Il nuovo editoriale dal titolo ""PASSIONE ARRICCIATI "" - a disposizione gratuita dei nostri soci e simpatizzanti, nell'apposita sezione Editoriali dell’A.O.E.
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Discussione: Riaperte alcune importazioni di pappagalli?

  1. #11
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    Quote Originariamente inviata da davidde79 Visualizza il messaggio
    il sig. Roberto Condorelli come fa a sapere certe cose...lavora alla c.i.t.e.s.?
    Il Dott. Roberto Condorelli non lavora alla CITES ma è un esperto di giurisprudenza e, per nostra fortuna, è anche un allevatore per cui è la persona più indicata per poter interpretare le normative.
    Ciao, Roberto

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  2. #12
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    ok allora aspettiamo un suo intervento,sono molto curioso di sapere...

    Ma a vostro parere se fosse vero sarebbe un bene o un male?
    dico anche per le possibilità di allevamento ed i relativi costi....

    Io immagino e penso che anche se fosse nn sarà una riapertura selvaggia ma sicuramente sotto controllo della c.i.t.e.s. sennò che senso ha di esistere...

  3. #13
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    Io continuo ad essere scettico sulla parola "sospensione", perchè di sospensione non si trattava già dal 2005 in cui, ripeto, si parlava di blocco permanente.

    In ogni caso è certamente un male se venissero riaperte le frontiere per tanti motivi:

    uno su tutti è la morte di centinaia o migliaia di esemplari che vengono *******ti e spediti, e non è assolutamente vero che la cites riesce a controllare bene le procedure, quando una specie può essere *******ta le quote sono di migliaia di soggetti l'anno.

    Altro male sarebbe l'aumento del numero di specie che sono largamente presenti in europa, come molte di quelle nella lista. In un momento di crisi come questo non farebbe altro che aumentare profitti di commercianti e acuire la crisi degli allevatori, che si vedrebbero rimanere in casa i novelli solo perchè il commerciante a 20km vende alla metà del prezzo i soggetti adulti e di *******.

    C'è tutto da perdere credetemi...
    Simone Durigon

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  4. #14
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    Concordo con quanto detto da Simone a proposito delle conseguenze di eventuali riaperture al commercio di soggetti selvatici. Se ci saranno, sarà solo in seguito a pressioni economiche da parte dei paesi "esportatori".

    Benessere animale e CITES non sono assolutamente in relazione tra loro. La CITES ha dimostrato in tutti questi anni la sua inadeguatezza circa la protezione degli animali.
    Ciao, Roberto

    (allevo parrocchetti australiani)


  5. #15
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    Ciao a tutti.

    Roberto Giani mi ha segnalato questa discussione e quindi intervengo, sperando di essere di qualche utilità.

    Iniziamo...dall'inizio.

    Ad oggi non esistono divieti assoluti di importazione di uccelli nell'Unione Europea.

    Nel nostro ambiente si tende a semplificare, dicendo che esistono, ma in realtà le cose sono un po' diverse.

    Durante il periodo dell'aviaria Bruxelles decise di "sospendere" le importazioni per periodi di tempo brevi e determinati.

    Ad un certo punto si colse l'occasione e si volle dare una disciplina stabile alla questione.

    Le "Decisioni" (è il termine tecnico di questo tipo di provvedimenti) che avevano imposto un severo limite (temporaneo) all'ingresso nell'Unione di volatili (l'ultima era la 2005/760/EC), vennero abrogate dal Reg. 318/07 (art. 19), che a tutt'oggi stabilisce "le condizioni di polizia sanitaria per le importazioni nella Comunità di determinati volatili e le relative condizioni di quarantena".

    Insomma: le nuove regole sull'importazione e sui modi per effettuarla.

    Si tratta di un Regolamento di 20 articoli e 6 allegati che è in vigore dal 1/07/2007.

    Come ci si è arrivati? La Commissione incaricò un organismo (EFSA) che si occupa di sicurezza alimentare di capire (e riferire) quale potesse essere la soluzione migliore, per il futuro, per evitare il diffondersi di malattie legate allo spostamento di volatili. L'organismo riferì e giunsero ad alcune conclusioni.

    Semplificando:

    Occorrevano regole più severe sull'importazione e sulle procedure, senza però giungere a divieti assoluti.

    Quindi hanno approvato questo benedetto Regolamento 318/07.

    La disposizione che più ci interessa è quella dell'art. 5.

    In sostanza stabilisce le "condizioni di importazione".

    Quali sono?

    Per essere "autorizzate", le importazioni devono soddisfare determinati requisiti. Questi:

    1. I volatili devono essere allevati in cattività (no quindi ad importazione di soggetti di catura)
    2. I volatili devono e possono provenire solo da una specifica lista di paesi (affidabili). Sono indicati in una lista allegata.
    3. Devono provenire da stabilimenti di allevamento che rispondano a determinati requisiti di qualità ed affidabilità
    4. Devono aver superato una serie di controlli sanitari e devono essere quarantenati in arrivo.
    5. Devono essere marcati
    6. Devono essere trasportati secondo precise modalità

    Ripeto: ho semplificato.

    Quello che conta è la sostanza: NON SONO VIETATE LE IMPORTAZIONI, MA SONO VIETATE SOLO LE IMPORTAZIONI CHE NON RISPONDONO A QUESTI REQUISITI.

    No ad animali di catura, ma sì, a determinate condizioni, all'importazione anche di animali protetti dalla CITES, che ovviamente dovranno avere anche i relativi documenti (licenza di importazione ecc.).

    Per capirci: io posso tranquillamente importare delle Ara da un centro di riproduzione in Brasile, con i dovuti documenti e rispettando le regole sopra sintetizzate.

    Il Reg. 757/12 citato da Roberto Giani non apre (o riapre) le frontiere, ma si limita, in AMBITO Cites (che è un ambito più ristretto di quello del Reg. 318/07 che ha portata generale, cioè vale anche per gli uccelli non in Cites), a stabilire che l'introduzione di alcune specie, da determinati paesi, è consentita (perchè se ne revoca la sospensione - attenzione, non la "sospensione" che derivava dalle vecchie "decisioni", ma quella derivante da specifici Regolamenti in ambito Cites).
    Non siamo in campo sanitario, ma conservazionistico.

    Le regole sono quindi sempre quelle che valgono dal 1/07/2007, solo che per alcune specie, FERME restando le disposizioni sanitarie, cambia, in funzione del loro stato di CONSERVAZIONE, la possibilità o meno di importarle (da specifici paesi).

    Ho volutamente ed un po' grezzamente semplificato, nella speranza che il sacrificio della precisione e del rigore giovi ad una migliore comprensione.

    A presto,

    Roberto
    Ultima modifica di Roberto Condorelli; 06-11-12 a 13: 55
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  6. #16
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    Si, è vero anche perchè arrivano ancora oggi animali dagli USA, tutti nati in cattività, seppure in numeri molto modesti.

    La cosa strana però è che se sono nati in cattività, si possono spostare comunque tutte le specie, è questo che non mi torna molto...
    Simone Durigon

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  7. #17
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    Quote Originariamente inviata da Simone Durigon Visualizza il messaggio
    Si, è vero anche perchè arrivano ancora oggi animali dagli USA, tutti nati in cattività, seppure in numeri molto modesti.

    La cosa strana però è che se sono nati in cattività, si possono spostare comunque tutte le specie, è questo che non mi torna molto...
    Simone, non esistono, almeno a quanto mi risulta, specie di cui sia vietata l'importazione in assoluto e senza eccezioni o distinguo.

    Per motivi sanitari, vige quel Regolamento che, di fatto, vieta l'ingresso ad animali di catura (con qualche eccezione legata alla ricerca ecc.)

    Per motivi conservazionistici, vige la normativa Cites che, di fatto, consente l'ingresso di tutti gli animali purchè seguendo le relative procedure ed avendo tutti i documenti necessari.

    Ci sono poi animali che non possono essere importati per ragioni (temporanee) da alcuni paesi. E questo è il caso del Regolamento citato da Roberto.

    E' vero che se gli animali sono nati in cattività possono essere spostati, ma nel rispetto del regolamento sanitario e, se in cites, della relativa normativa.

    Tieni anche conto che, a quanto mi risulta, alcuni paesi hanno, in base a normativa interna, adottato normative di divieto di ******* o esportazione (vedi Australia).

    Ciao.

    Roberto

    PS: mi scuso se scrivo sempre di catura, con una sola "t", ma se la scrivo correttamente il forum mi mette gli asterischi come fosse una parolaccia...
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  8. #18
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    Si ok, allora tutto mi torna adesso.

    Di paesi che hanno vietato l'esportazione di fauna selvatica ce ne sono ormai molti oltre all'australia abbiamo il brasile dal '67, il venezuela, il costa rica, credo anche bolivia e uruguay. Sono rimasti aperti sicuramente nicaragua, argentina, suriname, congo, e qualcosa in asia...
    Simone Durigon

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  9. #19
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    Simone, il discorso (e quella lista che hai fatto) andrebbe approfondito.

    Questo perchè è sicuramente possibile importare volatili da alcuni di quei paesi, che infatti sono oggetto di continui "aggiustamenti" nei regolamenti comunitari.

    Probabilmente si tratta di questioni legate al divieto di *******re animali al di fuori di programmi di protezione autorizzati dai governi locali, o di esportazioni limitate ad animali riprodotti in centri autorizzati.

    Roberto
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  10. #20
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    No, ma io mi riferivo sempre all'esportazione da quei paesi della mia ultima lista in stati extrauropei che ancora importano uccelli di *******. I paesi dell'est europa, la cina e alcuni paesi arabi stanno letteralmente decimando le popolazioni di cenerini del camerun e del congo, perchè quei governi sono ancora aperti all'esportazione.

    Come giustamente dici, il discorso è molto complesso. Ancora più complesso poi lo diventa se cerchiamo di capire i criteri secondi i quali la cites decide le quote di esportazione o i passaggi delle specie nei vari allegati...
    Simone Durigon

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