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Discussione: Osservazioni sulla riproduzione dei diamanti di lady gould in cattivita’

  1. #1
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    Osservazioni sulla riproduzione dei diamanti di lady gould in cattivita’

    Dico subito che quest'articolo non è farina del mio sacco, ma è tratto dal sito del Club Diamante di Gould - Italia, quindi chiedo subito scusa se mi sono permesso di copiarlo.
    Si tratta di un bellissimo articolo scritto da un esperto allevatore, Piergianni Amerio, credo che le sue considerazioni vadano portate a conoscenza di chiunque si cimenti nell'allevamento di questo incredibile Diamante Australiano, personalmente, nonostante i miei 25 anni di esperienza con i Gould, credo di aver imparato di più leggendo questo articolo che con la pratica di tutti questi anni.
    Non si tratta di tecniche di allevamento, ma di quali sono le abitudini e le esigenze, di questi animali, rispetto alla loro terra di origine, credo che tutti dovremmo farne tesoro, per adeguarci alle reali necessità dei Diamanti di Gould, e non viceversa piegarlo alle nostre umane spettative.
    Basta ho già detto troppo, leggete e capirete:


    OSSERVAZIONI SULLA RIPRODUZIONE DEI DIAMANTI DI LADY GOULD IN CATTIVITA


    Come ho avuto modo riferire in altri scritti, venni in possesso della mia prima coppia di Diamanti di lady Gould nel 1970. Essa era formata da un maschio a testa rossa, proveniente dall’allevamento della signora Robba di Torino, sicuramente allevato con i Passeri del Giappone, e da una femmina a testa rossa proveniente dal Belgio, acquistata da un importatore di Verrua (Savoia). La coppia venne messa in riproduzione nel novembre dello stesso anno. La gabbia, della lunghezza di circa 50 cm., venne posta in una cucina, a circa 2 metri di altezza, vicino ad una finestra, sotto la quale si trovava un termosifone. In questa frase il lettore osservi il luogo, cioè una cucina (ambiente notoriamente più umido di altre parti della casa) e la presenza molto vicina del termosifone. Il nido era una cassetta, tipo Pappagallini ondulati, riempita con erba secca presa dal prato del mio giardino. Nel giro di pochi giorni la femmina depose tre uova che, assiduamente covate da entrambi i genitori, per tredici giorni esatti, produssero tre pulcini. Amorevolmente allevati, a muta ultimata mostrarono di essere due maschi ed una femmina, tutti a testa rossa. Il loro patrimonio genetico è ancora oggi presente in alcuni soggetti del mio allevamento. Poiché non sono mai stato un produttore di uccelli, ma un semplice cultore, alla coppia concedevo una sola nidiata all’anno, come avviene in natura. Solo al terzo anno lasciai effettuare una seconda nidiata, ma il giorno della nascita dei piccoli, questi furono gettati fuori dal nido. Questa coppia allevò per quattro anni complessivamente dieci figli tutti sempre a testa rossa. Nel corso di questi quaranta anni ho avuto molte coppie di Gould che hanno allevato. Posso dire che si sono dimostrati ottimi allevatori Gould allevati con i Passeri del Giappone e mediocri alcuni provenienti dai loro genitori naturali e viceversa. Il record riproduttivo del mio allevamento è stato stabilito da una coppia con sette uova e sette piccoli tutti svezzati, ma, per la serie “Signori siamo Diamanti di lady Gould” la stessa coppia alla seconda nidiata deponeva tre uova da cui nascevano tre piccoli, che al secondo giorno erano già morti con il gozzo vuoto. In generale posso dire che circa il 70% delle mie coppie tende assiduamente a covare, cosa che io lascio normalmente fare. I problemi sorgono il 13° giorno, cioè alla schiusa. Potrei citare diecine di casi, avvenuti in questi quaranta anni, finiti in successo (di cui due quasi comici) od in tragedia. Ininfluenti al successo mi sembrano gli aspetti legati agli alimenti normalmente in uso per questi volatili. Penso che alla base di tutto ci sia la forte differenza termica fra i nostri allevamenti e le loro condizioni naturali . Scriveva Platone in Repubblica: “Nessun motivo spinge ogni specie animale, uomo compreso, a lottare più ferocemente come per la difesa dei propri cuccioli”. Pulcini appena nati che noi vediamo attivi a richiedere l’imbeccata, probabilmente non appaiono altrettanto agli occhi dei genitori che li vedono come covata persa. Potrebbe inoltre influire il fatto che, per uccelli cui la natura ha regalato spazi sconfinati, la vicinanza fra le gabbie contenenti le diverse coppie in riproduzione sia motivo di continuo stressante disturbo. Il territorio di diffusione dei grandi branchi di cui parlano gli ornitologi inglesi della seconda metà dell’ottocento, prima di essere praticamente sterminati, comprendeva una superficie grande sei volte l’Italia. Proprio con queste due ipotesi facciamo adesso alcune considerazioni biologiche partendo dal fatto che il nostro uccellino proviene dal Nord dell’Australia, cioè una zona compresa fra il tropico del Capricorno e l’Equatore. La zona costiera possiede un clima tropicale caldo umido, con grandi foreste sempre verdi, regno dei parrocchetti. Procedendo verso Sud, il clima diventa tropicale secco ed anche desertico. E’ in queste regioni, paragonabili a quelle africane del Senegal e del Niger, che prosperano numerose specie di Diamanti australiani. Il biotopo del Diamante di lady Gould è la savana, ora verde come una immensa prateria, ora secca con dei boschetti d’alberi spinosi ed eucalipti (principalmente Eucalyptus alba) sui quali trova rifugio. La buona stagione va da ottobre a marzo. La pioggia, portata dal monsone, cade abbondantissima, soprattutto a gennaio, sulla parte Nord dell’Australia (1500 mm. a Darwin). Andando verso l’interno, le piogge diventano meno abbondanti. Tuttavia sono sufficienti a rinverdire la savana. In queste condizioni avviene la breve stagione riproduttiva del Diamante di lady Gould. Quando i giovani nascono sono nutriti con semi freschi del genere sorghum, termiti alate e ragnetti. Qualche mese dopo giovani ed adulti trovano nel clima, diventato secco e molto caldo, le condizioni adatte alla muta. L’inverno australiano è secco e relativamente freddo, con temperature medie di circa 15 °C. Le graminacee si sono seccate e gli uccelli migrano verso le coste alla ricerca del cibo ed a respirare aria ricca di iodio. Osserviamo che John Gould li aveva trovati in fase riproduttiva nella zona interna del loro territorio, mentre Hombrom e Jacquinot li avevano catturati sulla costa del golfo di Carpentaria. A fine anno le coppie si formano e, quando ritorna la pioggia, il ciclo ricomincia. Nella “Vie des animaux illustree” diretta da Alfred Edmund Brehm, pubblicata a Parigi da Baillière nel 1864, con l’aiuto di eminenti ornitologi come F. Hue, J. Berlioz, R. Etchecopar, si può leggere: “E’ quando la temperatura raggiunge anche i 45 °C all’ombra, che cominciano a sentirsi perfettamente a loro agio e che manifestano la massima attività. A tali temperature gli altri estrildidi cercano l’ombra”. Contrariamente agli uccelli delle nostre zone, i Diamanti di lady Gould sono poco sensibili alle variazioni luminose; d’altronde questa è la conseguenza della vita all’interno dei tropici, dove la durata notte giorno cambia poco con le stagioni; non è pertanto fotoperiodico. E’ l’umidità, conseguenza delle piogge, che stimola, con l’ elevata temperatura, la riproduzione, creando le condizioni alimentari adatte ad una rapida crescita dei pulcini ed evita la disidratazione. Il caldo secco, più che il leggero accorciarsi dei giorni provocano la muta. Osservando questi dati è evidente che nei nostri allevamenti, quando va bene, a termosifoni accesi, siamo di circa 20 °C sotto queste temperature. Analizziamo il piumaggio che dovrebbe proteggerli. Come scrivono Herve e Pomarède nello storico libro “Le Diamant de Gould”, edito nel 1986 da “Editions du Point Veterinare” e di cui ho la fortuna di possedere una copia con dedica, il Diamante di lady Gould sembra vestito di stoffe che ricordano la seta ed il velluto. Ciò è dovuto ad una particolare tessitura delle piume. Nella maggior parte degli uccelli le barbe sono disposte a spina di pesce da una parte e dall’altra del rachide; nel Diamante di lady Gould sono molto lunghe e continuano lungo l’asse parallelamente a questo. Esse perdono allora le loro barbule e non si incrociano più tra loro, cosicché ciascuna piuma diventa come un pennello. Solamente le penne, indispensabili al volo, conservano la loro struttura tipica, ma tutto il resto del piumaggio è un insieme di fili disposti come in una capigliatura ben pettinata. La luce penetra in questa sorta di pelliccia, che si illumina in tutti i riflessi ben noti. Il Diamante di lady Gould è completamente privo del sottopiuma che protegge il corpo dalle basse temperature, al contrario di molte altre specie di alati. Per nostra fortuna, che lo possiamo ammirare, la natura lo ha selezionato come uccello della luce e del caldo. E’ anche un uccello con caratteristiche ataviche che decenni di cattività non hanno represso. Come ho accennato in un altro scritto i genitori tendono a fare uscire dal nido molto presto i loro piccoli, come fanno da noi i merli, questo per sottrarli ai predatori di quelle zone, soprattutto serpenti, che vanno a caccia in tutte le cavità. L’allevatore che si trova ad avere piccoli ancora quasi inetti al volo, sul fondo della gabbia, cerchi di fare loro trascorrere le notti nel nido, poiché alle temperature notturne invernali dei nostri appartamenti vanno facilmente in ipotermia. Questo succede anche con quelli allevati dai Passeri del Giappone. Può succedere che al mattino i piccoli che hanno dormito fuori dal nido siano in ipotermia. L’allevatore accusa le povere balie di avergli abbandonato i piccoli già quasi svezzati, in realtà sono questi che, caduti in ipotermia, sono pochissimo reattivi. Ho osservato questo pericolo soprattutto in soggetti pastello a doppia diluizione e lutini. Come conclusione di questo scritto, mettendola un po’ sul faceto, posso osservare che il Diamante di lady Gould è, sotto vari aspetti, un fuoriclasse della natura ed ai fuoriclasse, di ogni specie animale, anche umana, è concesso di fare cosa vogliono. L’uomo gli ha messo le mani sopra e pretende di trattarlo come molte altre specie di uccelli che la natura ha dotato di insignificanti piumaggi verdastri o grigiastri, creando da questi molte razze, con allevamenti intensivi. A proposito cosa si direbbe di un Diamante di lady Gould arricciato o tipo Gibber italicus? Lui, da vero fuoriclasse, in certe condizioni, che possono apparire solo a noi soddisfacenti, alleva quando vuole. Che in quelle piccole testoline ci sia la consapevolezza e l’orgoglio del fuoriclasse l’ho capito una ventina d’anni fa. Nei pressi di Antibes, in Costa azzurra, viveva, in una splendida villa con meraviglioso parco affacciato sul Mediterraneo, una anziana signora. Aveva una grande voliera di circa 40 metri cubici, illuminata dal sole dall’alba al tramonto, con dentro alcune coppie dei nostri eroi. Come si può intuire è la stessa tipologia dei nostri allevamenti. A Giugno il domestico metteva dentro questa voliera, sopra dei tronchi, delle balle di paglia in cui erano state ricavate delle cavità (ricordiamo che John Gould li aveva scoperti con il nido costruito dentro quello di un grosso rapace australiano). Alla fine di luglio la voliera era piena di giovani che inseguivano i genitori per richiedere l’imbeccata. I francesi che lo avevano scoperto, sapendo con chi avevano a che fare, lo chiamavano Poephile admirable poichè: “Noblesse oblige” !

    22 Dicembre, 2010 Piergianni Amerio


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    Ultima modifica di Fabio Musumeci; 16-10-11 a 14: 03
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  2. #2
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    bellissimo articolo, pieno di intelligentissime osservazioni

  3. #3
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    belissimo articolo ne terro conto ,ne voglio prendere delle coppie grazie

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