Il nuovo editoriale dal titolo ""PASSIONE ARRICCIATI "" - a disposizione gratuita dei nostri soci e simpatizzanti, nell'apposita sezione Editoriali dell’A.O.E.
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Discussione: Altri tempi!!!

  1. #11
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    La bandiera di Pantaleo Rodà

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    Ahahaha...l'arco non lo so usare però!
    Leo



    Uccello in gabbia, o canta per amore, o canta per rabbia...

  2. #12
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    Ancora da Luigi Benoit.

    “Becco ed iride nera… piedi rosso-scuri…
    Vive… nelle parti meridionali della Sicilia, e propriamente nelle pianure che si estendono fra Caltagirone e Terranova… Vive solitario ne’ luoghi umidi de' piani, o in pros*simità de' ruscelletti, e tra' giunchi, nel tempo degli amori si trovano a coppie; fuori di questa epoca sparsi e lontani fra loro ne stanno. Quantunque diversi autori asseriscano che questi uccelli si appollaiano sugli alberi, pure io non li ho veduti che sempre a terra , e perse*guitati ancora non mai vi si posano . Sono di natura selvaggia e difficilmente si addomesticano.
    Fabbricano il nido sotto le piante di scopa, o d'altro cespuglio… le uova sono di color bianco con macchie scure …
    La caccia si esercita in tutti i tempi, ed in tutte le stagioni… carne squisíta…”

    Solita domandina.

    Il nome italiano di questo uccello.
    Alamanno Capecchi


  3. #13
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    Un aiutino?
    Ecco qua! La prima parte del nome italiano? Moneta francese prima dell' euro.
    Alamanno Capecchi


  4. #14
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    Rispondo io? Dovrebbe trattarsi del francolino comune o francolino nero (Francolinus francolinus), specie che attualmente non esiste più in Italia, se non con piccoli nuclei introdotti a scopo venatorio della sottospecie asiatica...

    Francolinus francolinus.jpg
    Ultima modifica di Pantaleo Rodà; 28-04-12 a 18: 35
    Leo



    Uccello in gabbia, o canta per amore, o canta per rabbia...

  5. #15
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    Esattamente lui!!!.

    Il Francolino, in Sicilia,era in pericolo già nel 1840. Luigi Benoit scriveva, (riporto alla lettera) "... attesa la squsitezza della sua carne, la ricerca della stessa, e l' abuso della caccia, che si esercita in tutti i tempi, ed in tutte le stagioni, diviene questo uccello di giorno in giorno più raro."
    Alamanno Capecchi


  6. #16
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    IL BECCAMOSCHINO CUCITORE

    La paludina fiancheggiante il fiume, era tutta fremente sotto la brezza di aprile. Il sole lampeggiava riflesso dalle sfaccettature delle increspature degli specchi d'acqua brevissimi aprentisi fra cespo e cespo di tifa, fra cespo e cespo di iris selvaggi, fra piantina e piantina dei piccoli salici e si rifrangeva sulla lucida superficie delle foglie del crescione e degli iris, che qua e là cominciavano a lanciare sopra il verde grasso e fitto della vegetazione palustre il giallo canarino del fiore tripartito.
    I giunghi, più d'ogni altra pianta, si incurvavano sotto la carezza della brezza e sui bordi della paludina le fogliole lunghe, cilindriche, disposte a verticilli, della coda di cavallo consentivano all'inchino, curvandosi a sfiorare lo sfagno, uniforme tappeto vellutato.
    Il solo rosa dei fiorellini della piantaggine ed il ceruleo del non¬ti-scordar-di-me rompevano il dominante bianco-verdastro-giallo dei fiori delle piante palustri.
    Un volo di rondini saettava dai prati sulla palude, lambendo i più larghi spiazzi d'acqua; una Cutrettola bianca-nera, con volo ondulante, si spostava da una sponda all'altra beccando larve di Ditteri, Coleotteri, Rincoti, Neurotteri acquatici e piccolissimi Molluschi.
    Le prime Libellule azzurre, volitavano col rapidissimo battere delle ali trasparenti e brillanti, coi grand'occhi sporgenti intenti alla ricerca di insettucci.
    Dai campi circolanti veniva il trillo delle Allodole ed il cinguettar insistente ed acuto dei Passeri.
    Qua e là, fra un gorgoglio dell'acqua ed un diffondersi di cerchi ondosi, si tuffavano od emergevano Rane e Ratti.

    Dietro un folto di giunchi si inseguivano due Porciglioni innamorati, lanciando aspri kreek ed argentini whit.
    Piip, piip, piip... il grido insistente, si avvicina, la freccia azzurra del Martiri pescatore passa via rapida, il piip, piip, piip si allontana.
    Una bianca nuvola nasconde ad un tratto il sole. Tutto tace. Ora la brezza è caduta, una gran pace tiepida.
    Ed ecco dai ramoscelli di un cespuglio di salici lanciarsi due minuscoli uccellini, due Beccamoschini, fulvo-rossicci, coda sventagliata arrotondata, sfarfallando o richiamandosi con continui czin, czin. Un folle inseguirsi amoroso per poi riposarsi sui rami del salice. È l'ora della ricerca del luogo adatto alla costruzione del nido.
    Ecco un magnifico cespo di tifa dalle lunghe ed ampie foglie a contrasto della minore tifa che le ha lunghe e strette assai.
    I due uccellini la esplorano, beccando ogni insettuccio che vi alligna, per poi ributtarne le parti indigeste sotto forma di piccole pallottoline.
    Sì, è questo cespo ottimo per collocarvi il nido, ad un palmo e mezzo da terra, come si conviene.
    Un nuovo frullo in aria, una lunga serie di czin, czin, quasi un addio alla libera vita.
    Ecco il Beccamoschino maschio tuffarsi nel verde cespo, osservare, tentare, quasi a preparare il piano del lavoro.
    Ed ora anche la femmina lo aiuta nel lavoro preliminare. Accostano delle foglie, altre ne ripiegano, così da costituire un larghissimo ma assai discontinuo imbuto.
    Poi via, in voli, or lunghi or brevi, alla ricerca, qua e là, di tele di ragno, di pappi, di chiome di asclepiadee, radichette. Indi il lavoro di formazione con tali materiali di cordoncini, annodando con ingegnosità, torcendo, intrecciando.
    Ed ora eccoli intenti a praticare coll'acuto becco una serie di forellini nelle nelle foglie, indi a cucire, passando il cordoncino da un foro praticato in una foglia al foro dell'altra.
    Ed a poco a poco l'imbuto si forma compatto, solido, ogni foglia viene avvicinata, cucita coll'altra, col piccolo becco, ora taciturno.
    Poi un canto di soddisfazione e nuovi voli di ricerca. Ed ecco accumularsi altre lanuggini vegetali per essere buttate sul fondo dell'imbuto a costituire un soffice e caldo letto sul quale poseranno le uova feconde.

    Sopra la palude sfrecciano le Rondini chiacchierine, in alto, su verso il sole, gorgheggia l'Allodola, il Martin pescatore si tuffa nell'acqua mostrando il ventre rossiccio, ad abboccare un pesciolino e ricompare fuori dall'acqua coll'azzurro dorso argentato; i Porciglioni si rincorrono sempre, innamorati e gridano kreek, kreek.
    La brezza ha ripreso ed i giunchi rifanno grandi inchini, che le code di cavallo ricambiano.
    Le Vespe visitano, in cerca del nettare, i gialli iris selvaggi. Dal prato giunge il caldo e penetrante odore dell'erba falciata che si asciuga al sole.
    I due Beccamoschini finiscono di imbottire il nido meraviglioso, mentre la femmina coverà, il maschio continuerà a cucire le foglie, a solidificarlo.
    Il sole declina; ancora qualche volo, qualche richiamo: czin, czin.
    Poi i due piccoli si posano presso il nido, nel quale all'indomani essa deporrà il primo uovo. I Porciglioni si richiamano ancora; le Rane gracidano in coro giulivo. Il cielo si oscura. I due Beccamoschini si accostano, si accarezzano col becco, lì a fianco nel bel nido, adagio adagio si addormono. Si ode il cucuveggiare di una Civetta lontana:al suo canto si fa un profondo silenzio. Poi le Rane riprendono a gracidare.


    Brano tratto da un libro del 1945, edito da Hoepli

    Domandine.

    1) Titolo del libro.
    2) Nome e cognome dell’autore del brano.

    Aiutino
    L’autore del brano è anche l’autore del libro, ed ha lo stesso cognome di un signore che ricopre una carica importante in AOE.
    Alamanno Capecchi


  7. #17
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    Domandine.
    1) Titolo del libro.
    2) Nome e cognome dell’autore del brano.

    Aiutino
    L’autore del brano è anche l’autore del libro, ed ha lo stesso cognome di un signore che ricopre una carica importante in AOE.

    Aiutone.
    L’autore è Luigi G.
    Alamanno Capecchi


  8. #18
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    Curiosità nella vita degli animali, Luigi Ghidini.

    Meraviglioso uccelletto il beccamoschino, sembra un folletto tra le erbe alte...

    Cisticola juncidis.jpg
    Leo



    Uccello in gabbia, o canta per amore, o canta per rabbia...

  9. #19
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    Esatto, esatto, esatto!!!
    Alamanno Capecchi


  10. #20
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    L'AMBLYORNIS UCCELLO GIARDINIERE
    L'Amblyornis si era destato al sussurro di una tepida brezza primaverile. Scosse le penne, aveva lanciato tutta la strana serie dei suoi gridi e suoni imparaticci, quasi volesse schernire tutti gli uccelli della foresta, richiamandoli coll'imitarne il canto.
    Poi volò sino al fiume: fece accurata pulizia e si specchiò nell'onda. È assai dimessa la sua bigia livrea. Come potrà piacere alla compagna che quella tepida brezza primaverile lo invita a cercare ?
    Le sue cugine, l'Astropia e la Paradisea, ben meritano il nome di uccelli del paradiso! Meravigliose penne seriche, dolcemente spioventi giù dalle ali, lunghi ornamenti alla coda, cuffie ricchissime, colori vivaci ed armoniosi come quelli dell'aurora e del tramonto che esse amano contemplare dall'estreme cime degli alberi della foresta.
    Ma anche a lui piace il bello ne è avido.
    Il grido di una Amblyornis giunge dalla foresta.
    Amblyornis mio al lavoro! Quello che non ti ha dato la natura, provvedi a creartelo da te stesso. Nelle mie ricerche di cibo ho visitato ogni più riposto luogo della immensa foresta. C'è laggiù un punto, un largo spiazzo privo di arbusti e d'erba, fra quattro enormi tronchi.
    Un pollone soltanto, grosso come la mia testa, si allunga nel mezzo dello spiazzo in cerca di aria e luce.
    Un lungo volo, sicuro, sopra la foresta, un tuffo fra le fronde e l'Amblyornis si posa in terra nel punto prescelto.
    Qui conquisterò la mia compagna, estasiata nella contemplazione dell'artistico mio lavoro: se la bellezza non l'ho su di me, l'avrò intorno a me.
    Un cumulo di borracine viene raccolto, addossato, ben compresso intorno al pollone che serve da colonna centrale dell'edificio.

    Ininterrottamente l’Amblyornis vola di albero in albero, staccando, con robusti colpi di becco, centinaia di diritti ramoscelli di un'orchidea epifita, che raccoglie poi e dispone obliquamente, con l'un capo appoggiato al terreno e l'altro al cumulo di borracina.
    Si viene formando così una capanna, aperta sul davanti, provvista di un ampio corridoio e solidificata all'esterno con rami che vengono intrecciati. La capanna misura circa un metro di diametro.
    Il cuore del nostro uccello batte forte; la capanna c'è !
    Ora esso pensa ad ornare il ritrovo d'amore.
    Le vive colorazioni dell'alba e del tramonto devono brillare anche lì nel più folto della foresta, nella pallida luce che vi filtra.

    E l'Amblyornis torna a vagare nella foresta, sulle sponde del fiume, lungo i bordi della foresta e raccoglie, raccoglie; vola alla capanna, torna alla raccolta.
    Ecco innanzi all'apertura della capanna sorgere un praticello verdeggiante, tutto regolare, di musco soffice, pazientemente trasportato, mondo d'erbe e di pietre.
    Sul tappeto verde l'Amblyornis dispone fiori e frutta dai colori vivaci, che porterà via quando li vegga appassire, afflosciarsi o perdere i colori, per sostituirli con altri freschi. Frutti violacei, semi rossi e semi gialli, grappoli di frutticini rosei, fiori rosei, gialli, scarlatti; funghi, insetti dai vistosi colori.
    Ora la sposa può venire !
    L'uccello bigio vola su un ramo soprastante alla capanna, e canta; richiama.
    Una gran voce, per un uccello grosso come una tordela. Canto; richiamo. Una voce risponde di lontano, si avvicina, si avvicina...
    Ecco la desiderata, anch'essa nella dimessa veste grigia. L'Amblyornis cala a terra, presso l'ingresso della capanna e ricanta più sommessamente.
    Vieni, dice, è tuo il giardino, è tua la capanna. Vieni a nozze. Il nido lo prepareremo poi sugli alberi, al sicuro. Ammira i bei colori vivaci. Sono qui fusi l'alba ed il tramonto. Vieni !
    La piccola ammira, si avvicina, gira attorno alla costruzione, è sulla porta del corridoio.
    Il maschio mormora il canto di invito; pare la sospinga. Essa entra, lui la segue.
    Durante la luna di miele, lui continua a mantenere fiorito il giardino.
    Forse fra gli Amblyornis non si dirà: — Come è bello il mio compagno ! ma: — Come è bello il suo giardino.
    E l'Amblyornis viene appunto chiamato l'uccello giardiniere.

    Luigi Ghidini (Cologno al Serio 1883-1963)
    Alamanno Capecchi


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