo centro di convergenza (non so se il termine e giusto) è la fronte, negli altri Canarini, come in tutti i fringillidi, la casistica di dove trovare con più probabilità la prima macchia è molto diversa e soprattutto più varia. E questo non è certo addebitabile a possibili spinte selettive. Per selezione non puoi spostare il punto di attacco delle pezzature nel Cardellino, mento è e mento rimane.
A proposito di fenotipi diversi, non volendo parlare di pezzature progressive di cui nelle precedenti pagine si è discusso abbondantemente, devo dire che nei miei purtroppo lunghi trascorsi nell’ambiente ho anche più volte osservato soggetti con pezzature fittissime omogeneamente distribuite su tutto il corpo, di questi ho ancora davanti gli occhi un ibrido di Verdone nato ad un mio amico qui di Fano anche lui fittamente screziato di giallo e di verde. La sua era certamente una pezzatura con una base genetica diversa dal “normale”.
Poi sempre a proposito di genetica delle pezzature, sai spiegarmi perché nel Verdone, accoppiamento dopo accoppiamento non si arriva mai al soggetto completamente acianico, invece nel Cardellino al soggetto bianco ci si è arrivati con una relativa facilità? Potrebbe essere che alla base dei due fenomeni ci sia un particolare (genetico) che li differenzia?
Per tornare a bomba, e per rispondere alla tua domanda:…. Su che basi si distingue un pezzato da un altro?
La risposta è: in base ai risultati fenotipici che produce. E, riuscendo a decifrarlo, in base all’andamento ereditario con cui si tramanda.
Nel caso del tuo Verzellino, certamente hai ragione tu nel dire che si tratta di una banale pezzatura, in tal senso hai dei riscontri d’allevamento, però permettimi di non essere d’accordo sul fatto che un becco così melanizzato al centro di una testa acianica dai bordi così netti possa essere definita una disposizione cromatica “normale”. Pur nella più spinta anarchia ed imponderabilità dei risultati che puoi aspettarti, in una testa così la disposizione “normale” prevede un becco carnicino.
Facciamo così, per tagliare la testa al toro, diciamo che in questo caso si è trattato di una “eccezionale eccezione” a quello che avviene normalmente.
Ovviamente Renato ti prego di considerare tutto il mattone che ho messo giù come una occasione che ho preso al volo per scambiare quattro chiacchiere con una persona animata dai miei stessi interessi di cui conosco la fama di vero esperto, quindi in chiusura ti avviso preventivamente del fatto che sono io stesso il primo ad essere convinto che in quello che ho scritto non ci sia nulla da prendere troppo sul serio.
Ciao!
Ps - In effetti Fabio hai perfettamente ragione....... l'hai sparata un tantino grossa! Tu come base di partenza della storia del Lizard ce lo vedi un Ugonotto alle prese con il poliibrido Verzellino-Cantore-Canarino, una tale impresa risulterebbe praticamente impossibile anche al più bravo ibridatore dei nostri giorni!