Con "Tre specie per niente misteriose", chiudo la serie dei miei interventi e delle domandine, definite scherzosamente coltura.


Incomincia a cantare fin dai primi tempi della primavera , sollevandosi a grandissima altezza per modo che appena si vede o non si vede più affatto nell' aria il suo corpicino , ma suona ancora distinto e limpido il suo canto. Chiude le ali, sì lascia piombar giù a perpendicolo come corpo morto fin presso il suolo , poi risorge a un tratto e ricomincia a cantare. Vivono bene in domesticità quando siano tenute in gabbie molto lunghe affinchè abbiano buono spazio per muoversi, e il fondo di queste gabbie sia fatto a guisa di cassetta e pieno di rena frequentemente rinnovata. Vogliono essere nutrite con grano, orzo, miglio, avena, ma bisogna aver cura che non stiano mai senza erba, cioè indivia, radicchio, o meglio cavolo, perchè ne mangiano in grandissima copia e contribuisce più che ogni altra cosa a tenerle in salute.

Dice Salvadori, si trovano tutto l'anno in Italia, ma il numero maggiore vedesi nei tempi del passo quando dal settentrione sono arrivate verso il mezzogiorno e viceversa. Sono numerosisissime anche in Sicilia e in Sardegna , poco abbondanti in Malta, ove si trovano soltanto di passo. Frequentano tanto il piano quanto il monte; amano i luoghi sparsi di alberi, nei quali talora si posano; generalmente vanno in coppie, ma nell'autunno e nell'inverno si riuniscono in branchi numerosi. Nidificano sui monti, fanno il nido sul terreno, sotto cespugli, con musco esternamente, steli secchi e foglie internamente; le uova, in numero di cinque o sei, sono rotondate, bianche, con numerosi punti bruni, più fitti e disposti in corona intorno alla estremità ottusa.

Va segnalata per ciò che nel suo canto , oltre ai suoni che le' sono proprii, fa sentire modi e strofe d'altri uccelli. Di ciò così parlava il Cetti: "... supera essa in valore e talento al canto, e non solo supera..., ma può contrastare in questo merito con qualunque uccello più rinomato. La naturale melodia … è un cicaleccio di non molta soavità, ma quanto .entra per quelle orecchie tutto si fissa in quella fantasia, e tutto si ripete da quella armonica bocca. In campagna… è un'eco di tutti gli uccelli, e quasi basta udire … per udirli tutti : gridi di rapaci, voci di striduli, arie di canori, tutto torna in acconcio, di tutto fa essa incetta, e tutto prodiga sospesa in aria, intrecciando senza fine mille vezzosi arpeggi, gorgheggiamenti, salti, tirate. Posta alla scuola dell'organetto , non vi è discepola la quale uguagli la perfezione, la rapidità e l'estensione de' suoi progressi : piglia fedelmente quanto le si mostra, e dentro poco tempo diviene essa medesima un organetto vivente, soave, vigoroso, infaticabile. Colla dottrina non le viene addosso la vanità, nè si fa preziosa diventando virtuosa ; altro mestiere non farebbe che cantare dallo spuntare al finire del giorno ; esposta alla finestra, basta a rallegrare tutta la contrada ; forma il sollazzo degli artigiani, e spesso obbliga il passante a fermarsi per ascoltarla. »

Domandine.

Nomenclatura binomia e nome italiano delle tre specie descritte.