CONDIZIONI NEI TRATTAMENTI
MINIMALI DEI TROCHILIDI
a cura di G.P. Mignone

Premessa.
In due precedenti note sono stati esposti grevi rilievi riguardanti diffusione, fisiologia, habitat, etologia dei Trochilidi o Colibrì ed alcuni aspetti della parata di corteggiamento, nonché le principali caratteristiche del canto analizzato con sonogrammi. In questo ordine di idee e ad ulteriore approfondimento dell'argomento, crediamo ora utile segnalare alcune risultanze dei trattamenti minimali, in rapporto al comportamento riproduttivo negli aspetti dietetici e generali per evoluzione, ciclo, fasi, corso, momenti e coazioni.
1 - Il trattamento dei Trochilidi o Colibrì si basa, come per le altre Specie, sull'impiego di tecniche etologiche, biologiche, dietetiche o trofiche e ambientali. Come già sappiamo, etologiche sono quelle tecniche che controllano il comportamento, l'aggressività specifica facendone cessare le manifestazioni; nel nostro caso con l'impiego di un certo spazio (volieretta o contenitore alquanto lato) fornito alla coppia e (o) meglio dapprincipio al solo a, evitando quindi temibili e pericolose condizioni di zoocenosi con-specifiche o interspecifiche; biologiche sono quelle che agiscono invece sull'ambiente della volieretta o contenitore, in parte riparato da fronde, che è anche opportuno dotare di una pietra su cui scorre l'acqua che confluisce in un laghetto; il fondo della voliera è bene sia coperto di muschio sempre fresco e pulito; la temperatura ambiente deve aggirarsi sui 20 °C, mai inferiore ma piuttosto superiore.
2 - Numerosissime le sostanze, naturali o di sintesi, che dovranno comporre il nettare d'alimentazione, ma qui ora affronteremo subito i trattamenti trofici basati sulla somministrazione di prede vive, indispensabili per la componente azotata dell'alimentazione, specialmente ai nidiacei e, seppure in misura minore, anche agli ad. Invero, le Forme spettanti all'Ordine dei Ditteri (Diptera) e, in particolare, i componenti delle Famiglie Muscidae o mosche e (o) Drosophilidae o moscerini rappresentano per certi gruppi di insettivori un alimento primario. Le Drosofile le vediamo spesso presenti sui resti della frutta e sono divenute famose dopo gli esperimenti di Morgan sull'eredità genetica, data la possibilità del loro allevamento in poco spazio. Nullameno, le loro ridotte dimensioni le rendono particolarmente adatte ai Colibrì, ma anche ad
altre Specie ed è sorprendente come in Ornitologia non vengano impiegate su scala maggiore. Basti pensare al ruolo che i moscerini svolgono nell'ambito delle zone umide e la propensione che verso di essi mostrano certe Specie di Uccelli. Essi sono dunque importanti non soltanto agli effetti puramente trofici, ma anche per un buon funzionamento dell'apparato digerente, aspetto fondamentale negli Uccelli tutti. Quanto ai Colibrì, oltre a predare con la loro lunga lingua piccoli ragni e piccoli insetti tra i fiori e le foglie, oltre al nettare, si colgono spes-
so a caccia aerea nel bel mezzo degli sciami di moscerini sospesi nell'aria, intenti a *******rne grandi quantità.
Il moscerino della frutta spettante al Genere Drosophila depone fino a 200 uova x 9 e l'intero ciclo biologico richiede in queste piccole Specie di Ditteri soltanto 10 d con T°=ca. 270C., mentre la mosca domestica Musca domestica può del pari completare il suo ciclo biologico in 8/10 d durante la stagione calda.
Nei laboratori biologici le Drosofile si allevano in grandi recipienti di plastica, ma nell'uso ornitologico è sufficiente un certo numero (batteria) quantitativamente pari alla durata del ciclo biologico di larghi bicchieri o recipienti di vetro nei quali a cicli progressivi se ne possono allevare popolazioni assai dense, data la lata deposizione delle Q 9, come si è detto. I recipienti vanno chiusi con garze o retini a maglie più piccole delle Drosofile, per impedirne la fuga, oppure con una pipetta (v. illustrazione) la cui sommità o uscita è appunto aperta o momentaneamente chiusa con garza. II fondo dei recipienti, per uno spessore di ca. 2 cm., sarà costituito da uno strato di materia in fermentazione, che si può attuare secondo varie tecniche. Vediamone assieme una delle più semplici.
Si prendono due pezzi di pane secco e, dopo averli immersi in acqua per una decina di minuti, ammorbiditi e ben spremuti, si riducono in fine poltiglia; del pari si riducono in poltiglia una o due banane molto mature che si mescolano al pane con l'aggiunta di 20 gr. di lievito secco di birra. Questa poltiglia, il cui eventuale alto contenuto d'acqua va ridotto con segatura di legno, va posta per un paio d'ore in luogo caldo affinché il lievito possa dar inizio alla sua opera di fermentazione. Per inciso, anche qui, come nella germinazione dei semi, sono in costante agguato le muffe che, vigili sentinelle della Natura, vanno evitate nel modo più assoluto. A fermentazione iniziata si coprirà lo strato con carta, tipo carta riso, stazzonata e si introdurranno ca. 20/30 Drosofile, chiudendo il tappo con garza o retino. Rapidamente nei giorni seguenti la popolazione salirà a cicli sequenziali nei vari recipienti che poi si introdurranno, privi
di tappo, nelle volierette ove i Colibrì non si lasceranno sfuggire nemmeno un moscerino.
3 - Numerosissime, dicevamo, le sostanze, naturali o di sintesi, saggiate per la composizione del nettare dei Colibrì. Note, ad esempio, e già accolte nella trattatistica, quelle riportate dal Dott. Pedro Cristina nel suo libro n Uccelli da gabbia e voliera di tutto il mondo », che, comunque, per chi non ne fosse in possesso riporto di seguito.
Formula del Dott. T. Negri:
Polvere di latte gr. 200
Farina di frumento intero gr. 200
Farina di granoturco gr. 100
Farina di glutide gr. 100
Farina di soja gr. 100
Polvere di carne o di cuore gr. 100
Germi di frumento gr. 100
Farinaccio di riso gr. 50
Sale da cucina gr. 50
Gluconato di calcio gr. 25
Polvere di fegato gr. 20
Lievito di birra gr. 10
Questa miscela va polverizzata finemente e conservata in recipiente chiuso. All'atto della preparazione se ne prelevano gr. 15 che vanno sciolti in 1/4 di litro d'acqua; si procede poi alla bollitura e integrazione successiva con gr. 25 di zucchero in polvere, gr. 50 di miele. Dopo raffreddata si integra con cm3 300 di sugo di lattuga, cm3 100 di sugo di carote e cm3 250 di sugo di mele e pere, filtrando bene il tutto e liberandolo dall'eccesso di sostanze non sciolte. Ogni individuo ne consuma ca. cm3 10 x d. I dottori T. Negri e J.C. Radice hanno tenuto in vita i Colibrì, con l'uso di questa tecnica trofica, per ben sette anni.
Una seconda composizione, più semplice e meno completa, ma tuttavia valida, è la seguente (dosi per 10 individui).
Mattino: h. 7,30
1 litro d'acqua
3 cucchiai da tavola di alimento Mellin 3 cucchiai da tavola di latte Nestlè
2 cucchiai da tavola di zucchero
3 cucchiai da tavola di miele
15 gocce di un preparato polivitaminico 10 gocce di estratto di fegato fresco
Mattino: h. 11,00 stesse dosi
Pomeriggio: h. 15,30
1 litro d'acqua
2 cucchiai da tavola di zucchero
4 cucchiai da tavola di miele
15 gocce di un estratto polivitaminico
10 gocce di estratto di fegato fresco.
Una terza formula di nettare è stata segnalata dal Dott. G. Cigna sulla Rivista « Il Mondo degli Uccelli », annata 1972, ed è la seguente: è sufficiente aggiungere gr. 1 di Gevral Protein (o prodotto farmaceutico analogo) disciolto in pochi cc. di acqua a cc. 250 di una soluzione al 20% di zucchero. L'acqua dev'essere ben bollita, in modo da eliminare in essa l'eventuale presenza di germi e (o) muffe. Il nettare, conservato in frigorifero, è però utilizzabile per sole 24 ore e va rinnovato nei tubi a sifone ove i Colibrì si alimentano almeno 2 volte x d. L'osservanza di precise ed accurate norme igieniche nella preparazione del nettare e l'uso di succhiatoi periodicamente bolliti tiene lontane Monilia, Ifomiceti e altre forme responsabili di stomatiti fungine irreversibili, contro cui l'azione profilattica dell'ornitologo dev'essere sempre vigile e attenta. Ad integrazione di quanto sopra -- e ne abbiamo già fatto cenno — è necessario somministrare quante più Drosofile riesce possibile.
Attraverso sistematiche indagini su Colibrì di allevamenti a carattere zoologico riportiamo altre formule di nettare identificate ed applicate nei più importanti Zoo.
A) Formula dello Zoo di Cleveland (U.S.A.):
Acqua 1.000 parti
Miele 60 parti
Fegato di cavallo 15 parti
Carota 5 parti
Acini d'uva 5 parti
Latte condensato 5 parti
Vermi di terra 1 parti
B) Formula dello Zoo di Copenhagen:
Acqua 1.000 parti
Miele 125 parti
Latte condensato 40 parti
Alimento Mellin 10 parti
Preparato polivitaminico 5 gocce
Estratto di carne 3 parti
C) Formula dello Zoo di Basilea:
Acqua 1.000 parti
Miele 125 parti
Latte condensato 45 parti
Zucchero 10 parti
Estratto di carne 3 parti
Preparato polivitaminico 12 gocce
D) Formula dello Zoo di Londra:
Acqua 1.000 parti
Miele 130 parti
Prodotto proteico farmaceutico 40 parti
Estratto di fegato 2 parti
Prodotto polivitaminico 2 gocce
4 - Tra questi composti, risultati particolarmente interessanti hanno fornito, nell'allevamento allo stecco dei pullus di Colibrì, un poco di latte bollito, il doppio di acqua, un cucchiaio di miele ed una decina di mosche alle quali bisogna togliere le ali e poi miscelarle in poltiglia ai precedenti componenti. Le imbeccate ai pullus possono seguire ad intervalli di ca. 3 ore.
Nell'autunno boreale, ca. a fine ottobre, è possibile ottenere la deposizione realizzata in cattività, ed a metà novembre la schiusa. Il materiale da nido è costituito oltre che dal muschio che la 9 reperisce sul fondo della voliera, da sottili sfilacci di lana (non di color bianco) e da fili di canapa. Il nido, quando è in fase costrut-
tiva, o poco prima, va coperto con un tetto di fronde (T0=25 °C.).
L'alimentazione dei pullus va impostata su moscerini della frutta e nettare. La 9 alterna le fasi d'imbeccamento ogni 30', per una durata singola di ca. 10'. I pullus crescono lentamente ed a fine novembre sono già coperti di piume.
Le osservazioni di nidificazione e allevamento realizzato in cattività sono scaturite da recenti successi ottenuti in Europa da diversi colleghi. Inoltre, attraverso sistematiche indagini su Colibrì di allevamenti a carattere sportivo pervenute attraverso la stampa specializzata, sono anche stati identificati numerosi parametri essenziali (capisaldi) nell'allevamento dei Colibrì realizzato in cattività: in tutti i casi — in ambito di « trattamenti sistematici n — si è rilevato che la luce dev'essere attiva al minimo 12 ore su 24 per consentire un'adeguata quantità di imbeccate delle 4 9 ai pullus ed una crescita regolare di questi ultimi; periodi di luce inferiori alle 12 ore giornaliere sono spesso fatali ai pullus stessi. Tutto questo ha basale importanza nel nostro emisfero boreale, vale a dire in ambito dei trattamenti impiegati nel corso dell'inverno nel nostro emisfero.
Giuseppe Paolo Mignone