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Discussione: Il Pappagallo bruno o pappagallo di meyer (Poicephalus meyeri meyeri)

  1. #1
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    Il Pappagallo bruno o pappagallo di meyer (Poicephalus meyeri meyeri)

    Il genere Poicephalus comprende otto specie di Pappagalli piuttosto dissimili sia per la colorazione del piumaggio che per le dimensioni. La taglia è compresa tra i 21 cm. del Pappagallo bruno ed i 33 cm. del Pappagallo del Capo (Poicephalus robustus). Sono tutti caratterizzati da una coda alquanto corta e squadrata e da un becco indubbiamente robusto. Inoltre non presentano zone nude sulla faccia (come accade ad esempio per alcune specie del genere Agapornis intorno all'occhio) e la cera al di sopra del becco è marcata e ben visibile. Il dimorfismo sessuale è presente in modo ben evidente solo in alcune specie (P. rufiventris, P. ruppelli), assente nelle altre.

    L'unica specie frequentemente importata in Italia è il Pappagallo del Senegal (Poicephalus senegalus).
    Esso tuttavia, anche in voliere molto ampie, si riproduce difficilmente per cui, da questo punto di vista, le soddisfazioni offerte all'allevatore sono molto scarse. Soltanto nella seconda metà degli anni '60 si è cominciato ad importare in Europa con maggiore frequenza esemplari di altre specie del genere Poicephalus , soprattutto meyeri e gulielmi, nel tentativo di riprodurli regolarmente in cattività, cosa che prima era awenuta solo in rare occasioni. Molto c'è pertanto, a mio avviso,
    ancora da studiare e da verificare sul comportamento in cattività di queste specie.

    Il Pappagallo bruno è stato descritto da Cretzschmar (Atias zu der Reise, p. 18, 1826) come “ Psittacus meyeri ”.

    Caratteri distintivi.

    Il soggetto adulto presenta, di sopra, una tonalità grigio bruna con leggere sfumature verdastre.
    La testa ed il collo sono parimenti grigio bruno. Il groppone è blu. Una banda gialla di larghezza variabile attraversa la corona. Scapolari e bordi esterni delle ali gialli. Ugualmente gialle sono le copritrici inferiori delle ali. Di sotto, mento, gola e parte superiore del petto, grigio bruno.
    Restante parte del petto, ventre, fianchi, copritrici inferiori della coda, verdi con riflessi brunastri.
    Le penne che ricoprono le gambe sono gialle. L'occhio è marrone chiaro, becco e piedi neri. I sessi sono simili.

    I giovani presentano una tonalità più grigia sulla testa e mancano della banda gialla attraverso la corona. Le scapolari sono grigio bruno e verde, con il giallo quasi completamente assente. Le penne di volo e le copritrici alari sono invece bordate di giallo chiaro mentre le penne della coda presentano delle macchiette chiare.



    Distribuzione.

    Occupa una zona piuttosto estesa: dal Ciad meridionale e dal Camerun nord-orientale si spinge, attraverso la parte settentrionale della Repubblica Centro Africana, fino al Sudan meridionale ed all'Etiopia occidentale.




    Habitat.

    E' una specie largamente distribuita e frequenta varii tipi di zone a patto però che siano sempre presenti alberi d'alto fusto. Si può quindi trovare sia in località aride che lungo i corsi d'acqua.
    Generalmente può essere osservato a coppie od in piccoli gruppi, ma gruppi più numerosi si possono concentrare laddove il cibo risulti abbondante. Forshaw riferisce (Parrots of the Worid, 1973), che, allo stato naturale, è di carattere timido e pauroso. Se viene disturbato mentre si riposa su di un albero, si getta immediatamente in picchiata lungo un lato del
    l'albero stesso prima di volare via. Cosl Moltoni e Gnecchi-Ruscone (Gli Uccelli dell'Africa Orientale italiana, vol. 1, p. 44, 1940) descrivono il comportamento del "meyeri ": " Si rinviene a coppie o in piccoli branchi fino a una decina di individui, ed è più o meno diffidente secondo che si trova sui più alti alberi o nei campi e radure; in autunno avanzato si riunisce in sciami chiassosi che volano di albero in albero, spesso con una velocità tale per cui si rimane meravigliati nel constatare come nel posarsi possano restare illesi. Quando uno di tali sciami arriva in un campo di cereali maturi produce una gazzarra tale che, per gli stridii e l'andirivieni dei successivi gruppi, si ha l'impressione di una vera baraonda".

    Nidificazione.

    Il nido è posto nelle cavità naturali degli alberi, spesso è occupato un vecchio nido di Picchio o di Barbuto. La nidificazione awiene nei mesi compresi tra maggio e dicembre. Ancora Moltoni e Gnecchi-Ruscone riportano: “ Nidifica, durante la stagione delle piogge, entro i buchi degli alberi; in maggio furono portati dagli indigeni ad alcuni esploratori i piccoli, ma non è detto che non si possano avere anche in altro periodo; già ai primi di dicembre furono uccise, lungo l'Anseba, femmine
    con uova mature; ciò non deve meravigliare perché la nidificazione è in dipendenza diretta delle piogge le quali regolano, di anno in anno, il periodo di nidificazione nelle diverse zone.

    Uova da due a quattro.

    Cibo.

    Allo stato naturale si ciba di semi, bacche, frutta. In cattività gradisce una miscela di semi formata da scagliola, miglio e girasole. Appetisce altresi frutta e verdura di vario tipo.

    Canto.

    Emette un verso simile ad un “ cii-cii-cii ~ emesso con voce stridente e con notevole intensità.
    Secondo McLachian e Liversidge anche due note di cui una molto più intensa dell'altra.



    Avicoltura.

    Il Pappagallo bruno era molto poco conosciuto in avicoltura fino alla fine degli anni '60 allorché cominciò ad essere presente nei listini degli importatori con maggiore frequenza.

    Da allora è stato riprodotto più volte in cattività. Negli Stati Uniti da W. Hawkins, California, nel 1970. Prima ancora, nel 1967, era stato riprodotto in Gran Bretagna da K.W. Greenway il quale ha fornito alcuni dettagli del suo successo: tre uova furono deposte e due schiusero dopo circa 30 giorni di incubazione; solo un piccolo venne allevato e lasciò il nido otto settimane circa dopo la schiusa.

    Per ciò che riguarda le sottospecie, c'è da dire che in Sud Africa alcuni allevatori sono arrivati ancora prima al successo con la sottospecie “ transvaalensis ”: già nel 1952 infatti G. B. Rough e W. R. Carthew riuscirono a riprodurlo.

    SOTTOSPECIE:

    Poicephalus meyeri saturatus.

    Descritto da Sharpe (B.B.O.C., 11, p. 67, 1901). Ha le parti soprastanti più scure ed il groppone verde spruzzato di blu. Uganda, Kenia, Tanzania occidentale, Congo orientale.

    Poicephalus meyeri matschiei.

    Descritto da Neumann lJ.f.O., p. 531, 1898). Parti soprastanti più scure, groppone blu più luminoso. Parti sottostanti soffuse di blu. Kenia sud-orientale, Malawi, Zambia e Congo sudorientale.

    Poicephalus meyeri transvaalensis.

    Descritto da Neumann lO.M., p. 25, 1899). Parti soprastanti decisamente più chiare. Mozambico settentrionale, Zimbabwe, Lesotho, Transvaal. Poicephalus meyeri reichenowi.

    Descritto da Neumann lJ.f.O., p. 501, 1898). Parti soprastanti più scure, banda gialia sulla corona quasi completamente assente. Angola settentrionale e centrale nonché zone adiacenti del Congo.

    Poicephalus meyeri damarensis.

    Descritto da Neumann lJ.f.O., p. 501, 1898). Parti soprastanti più chiare ed assenza della banda gialla sulla corona. Angola meridionale parte settentrionale e centrale della Namibia, Lesotho nord-occidentale.

  2. #2
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    bellissimo animale il pappagallo di meyer, e complimenti per l'articolo Marco, esaudiente come al solito.....
    Giuseppe Grossi 75024 Montescaglioso (MT) Lucania giuseppegrossi87@alice.it

    Blick in i mörkret gömda under din yta, och njuta av lidandet, förnuft dränerad på respektlöshet, med en sådan komplicerats tro på bra, därefter lita ont, nästa steg för mänskligheten kommer att vara de senaste säsongerna i synd...

  3. #3
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    Stupendo animale e articolo, il meyer è sempre stato uno dei miei preferiti.

  4. #4
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    Attila, ma in Italia li allevano?? non li ho mai visti in mostra.....
    Giuseppe Grossi 75024 Montescaglioso (MT) Lucania giuseppegrossi87@alice.it

    Blick in i mörkret gömda under din yta, och njuta av lidandet, förnuft dränerad på respektlöshet, med en sådan komplicerats tro på bra, därefter lita ont, nästa steg för mänskligheten kommer att vara de senaste säsongerna i synd...

  5. #5
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    se non sbaglio c'è un ragazzo che ne ha una coppia a torino ma non so se gli si sono riprodotti
    AOB: SV529
    FOI : 84LW
    Ciao Michele
    [[-≠
    [SIGPIC][/SIGPIC]

  6. #6

    non sono particolarmente prolifici, comunque diversi allevatori li hanno in allevamento.

    Poi sul fatto che non li portino in mostra è scelta personale dell'allevatore che, magari, non ha nessun interesse a rischiare la salute del proprio animale, e successivamente al rientro, del prorpio allevamento.
    La promiscuità porta comunque a correre rischi.
    Personalmente, non porterei mai i miei animali in qualsivoglia esposizione.
    Marco Congiu


  7. #7
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    Si in effetti non sono molto allevati, conosco alcuni allevatori che ci sono riusciti, è più difficile del senegal, ma è veramente un bellissimo animale.
    Concordo con Marco a riguardo le esposizioni, io cmq li porto solo se sono sicuro che sono adattati alla gabbia da mostra, sono tranquilli, in perfetta forma, dopo una mostra cmq è bene farli riposare almeno 20 gg.

  8. #8
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    nella famiglia dei poicephalus il mio preferito rimane il guglielmii o jardene
    anche se assomiglia piu' ad una amazzone
    anche il ruppellii e' molto bello ma il prezzo eccesivo e il fatto di appartenere all'appendice A
    lo lascia rimanere un pappagallo per pochi amanti

    comunque bell'articolo marco
    90DT

  9. #9
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    Quote Originariamente inviata da patrizio raffaele Visualizza il messaggio
    nella famiglia dei poicephalus il mio preferito rimane il guglielmii o jardene
    anche se assomiglia piu' ad una amazzone
    anche il ruppellii e' molto bello ma il prezzo eccesivo e il fatto di appartenere all'appendice A
    lo lascia rimanere un pappagallo per pochi amanti

    comunque bell'articolo marco
    Mi permetto di correggerti, ma a me non risulta che il Poicephalus ruppellii sia Appendice I (Allegato A).
    Per i resto è vero, sono molto cari: a Zwolle ho visto in vendita un maschio a 500 euro ed una coppia a 1300 euro (le femmine sono più rare e costano più dei maschi).
    Ciao, Roberto

    (allevo parrocchetti australiani)


  10. #10
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    Qualche anno fa allevai il mayer e il cryptoxanthus (purtroppo poco apprezzato) e con poca fortuna (mi morì dopo poco tempo dall'acquisto la femmina) il rufiventris.
    Rispetto al senegal non trovai grandi differenze di riproduzione se non l'età. Il mayer si riprodusse a 4 anni mentre la coppia di cryptoxanthus quando smisi la specie la diedi a un caro amico che ha visto la prima deposizione a 5 anni.
    Per quanto riguarda il Ruppel non l'ho mai avuto ma un mio caro amico li riproduce con grande successo.
    [[-"||^^

    Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere!
    R.N.A. SV527

    R.A.E. FEO 0001

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