Il nuovo editoriale dal titolo ""PASSIONE ARRICCIATI "" - a disposizione gratuita dei nostri soci e simpatizzanti, nell'apposita sezione Editoriali dell’A.O.E.
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Discussione: Altri tempi!!!

  1. #1
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    Altri tempi!!!

    Premessa.

    E’ come una finestra sul passato, quando bambino, accompagnato da Nandino, il famiglio tuttofare, mi sedevo sull’argine del Arno, nelle giornate fredde “intabarrato” in un cappottone di lana, ad osservare gli stormi degli “acquatici” che in continuazione passavano sul fiume… e Nandino mi diceva i nomi… Codoni, Alzavole, Morette Moriglioni, Mestoloni, German reali… altri tempi.


    A proposito di Germani reali ecco un pezzo di qualche interesse, tratto da : “Fauna d’Italia – Uccelli” di Tommaso Salvadori.


    Questa è delle Anatre la specie più comune ed abbondante in Italia. In branchi numerosissimi essa vì giunge specialmente nel novembre. In questo tempo lungo le rive dell'Adriatico durante le giornate burrascose col vento di nord-est si vedono passare in branchi che si seguono senza posa. Durante l' inverno si trova in tutti i luoghi ove siano acque ; sui laghi, sugli stagni, sui fiumi, all' imboccatura di questi ed anche talora sul mare poco lungi dalla spiaggia ; ma in numero straordinariamente grande si trova allora nelle vaste paludi e negli stagni salati delle Maremme, dell' Italia meridionale, di Sicilia e di Sardegna. Chi per la prima volta visiti lo stagno della Scalfa presso Cagliari resta veramente meravigliato della immensa quantità di anatre di varia specie, tra le quali la più numerosa è quella del Germano. Stando sulla riva si sente un gracidare misto e confuso, veramente meraviglioso; se poi entro una barchetta si cerchi di avvicinarsi a quella nuova Babele, quel rumore si fa più assordante, e giungendo nei luoghi più riparati dal vento, che sono i più frequentati, si ode ad intervalli un cupo rumore che sembra come di violenti onde marine che successivamente si arrovescino, e quel rumore è prodotto dal sollevarsi delle anatre a migliaia ed a milioni, mentre battendo le ali s' innalzano a volo gridando ciascuna alla sua maniera.
    Nel febbraio e nel marzo i Germani ripartono dall'Italia, ma non tutti, giacché alcuni vi restano a nidificare, e non solo nelle parti più settentrionali, ma anche nelle più meridionali, in Sicilia ed in Sardegna.
    « I paduli, i fossi erbosi, le praterie ed i tagli inondati, nascondono sempre in estate una o più famiglie di Germani-reali. Il covo è fatto grossolanamente, con foglie d'albero, radiche e piante acquatiche, e quando le uova sono già cominciate a covare vi si trova sempre una buona quantità di piumino e di penne, che la madre si è strappata dal ventre. Questi nidi sono situati ordinariamente in terra od a livello dell'acqua sull'erba ; ma alcune volte al dir degli autori, ed anche secondo l'osservazione di vari de' nostri cacciatori, son posti sul tronco di qualche grosso albero, o sulla cima dei suoi rami in qualche vecchio nido di Falco o di Cornacchie; quando poi i Germanetti sono sviluppati in questi nidi, la madre li prende tutti successivamente col becco, e li porta nell'acqua, ove spesso li lascia cadere anche da un altezza considerabile, senza però che ne risentano alcun male » (Sani). Le uova, in numero di otto a quattordici, sono similissime a quelle dell'Anatra domestica, ma un poco più piccole e di colore grigio-olivastro.
    Il Saví ha fatto una singolare osservazione intorno ai Germani : Negl'inverni, dice egli, in cui rimane a stanziare nelle nostre acque un gran numero di germani, non di rado molti di loro presentano un fenomeno che risveglia la curiosità dei naturalisti, ed interessa i cacciatori. Sono, cioè, attaccati da una malattia che indebolendo o paralizzando i muscoli pettorali e delle estremità anteriori, gli rende inetti a volare. Nel 1786-87, nel 1818-19, nel 1821-22, e nel 1828-29, abbondantissima fu la quantità dei germani ammalati. Allora nel girare per qe' paduli delle bandite reali. o di qualunque altro sito, ove questi uccelli godendo la maggior sicurezza in abbondanza ci stanno, fra quel numero grande che spaventati agili e svelti da ogni lato vedevansi prendere il volo, altri se ne incontravano deboli o pigri in tal modo che a bastonate potevansi fermare, o i cani da loro stessi li azzannavano dopo averli un poco inseguiti. E questi germani ancorché attentamente osservati, non mostravano né d'essere feriti, né d'aver le ali in muta o prive di penne ; non erano molto maggiori né eccessivamente grossi, cosicché all'esterno non scorgevasi differenza alcuna fra que' incapaci di volare, e que' che erano stati uccisi mentre pienamente godevano ogni facoltà locomotrice. Furono varie le ipotesi dei cacciatori per spiegare questo fenomeno; chi l'attribuiva al cibarsi troppo abbondantemente di alcuni semi proprii a que' tali paduli ove più copiosi s' incontravano i germani malati: altri lo facevano dipendere dal nutrirsi d'alcune particolari specie di chiocciolette acquatiche : ed altri finalmente ne vedevano la causa in quel piombo che sovente incontrasi nel loro stomaco. Nell'inverno del 1828-29 ebbi a mia disposizione una gran quantità di germani stati presi da cani o da cacciatori solo a colpi di bastone, di quelli cioè che dicevasi essere malati, ed io potei fare varie ricerche per conoscere la causa della loro impotenza a volare ; ecco i risultati di queste mie indagini, quantunque non siano che di poca o niuna conseguenza.
    Nel corpo di tali uccelli non vidi ferita alcuna d'arme a fuoco, né antica né recente ; come sopra ho già indicato, non avevano molta pinguedine, ma nemmeno erano estenuati. I visceri mi comparvero in buono stato, lo stomaco era sano, mediocremente ripieno, ed inutilmente vi cercai semi o chiocciole particolari : vi erano quelli stessi semi e quelli stessi avanzi di chiocciole che io aveva ritrovato nello stomaco de' germani i più sani, perciò non potei supporre che l'impotenza a volare fosse prodotta da tali sostanze. L'unica particolarità osservatavi fu il piombo di cui avea sentito parlare.
    Insieme cogli alimenti, e con quei sassolini soliti a trovarsi nello stomaco di tutti gli uccelli granivori, trovai in ognuno di quei germani dei pallini di piombo; chi più chi meno ne avea ; chi ne avea sei, chi dieci, chi quattro, ed alcuni erano intieri , altri tanto corrosi da esser convertiti in sottili lamine. Or conoscendo le qualità venefiche del piombo, particolarmente se è ossidato, e sembrandomi che l'azione vitale dello stomaco e dei sughi gastrici biliosi pancreatici ecc. possa facil¬mente rendere ossido quel piombo metallico , mi sembra non irragionevole I' attribuire quella debolezza alla presenza del piombo nell' organo digerente. Ma sic¬come poi diverse volte ho trovato, benché in minor quantità, de' pallini anche nello stomaco de' germani che perfettamente volavano, non si può se non che dubitativamente considerarli come causa della malattia in quistione. La via per cui questi pallini sono entrati nello stomaco dei germani non è difficile ad immaginarsi, giacché come ho detto poco sopra, non avendo trovato in quegli uccelli nessuna ferita nelle pareti del loro stomaco, non ci possono essere penetrati se non per la naturale strada, cioè per l' esofago. Ma è molto più difficile di poter rispondere all' altra quistione, che naturalmente vien fatta, cioè dove trovaron quel piombo? Due sono le supposizioni state fatte; alcuni credono ch'essi lo trovin al fondo de' nostri stagni e paduli ; cosa non impossibile, giacché da un numero grandissimo d'anni su di questi continuamente si caccia con il fucile. Altri poi credono che i germani nel cui stomaco s'incontrano pallini, sian di quelli ai quali essendo stato tirato da lontano, o con polvere mal regolata, la munizione non penetrò nelle carni, ma solo rimase avviluppata fra le penne : e che poi col becco ravviandosi e polendosi, tro¬vati i pallini li inghiottono ».
    La spiegazione del piombo ingoiato, siccome causa della malattia, sembra la vera, sapendosi produrre appunto il piombo una sorta di paralisi. Pare ugualmente che i germani raccolgano questo piombo sul fondo dei paduli, cercando il cibo : resta da spiegare come sia che i germani malati non si osservino tutti gli anni, ma soltanto ad intervalli, ciò che potrebbe dipendere da differenti condizioni del fondo dei paduli, secondo gli anni.
    Alamanno Capecchi


  2. #2
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    Il Saturnismo, ossia l'intossicazione da piombo, è un grosso problemi per tutti gli uccelli acquatici, creando i problemi sopra descritti e spesso portandoli a morte...oggi si sta tentando di utilizzare nella caccia pallini di acciaio, ma ancora sono poco diffusi. E soprattutto il piombo già presente non svanisce di certo... Mi ha incuriosito invece la parte in cui si citano nidificazioni di germani sugli alberi (che è capitato anche a me di vedere, ma non molto in alto), mi pare strano che sia la madre a trasportarli all'acqua...di solito invece gli anatroccoli, soprattutto di specie come la nostra pesciaiola che nidificano sui tronchi, si lanciano incuranti dell'altezza...
    Leo



    Uccello in gabbia, o canta per amore, o canta per rabbia...

  3. #3
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    Messaggio non in codice per P. R..à
    Ora lo sforzino non è più uno sforzino, è uno scivolo!
    Alamanno Capecchi


  4. #4
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    Messaggio recepito! Rispondo sull'altra discussione...
    Leo



    Uccello in gabbia, o canta per amore, o canta per rabbia...

  5. #5
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    Premessa.

    Da ZOOLOGIA per le classi inferiori dei Ginnasi dell’Impero Austriaco di Luigi Pokorny, professore di Storia Naturale all’ Imp. Reg. Ginnasio Accademico di Vienna. Vienna, 1854. Libro per me particolarmente caro perché fu su questo che mio nonno, allora studentello di ginnasio, imparò le prime nozioni di ornitologia. Riporto qui le 12 pagine che descrivono gli uccelli canori. Altri tempi!


    Uccelli canori (Oscines).

    a) Corvi e specie affini (Corvini).
    88. Il Corvo nero od imperiale (Corvus corax), il più grande ed il più forte di tutti i corvini, giunge alla lunghezza di due piedi e fra l'estremità delle ali spiegate havvi la larghezza di quattro. Tutto il corpo, non esclusi il becco ed i piedi si mostra di un bel nero lucente a riverbero violaceo. Il forte becco è mediocremente convesso e la coda diritta e rotondata fatta a forma di cuneo è
    totalmente nascosta dalle ali.
    Il Corvo si trova in tutta l' Europa e nell' Asia Settentrionale. Nei boschi elevati e sulle rocce scoscese fa un nido di forma piatta componendolo di seccume e musco; ed in Marzo la madre vi depone da quattro a cinque uova di un verde opaco macchiate di bruno. Il vitto de' corvi consiste in sostanze digeribili di ogni sorta, in vermi, insetti, rane giovani, uccelli, lepri, frutti, legumi, non escluse le ca¬rogne; s' impossessano pure di oggetti brillanti procedendo nel furto con somma astuzia e circospezione. Il loro grido ingrato, conosciuto sotto il nome di gracidamento, è a tutti noto; possono però anche ap-prendere a parlare.



    89. La Cornacchia nera (Corvus corone) è lunga soltanto un piede e mezzo, ha un rostro, forte e diritto ma non convesso, del resto rassomiglia al corvo nel colorito e nella forma.
    Essa si riscontra in truppe numerose nell' entrate dei boschi e vicino agli abitati; s'aggira pei campi in cerca di letame e si nutre di vermi, d'insetti e di carogne, nonché di giovani uccelli, di cereali seminati, di frutta ed gemme d'alberi da bosco; perciò viene inseguita dai cacciatori, o attesa in appositi agguati. Nei paesi settentrionali, e d'inverno anche nelle nostre contrade danni uguali vengono fatti dalla Cornacchia m antella ta, volgarmente mugnaja (Corvus Cornix) simile alla precedente, ma di un grigio-cinericcio su tutto il corpo ad eccezione della testa, delle ali, della coda e della gola.



    90. Il Corvo Frugilego, la Cornacchia delle sententi (Corvus frugilegus) lungo un piede e mezzo, è tutto nero con riflesso purpureo. Ha un becco diritto ed assai sottile, che ad età avvanzata non è circondato alla base come negli altri corvi da penne ruvide, poiché in seguito ali.' abitudine d'introdurlo nella terra a profondità rilevanti, queste col continuo sfregamento si guastano.
    Vive in truppe in tutta l'Europa principalmente ove l'agricoltura è molto estesa. Si ciba a preferenza di vermi e d'insetti nocivi, perciò è utile più che dannoso colla distruzione dei piselli , dei fa¬giuoli e dei pomi di terra. Il suo grido continuo lo rende parimente spesso importuno.



    91.La Taccola o Mulacchia (Corvus monedula) non oltrepassa che di poco la lunghezza di un piede ed è di un nero lucente, eccetto il capo ed il collo, che sono grigio-cinerei. Nel resto rassomiglia ai corvi e sceglie a domicilio le torri.



    92 La Gazza propriamente detta (Corvus pica) ha la lunghezza ma non la periferia del corpo d'una cornacchia, le penne variegate ed a riverbero, la coda cunei¬forme più lunga del corpo e non coperta dalle ali, che sono corte. Il ventre e le penne sottoscapolari sono bianche, la coda a riflesso verde-dorato, il resto del corpo nero.
    La Gazza è vivace, ciarliera e ruba oggetti forbiti o lucidi, che cela nel proprio nido o sulle cime di alberi alti. Abita tutta l'Eu¬ropa nonchè il Settentrione dell'Asia, ed al pari dei corvi è onnivora. Se giovane, si addomestica ed apprende a fischiare ed a parlare.



    93Il Garrulo o Ghiandaia comune (Garru¬lus glandarius) lungo un piede, ha le penne di un colore cenere-rossiccio, ad eccezione delle rettrici anteriori delle ali che sono a righe nere ed azzurre, come pure delle remiganti e rettrici di colore nero e verso la sommità bianche, Il becco è breve, e le penne della testa formano una specie di cuffia, mentre la coda sporge per più della sua metà oltre le ali.
    Abita i boschi dell'Europa Centrale e Settentrionale, cibandosi durante l'estate d'insetti, di vermi, di spiche di. cereali, e nell'inver¬no di ghiande e di faggiole.



    94. La Ghiandaia marina, la Cornacchia azzurra (Coracias garrula) lunga quattordici pollici, è distinta da tutte le specie indigene di uccelli per le penne di colore verde-azzurro, ad eccezione del dorso , che è invece di color bruno-tabella.
    È un uccello di passaggio, abita solo durante l'estate i boschi delle pianure europee. Si nutre di vermi, d'insetti e di piccole rane, non mai di grani.



    95. Lo Storno volgare (Sturnus Vulgaris) è lungo sette pollici e mezzo, ha le piume in generale nere con riflessi violacei e verdognoli, meno quelle delle scapole, del ventre e le copritrici esistenti sotto la coda, che sono picchettate da punti bianchi. Il becco diritto e depresso verso l'estremità è giallo.
    È un uccello di passaggio, vivo e ciarliero che nidifica in frotte ne' fori degli alberi e dei muri. Si nutre specialmente d' insetti, che va cercando nel pellame degli animali condotti al pascolo. In cattività apprende ad articolar voci, ma poco distinte.



    96. L'uccello di Paradiso senza piedi, lo Smeraldo (Paradisea apòda) è della grandezza della Cornacchia, ha il dorso ed il ventre castagno-bruno, il capo e la parte inferiore del collo di un giallo-cedro, la fronte e la gola verde-smeraldo. Risaltano molto le penne dei fianchi che sono di un' estrema finezza, lunghe e giallo-dorate. Nel maschio poi spiccano vieppiù le piume della coda lunghe oltre a due piedi e prive di barbe o denudate.
    Questi uccelli notabili per i fascetti delle belle penne dei fianchi vivono in truppe nella Nuova Guinea e nelle Isole vicine. Gli Indi¬geni (Papus) li uccidono a forza di dardi ottusi per venderli all'Europa come oggetto di lusso e di valore, dopo di averne staccate le zampe.
    I corvi sono uccelli piuttosto grandi con becco robusto e quasi diritto, le cui narici sono in tutto o in parte coperte alla base da penne.
    Hanno piedi camminatori forti, ed unghie larghe e brevi, vivono in tutte le zone e non cantano. Alcuni però apprendono a ripetere voci slegate. Costruiscono i nidi con molta industria e sono veri onnivori.

    Fine della prima parte
    Alamanno Capecchi


  6. #6
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    h) Insettivori (Insectivòra).

    97. Il Laniere o Smerlo scorticatore (Lanius collurio) lungo sette pollici e mezzo col dorso rosso-bruno. Ha il petto bianco-rossiccio, la testa ed alcune penne della coda grigio-cenere, mentre le altre sono nere. Gli occhi si scorgono attraversati nei maschi da una striscia del pari nera, e nelle femmine da una striscia bruna. Il becco ha l' estremità libera fatta ad uncino con un' incisione a foggia di dente.
    È un uccello di passaggio, che nidifica in tutta l'Europa ed a preferenza entro cespugli spinosi; ha poi la strana abitudine di infilzare sopra spine il suo alimento consistente in scarafaggi, in grilli, in uccelli giovani, in lucertole e sorci per mangiarlo a suo agio. Talvolta pel canto lo si tiene con altre specie di lanieri in gabbie.


    98. Il Pigliamosca dal collo bianco (Muscicapa albicòllis) è lungo cinque pollici e mezzo. Ha un collaretto bianco, e le altre penne son nere di sopra e bianche di sotto, avendo una macchia pure bianca sopra ciascuna ala. Le femmine ed i pulcini sono grigio-bruni e di sotto di un bianco scuro senza collaro. Il becco è alla base largo e verso l'apice appena curvato e dentato.
    È un uccello di passaggio, molto vivace, che abita nell'Europa Meridionale, vivendo spesso nei dintorni di Vienna sopra alberi vecchi ed alti. Il suo canto è ameno, ma difficilmente si può conservare l'uccello a lungo in cattività,. il suo vitto si
    compone d'insetti vivi.


    99. Il Beccafico bianco o la Cutretta (MotaciIIa alba) è un uccello da canto, vivace e snello lungo, sette pollici e mezzo , che colla coda è in continui movimenti di altalena, di una dimensione che corrisponde a metà della lunghezza del corpo. Esso è bianco ad eccezione della parte superiore del capo che è di un nero intenso, della gola e del petto pure neri, nonchè del dorso grigio-cinereo.
    Il becco è sottile e cilindrico, i tarsi son rispetto al corpo alti, il dito posteriore ha un' unghia lunga e tenue, e le due penne caudali intermedie sono più lunghe delle altre.
    È un uccello di passaggio che si trattiene vicino alle acque costruendo il proprio nido fra l'erba e nei prati. Le sei o sette uova so¬no punteggiate di un bianco ceruleo.


    100. Il Merlo o i Tordo nero (Turdus merula) lungo nove pollici e mezzo; è tutto nero, meno il becco ed il margine degli occhi che sono gialli. Il becco ci-lindrico è più corto della testa, e le ali coprono metà della coda.
    È un uccello canoro, stazionario dei nostri boschi il cui canto forte riesce aggradevole; si nutre d'insetti e di bacche, ed è ricer¬cato per la facilità onde lo si addomestica.



    101. Il Calendrotto o Viscarda e meglio la Tordella o il Tordo dal Ginepro (Turdus pilaris) è lungo undici pollici, di sopra bruno-castagno, di sotto bianco. La testa è grigio-cinerea, la coda nera, il petto ed i fianchi giallo ruggini segnati di macchie triangolari.
    Si trattiene a preferenza nei boschi di carpini dell'Europa Settentrionale e dell'Asia, ove vive d'insetti, di vermi e di lumache. D'inverno passa in regioni più calde e si nutre di diverse bacche specialmente di quelle di ginepro, dalle quali le sue carni acquistano un sapore aromatico. Perciò annualmente se ne prendono nei mesi d' inverno a migliaia.

    102L'Usignuolo o Rosignuolo (Sylvia luscinia) grande come una passera, ha la lunghezza di sei pollici. Il corpo è snello, grigio-ruggine, cupo o bruno-rossiccio di sopra, e grigio-chiaro di sotto; la coda è bruno-rossa; i piedi sono di un rosso carneo tendente al bruno.
    Quest'uccello abita durante l' estate quasi in tutti i paesi d'Europa fermandosi per elezione sul limitare dei boschi di alberi a foglie larghe e nei cespugli, ove si nutre d'insetti e deposita quattro a sei uova grigio-cineree in un nido fatto di canne a poca altezza dal suolo.
    Il maschio ha un canto robusto molto armonioso e soave. Questo canto risuona spesso quasi tutta la notte ma principalmente, dal¬l'alba in poi durante il giorno. I così detti Usignuoli notturni cantano sempre prima e dopo la mezzanotte, e quelli che si dicono uccelli di ripetizione rade volte di notte. Si ritiene l'Usignuolo il migliore uccello canoro e perciò il prezzo suo è alto. In cattività vive al più ott'anni. I cibi che gli si somministrano consistono in tarme e in larve di formiche, e deve essere tenuto, siccome è molto timido, in gabbie coperte di verde. Col vero Usignuolo non deve confondersi l'Usignuolo di Ungheria o la Silvia filomela (Sylvia philomela); questi è più grande ed ha un verso più sonoro ma meno grato.


    103.Il Pettirosso (Sylvia rubecula) è lungo sei pollici, di un verde-olivo opaco di sopra, bianco disotto e rosso-giallo sul petto.
    È un uccello di passaggio dei boschi frondosi e delle macchie, il quale si nutre d'insetti e di bacche, canta soavemente e si addome¬stica con somma facilità.


    104. La Capinera (Sylvia atricapilla) è un uccello canoro di sopra grigio-oscuro, e disotto grigio-chiaro della grandezza e dell'aspetto dell'usignuolo da cui però facilmente si distingue pel berretto che porta sulla cima del capo, il quale è nero nel maschio e bruno nella femmina.
    Quest' uccello di passaggio apprezzato pel suo canto si trova di frequente nei boschi e nei giardini. Si ciba d'insetti e non di rado di bacche.


    105. La Giardiniera (Sylvia hortensis) è uno degli uccelli canori, che in grandezza e forma rassomiglia al precedente, ma differisce da esso pel colore bruno cinericcio di sopra e biancastro di sotto, avendo anche alcune penne della coda di color grigio-cinereo.
    Quest'uccello di passaggio a motivo del suo canto aggradevole viene spesso allevato, ma è difficile condurne a termine l'educazione il che si osserva in generale.
    In Italia a questi uccelli si dà la caccia anche per la loro carne.


    106.Il Pettibruno (Saxicóla rubetra) è appena lungo cinque pollici, e di sopra nerastro, colle penne listate di bruno-ruggine e di sotto bianco col petto bruno-rosso.
    Uccello di passaggio che si trattiene sopra le pietre , nei ce¬spugli, più tardi sopra i campi ed insegue continuamente gl'insetti. La propriamente detta (Saxicola rubicola) che le si avvicina è ancora più piccola ed ha nere la gola e la coda.

    107. Lo Scriccio o Troglodite (Troglodytes parvulus) è il più piccolo uccello d'Europa non oltrepassando quattro pollici di lunghezza. Il suo corpo è bruno-ruggine con righe trasversali più oscure. Il becco è s u b ul a t o , piegato alt' ingiù, e lungo quasi quanto la testa.. Ali e coda sono brevi e rotondate; questa sporgente all'in¬fuori.
    È un uccello di stazione, che predilige nei dintorni di Vienna il folto dei boschi montuosi. Costruisce il suo nido di musco con arte sorprendente, e con particolare destrezza s'interna fra cespugli. In momenti di pericolo si nasconde entro buchi d' alberi ed entro i ritiri dei topi. Canta talvolta d'inverno.
    Gli uccelli canori insettivori sono ordinariamente piccoli ed hanno un becco cilindrico tenue ed all'apice alquanto uncinato per im¬possessarsi degli insetti, che costituiscono il loro principale nutri mento. A questo sezione appartengono i migliori uccelli da canto. Di culmi, di fibre vegetabili nonché di peli d' animali si costruiscono nidi molto fitti ed intrecciati con somma maestria, e sono per queste regioni uccelli di passaggio.

    Fine della seconda parte.
    Alamanno Capecchi


  7. #7
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    c) Granivori (Granivòra).

    107. La Cingallegra o Paruzzola carboniera (Parus major) lunga cinque pollici e mezzo , ha il dorso verde giallognolo, il di sotto giallo. Il capo, la gola ed una lista longitudinale nel mezzo del petto sono nere, le remiganti e le timoniere grigie; il becco corto è conico; le nari arrotondate, situate alla base del becco, sono coperte da piume ruvide, I tarsi brevi hanno dita robuste e le un¬ghie assai uncinate per poter tenersi fermo ed arrampicarsi, Le penne sono fine e fioccose.
    È uno dei più comuni fra gli uccelli dei boschi nostrali che non ci abbandona d'inverno se non in via di eccezione, ed oltre che cibarsi d'insetti si nutre anche di semi, di carne, ed a preferenza del cervello degli uccelli minori che assalisce. Nidifica nei fori degli alberi e cova due volte nel corso dell' anno da otto a dodici uova bianche punteggiate di bruno-rosso.

    109. L'Allodola comune (Alauda arvensis) lunga sette pollici, e bruna di sopra, coli' orlo delle penne più chiaro, e bianchiccia di sotto a macchie longitudinali brune sul petto. Il becco di mediocre lunghezza ha la forma conica ma allungata; le nari ovali alla base del becco sono coperte di piume minute; le dita hanno unghie diritte. Spicca l'unghia nel dito posteriore, che è pure diritta ma fatta a sperone e lunga quanto il dito stesso. Le remiganti di mezzo delle ali grandi sono più brevi delle esterne.
    L'Allodola abita le contrade aperte e spoglie di boschi di tutta l'Europa. Si nutre principalmente di semi. Costruisce il suo nido entro terra in una piccola cavità in cui depone da quattro a cinque uova di un bianco grigiastro macchiate di bruno. Del tutto particolare è il suo canto armonioso, che incomincia mentre s'innalza dal suolo, indi si solleva descrivendo cerchi sempre più grandi, poi discende lentamente , ed al terminare del canto cade come una pietra. L' Allodola è fra gli uccelli uno dei primi ad annunziare la primavera, di più è ri-cercata anche per la sua carne saporita, quindi l'uomo e gli animali carnivori le danno continuamente la caccia.

    110. Lo Zigolo giallo o l'Ortolano giallo) (Emberiza citrinella) ha quasi l' aspetto e la grandezza dell'allodola comune. Il di sopra è bruno-ruggine macchiato di nero, il di sotto invece specialmente nel maschio, ed anche sul capo di un giallo dorato. D'inverno e nella prima età le piume sono piuttosto di un verde grigio ed a macchie maggiori. La mandibola superiore è più stretta dei l'infe-riore, il dito posteriore è senza sprone.
    E’ un uccello stazionario, che d'inverno si trattiene in vicinanza degli abitati per provvedersi di grani, giacehè d' estate si nutre d'in¬setti. Lo si prende pel gusto squisito della carne, ma il suo canto non aletta.


    111. Il Grosso becco comune o Frosone (Fringilla coccothraustes) è lungo sette pollici, bruno grigio, colla nuca grigio-chiara, colla gola e colle ali nero-vellutate. Si distingue a prima vista pel becco eccessivamente grosso, molto corto, conico e diritto, col quale e sen¬za grande difficoltà rompe i noccioli delle ciliege.
    Uccello di passaggio, che preferisce contrade ricche di alberi a frutto o boschi frondosi molto estesi e luoghi che abbondino di quel semi che gli sono più accetti.


    112. Lo Zufolotto o il Monachino (Fringilla Pyrrhula) ha la grandezza del Becco grosso, è grigio di sopra, rosso cinabro di sotto; berretto, ali e coda sono però nere; la femmina ha il disotto di un grigio ceruleo. I pulcini non hanno ancora il becco nero. Il becco è corto, grosso e duro con una mascella superiore molto curvata.
    È un uccello di passaggio e comune dei boschi nostrali, che si nutre di ogni genere di semi. Pone il suo nido fra rami biforcati di al¬beri giovani; in esso si trovano da quattro a cinque uova verdognole macchiate di punti bruni. Lo Zufolotto o Pirrula passa per istupido attesa la facilità con cui si lascia prendere e la difficoltà nell'educarlo, eppure se giovane impara a ripetere melodie, ma non vive molto.

    113.IlPassero domestico (Fringilla dome¬stica) lungo da cinque a sei pollici, bruno-grigio e macchiato di nero, col ventre di un bianco grigiastro, colla parte superiore del capo grigio cenere, e col gorgozzule nero. Sulle ali anteriormente si trova una riga trasversale bianchiccia. La femmina ha gola bianca, becco leggermente incurvato e molto più lungo che alto.
    È un uccello stazionario molto astuto e prudente, che ferma la sua dimora nelle vicinanze dell'uomo rendendosi sempre importuno col continuo ed insistente pipittare o squittire, nonchè col raccogliere dai campi il fomento appena seminato; ma talvolta è anche utile perchè distrugge molti e diversi insetti, cova due o tre volte in un anno, e forma il suo nido tanto sopra i tetti delle case che sopra alberi.

    114.Il Lucarino comune (Fringilla spinus) è più piccolo del passero, ed il minimo dei fanelli. Il di so¬pra è verde olivo, il di sotto giallo, la testa, i remigi e la coda sono neri; ma le penne estreme di questa e le remiganti intermedie sono gialle presso la radice. Il becco è diritto, più lungo che alto, e due volte più alto, che largo.
    Il Lucarino è un uccello di passaggio, che si trattiene specialmente nei boschi di alberi resinosi o sempre verdi situati sopra monti e si nutre di semi oleosi. Si ha cura di educarlo per il suo gorgheggio dolce e continuo.

    115. Il Cardellino comune (Fringilla carduelis) lungo cinque pollici, primeggia fra gli uccelli ca¬nori indigeni per la vaghezza delle tinte. Il dorso è bruno grigio, l'addome bianchiccio, il di sopra della testa nero, la fronte, le guance e la gola di un rosso sanguigno, la coda e le ali nere coll'estremità bianche, e le remiganti segnate da una striscia molto gialla.
    Quest' uccello sì distinto per le sue piume, ama i dintorni dei villaggi, e si ciba principalmente dei semi di cardo. Per il suo canto lo si custodisce in gabbie.

    116. Il Fringuello (Fringilla coelebs) ha la grandezza del passero ed è di un rossiccio-ruggine alla gola ed al petto, di un bruno rosso sulla parte anteriore del dorso; la testa e il collo sono grigi, le ali e la coda nere; quelle segnate da due linee trasverse e bianche, questa orlata di bianco. La femmina di sotto è grigia.
    È un uccello di passaggio e stazionario dei boschi nostrali, che per il suo canto maschio e variato si cerca spesso ,di addimesticare.

    117. Il Canarino (Fringilla canaria) lungo cin¬que pollici, allo stato libero quasi tutto verde, a riverbero giallo, è allo stato di cattività di un giallo più o meno dorato.
    Uno dei più ricercati uccelli onde si abbellano le nostre stanze, che fu portato dalle isole Canarie, ma ora nel Tirolo ed in altre pro¬vincie si studia di educarlo in gran numero. Prolungato è il suo canto e soave, ripete con facilità arie diverse, e talvolta gli s'insegnano dei giuocherelli

    118. Il Becco in croce dei pini o Crociere (Loxia curvirostra) lungo oltre sei pollici, e notevole pel becco, incrocciandosi le due mandibole in modo che la superiore è ricurva all'ingiù, e l'inferiore in senso inverso, appoggiata però alla precedente. Il colore dei maschi adulti è rosso, colle ali e colla coda grigio-nere, mentre giovani sono giallo-verdi, e la femmina è grigia.
    È un uccello socievole stanziante e di passaggio, proprio de' boschi ad alberi resinosi, il quale ajutandosi del becco curvo si ar¬rampica sopra i rami a guisa di un pappagallo (perciò chiarnasi Pap¬pagallo dei pini) e si nutre a preferenza dei semi racchiusi negli stro¬bili dei pini stessi.

    119. ll Beccofrusone d'Europa o Gran Beccofrusone (Bomycilla garrula) è lungo oltre sette pollici, ha il corpo pesante, coperto di penne fine e sericee, e sulla testa un ciuffo cui alza a piacere. Il colore suo principale è il grigio-rossiccio, la gola e le remiganti sono nere, questo però lineate trasversalmente di bianco, di giallo e di rosso. Anche l' estremità della coda è gialla.
    Un uccello settentrionale e pregiato per i colori dei quali va adorno, però non si fa vedere che di rado nella stagione invernale; è molto vorace e si nutre soltanto di varie bacche; nella state è viva¬cissimo e si lascia prendere facilmente; perciò lo si accusa di stolidità.
    Agli uccelli canori e granivori si riferiscono ancora gli uccelli tessitori indigeni dell' Africa, dell' Asia torrida ed anche dell' America, che si distinguono pei loro nidi di steli graminacei e di giunchi intrecciati con molta industria, che o sospendono isolati sull' estremità dei rami, o costruiscono a centinaja ed in comune sopra un al¬bero. L'ingresso a questi nidi fatti in forma di borsa è sempre dal basso.
    I granivori canori non superano in grandezza gl' insettivori, hanno però in generale una costituzione fisica più robusta, e sopportano con minore disagio i cangiamenti delle stagioni. Il loro becco è robusto, conico, senza che l'apice sia ad uncino, e serve per triturare i grani. Alcuni hanno una voce grata quantunque emettano piuttosto suoni acuti e penetranti che gorgheggi molli e melodiosi.


    d) Rondini (Hirundines).

    120. La Rondinella dei camini (Hirundo rustica) è lunga un po' oltre i sei pollici , superiormente¬nero-azzurra a riverbero, di sotto bianca o rossiccia; la fronte e il gozzo sono rosso-bruni; il becco corto, piatto e quasi triangolare., le ali molto lunghe ed assottigliate. Le penne caudali più estreme sono parimenti molto lunghe, quindi la coda si rende profondamente forcata e le due penne intermedie hanno una macchia bianca sulle barbe interne. Questa Rondinella al pari della Rondinella delle finestre (Hirundo urbica) cui rassomiglia, si trova durante l'estate dappertutto nell' Europa, ed è conosciuta per l'abitudine di nidificare sotto i tetti e sopra le case. Costruisce il nido di terra limacciosa e ricorre per averlo al fango delle strade. Il vitto consiste di piccoli insetti, princi-palmente di mosche che piglia nel volo. La Rondinella ama la vicinanza dell' uomo e vola perfino senza timore e senza ritegno continuamente squittendo o fringottando entro gli abitati; per tal motivo, per l'utile che dà, e per essere la prima ad annunziare col suo arrivo il ritorno della primavera generalmente ci affezioniamo ad essa. Il suo volo celere e a forma di zig-zag la rende atta a viaggi lunghi che nell' autunno intraprende a frotte per recarsi in Africa.

    121. Il Martinetto o Rondone comune (Cypselus Apus) è una Rondine negra a gola bianca, che è caratteristica per i remigi robusti ed uniformi, nonchè per i tarsi molto brevi, che hanno tutte le quattro dita diritte in avanti e non atte al moto, ma soltanto a facilitarle l'ar¬rampicarsi sui muri e sulle rocce.
    Martinetti circondano con incredibile velocità i luoghi da essi prescelti pei loro nidi. A guisa dei pipistrelli, da un terreno piano non possono riprendere il volo che a stento. Sono però come le Rondinelle uccelli di passaggio, che nelle corse aeree s' impadroniscono del vitto consistente in insetti.
    Ci ha ancora alcune altre specie importanti di Rondini; così la Rondine delle rive (Hirundo riparia) atta a scavare condotti profondi lungo le spiagge scoscese ; la rinomata Salangana (Hirun¬do esculénta), i cui nidi della forma di un piattello, consistono in una massa vischiosa e somministrano ai Chinesi uno dei cibi più ghiotti; poi la Rondine notturna, o il Tettacapre (Caprimulgus europèus) dalla testa grossa, dalla fenditura della bocca che si stende fino oltre agli occhi, dalle piume che ricordano quelle delle Civette; va appena di notte in traccia di falene o di farfalle not¬turne e di scarafaggi.
    Tutte le Rondini hanno allungato il corpo, corto e largo il becco, lunghe e strette le ali, cosicché spesso assai bene ed instancabili si mantengono in aria per la maggior parte della loro vita; i piedi invece sono molto corti e al più atti ad rampicarsi. Vivono esclusivamente d’insetti che pigliano volando e per ciò si tengono per uccelli di passaggio utilissimi.
    Gli Uccelli canori sono d'ordinario uccelli piuttosto piccoli, che hanno un becco d'aspetto e natura cornea sino alla radice. Si muo¬vono saltellando. Sono per la maggior parte forniti d'un apparato per la produzione di canti melodiosi e sonori. Vivono a preferenza nei climi temperati ove costruiscono con molta arte i loro nidi e prevengono la stagione aspra col recarsi in contrade più calde. Il loro vitto consiste in insetti, in vermi, in grani, più di rado in carogne.

    Fine della terza ed ultima parte.

    Alamanno Capecchi


  8. #8
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    Tratto da –Ornitologia Siciliana o sia Catalogo ragionato degli uccelli che si trovano in Sicilia - di Luigi Benoit. Messina. Stamperia di Giuseppe Fiumara 1840

    “Secondo il Savi quest’ uccello sarebbe di passo , ma io non lo credo e mi uniformo al sentimento del Principe di Musignano. In Sicilia sempre tovasi negli stessi luoghi, dai quali giammai non se ne allontana. In fatti nella provincia di Messina, limitrofa a quella di Catania, ove moltissimi di tali uccelli risiedono , non mai se ne sono veduti : quindi io sono nella ferma persuasione che sia stazionario . Mi conferma ancora nella mia idea il considerare che non può traversare il mare, perché glielo impedisce la difficoltà del volo, ed il breve spazio che suole percorrere… questi uccelli risiedono; nascosti tra le folte cannelle non ne sortono che rare volte, ed allorché vi sono pressati dalla fame…Ama la solitudine, ed è di un naturale dolce e timido… Ne' mesi di settembre ed ottobre molti se ne prendono, la più gran parte giovani , nelle vicinanze di Catania con delle reti chiamate volgarmente coppi, che sono simili alle nasse, di cui si servono i pescatori...”

    Domandina.
    Nome italiano di questo “nobile” uccello.
    Alamanno Capecchi


  9. #9
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    Credo proprio che sia lui...il nobile e meraviglioso pollo sultano (Porphyrio porphyrio)

    Porphyrio porphyrio.jpg
    Leo



    Uccello in gabbia, o canta per amore, o canta per rabbia...

  10. #10
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    Quote Originariamente inviata da Pantaleo Rodà Visualizza il messaggio
    Credo proprio che sia lui...il nobile e meraviglioso pollo sultano (Porphyrio porphyrio)

    Allegato 21101


    Secondo voi Pantaleo Rodà, detto il Guglielmo Tell di Domodossola , avrebbe potuto sbagliare il bersaglio? No!!!! Quindi ennesimo centro!!!
    Alamanno Capecchi


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