Il nuovo editoriale dal titolo ""PASSIONE ARRICCIATI "" - a disposizione gratuita dei nostri soci e simpatizzanti, nell'apposita sezione Editoriali dell’A.O.E.
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Discussione: Uccelli che non vedrete mai più...

  1. #31
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    Ciao Roberto, in tutto il ragionamento che hai fatto hai dimenticato di far presente che i cambiamenti ambientali naturali avvengono generalmente in tempi relativamente lunghi (escludendo catastrofi naturali come eruzioni vulcaniche o terremoti, ma sempre limitate a piccole zone), per cui le specie hanno tutto il tempo di adattarsi o muoversi verso territori più idonei, come è successo nel tuo esempio del deserto del Sahara...le giraffe, le zebre, i leoni e tutta la fauna raffigurata nelle grotte non è di certo estinta, ma vive ancora in zone a loro congeniali. Oppure, per rispondere all'esempio del panda, questa è una specie molto antica, più degli orsi ai quali assomiglia (andrebbe infatti ascritta ad una famiglia a sè, quella degli Ailuridi), che nel tempo sì è adattata a sfruttare una risorsa che prima dell'espansione umana era pressochè infinita, ossia le enormi foreste di bambù che ricoprivano gran parte della Cina...il basso tasso riproduttivo non era un problema, in quanto appunto specie che ha bisogno di grandi spazi e quindi di una densità di individui relativamente bassa, per questo la loro popolazione era in assoluto equilibrio ( e lo è stata per migliaia di anni). Poi è arrivato l'uomo e ha distrutto la maggior parte delle foreste di bambù, confinando questi animali nelle montagne sperdute...ovvio che una specie che si è adattata ad un habitat e se lo vede distruggere in pochissimo tempo, deve essere veramente molto adattabile per sopravvivere (e soltanto poche specie lo sono). Quando si parla di specie che si sono estinte nel giro di una ventina d'anni, è ridicolo parlare di estinzioni naturali; per farti un'altro esempio, negli ultimi vent'anni si sono estinte quasi 200 specie di anfibi...se si va avanti di questo ritmo, si estingueranno tutte (tranne forse le rane toro o i rospi delle canne...) nel giro di poche decine d'anni. Non a caso quella corrente viene da molti definita la sesta estinzione di massa...
    Leo



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  2. #32
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    Interessante questo triste post e deve far molto pensare.
    Oltre che con l'inquinamento, il disboscamento, la cattura etc etc l'uomo ha contribuito all'estinzione di alcune specie con l'inserimento in habitat di specie provenienti da altre zone. Ad esempio i topi, i gatti e le faine che sono stati portati in Australia (o ci sono arrivati clandestinamente con le navi come i topi) hanno contribuito allo sterminio dei kakapo che sono pappagalli "ciccioni" che non volano e fanno i nidi a terra.

    Pellacani Diego - R.A.E.0061 - Socio Aodat n.26 www.pappasimpa.it

  3. #33
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    Leo, sono d'accordissimo cone te e non puoi immaginare quale profonda tristezza mi provochi la notizia che una specie è scomparsa dalla faccia della terra.

    Qiello che volevo dire è che, ad ogni modo, esistono specie più o meno adattabili e altre più vulnerabili. Alcune specie si sono estinte in tempi recenti anche senza la reponsabilità dell'uomo. Se pensiamo all'Ara di Spix, è stata rarissima fina dalla sua scoperta e un motivo ci sarà stato.Forse era una forma animale che stava già soffrendo alcuni cambiamenti in corso da secoli ed aveva dimostrato poca adattabilità. Anche l'uomo sicuramenta avrà fatto la sua parte negli ultimi 150 anni, ma ad esempio anche di parrocchetti monaci ne sono stati catturati per l'esportazione a migliaia e altrettanti uccisi per difendere i campi coltivati, eppure le loro popolazioni in Sudamerica sono ancora in ottima salute. Anzi, adesso vivono selvatici anche in Europa!

    Tornando al Panda, però, se permetti è proprio un "anello di congiunzione" poco felice: dentatura e intestino da carnivoro ma mangia vegetali, e solo bambù per giunta! Ne deve mangiare in quantità industriali per poter ricavare quel po' i energia per il suo sostentamento per due motivi: il bambù ha basso valore nutrizionale ed inoltre il suo non è un apparato digestivo da vegetariano, quindi l'assimilazione è quella che è.
    Non bastasse, il bambù va incontro a morìe planetarie periodiche per cui gli viene a mancare per un certo periodo il suo unico cibo...
    Ultima modifica di Roberto Giani; 17-09-10 a 10: 35
    Ciao, Roberto

    (allevo parrocchetti australiani)


  4. #34
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    Giuro che poi chiudo la parentesi sul panda (lo so che è un forum ornitologico!): il panda è un carnivoro a tutti gli effetti, in quanto appartenente proprio all'ordine dei Carnivori, così come gli orsi o i procioni con cui è imparentato; sì è adattato ad un a dieta quasi totalmente vegetariana (dico quasi perchè si nutre anche di frutta e piccoli animali) proprio per sfruttare una nicchia ecologica libera, tant'è che è l'unica specie di Urside (spesso è ancora classificato tale) che vive in quelle foreste, senza predatori o competitori alimentari (a parte l'uomo). Se una specie è sempre stata abbondante e comincia a scomparire all'arrivo dell'uomo, i sospetti sono più che fondati. Per quanto riguarda il bambù, ne esistono un centinaio di specie diverse, ognuna con un periodo di fioritura differente, per cui quando una specie fiorisce in massa e muore, i panda passano a nutrirsi di altre specie o si spostano in zone in cui ve ne sono ancora. Sarà pure svantaggiato, ma è l'unico orso di zone fredde a non andare in letargo, in quanto il bambù è sempreverde ed è presente anche in inverno... Scusate, ma qualcuno lo dovrà pur difendere questo povero panda!!!
    Leo



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  5. #35
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    Quote Originariamente inviata da leo88 Visualizza il messaggio
    Giuro che poi chiudo la parentesi sul panda (lo so che è un forum ornitologico!): il panda è un carnivoro a tutti gli effetti, in quanto appartenente proprio all'ordine dei Carnivori, così come gli orsi o i procioni con cui è imparentato; sì è adattato ad un a dieta quasi totalmente vegetariana (dico quasi perchè si nutre anche di frutta e piccoli animali) proprio per sfruttare una nicchia ecologica libera, tant'è che è l'unica specie di Urside (spesso è ancora classificato tale) che vive in quelle foreste, senza predatori o competitori alimentari (a parte l'uomo). Se una specie è sempre stata abbondante e comincia a scomparire all'arrivo dell'uomo, i sospetti sono più che fondati. Per quanto riguarda il bambù, ne esistono un centinaio di specie diverse, ognuna con un periodo di fioritura differente, per cui quando una specie fiorisce in massa e muore, i panda passano a nutrirsi di altre specie o si spostano in zone in cui ve ne sono ancora. Sarà pure svantaggiato, ma è l'unico orso di zone fredde a non andare in letargo, in quanto il bambù è sempreverde ed è presente anche in inverno... Scusate, ma qualcuno lo dovrà pur difendere questo povero panda!!!
    Anche io replico l'ultima volta sul Panda, ma solo per sottolineare che quello che dici conferma quello che penso io: un carnivoro che mangia erba e non è adattato per una ottimale assimilazione di tali nuitrienti, non mi pare un gran successo evolutivo...
    Ciò significa che è una specie fragile, indipendentemente dall'uomo.
    Ultima modifica di Roberto Giani; 20-09-10 a 09: 38
    Ciao, Roberto

    (allevo parrocchetti australiani)


  6. #36
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    Tornando agli uccelli, volevo farvi un esempio di come assieme ad una specie, scompaiano tutti i comportamenti e le abitudini che questa aveva sviluppato per sopravvivere in un certo ambiente, nonchè le relazioni che aveva con quest'ultimo e le altre specie presenti: se un anello si rompe, l'intera catena si indebolisce e potrebbe disfarsi. Ecco la descrizione, fatta quando ancora questa specie era comune, del rallo di Laysan (Porzana palmeri):

    Porzana palmeri.jpg

    Descrizione ed habitat

    Era un uccello di dimensioni piuttosto ridotte (15 cm dal becco alla coda) ed incapace di volare. Nel corso dell'evoluzione, le ali e la coda si ridussero notevolmente di dimensioni, raggiungendo le dimensioni rispettivamente di 2,5 e 5,4 cm, con in più una diminuzione del numero delle piume su di esse. Il becco era forte e dritto, e lungo un paio di cm, ed anche le gambe erano forti e ben sviluppate: complessivamente, doveva somigliare molto ai membri ancora viventi del genere Laterallus.
    La colorazione era una versione più chiara e sfumata di quella del rallo pigmeo, una specie molto simile e strettamente imparentata col rallo di Laysan, che probabilmente da essa si è evoluto: la parte inferiore del corpo era grigio-azzurra, mentre lil dorso, le ali e la nuca erano grigio pastello, con striature più scure sulle ali e color sabbia all'attaccatura dell'ala. Le striature bianche e nere tipiche del ventre e del codione, tipiche dei generi Rallus e Porzana, sono molto ridotte. Le zampe ed il becco erano giallo-verdastro, mentre gli occhi erano rossi. Non esisteva dimorfismo sessuale; i pulcini erano completamente neri, con zampe ben sviluppate, anch'esse nere ed il becco giallo, mentre nei giovani il grigio-azzurro del ventre era sostituito dal marrone chiaro.
    Era una specie endemica dell'isola di Laysan, dalla quale prendeva il nome, anche se all'inizio del '900 fu introdotto sull'atollo di Midway; Nell'arcipelago esistevano anche altre forme di rallidi inadatti al volo, ma questi si estinsero ben prima dell'arrivo degli europei e se ne conosce l'esistenza solo grazie alle storie degli abitanti locali.

    Comportamento

    Il rallo di Laysan era un onnivoro, che si nutriva però principalmente di invertebrati come falene, mosche e delle loro larve; non disdegnava, però, frutta, germogli e carcasse di animali, qualora si presentasse l'occasione di mangiarne. Era un uccello piuttosto aggressivo, che aveva sviluppato una sorta di collaborazione col fringuello di Laysan. Questo uccello, infatti, è capace di rompere col robusto becco le uova degli uccelli marini che a colonie nidificano sull'isola: i ralli erano soliti gironzolare per le colonie alla ricerca di questi uccellini, che poi seguivano e scacciavano una volta che avessero finito di rompere un uovo, cosa che il rallo non era in grado di fare, per poi mangiarne il contenuto. Le uova, assieme all'acqua ricavata dalle prede, alle pozze d'acqua piovana ed agli abbeveratoi posizionati dagli osservatori, erano l'unica risorsa d'acqua sulla quale questo uccello poteva fare affidamento, in quanto su Laysan non esistono sorgenti d'acqua.
    Le ali, non essendo adatte al volo, venivano utilizzate per mantenere l'equilibrio durante la corsa ed i salti, che potevano misurare fino a quasi 1 m di lunghezza; Questi uccelli erano maggiormente attivi durante le ore diurne, ma anche di notte era frequente sentire i loro richiami. Oltre ad occasionali uccisioni da parte della fregata, questi uccelli non avevano nemici naturali; questo si traduceva in una loro istintiva mancanza di timore ed una certa curiosità nei confronti dell'uomo.
    Erano animali blandamente territoriali; tale territorialità, tuttavia, aumentava durante il periodo della cova. Su Laysan, le dimensioni di una territorio erano di circa 10-13 m2, mentre a Midway la densità di questi uccelli era circa 1/4 rispetto alla densità di Laysan, quindi le dimensioni dei territori erano maggiori; in cattività, una gabbia di 2 metri x 4 era sufficiente per ospitare due coppie. Introducendo altri esemplari, si scatenavano immediatamente dei combattimenti.

    Vocalizzazioni

    Durante i periodi di attività, i ralli di Laysan erano soliti emettere abbastanza frequentemente da uno a tre pigolii. Per la difesa del territorio e, forse, anche per la conquista delle femmine, gli individui erano soliti gonfiare il piumaggio ed emettere suoni simili al tic-tac di un orologio. Dopo il tramonto, l'intera popolazione cominciava ad emettere le proprie vocalizzazioni, che somigliavano ad una serie di cucchiaini sbattuti su un bicchiere di vetro. I richiami dei giovani erano molto simili, ma più acuti in proporzione alle dimensioni minori dell'animale.

    Riproduzione

    A Laysan, il periodo degli amori iniziava ad aprile, in modo tale che le uova venivano deposte fra maggio e giugno e si schiudessero a luglio; a Midway, sembra siano stati riportati casi di schiuse a marzo, ma è probabile che si sia trattato di un evento isolato piuttosto che di una consuetudine. A Laysan, i nidi venivano costruiti su cespugli (gli endemici Cyperus pennatiformis bryanii ed Eragrostis variabilis e l'introdotto Cynodon dactylon) attorno alla laguna, mentre a Midway venivano utilizzati tutti i luoghi che sembravano adatti, come le piante di Scaevola e piede di capra; il nido veniva scavato nel terreno od alla base del cespuglio, e consisteva in una cavità raggiungibile tramite un tunnel di una quindicina di cm ricoperta da materiale vegetale e da piume e guano di uccelli marini.
    La nidiata contava solitamente tre uova arrotondate color verde pallido con macchie rossicce. La coppia poteva restare unita per tutta la vita o per la sola stagione riproduttiva, in ogni caso i due coniugi si dividevano i turni di cova, anche se sembra che le femmine tendessero a covare di più rispetto ai maschi.
    Le uova schiudevano dopo 20 giorni o poco meno ed i pulcini venivano nutriti da ambo i genitori per un mese circa: a soli 5 giorni dalla schiusa, essi potevano già correre velocemente e seguire gli adulti.

    L'estinzione

    L'isola di Laysan è un'importante centro per la riproduzione degli uccelli marini; vengono qui a riprodursi l'albatro dai piedi neri, l'Phoebastria immutabilis, procellarie e sterne. Sull'isola vivevano anche 5 specie endemiche di uccelli (fra cui il rallo di Laysan), ma a causa di errori umani tre di esse si sono già irrimediabilmente estinte.
    Il primo pericolo per il rallo di Laysan venne con l'arrivo del coniglio sull'isola: senza predatori a controllarne la crescita numerica, questi animali proliferarono a dismisura, divorando in breve tempo la vegetazione dell'isola. Laysan fu ridotta ad un cumulo spoglio di sabbia, il che portò all'estinzione la cannaiola di Laysan e l'apapane di Laysan; la popolazione di ralli, invece, rimase stabile intorno ai 2.000 individui, fino al 1910, anno in cui cominciò a declinare. Nel 1923, sull'isola rimanevano solo due uccelli, mentre degli 8 esemplari liberati su Midway, almeno due erano già morti. Si pensa che la specie si sia estinta a Laysan a causa dell'improvvisa scomparsa dei cespugli dove nidificare.
    Gli esemplari delle Midway, nel frattempo, erano leggermente cresciuti di numero e si tentò di reintrodurre la specie nell'habitat originario di Laysan, ma il tentativo fallì. Qualche anno dopo, i conigli furono eliminati dall'isola e la vegetazione stava cominciando a ricrescere: si decise dunque di riprovare la reintroduzione di questo animale e del fringuello di Laysan sull'isola e sulle altre isole principali hawaiiane, in modo tale da formare popolazioni sperimentali; il progetto, tuttavia, fu accantonato poiché qualcuno obiettò che il fringuello di laysan, se introdotto sulle altre isole, avrebbe potuto costituire una seria minaccia per le popolazioni locali di fringillidi.
    La popolazione di Midway, tuttavia, sopravvisse fino al 1943, quando una nave della marina americana approdò sull'atollo a causa di un guasto, introducendo accidentalmente il ratto sulle isole. Un anno dopo, la specie fu dichiarata estinta: ironia della sorte, l'ultimo avvistamento fu fatto da Ed Caum, l'uomo che qualche anno prima aveva rifiutato di insediare una colonia di ralli su Honolulu.
    Ultima modifica di Pantaleo Rodà; 30-09-10 a 22: 10
    Leo



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  7. #37
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    A proposito di questa interessantissima dscussione, leggevo nel ' Ntional Geograhic News' che i conservationisti mettono in guardia tutti sul fatto che molte specie di uccelli rischiano di fare la stessa fine che hanno fatto i dinosauri. Ma, a loro avviso,questa volta la causa non e' quella di un eruzione o di un asteroide ma il colpevole e l'uomo.In uno studio recente quesri scintisti sono del parere che l'uomo viene individuato come causa importante di questa masssiccia estinzione di animali. Questa affirmazione e' pubblicata da
    Worldwatch Institute, una organizazzione ambientalistica di ricerca. Un ricercatore di questa organizazzione, un certo signor Howard Youth, che ha scritto questa relazione conclude che il fattore umano e' centrale del declino della popolazione degli uccelli. Le ragione, dice, includono l'invasione dell'uomo nel habitat degli uccelli, l'invasione di certe piante e animali introdotti, anche se intenzionalmente, dall'uomo, la caccia e i cambiamenti del clima- almeno quelli causate dall'attivita' dell'uomo. Si legge anche che l'agricoltura ha anche le sue colpe. Quasi la meta' della terra in euroa e' coltivata, molto di essa intensamente. I metodi moderni nell'agricoltura limitano le opportunita' per nidificare, lasciano meno possibilita' di copertura e anche riducono la disponibilita' di nutrizione.
    Forse alcune affirmazioni sono discutibili ma certamente la situazione deve preoccupare tutti.

  8. #38
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    Ciao John, per quel che riguarda l'Europa, perlomeno quella continentale, non ci sono mai state estinzioni di uccelli, anzi con l'avvento dell'agricoltura (quella tradizionale, fino al secolo scorso) il nostro continente è stato colonizzato da specie di zone più aperte e meridionali: si vedano ad esempio le quaglie, le cicogne, i passeri o molte specie di emberizidi...ora però l'agricoltura intensiva sta mettendo seriamente a rischio le popolazioni di molte specie: in Italia ad esempio il re di quaglie o la gallina prataiola sono gravemente a rischio per il cambiamento degli habitat a loro congeniali, ossia i campi di grano, che oggi sono irrorati di pesticidi ed erbicidi, distruggendo le fonti alimentari di giovani (insetti) e adulti (semi di piante spontanee). Per quanto riguarda altre zone del mondo, in particolar modo gli arcipelaghi, sono soprattutto le specie introdotte (volontariamente o accidentalmente) a causare danni enormi, dato che la maggior parte degli uccelli insulari vivono e nidificano a terra e sono così molto vulnerabili...
    Leo



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  9. #39
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    Ciao John, per quel che riguarda l'Europa, perlomeno quella continentale, non ci sono mai state estinzioni di uccelli, anzi con l'avvento dell'agricoltura (quella tradizionale, fino al secolo scorso) il nostro continente è stato colonizzato da specie di zone più aperte e meridionali: si vedano ad esempio le quaglie, le cicogne, i passeri o molte specie di emberizidi...ora però l'agricoltura intensiva sta mettendo seriamente a rischio le popolazioni di molte specie: in Italia ad esempio il re di quaglie o la gallina prataiola sono gravemente a rischio per il cambiamento degli habitat a loro congeniali, ossia i campi di grano, che oggi sono irrorati di pesticidi ed erbicidi, distruggendo le fonti alimentari di giovani (insetti) e adulti (semi di piante spontanee). Per quanto riguarda altre zone del mondo, in particolar modo gli arcipelaghi, sono soprattutto le specie introdotte (volontariamente o accidentalmente) a causare danni enormi, dato che la maggior parte degli uccelli insulari vivono e nidificano a terra e sono così molto vulnerabili...
    Non bisogna dimenticare però che la garzetta secoli fa era ridotta quasi all'estinzione qui in europa, in alcuni paesi erano completamente scomparse. E questo non per pesticidi o cambiamenti di habitat ma perchè venivano massacrate per le loro stupende penne nuziali

  10. #40
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    Qui da noi l'edilizia aumenta e la terra scarseggia. E per questa ragione gli uccelli in fase di migrazione si vedono sempre di meno.

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