CANARINO DEL TIBET
(Serinus thibetanus)
a cura di S. Quercellini



Questo Canarino è stato descritto da Hume ((Ibis, p. 107) nel 1872 e definito come « Chrysomitris thibetana ».

II genere « Chrysomitris » era stato introdotto da Boie nel 1828 ed accettato successivamente da molti autori, come Hume stesso, in pratica fino agli anni della seconda guerra mondiale.
Tra questi è il caso di ricordare anche E.C. Stuart Baker, autore nel 1930 di una ponderosa opera sugli Uccelli dell'India e della catena Himalaiana. Poi, per un lungo periodo, fino a tutti gli anni '70, questo genere è stato considerato sinonimo di « Spinus », introdotto da Koch nel 1816, ma, soprattutto, dalla maggior parte degli autori è stato inserito nel genere Carduelis », definito da Brisson nel 1760. Fra questi sono noti Salim All e Dillon Ripley (Handbook of the Birds of India and Pakistan, 1974), Charles Vaurie (Tibet and its Birds, 1972).

Le più recenti pubblicazioni definiscono invece il « thibetanus » come « Serinus ». Così Howard-Moore (A complete checklist of the Birds of the World, 1980) e Meyer de Schauensee (The Birds of China, 1984).
Come tale viene pertanto oggi considerato.



Caratteri distintivi.
Caratteristici di questo « Serinus » sono i lori, la parte circostante l'occhio ed una sorta di collare, di un colore giallo vivo, mentre sull'occhio stesso è presente una striscia sopraccigliare di un giallo meno definito. Le parti superiori mostrano un colore verde oliva tendente al giallo mentre il dorso e le scapolari presentano delle striature nero-brune anche decisamente marcate. Il groppone è di un giallo piuttosto chiaro.

Penne della coda nero-brune bordate, sulla parte esterna, di giallo oliva. Anche le copritrici alari grandi e mediane sono bordate di giallo s***** e presentano le punte parimenti giallastre, la qual cosa determina due leggere barre trasversali sulle ali.
Le parti sottostanti sono giallo carico mischiato però a verde oliva sia sui lati del collo che sui fianchi.
Becco grigio tendente al rosa. Gambe e piedi grigiastri. Lunghezza circa 11,5 cm.
La femmina è simile al maschio ma con una tonalità generale più opaca. Inoltre le parti superiori sono pesantemente striate di nero-bruno e così quelle sottostanti con l'eccezione della gola e della parte superiore del petto.
I giovani sono simili alla femmina adulta ma ancora più estensivamente striati e con il ventre e le copritrici inferiori della coda quasi bianchi.

Distribuzione.
Sikkim, Tibet sud orientale, Cina occidentale, Nepal, Birmania nord orientale.

Habitat.
E' un Uccello che si trova abitualmente solo a notevoli altitudini ed anche in inverno non si allontana sensibilmente dalle zone innevate. Di rado scende al di sotto dei 1200 m. Frequenta di solito i boschi montani a patto che siano molto radi nonché i pendii aperti cosparsi di rododendri e di corsi d'acqua.

Si trattiene volentieri sulla parte più alta delle conifere e di altri tipi di alberi dove trova facilmente piccoli semi che estrae con abilità sia dalle pigne aperte che da altre bacche. Nelle movenze e nel comportamento ricorda, tutto sommato, il nostro Lucherino, soprattutto per la sua instancabile vitalità.
Di indole socievole, vive in massima parte in piccoli gruppi ma lo spirito gregario si accentua nella cattiva stagione, durante la quale si possono formare gruppi di centinaia di individui. In tale periodo, spingendosi a valle, frequenta facilmente anche gli insediamenti umani. Verso l'uomo è confidente e si lascia avvicinare anche a brevi distanze.



Nidificazione.
Poco conosciuta. Stuart Baker riuscì ad ottenere, negli anni Venti, due nidi con uova: uno nel Ladakh ed uno nel Sikkim, rinvenuti a circa 4300 m. di altitudine. Erano molto simili a quelli del Verdone del Tibet (Carduelis spinoides) ma più piccoli. Costituivano una coppa ben costruita e molto pulita di sottili fili d'erba, radichette, fibre vegetali di vario tipo intrecciate esternamente con pezzetti di muschio ed internamente con
lanuggine e piume. Erano situati su alberi a
circa 6-7 m. dal suolo. Le uova, bianco celeste
con macchiette scure, misuravano 18 x 13,3 mm.

Cibo.
Soprattutto semi di alberi (conifere, betulle, ontani) sulla cima dei quali sosta a lungo. Appetisce anche semi di erbe che raccoglie sul terreno sotto i cespugli nonché bacche selvatiche.

Canto.
Definito da Salim Alì « un insieme continuo di tremuli trilli emessi in volo ». Dillon Ripley riferisce che questa emissione avviene anche, in modo più attenuato, quando un gruppo sosta sulla cima di un albero ed aggiunge: « non tacciono mai nemmeno per un minuto ».
La canzone vera e propria, emessa soprattutto in marzo, è definita da D. Proud (The Tibetan Siskin in Nepal, 51: 737, 1953) come « una leggera variazione del trillio con inserite alcune note più acute ».

Sottospecie.
Nessuna sottospecie.