Premessa.
E’ come una finestra sul passato, quando bambino, accompagnato da Nandino, il famiglio tuttofare, mi sedevo sull’argine del Arno, nelle giornate fredde “intabarrato” in un cappottone di lana, ad osservare gli stormi degli “acquatici” che in continuazione passavano sul fiume… e Nandino mi diceva i nomi… Codoni, Alzavole, Morette Moriglioni, Mestoloni, German reali… altri tempi.
A proposito di Germani reali ecco un pezzo di qualche interesse, tratto da : “Fauna d’Italia – Uccelli” di Tommaso Salvadori.
Questa è delle Anatre la specie più comune ed abbondante in Italia. In branchi numerosissimi essa vì giunge specialmente nel novembre. In questo tempo lungo le rive dell'Adriatico durante le giornate burrascose col vento di nord-est si vedono passare in branchi che si seguono senza posa. Durante l' inverno si trova in tutti i luoghi ove siano acque ; sui laghi, sugli stagni, sui fiumi, all' imboccatura di questi ed anche talora sul mare poco lungi dalla spiaggia ; ma in numero straordinariamente grande si trova allora nelle vaste paludi e negli stagni salati delle Maremme, dell' Italia meridionale, di Sicilia e di Sardegna. Chi per la prima volta visiti lo stagno della Scalfa presso Cagliari resta veramente meravigliato della immensa quantità di anatre di varia specie, tra le quali la più numerosa è quella del Germano. Stando sulla riva si sente un gracidare misto e confuso, veramente meraviglioso; se poi entro una barchetta si cerchi di avvicinarsi a quella nuova Babele, quel rumore si fa più assordante, e giungendo nei luoghi più riparati dal vento, che sono i più frequentati, si ode ad intervalli un cupo rumore che sembra come di violenti onde marine che successivamente si arrovescino, e quel rumore è prodotto dal sollevarsi delle anatre a migliaia ed a milioni, mentre battendo le ali s' innalzano a volo gridando ciascuna alla sua maniera.
Nel febbraio e nel marzo i Germani ripartono dall'Italia, ma non tutti, giacché alcuni vi restano a nidificare, e non solo nelle parti più settentrionali, ma anche nelle più meridionali, in Sicilia ed in Sardegna.
« I paduli, i fossi erbosi, le praterie ed i tagli inondati, nascondono sempre in estate una o più famiglie di Germani-reali. Il covo è fatto grossolanamente, con foglie d'albero, radiche e piante acquatiche, e quando le uova sono già cominciate a covare vi si trova sempre una buona quantità di piumino e di penne, che la madre si è strappata dal ventre. Questi nidi sono situati ordinariamente in terra od a livello dell'acqua sull'erba ; ma alcune volte al dir degli autori, ed anche secondo l'osservazione di vari de' nostri cacciatori, son posti sul tronco di qualche grosso albero, o sulla cima dei suoi rami in qualche vecchio nido di Falco o di Cornacchie; quando poi i Germanetti sono sviluppati in questi nidi, la madre li prende tutti successivamente col becco, e li porta nell'acqua, ove spesso li lascia cadere anche da un altezza considerabile, senza però che ne risentano alcun male » (Sani). Le uova, in numero di otto a quattordici, sono similissime a quelle dell'Anatra domestica, ma un poco più piccole e di colore grigio-olivastro.
Il Saví ha fatto una singolare osservazione intorno ai Germani : Negl'inverni, dice egli, in cui rimane a stanziare nelle nostre acque un gran numero di germani, non di rado molti di loro presentano un fenomeno che risveglia la curiosità dei naturalisti, ed interessa i cacciatori. Sono, cioè, attaccati da una malattia che indebolendo o paralizzando i muscoli pettorali e delle estremità anteriori, gli rende inetti a volare. Nel 1786-87, nel 1818-19, nel 1821-22, e nel 1828-29, abbondantissima fu la quantità dei germani ammalati. Allora nel girare per qe' paduli delle bandite reali. o di qualunque altro sito, ove questi uccelli godendo la maggior sicurezza in abbondanza ci stanno, fra quel numero grande che spaventati agili e svelti da ogni lato vedevansi prendere il volo, altri se ne incontravano deboli o pigri in tal modo che a bastonate potevansi fermare, o i cani da loro stessi li azzannavano dopo averli un poco inseguiti. E questi germani ancorché attentamente osservati, non mostravano né d'essere feriti, né d'aver le ali in muta o prive di penne ; non erano molto maggiori né eccessivamente grossi, cosicché all'esterno non scorgevasi differenza alcuna fra que' incapaci di volare, e que' che erano stati uccisi mentre pienamente godevano ogni facoltà locomotrice. Furono varie le ipotesi dei cacciatori per spiegare questo fenomeno; chi l'attribuiva al cibarsi troppo abbondantemente di alcuni semi proprii a que' tali paduli ove più copiosi s' incontravano i germani malati: altri lo facevano dipendere dal nutrirsi d'alcune particolari specie di chiocciolette acquatiche : ed altri finalmente ne vedevano la causa in quel piombo che sovente incontrasi nel loro stomaco. Nell'inverno del 1828-29 ebbi a mia disposizione una gran quantità di germani stati presi da cani o da cacciatori solo a colpi di bastone, di quelli cioè che dicevasi essere malati, ed io potei fare varie ricerche per conoscere la causa della loro impotenza a volare ; ecco i risultati di queste mie indagini, quantunque non siano che di poca o niuna conseguenza.
Nel corpo di tali uccelli non vidi ferita alcuna d'arme a fuoco, né antica né recente ; come sopra ho già indicato, non avevano molta pinguedine, ma nemmeno erano estenuati. I visceri mi comparvero in buono stato, lo stomaco era sano, mediocremente ripieno, ed inutilmente vi cercai semi o chiocciole particolari : vi erano quelli stessi semi e quelli stessi avanzi di chiocciole che io aveva ritrovato nello stomaco de' germani i più sani, perciò non potei supporre che l'impotenza a volare fosse prodotta da tali sostanze. L'unica particolarità osservatavi fu il piombo di cui avea sentito parlare.
Insieme cogli alimenti, e con quei sassolini soliti a trovarsi nello stomaco di tutti gli uccelli granivori, trovai in ognuno di quei germani dei pallini di piombo; chi più chi meno ne avea ; chi ne avea sei, chi dieci, chi quattro, ed alcuni erano intieri , altri tanto corrosi da esser convertiti in sottili lamine. Or conoscendo le qualità venefiche del piombo, particolarmente se è ossidato, e sembrandomi che l'azione vitale dello stomaco e dei sughi gastrici biliosi pancreatici ecc. possa facil¬mente rendere ossido quel piombo metallico , mi sembra non irragionevole I' attribuire quella debolezza alla presenza del piombo nell' organo digerente. Ma sic¬come poi diverse volte ho trovato, benché in minor quantità, de' pallini anche nello stomaco de' germani che perfettamente volavano, non si può se non che dubitativamente considerarli come causa della malattia in quistione. La via per cui questi pallini sono entrati nello stomaco dei germani non è difficile ad immaginarsi, giacché come ho detto poco sopra, non avendo trovato in quegli uccelli nessuna ferita nelle pareti del loro stomaco, non ci possono essere penetrati se non per la naturale strada, cioè per l' esofago. Ma è molto più difficile di poter rispondere all' altra quistione, che naturalmente vien fatta, cioè dove trovaron quel piombo? Due sono le supposizioni state fatte; alcuni credono ch'essi lo trovin al fondo de' nostri stagni e paduli ; cosa non impossibile, giacché da un numero grandissimo d'anni su di questi continuamente si caccia con il fucile. Altri poi credono che i germani nel cui stomaco s'incontrano pallini, sian di quelli ai quali essendo stato tirato da lontano, o con polvere mal regolata, la munizione non penetrò nelle carni, ma solo rimase avviluppata fra le penne : e che poi col becco ravviandosi e polendosi, tro¬vati i pallini li inghiottono ».
La spiegazione del piombo ingoiato, siccome causa della malattia, sembra la vera, sapendosi produrre appunto il piombo una sorta di paralisi. Pare ugualmente che i germani raccolgano questo piombo sul fondo dei paduli, cercando il cibo : resta da spiegare come sia che i germani malati non si osservino tutti gli anni, ma soltanto ad intervalli, ciò che potrebbe dipendere da differenti condizioni del fondo dei paduli, secondo gli anni.