Il nuovo editoriale dal titolo ""PASSIONE ARRICCIATI "" - a disposizione gratuita dei nostri soci e simpatizzanti, nell'apposita sezione Editoriali dell’A.O.E.
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Discussione: considerazioni notturne

  1. #1
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    La bandiera di Donatella Tudino

    L'avatar di Donatella Tudino
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    considerazioni notturne

    Così com'è mia consuetudine, durante la notte mi alzo e , sempre al buio giro per la casa deserta. Mi avvicino alle voliere che sono nel salone e dove dormono i miei adorati e penso : io offro loro tutto ciò che posso, :cibo buono acqua fresca un riparo sicuro, tantissimo amore........ma alla resa dei conti tutto questo, può ripagarli della libertà che ho impedito loro di conoscere?E' un grande dilemma al quale non so se saprò mai darmi una risposta!!
    CIAO DONY
    LA SPERANZA E'UN ESSERE PIUMATO CHE SI POSA SULL'ANIMA E CANTA MELODIE SENZA PAROLE....E...NON SI FERMA MAI !

  2. #2
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    Non sei sicuramente la sola a fare queste riflessioni... ti assicuro...
    Io però, forse per codardaggine o per ripulirmi la coscienza, la vedo in questo modo:
    In caso di animali wild non può che essere cosi... inutile dire il contrario; nel resto dei casi paragono i nostri uccelli a tutti gli altri animali domestici che ci circondano..cani, gatti, pesci e tutti gli altri i quali ovviamente hanno antenati selvatici ma per loro,i nostri, che hanno generazioni di cattivitàalle spalle, non avrebbe un gran senso per la loro salute essere lberati ( o no?...) Devi dire che la capacità del volo emana sempre un grande fascino e come rovescio della medaglia ispira più angoscia quando negata... ma loro volano per istinto come noi camminiamo i nostri cani corrono e i pesci nuotano.... Credo che l'importante sia offrire il massimo dello spazio che sia possibile, un gran rispetto e tutte la giuste cure ( il dico il massimo delle cure perchè a volte veramente si vedono degli esempi grotteschi di conduzione animale)...questo il mio modestissimo pensiero

  3. #3
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    La bandiera di Donatella Tudino

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    E' un pensiero molto saggio ! Anche io cerco risposte che mi liberino la coscienza e considero che per loro sarebbe impensabile tornare in natura. E poi io purtroppo li umanizzo molto mio malgrado. Cerco di fare il massimo consentito in appartamento, però loro sono liberi tutto il giorno, li chiudo solo la notte e quasto permette loro di sgranchirsi le ali. Il soffitto di casa mia è 4 metri, quindi riescono anche a fare bei voletti. Grazie per aver condiviso il mio turbamento!
    CIAO DONY
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  4. #4
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    se liberassi i miei conuri

    se liberassi i miei Conuri nati nelle mie voliere...
    vivrebbero molto poco nelle dolci e verdi colline del Vergante dove abito...
    il loro giallo sgargiante i loro colori brillanti attirerebbero i predatori che gli darebbero la caccia inesorabilmente,
    alla riapertura della caccia verrebbero presi a fucilate (tanto si può) da cacciatori in cerca di "esotico" e con l'arrivo del freddo si troverebbero m se avessero passato indenni l'autunno, a contendere alle galline nei pollai semi e granaglie...

    meglio le voliere con il loro bel nido che li ripara e che è casa e protezione, dove nascono meravigliosi pulli che quando vado a vederli sembrano rendere orgogliosi i miei soggetti.

    NO A CATTURE DI SOGGETTI IN LIBERTA' -coltivamo e alleviamo i nostri soggetti diffondiamo la cultura dell'allevamento
    al fine che nessun soggetto in natura sarà mai più catturato

    è per noi UNA MISSIONE

    Allevate senza problemi, la natura è nelle vostre mani


    saluti e buona serata

    ++[[
    Marco Cotti FEO 0004





    http://digilander.libero.it/cocoricoland/index.htm

    http://tarantamyblog.blogspot.com/

    Dove tuona un fatto, siatene certi, ha lampeggiato un'idea.
    Ippolito Nievo

  5. #5
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    La bandiera di Donatella Tudino

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    Grazie per aver reso chiaro un quadro che si offusca con molta facilità !
    CIAO DONY
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  6. #6
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    eh si, la libertà negata è una cosa "brutta" che anch'io, se ci penso, mi fa venire quasi un'idea del tipo che i nostri uccelli sono nostri schiavi e prigionieri, che l'uomo è talmente avaro e menefreghista che per avere sotto il proprio controllo degli splendidi animali, nega loro la libertà...
    però non c'è altro modo... gli uccelli in libertà DEVONO rimanere in libertà, e così è (anche se ovviamente in passato si sa che tutti i nostri amici sono nati da coppie selvatiche) però gli uccelli nati in cattività, come dice anche marco, possono vivere solo in cattività... in cattività basta che volano dall'altra parte della gabbia per mangiare fino a scoppiare, se invece gli stessi (nati e cresciuti nelle gabbie) vengono liberati, potrebbero morire presto dato il fatto che magari non hanno esperienza a trovare il cibo... e consideriamo prede, problemi, vento e fenomeni naturali (della quale sono completamente all'oscuro vivendo in delle gabbiette) e via dicendo...

    è bello vederli volare, perchè sono uccelli, come è bello vedere correre dei cavalli e nuotare dei pesci, però possono vivere solamente così, al riparo e al sicuro da un mondo forse troppo crudele e troppo poco maturo per la sopravvivenza di questi gioiellini (mi riaggancio ad esempio al discorso "cacciatori" di marco)... allevare è proteggere



    RAE 0316

  7. #7
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    La liberta' e' un diritto, io non mi posso imaginarmi vivere privo di liberta'. Ma per gli uccelli e animali domesticati la liberta' significherebbe la fine, ed allora e'meglio avere qualcuno che prenda cura di loro che avere la liberta' per alcuni attimi. Questo e' un argomento che scotta perche' c'e' chi lla pensa diversamente ma noi allevatori e ornitofili prendiamo molto cura dei nostri uccelli, li diamo amore e facciamo di tutto per vederli star bene, e' questo e mica poco !!!!.

  8. #8
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    Se permettete, vorrei dare anche io un contributo a queste riflessioni, riportando una parte di un mio scritto con taglio prettamente scientifico che fu pubblicato come redazionele in un numero di Italia Ornitologica.

    "Le riflessioni che seguono prendono spunto da un volantino distribuito da alcuni animalisti davanti alle mostre ornitologiche, che invitava: “NO ALLE GABBIE”. E’ facile capire trattarsi di una affermazione “romantica” e superficiale, non suffragata da alcun fondamento scientifico.
    Vediamone il perché.
    Le esigenze fondamentali di qualunque essere vivente si possono riassumere in due punti: sopravvivere e riprodursi.
    Affinchè possa sopravvivere, ogni animale, ogni giorno, è in perenne lotta per la ricerca del cibo e per sfuggire ai predatori.
    La seconda esigenza è cercare di perpetuare la specie, cercando di trovare un partner disposto a condividere questo progetto. Nulla più.
    Esiste una unica specie animale alla quale non bastano solo queste due cose per la propria qualità della vita ed è l’Homo sapiens.
    L’elevatissimo sviluppo psichico dell’uomo, non paragonabile a quello di alcun altro animale, fa sì che esistano moltissime ulteriori esigenze che gli sono altrettanto necessarie, al pari del sopravvivere e riprodursi. Alla specie umana, ad esempio, interessa anche scrivere, leggere, dipingere, vedere dipinti altrui, suonare, ascoltare altri che suonano, scolpire pietre, ammirare sculture fatte da altri, esplorare, conoscere, studiare, sperimentare e potrei andare avanti così fino a riempire pagine e pagine. Privare l’uomo dal soddisfare queste necessità, che non sono strettamente correlate alla mera sopravvivenza, gli provoca sofferenza.
    L’errore che più frequentemente commettono gli animalisti è quello di pensare che anche gli altri animali abbiano tutte le stesse nostre esigenze, attribuendo loro necessità che in verità non anno. Ciò è chiamato, tecnicamente, antropizzare o umanizzare.
    La tipica contestazione che gli animalisti ci rivolgono davanti ad una gabbia di uccellini è: “Poverini! Pensate a come vi sentireste voi a stare così rinchiusi!” Male certamente, è la risposta. Ma un canarino al mio posto non andrebbe di sicuro al cinema, a vedere la mostra degli Impressionisti, ad un consiglio di amministrazione, a comprare fiori per il compleanno della moglie o in biblioteca a cercare un testo.
    In definitiva lui, il canarino, in gabbia fa né più né meno di quello che fanno i suoi omologhi selvatici alle Canarie: vola, canta, mangia, beve, dorme e si riproduce.
    Paradossalmente i nostri uccelli in gabbia sono più liberi di quelli selvatici. Sono liberi dal dover cercare il cibo, sono liberi dalle minacce di predatori, sono molto più liberi dalle malattie rispetto ai selvatici perché ci sono i veterinari ad aiutarci e sono più liberi, infine, dalla frustrazione di non trovare una compagna e, conseguentemente, di non riprodursi. E sì, proprio così. Non tutti i selvatici si riproducono, ma solo i più forti. E’ la dura legge della selezione naturale. Ai nostri pennuti maschietti (o femminucce) in gabbia, invece, viene sempre garantito un partner e la possibilità di mettere su famiglia. Altrimenti che allevatori saremmo?
    Altra frequente contestazione che ci viene rivolta da animalisti disinformati, verte su di una immagine molto cara ai poeti: la libertà di volare.
    La cruda realtà, invece, è che un uccello non è “libero” di volare, ma è “costretto” a volare appunto per cercare il cibo, un partner o sfuggire ai predatori. Non vola per divertimento, come fa un essere umano quando decide di librarsi in deltaplano o col parapendìo. Volare costa energia, e la natura non ammette sprechi. Un caso esplicativo è il seguente. E’ noto che la stragrande maggioranza di uccelli endemici su isole ove non ci siano predatori, ha progressivamente perso la capacità di volare e questo perché il volo diventa un’attività non più necessaria. L’evoluzione, in virtù di quanto detto prima, si è indirizzata verso il “risparmio energetico”. Infatti volare è una attività molto dispendiosa e quindi per farlo serve procurarsi più cibo, attività non certo agevole, specialmente in piccole isole con risorse alimentari non abbondanti.
    Per carità, non vorrei essere frainteso. I nostri ospiti alati devono poter volare negli aviari ove li alloggiamo, condizione indispensabile per mantenerli in buone condizioni fisiche. E’ mia intenzione solo smorzare questa visione poetica e romantica del volo, che nasce principalmente dal fatto che noi uomini non sappiamo volare e invidiamo chi lo fa. In definitiva, quando si vede un bello stormo di gabbiani, stereotipo per eccellenza del senso di libertà, che volteggia alto e leggiadro nei cieli di Bologna o Milano, agli occhi di un ornitologo c’è ben poco di romantico o poetico: sa che lo stormo sta andando alla più vicina discarica per nutrirsi più facilmente, anziché pescare alici come dovrebbe...
    "
    Ciao, Roberto

    (allevo parrocchetti australiani)


  9. #9
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    Slendide considerazioni! Molte volte pensiamo col cuore e sentiamo col cervello, invertendo inesorabilmente i risultati . Grazie.
    CIAO DONY
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  10. #10
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    condivido con grande piaccere quanto detto da voi amici perche i sensi di colpa ce li abbiamo credo tutti noi, specialmente che alleva canarini da canto. dico cosi perche quando vieni il momento della scuola e si devono chiudere in buio i mie piccoli anche se per piccolo tempo, vi dico la verità mi sento davero male. Oggi pero mi sento male davvero. Quando ho apperto il forum avevo bisogno di parlare con voi di cosa mi era successo , pero poi ho pensato meglio di no, ma leggendo questo post di dea61 lo dico. Appena 30 minuti fa ho preso i piccoli usignolati dal armadio scuola e gli ho messi nel sole come ogni gg perche ne hanno davvero bisogno pero ho dimenticato di coprire con della legna la gabbia del primo piano dove il sole batte forte. mamma come mi sento mi tremano le mani scrivendo. dopo 15 minuti che gli avevo messo nella finestra torno a sentirli dove stanno con il canto e vedo che il piccolino nel prima gabbia non si vedeva. mi e venuto un colpo quando lo visto steso nella gabbia morto dal caldo. e adesso mi sento di m.... e colpevole di questa cosa. e per questo che molte volte mi sento male dalle cose brute che succedono portando avanti questo hobby. non so che dire piu mi sento davvero male....


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