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Discussione: Piccole storie di due Pettirossi e un Lucherino (Alamano Capecchi)

  1. #1
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    Piccole storie di due Pettirossi e un Lucherino (Alamano Capecchi)

    Piccole storie di due Pettirossi e un Lucherino.

    di Alamanno Capecchi


    Il Pettirosso.

    Passeggiavo per la campagna; uno dei miei quattro passi lontano dagli uomini e dai rumori. Nell'aria limpida e ferma, il sole freddo di gennaio allungava le ombre dei Pini sul sentiero appena tracciato. Il silenzio era quasi assoluto. D'improvviso qualcosa si mosse rapido tra le foglie accartocciate e ingiallite del sottobosco e scomparve nel folto.
    Sembrava un'Arvicola o un Topo campagnolo in cerca di cibo, ma dal fitto degli sterpi giunse un sibilo inconfondibile. Un attimo dopo un Pettirosso fece le sue riverenze, cantando bene in vista su un ramo vicino.
    Pochi secondi ancora e volò via scomparendo di nuovo. Qualcuno che ha sulle spalle numerose primavere forse ricorderà, le poesiole e i raccontini, tutti zucchero e miele, che su questo uccellino le buone maestre facevano leggere a scuola; le cartoline con i rovi bianchi di brina e le strade innovate, rese più vive dal colore del petto del Pettirosso: immagine romantica e fiabesca di un uccellino mite, dai grandi occhi dolci, dal cuore immenso come la sua macchia rossa, intento a cantare per rallegrare le rigide giornate invernali.



    L'ornitologo e l'etologo ci danno, invece, un'immagine ben diversa: l'immagine di un piccolo essere asociale, prepotente e litigioso con gli altri uccelli; spietato con i suoi simili. Ma, come ogni regola ha le sue eccezioni, così il giudizio ufficiale della scienza non sempre coincide con la realtà.
    Il Brehem riporta un episodio singolare:
    due Pettirossi maschi, rinchiusi in una stessa gabbia si inseguivano e beccavano incessantemente, ma quando un giorno uno di essi si ruppe una zampetta, l'altro si trasformò da nemico in infermiere e cominciò ad avere cura del compagno di prigionia, nutrendolo con regolarità.

    Il Naumann riferisce di un Pettirosso che libero nella stanza si avvicinò alla gabbia, dove alloggiava un giovane Fanello e lo imbeccò con briciole di pane, finché non fu sazio.

    Infine Passer scrive testualmente:

    "In un bosco poco lontano da Kothen avvenne un caso stranissimo: un Pettirosso depose le sue uova nel nido di un Lui. Le due covate erano di sei uova ciascuna, e i due uccelli covarono contemporaneamente le dodici uova, convivendo sempre in ottima armonia".

    Anch'io, molto più modestamente, vorrei riportare un episodio che si riferisce a una coppia di Pettirossi e che li fa apparire oltremodo accomodanti.

    Verso la fine del 1980, un conoscente mi portò due Pettirossi, rivelatisi successivamente una coppia, tutti sporchi e appiccicati di pania.
    Li aveva trovati tra l'erba secca, vicino a un Kaki carico di frutti.
    Qualcuno aveva utilizzato un intero tubo di colla per topi per imbrattare la pianta. Con olio, cenere, un paio di forbicine e molta pazienza, riuscii a liberarli da quell'incomodo, ma il piumaggio risultò così danneggiato, che non furono più capaci di volare.
    All'inizio li tenni separati e con l'aiuto di poche larve di Tenebrione si abituarono subito al pastone per insettivori del commercio. Dopo una quarantina di giorni li trasferii in un gabbione lungo un metro, alto e largo settanta centimetri, nel quale si trovavano cinque Passeri del Giappone maschi adulti non accoppiati e alcuni giovani.
    Per più giorni controllai il comportamento dei nuovi ospiti, non fidandomi molto dei Pettirossi, ma devo dire che dimostrarono, fin dall'inizio, di andare d'accordo, sia con i Passeri, sia tra loro. In maggio due dei giovani Passeri del Giappone risultarono femmine. Ai primi di giugno attaccai dall'esterno un nido per Ondulati, riempito in parte con fieno e fili di cotone. I Passeri del Giappone utilizzarono la cassettina, prima come dormitorio, poi come nido: le due femmine deposero un certo numero di uova e tutti si alternarono, singolarmente o a gruppi alla cova. Anche la femmina del Pettirosso scelse quel luogo per deporre le uova, e tre ne depose, covandole con assiduità. La confusione fu indescrivibile e la pazienza e la bontà dei Pettirossi grande. Più la povera femmina si affannava a foggiare a forma di bicchiere il nido, ostacolata dalla presenza dei Passeri, più questi si ostinavano a pareggiare il tutto, coprendo le uova. Il Pettirosso maschio, che seguiva queste operazioni, dal posatoio della cassetta accanto all'apertura, veniva in continuazione urtato, spostato e fatto cadere dagli indaffaratissimi e petulanti Passeri del Giappone. Nessun uovo, incredibile a dirsi, fu mai rotto: risultarono, però, tutte chiare. Ai primi di agosto i Pettirossi entrarono in muta, superandola benissimo anche se alimentati esclusivamente con pastone del commercio.
    In ottobre, prima che qualche conspecifico calato dal Nord occupasse il giardino, li liberai. Per tutto l'inverno rimasero intorno alla casa, e quando trovavano le finestre della stanza aperte, nella quale avevano passato molti mesi, spesso vi entravano, o posati sul davanzale cantavano come se volessero salutare gli uccellini in gabbia. Con l'arrivo della primavera i "miei" Pettirossi andarono via verso i monti per nidificare

    Il Lucherino.

    Tra i piccoli uccelli, gli ornitologi e gli etologi considerano il Lucherino il più adattabile alla vita in gabbia e il più disposto verso l'Uomo. Qualche esempio. Antonio Valli da Todi (Il canto degli Augelli...1601) scrive:

    "La Lecora è un uccello simile al Verzellino, giallo e verde, e è molto vago, e usita¬to a tener in gabbia, in questi e altri luoghi è domesticissimo, è affabile, e è amico gentile... è facil cosa a' domesticarlo, e s'impara a' tornar, come si fa al Sparviero al pugno, con mostrarli una noce spaccata, facendogliela magnar in pugno, avvertendo di farlo patir di magnar prima, che se li mostri detta noce, e poi con sonaglie s'impara a conoscere quel sono, e tornerà facilmente da lontano".

    Giò Pietro Olina (Uccelliera, 1622), in italiano più elegante e pulito, scrive le stesse cose.

    Konrad Lorenz (L'Anello di Re Salomone) afferma:
    "Se anche uno Storno è per voi troppo impegnativo, perché ha bisogno di una gabbia piuttosto grossa e desiderate un uccellino più piccolo che soddisfi il vostro bisogno di un contatto personale con esigenze ancora minori quanto allo spazio, al tempo e alle fatiche da dedicargli, vorrei consigliarvi un Lucherino, l'unico uccellino piccolo, per quanto io ne sappia, che anche se catturato in età matura, non solo si può addomesticare, ma anche si affeziona veramente all'Uomo.".



    Ma le “regole”, lo sappiamo, non hanno valore assoluto.
    Nel primo pomeriggio di una giornata triste e nebbiosa d'inverno, catturai un Lucherino maschio che si era introdotto in una grande voliera vuota, attraverso la porta rimasta semiaperta. Volava in continuazione senza un attimo di posa, aggrappandosi alla rete. Attribuii questo comportamento a una ri¬cerca affannosa di acqua e di cibo e lo alloggiai in una gabbia fornita di tutto l'occorrente, ma continuò a muoversi agitatissimo, nel tentativo di uscire. Lo prelevai nuovamente e lo misi in una volieretta interna insieme a due Canarini Anche in questo nuovo alloggio non si diede pace e continuò a volare da un capo all'altro nella ricerca di una apertura. Era ormai notte e spensi la luce. Il giorno dopo, alle dieci, entrai nella stanza: il Lucherino allo stremo delle forze, evidentemente non aveva toccato né cibo né acqua non volava più ma con le ultime energie rimaste, quasi barcollando, camminava lungo tutto il perimetro della gabbia cercando una apertura per fuggire. Lo liberai subito. Nell'orto cominciò a beccare tra le erbe, ai piedi di un Fico. Presi la cassettina dei semi e la vaschetta dell’acqua, che aveva avute a disposizione fino a poco prima e le posai a terra vicine al punto dove si trovava; ebbe paura e volò basso per un breve tratto, sollevandosi a fatica. Appena il tempo di allontanarmi, e via a mangiare e bere con avidità: gli occhi piccoli, le ali abbassate, il piumaggio gonfio. Un'ora dopo si “rassettava” le piume su un ramo basso di un Salice; dopo circa due ore faceva udire il suo canto dalla cima di un grande Abete rosso. Per qualche giorno ancora, lo vidi tra gli alberi vicini a casa; poi non lo vidi più.


    Due episodi, questo e il precedente, fuori da comportamenti “omologati”.
    Da una parte il rissoso, prepotente, solitario Pettirosso, che dimostra una pazienza e una mitezza inimmaginabili; dall'altra il Lucherino, accomodante, rinunciatario: pronto a lottare fino all'ultimo e a morire per riconquistare una libertà senza confini. Due piccoli episodi che forse ci dovrebbero far riflettere.



    Alamanno Capecchi
    nato a Pontedera (PI) il 25 settembre 1927.
    Laureato in farmacia. Zoofilo. Ornitologo dilettante.
    Menbro della Società Italiana di Scienze Naturali (Milano)
    Rappresentante nazionale C.R.O. ( Commission de ricerche ornithologique) della C.O.M.

    Autore di circa trecento articoli pubblicati da riviste italiane ed estere (Avifauna, Uccelli, Italia Ornitologica, Atualidades Ornitologicas, O Paporrubio, Information)

  2. #2
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    Che dire DR Capecchi,i suoi stupendi racconti mi ricordano,mi coinvolgono e mi fanno riflettere su come la natura, sia sempre pronta a stupire ed emozionare chiunque si fermi a contemplarla.Grazie ancora.

  3. #3
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    Sempre Piu' Belli

    Scopro sempre più belli ed interessanti i racconti del dott. Capecchi.

    Le mie più vive congratulazioni.

    Cordiali saluti.
    Sergio
    ::-°°-][=1--.]]]

  4. #4
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    Carissimo dott Alamanno....

    Leggendo il suo racconto, mi son venute alla mente, ricordi rimasti nel mio dimenticatoio, fino ad oggi.
    Con il pettirosso, ebbi un'esperienza unica.
    Abitando in sicilia, (forse perchè ho la passione dell'orni), mi accorgo del cambio di stagione per scegliere l'abbigliamento invernale, appena sento quel "fino" ma possente canto, e lo vedo prima rovistare tra le prime foglie secche, poi, sobbalzando nell'asfalto, mi fissa con quegli occhi immobile.... qualche istante e batte la coda e porge un inchino, come se volesse dire sono qui.
    Nel periodo natalizio, un'annata decisi di addobbare un piccolo pino all'esterno del giardino. Nella mattinata seguente, mentre facevo una cosa bruttissima che è fumare, mi accorsi che alcune palline colorate, messe il giorno prima a contornare l'addobbo, erano danneggiate.
    Le tolsi, e le gettai dentro una busta, prima di sbarazzarmene del tutto.
    Nel pomeriggio, rividi nuovamente altre palline danneggiate, e cominciai a pensare che qualcosa di strano, accadeva attorno all'albero......

    Tolsi le nuove danneggiate, mettendole nella stessa busta delle precedenti, e li rimasi a bocca aperta!!!!


    ....sembrava un giallo............ tinto di rosso!!!! E si, tutte le palline danneggiate, erano solo ed esclusivamente rosse.
    Di tal colore, ne era rimasta una, allora mi appostai per capire cosa davvero succedeva.

    Dopo un'ora circa, mentre iniziavo a far dell'altro, il silenzio venne rotto dal canto di un pettirosso "impazzito", che con una tale ferocia, in un volo accrobatico, si scagliò diretto contro l'unica pallina ROSSA superstite!!!!

    Staccandola, appena caduta, non si limitò a guardarla, ma continuò fino a quando rimase aperta in due.

    Rimasi di ghiaccio!!! tutto questo, si era svolto a tre metri da me, come se fossi invisibile!!!!

    Attribuivo quete operazioni, alle gazze, ma vedendo questo guerriero cercai di capire cosa significasse.
    Oggi penso, che quella meravigliosa scena, di cui fui testimone, era una forma di protezione del territorio, magari, l'impazzito scambiava la pallina rossa per un invasore!!!!

    Questo ricordo mi fa venire la pelle d'oca, e oggi, quando guardo questi uccelletti docili e socevoli, in fondo so di cosa sono capaci....


    ...un infinito grazie all'amico spirituale dott.Alamanno
    Non importa cosa facciamo....
    è come lo facciamo che realmente conta.
    _______________________________________________
    GIANLUCA ANNIBALLI F.E.O.r.a.e 0009 - A.O.E r.n.a SV 370

  5. #5
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    Messaggio Per Marco Cotti

    Questi articoli di Capecchi sono stupenti, scritti in modo affascinante. Contengono informazioni scientifiche ma esposte con poesia.
    Non sarebbe il caso di raccoglierli tutti per formare un libro e pubblicarlo?
    Ciao, Roberto

    (allevo parrocchetti australiani)


  6. #6
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    Per Roberto

    Ciao
    concordo con te
    girerò a marco Novelli e al CD dell'AOE questa richiesta
    che se approvata a mio parere produrrà un bellissimo libretto,
    sono in possesso di altri bellissimi pezzi

    ciao e buona giornata
    Marco Cotti FEO 0004





    http://digilander.libero.it/cocoricoland/index.htm

    http://tarantamyblog.blogspot.com/

    Dove tuona un fatto, siatene certi, ha lampeggiato un'idea.
    Ippolito Nievo

  7. #7
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    Quote Originariamente inviata da marco cotti Visualizza il messaggio
    Ciao
    concordo con te
    girerò a marco Novelli e al CD dell'AOE questa richiesta
    che se approvata a mio parere produrrà un bellissimo libretto,
    sono in possesso di altri bellissimi pezzi

    ciao e buona giornata
    Ciao Marco, mi aggiungo a Roberto, sull'aggiungere testi "preziosi" del Dr Alamanno e poi, dando quell'enorme tocco di magia, scritto con grande maestria.
    Credo che il Dr Capecchi, sarà contento si sapere che i suoi testi vengono molto graditi, da gente che alleva anche con lo spirito......

    Un abbraccio a tutti

    PS: Siete troppo strafighi!!!! --^° --^° --^°
    Non importa cosa facciamo....
    è come lo facciamo che realmente conta.
    _______________________________________________
    GIANLUCA ANNIBALLI F.E.O.r.a.e 0009 - A.O.E r.n.a SV 370

  8. #8
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    Ricevo dal Dott.Capecchi

    Ricevo e vi giro per conoscenza:

    "Ciao Marco!
    Ho letto gli ultimi interventi nel forum. Sono disponibile a cedere, gratuitamente, tutti i diritti d'autore all' Associazione Ornitologica Europea in modo che possa usufruire dei miei scritti a piacimento. Eventualmente un paio di copie in omaggio sarebbero gradite.

    Cordialissimi saluti. A presto.
    Alamanno"

  9. #9
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    Marco gira anche questa!!!!!

    Personalmente sono felice di poter leggere e addirittura "collezionare" anche questi articoli, che a parer mio, toccano l'anima di chi ama e sa amare, tutto quello che ci circonda e ci rende testimoni di meraviglie esistite.

    Un caloroso abbraccio...
    Non importa cosa facciamo....
    è come lo facciamo che realmente conta.
    _______________________________________________
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  10. #10
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    Un sentito ringraziamento al Dott. Capecchi sia per le cose che scrive ma soprattutto per la generosita' dimostrata.... poi pensavo ad uno spazio riservato al Dott. Capecchi sulla futura rivista AOE.....

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