Lo scricciolo?
Un ricordo di più di settant’anni fa.
Ospite in una villa di amici, un pomeriggio, sul far della sera, dopo una lunga passeggiata in compagnia di mio padre riposavamo seduti nel sottobosco lungo il torrente. Pochi i rumori : il mormorio dell’acqua, il rado gracidare delle rane, il lieve stormire delle foglie qualche richiamo di uccelli…
Ad un tratto, distinto il suo sommesso canto, e per la prima volta lo vidi, e rimasi affascinato. Cominciai a smaniare, desiderando di poterne avere uno, e tanto feci e tanto dissi che quando, una settimana dopo, tornai a casa avevo con me una gabbia, comoda e ben protetta...
Alcuni autori affermano che non è difficile mantenere in cattività lo strano uccellino. Ma allora l’unico libro che avevo a disposizione era "Michele Lessona", e quanto riportava non era rassicurante: “ Scrive l’Homeyer… l’unico individuo che io sia riuscito a possedere non mi fu possibile avvezzarlo alla gabbia. Ostinato ed altero si cacciava nell’angolo più remoto del suo carcere rifiutando assolutamente qualsiasi sorta di cibo. Lo imbeccai con uova di formica e vermi di farina, ma invano; dopo sei giorni morì. Il suo fine fu commovente, e mi ricordò in qualche modo la favola del cigno morente. Io l’aveva preso per imbeccarlo un’altra volta quando, intonato un flebile canto, mi morì in mano.”
Preoccupato e commosso passai la notte quasi insonne e il mattino dopo pregai mio padre di riportarmi là dove era stato preso, per liberarlo. Meglio dedicarsi ai giovani passeri che cadono dal tetto… e dormo tranquillo, pensai.
Avrete capito, sicuramente, qual'è l’uccellino del ricordo.
Alamanno Capecchi
Lo scricciolo?
Leo
Uccello in gabbia, o canta per amore, o canta per rabbia...
Chiaro! Il suo cugino "maggiore" allora: il merlo acquaiolo...
Leo
Uccello in gabbia, o canta per amore, o canta per rabbia...