Il Merlo «Shama»
(Copsychus malabaricus o Kittacincla malabarica)
a cura di P. Eoli


Le pregevoli e non comuni qualità canore, insieme con l'aristocratica eleganza del mantello, fanno dello Shama (Copsychus malabaricus o Kittacincla malabarica) un alato ornamentale apprezzatissimo in quasi tutti i paesi del mondo. Oggetto di un'attivissima esportazione dai suoi luoghi d'origine, giunge con frequenza anche sul nostro mercato, dove è più spesso conosciuto con il nome di « Merlo Shama ».





La specie, suddivisa in parecchie razze (intorno alla ventina) aventi tra di loro solo minime differenze, ha una vastissima area di diffusione che comprende la penisola indiana — da dove provengono quasi tutti i soggetti presenti in avicoltura — Ceylon, Birmania, Siam, penisola di Malacca, alcune Isole della Sonda, Borneo, Filippine e Cina sudorientale.
Gli Shama frequentano le lussureggianti e dense giungle, intrattenendosi di preferenza là dove corsi d'acqua offrono la possibilità di bere e bagnarsi a piacere; si nutrono di bacche e di frutti ma soprattutto di insetti, che ricercano avidamente sia sul terreno sia tra la folta vegetazione.

II maschio ha testa, parte superiore del petto, dorso e ali d'un bel nero brillante; groppone e sopraccoda bianchi; resto delle parti inferiori d'una calda tinta castano-fulva; becco nerastro, zampe carnicine con unghie chiare, occhi bruno-scuri. La coda, lunga e graduata, ossia con le penne che vanno man mano accorciandosi verso l'esterno, presenta le timoniere centrali del tutto nere mentre le altre hanno un ampio bordo bianco. La lunghezza totale si aggira sui 25-28 centimetri, di cui 12-15 spettano alla coda.

La femmina è riconoscibile con relativa facilità in quanto, oltre ad essere in genere di taglia leggermente inferiore (soprattutto per quel che concerne la lunghezza della coda), presenta una colorazione meno vivace, con del grigio-bruno al posto del nero, la tinta castano-fulva di tonalità più tenue e il bianco del groppone e del sopraccoda non altrettanto puro.
I giovani hanno tinte pressoché simili a quelle della femmina ma con chiazze sparse sul dorso e con striature sul petto; la coda inoltre è assai corta. L'individuazione sessuale è già possibile in quanto i maschi presentano una colorazione palesemente più scura. La livrea definitiva viene assunta con la prima muta completa.


Juvenile Shama

Come brevemente accennato all'inizio, lo Shama deve la propria popolarità quasi esclusivamente alle sue stupende doti canore, da taluni autori considerate non inferiori a quelle dello stesso Usignolo. In realtà, pur essendo tra i pochi in grado di richiamare la suggestiva
beltà del canto dell'Usignolo, bisogna precisare che il porlo sullo stesso piano è un po' eccessivo, non arrivando l'esotico a quegli straordinari virtuosismi cui giunge solo il nostro celebre cantore, grazie al suo incomparabile senso musicale e alle sue notevoli capacità interpretative. Volendo, si può invece affermare che il canto naturale dello Shama è una combinazione tra quelli del Merlo e dell'Usignolo, possedendo dell'uno le chiare note modulate, dell'altro le liquide cadenze.

Ho sempre detto « canto naturale », giacché lo Shama è pure un incorreggibile imitatore: a causa di tale sua capacità, spesso nelle sue emissioni canore si notano frasi e richiami propri di altre specie. A volte capita di udirlo ripetere perfino il cigolio d'una porta, il sibilo d'un aspirapolvere, il picchiettio e i trilli d'una macchina da scrivere e altri suoni del genere. Per dette ragioni è consigliabile quindi tenere lo Shama in luogo isolato e tranquillo o tutt'al più accanto ad Uccelli dotati di un bel canto, affinché imitandoli possa apportare un arricchimento al proprio repertorio (comunque già sufficientemente vario di per sé stesso e, a mio avviso, preferibile) e non invece infarcirlo di versi e suoni dall'effetto non sempre gradevole.



Come l'Usignolo, lo Shama ha l'abitudine di cantare anche durante le ore notturne. Quando canta lo Shama sta fermo, con le ali strette al corpo e la gola vibrante, mentre con lievi movimenti della coda sembra battere il tempo. Della lunga appendice caudale si serve del resto anche per meglio manifestare la propria ir-
ritazione allorché qualcosa lo turba: la solleva di scatto e poi lentamente la riabbassa, emettendo nel frattempo un aspro « tec-tec » allarmato e al tempo stesso palesemente minaccioso.

Superato il periodo di acclimatazione, sopporta con sufficiente disinvoltura i cambiamenti di stagione; d'inverno, tuttavia, è preferibile non lasciarlo ove la temperatura possa scende sotto lo zero.
Vivace e scaltro, è in grado di apprezzare le attenzioni di chi lo ospita, arrivando a salutarne la presenza con festosi trilli e ad andare a prendergli direttamente dalle dita, senza alcun timore, una tarma della farina o qualche altra leccornia.
Non altrettanto socievole è invece nei confronti dei suoi simili, siano essi della sua stessa specie o di specie diversa: particolarmente pericolosa è la convivenza con Uccelli di taglia inferiore alla sua, soprattutto se lo spazio a disposizione non è molto. Ad evitare inconvenienti è quindi sempre consigliabile tenerlo in una gabbia tutta per sé (preferibilmente del tipo a cassetta e lunga non meno di un'ottantina di centimetri) o al massimo in una grande voliera con specie di taglia più o meno simile alla sua e capaci all'occorrenza di difendersi dalle sue prepotenze (ad esempio, Bulbul, Verdin fronte dorata, Tordo, ecc.). Si mostra turbolento e litigioso pure verso la propria femmina, tanto che, come vedremo più avanti, chi desiderasse mettere insieme una coppia per tentarne la riproduzione, deve prendere alcune precauzioni.
Per quel che concerne l'alimentazione, si somministri pastone per insettivori, frutta, bacche, tarme della farina (4 o 5 al giorno, non di più), uova di formica, insettucci d'ogni genere e loro larve; volendo, al pastone si potrà aggiungere dell'uovo sodo e anche carne magra cruda e macinata.

Di tanto in tanto, come leccornia, si offra qualche pinolo, un po' d'uva passa, pezzettini di fichi secchi, ecc.

Perché lo Shama mantenga in belle condizioni la sua lustra livrea, è indispensabile concedergli la possibilità di farsi regolarmente il bagno. Se allevata conformemente alle norme sopraddette, questa specie si dimostra assai longeva, essendosi dati casi di soggetti vissuti in cattività addirittura per oltre 25 anni: la vita media, comunque, si aggira sulle 15 primavere, che è pur sempre una bella età!

La riproduzione domestica è possibile: per ottenere risultati migliori e senza difficoltà eccessive, è tuttavia consigliabile poter disporre d'una voliera esterna di almeno m. 4 x 2, fornita di vegetazione e suscettibile, tramite un opportuno divisorio, di separazione in due scomparti. Quest'ultima precauzione è necessaria per consentire ai due riproduttori di familiarizzare, evitando al tempo stesso che l'iniziale violenta irruenza del maschio nei confronti della femmina possa provocare incidenti gravi, talvolta addirittura mortali.

La coppia andrà messa nella voliera ai primi di maggio e il divisorio dovrà essere tolto solo quando i tentativi di approccio della coppia denoteranno l'avvenuto affiatamento.
Per la nidificazione, pur essendo in grado di costruirsi da sé il nido, è preferibile fissare tra i cespugli una cassettina di legno semiaperta sul davanti; come materiale per i lavori di imbottitura e di rifinitura, si mettano a disposizione radichette sottili, muschio, pagliuzze e sfilacce varie.

L'accoppiamento avviene di solito nelle prime ore del mattino.

Generalmente vengono deposte 4-5 uova grigio-verdine e punteggiate di rosso-bruno, la cui incubazione è compito esclusivo della femmina. La schiusa avviene 12-13 giorni più tardi: da questo momento bisognerà aumentare considerevolmente le razioni di prede vive, cercando però di non abusare nella somministrazione delle tarme, che essendo un cibo assai eccitante potrebbero riaccendere il focoso temperamento del maschio, con gravi conseguenze sia per la prole sia per la compagna. Per garantire ai riproduttori una sufficiente varietà di insettucci, alcuni allevatori hanno più volte fatto ricorso all'allevamento in libertà controllata, ottenendo risultati quasi sempre lusinghieri.
Se tutto procede bene, dopo circa 12 giorni i piccoli sono in grado di abbandonare il nido e un mese più tardi raggiungono la completa indipendenza; a questo punto andranno separati dai genitori, sia per evitare che il padre li aggredisca, sia per consentire alla coppia, se lo desidera, di intraprendere una seconda covata.
Quanto all'ibridazione, tentativi in tal senso finora si sono avuti soltanto con il congenere Copsychus saularis, noto a noi con il nome di Merlo Dyal, ma nonostante l'avvenuto accoppiamento non è mai nato alcun ibrido.
Paolo Eoli
(« Giornale degli Uccelli u - 1973).


Una femmina di Shama mentre imbecca un Cuculo della Malaysia