Siamo arrivati alla vera e propria domesticazione del cane, quindi secondo molti studiosi a circa 10-13 mila anni avanti Cristo, anche se recenti ritrovamenti nel sito di Predmosti, in Moravia, regione nel sud della Repubblica Ceca, risalenti all'Alto Paleolitico, cioè tra i 28 mila e i 22mila anni fa, hanno portato alla luce i resti di tre animali sepolti che assomigliano ai moderni cani. Non è escluso anche che alcuni cuccioli di lupo siano stati adottati dagli uomini primitivi, magari come giocattoli per i loro bambini, e che poi siano divenuti membri dei vari gruppi umani e partecipi della vita comune. La cosiddetta "frontiera lupo-cane" non è stata ancora scientificamente individuata, e non è stato trovato il luogo dove questo passaggio è avvenuto.
E' considerata probabile l'ipotesi che, nella lenta evoluzione dei cànidi, in più parti del globo siano avvenute mutazioni che hanno portato al Canis familiaris, il quale, secondo le indagini dei paleozoologi, sembra apparire prima nell'Europa centrale e poi nel Vicino Oriente. Un aspetto importante che ha guidato l'integrazione dei lupi nel contesto umano è quello detto "distanza di fuga", che segnala fino a che distanza un soggetto selvatico permette all'uomo di avvicinarsi. Altro fattore essenziale è costituito dalla "docilità", ossia dalla capacità di convivere con gli esseri umani, specie i bambini, senza divenire pericoloso; quindi, come sostengono R. e L. Coppinger, "l'addomesticabilità precede l'addomesticamento". Dobbiamo ricordare che tutte le teorie sull'evoluzione del cane e dell'uomo, come anche d'altre specie viventi, si basano, di fatto, su di un numero limitato di reperti accertati, e questo rende complessa e difficoltosa la possibilità di ricostruzione degli eventi. La dottrina che spiega con l'evoluzione delle varie specie il fatto che tutto ciò che esiste ha raggiunto le forme che noi conosciamo non riesce a chiarire molte cose. Soprattutto non può spiegare perché in tutti i musei del mondo, dai più grandi ai più piccoli, sono conservati e mostrati al pubblico dei visitatori innumerevoli scheletri di dinosauri di tutte le forme e le dimensioni. Sono centinaia, come sono centinaia i reperti di fossili di tutte le epoche, anche delle più remote; e le tracce di piccoli animali marini risalenti a centinaia di migliaia di anni fa si trovano un po' ovunque sulla Terra: dalle cime dei monti alle pianure. Dell'uomo esistono solo pochi reperti ossei e non di tutti si hanno certezze.
Accomunati nel mistero delle loro origini, anche i cani non hanno lasciato in tempo preistorico tracce che possano far luce sugli eventi, tant'è che i ricercatori e gli studiosi hanno elaborato teorie e formulato ipotesi, giungendo anche a descrivere questi antichi esseri partendo da dati obbiettivamente molto limitati. Se vogliamo seguire in modo scrupoloso l'insegnamento di Galileo Galilei (1564 - 1642) che prevede tre livelli di credibilità per accettare scientificamente una teoria, nello studio di alcune specie viventi ci troviamo di fronte a ricostruzioni e supposizioni che presentano più di una lacuna. Vediamo cosa Galileo Galilei considerava accettabile da una mentalità scientifica.
Per sintetizzare, Galilei ha detto in modo chiaro che qualsiasi teoria, qualsiasi ipotesi, qualsiasi esperimento deve soddisfare almeno uno dei tre cosiddetti "LIVELLI DI CREDIBILITA' SCIENTIFICA". Il Primo Livello di credibilità scientifica è quello delle prove che possono essere riprodotte a piacere dall'uomo e che la matematica può definire con formule. Vi appartengono lo studio della gravitazione, dell'accelerazione, dei campi elettromagnetici e così via: tutte cose riproducibili e spiegabili con formule matematiche. Il Secondo Livello di credibilità riguarda quei fenomeni che si propongono più volte ma non possono essere riprodotti dall'uomo: ne sono un esempio le nascite e le morti delle stelle. Accadono diverse volte, possono essere osservate, studiate e spiegate con formule matematiche, ma non possono essere riprodotte a piacere. Il Terzo Livello di credibilità è il più basso sotto il profilo scientifico, in quanto descrive fenomeni che accadono una sola volta e non sono riproducibili, ma deve sempre essere possibile spiegarli in modo preciso, devono avere prove accertate ed accertabili, e soprattutto devono poter essere spiegati in modo matematicamente inconfutabile e con teorie credibili. Ne è un esempio la nascita dell'Universo. La "teoria Evoluzionista" apparterrebbe a quest'ultimo livello di credibilità scientifica se tutti i passaggi fossero chiariti, ma non è così.

Appare il cane domestico
Abbiamo visto che le ragioni che hanno indotto i nostri antenati a tentare l'addomesticamento del lupo sono diverse, ma tutte si ricollegano a peculiari caratteristiche delle due specie, Homo sapiens e Canis lupus, che hanno trovato nella collaborazione motivo di reciproca utilità e soddisfazione. Entrambi, uomo e cane, hanno una vita sociale basata su nuclei familiari, entrambi sono "gregari", ossia vivono in gruppi nei quali vige una rigorosa gerarchia fatta da individui che comandano e da altri subordinati, entrambi hanno bisogno di comunicare, sia pure in modo diverso, con i loro simili. Per questo, il lupo ha avuto un ruolo privilegiato nel rapporto che si è instaurato con l'uomo, a differenza, ad esempio, della renna, che è stata anche lei tra i primi animali ad essere addomesticati, ma che non è riuscita ad instaurare una relazione che non fosse di passiva utilità con la nostra specie. La vera e propria domesticazione, secondo molti studiosi, ha però seguito due vie differenti. La prima, è quella che ha visto dei lupi con una maggiore propensione al "commensalismo" e una minore tendenza alla fuga gravitare attorno agli insediamenti umani cibandosi dei rifiuti. La seconda è quella che ha portato all'adozione da parte dell'uomo di cuccioli di lupo, magari abbandonati od orfani, che hanno cominciato a convivere con i nostri antenati, specie i bambini. Ciò che ha permesso di utilizzare con profitto il cane nella conduzione del bestiame è che i nostri antenati sono riusciti a inibire nei lupi addomesticati la fase finale della strategia di caccia, cioè l'aggressione. Un cane da pastore si comporta come un lupo che caccia: circonda il branco di prede, lo conduce verso un punto preciso accerchiandolo e muovendosi continuamente, ne separa alcuni esemplari. L'attacco mortale rimane però sospeso e non si verifica. E' in ogni caso accertato che 7000 anni avanti Cristo il processo di domesticazione del cane era ormai compiuto.

I reperti più significativi
Fino a qualche anno fa, l'omero rinvenuto a Erralla, in Spagna, datato circa 16000 anni fa, era considerato la traccia più antica di un cane addomesticato. Oggi questa datazione è messa in dubbio, e quindi il ritrovamento più antico è ritenuto un altro. Ecco un breve elenco dei più interessanti ritrovamenti.

- Ad Oberkassel, in Germania è stata ritrovata una mandibola che si pensa sia il più antico reperto osseo di Canis lupus familiaris. E' datato circa 14000 anni fa: quindi del tardo Paleolitico. Che si tratti di un cane domestico è stato dedotto dalla taglia mediocre e da alcune modificazioni patologiche come le diminuite dimensioni delle bolle timpaniche.
- In Germania, nella Turingia, in una località chiamata Kniegrotte, sono state rinvenute ossa varie databili a 13000 anni fa.
- Sempre risalente al Paleolitico finale troviamo i 3-4 cranî del sito all'aperto di Mezin, in Ucraina.
- Resti ossei di circa 12000 anni fa si sono trovati in diversi siti, come lo scheletro di cucciolo nel luogo di sepoltura di Ein Mallhaha, in Israele, dove il cane è sepolto assieme ad un uomo anziano.
- Sempre in Israele, nel sito Natufian di Hayonim, è stato ritrovata una sepoltura che conteneva un uomo e due cani adulti, che potrebbero essere veri cani o, quantomeno, lupi domestici.
- Ancora in Israele, a Jericho, in un ritrovamento sul Monte Carmelo, sono stati rinvenuti resti di cane con bolle timpaniche ridotte: tipica mutazione del cane domestico.
- In Giappone, a Tagara, risalenti sempre a 12000 anni fa, sono stati ritrovati dei cranî e una mandibola.
- Alla stessa epoca (12000 anni fa), risale un sito rinvenuto nel Nord dell'Iraq in una grotta situata nell'area chiamata Palegawra Cave, che risale ad un periodo di sviluppo del Medio Oriente equiparabile al Mesolitico occidentale, e che gli studiosi chiamano Cultura Natufian. In tale periodo gli uomini erano essenzialmente cacciatori, ma iniziavano a considerare la possibilità di coltivare alcune varietà di piante e divenire quindi agricoltori. I numerosi ritrovamenti fatti in Medio Oriente, fanno pensare che sia questa l'area dove il cane è stato addomesticato più precocemente e che già 12000 anni fa esso presentava le variazioni tipiche del cane domestico. Tali variazioni sono evidentemente frutto di un'azione da parte dell'uomo, iniziata sicuramente diverso tempo prima per poter essersi fissate.
- Di notevole importanza nello studio delle origini del cane domestico, sono i numerosi cranî di lupo, che presentano un muso corto, rinvenuti in Alaska, nel sito di Fairbanks, e che è datato 10000 anni fa: quindi alla fine dell'ultima glaciazione. Si tratta di cani giunti in Alaska attraverso lo stretto di Bering e già domestici.
- La più antica raffigurazione di cane che si conosca è stata ritrovata in Spagna, nella località chiamata Cueva Vieja d'Alpera ad Albacete, nella quale v'è una pittura rupestre dove è visibile un cane che aiuta un uomo che caccia grossi animali. Pare che tale pittura risalga a circa 10000 anni avanti Cristo. A partire dal periodo detto Mesolitico i ritrovamenti di resti di cani addomesticati aumentano progressivamente, e sempre più precise sono le indicazioni delle cause della morte e delle condizioni di convivenza con l'uomo.
- Risale a circa 10000 anni fa il ritrovamento di resti varî, appartenenti a cani di tipo Eskimo avvenuto nel sito di caccia detto Jaguar Cave (Idhao) negli USA.
- Molto importante è il sito di Star Carr, nello Yorkshire (Inghilterra), in cui è stato ritrovato un cranio di cucciolo domestico di circa cinque mesi e uno scheletro completo di un lupo di grosse dimensioni. Il sito risale a circa 9500 anni fa. In un altro sito poco distante (Seamer Carr), sono state trovate le vertebre del collo del cane: cosa ancora non chiarita.
- Un cranio databile a 9500 anni fa è stato ritrovato nel sito Mesolitico di Bedburg-Köningshoven, in Germania.
- Di notevole interesse è il sito di Fairbanks, in Alaska, dove sono stati rinvenuti numerosi cranî di lupi che presentano un muso corto. Il periodo corrisponde a quello della fine dell'ultima glaciazione, quindi circa 10000 anni fa, e i cani appaiono come già domestici e sono giunti in Alaska probabilmente attraverso lo stretto di Bering.
- Ancora appartenenti al periodo Mesolitico sono i ritrovamenti di Cayonii, in Turchia, e il cranio ritrovato a Maglemose, in Danimarca.

Circa 9000 anni fa inizia il periodo Neolitico, nei cui siti rinvenuti fino ai nostri giorni inizia ad esservi un numero più rilevante di reperti ossei attribuiti a cani addomesticati.
E' un momento fondamentale nello sviluppo umano. In quest'epoca i nostri avi iniziano a capire che possono sfruttare il sistema riproduttivo vegetale per nutrirsi, trasformandosi in modo definitivo da semplici cacciatori, quindi nomadi sempre alla ricerca di prede, in agricoltori, con abitudini ovviamente stanziali legate alla coltivazione dei terreni. L'allevamento del bestiame a scopo utilitario per ricavare carne, pelli, uova e latte diviene abituale; e il cane, inizialmente ammesso negli insediamenti umani come fonte di cibo e pellicce, ma anche come ausiliario nella caccia e come guardiano, diviene sempre più un collaboratore indispensabile nella ******* di prede selvatiche, nella pastorizia e nella guardia. Sempre in quest'epoca, sfruttando l'insieme di sentimenti che legano il cane all'uomo, quest'ultimo iniziò ad utilizzare il suo compagno anche in operazioni di difesa e attacco nei confronti di altri uomini. E' il primo impiego in battaglia dei cani. Tra gli animali che gravitano attorno agli insediamenti umani iniziano ad apparire i gatti che, anche se molto più indipendenti del cane, sono assai utili per eliminare i piccoli nocivi e come cibo. Dei ritrovamenti di resti ossei relativi al periodo detto Neolitico, riporterò solo i più importanti poiché, come ho detto, da questo momento diventano numerosi.
- Sulla catena montuosa chiamata Zagros, che si trova nell'Asia Anteriore e si estende dal Kurdistan al Farsistan, nel sito di Jarmo, sono stati ritrovati ben 113 frammenti di ossa appartenenti a scheletri di cani molto grossi, principalmente cranî e mandibole, risalenti al primo Neolitico, quindi circa 9000-7800 anni fa.
- Nei siti greci di Argissa Magula e di Nea Nikomedia vi sono stati ritrovamenti di resti di cani di circa 9000 anni fa.
- Possono essere fatti risalire a 8000 anni fa i resti di cani rinvenuti a Tocibara, in Giappone.
- In Cina, il paleontologo J. Olsen segnala la presenza di cranî e di una mandibola di cane ritrovati nel sito di Ci-Shan, assieme a resti del lupo cinese: Canis lupus chanco.
- Abbiamo poi la mandibola ritrovata a Sarab, in Iraq e risalente ad 8000 anni fa.
- Molto interessanti sono i resti di lupi in cattività rinvenuti nel sito di Lepenski Vir, Vlasac (Serbia) e che si fanno risalire a 8000 anni fa.
- A Hajii Firuz, in Iran, sono stati ritrovati dei frammenti di cranio e una vertebra di cane domestico che risalgono a 5500-5100 anni fa.
- A Noyen-sur-Seine, in Francia, in un sito all'aperto, sono stati rinvenuti due cranî di lupi nati in cattività datati 8000 anni fa circa.
- A Wadi Bakht, nel deserto egiziano, sono stati ritrovati una mandibola ed un femore di cani addomesticati che risalgono a circa 5300 anni fa.

Ci stiamo avvicinando al periodo detto Eneolitico, nel quale i ritrovamenti sono ancora più numerosi e dimostrano che iniziano a svilupparsi in modo preciso e sempre più caratterizzato le varie tipologie di cani, che porteranno in seguito alla formazione delle oltre 400 razze canine odierne. Ciò che appare oggi evidente è che il lupo è stato addomesticato più o meno nello stesso periodo in diverse parti del mondo, e che le molteplici specie di lupo presenti nelle varie regioni hanno dato origine ai ceppi dai quali si sono evolute le moderne razze.
Ecco una breve carrellata.
In Cina e in Mongolia, nel periodo Neolitico, sono presenti cani prevalentemente di piccole dimensioni e con il muso corto, che mostrano i segni della macellazione e quindi dell'evidente uso alimentare. Lo studioso Olsen, ha individuato in Cina resti di cani risalenti a 7000 anni fa, assieme ad un lupo di piccole dimensioni chiamato Canis lupus chanco. Verso i 6-7000 anni fa si trovano, assieme ai cani, anche altri animali, come pecore e capre, cosa che indica il passaggio di questa civiltà ad una fase di pastorizia nomade. In Giappone, nel sito di Tocibara, sono stati rinvenuti resti di cani che risalgono a circa 6000 anni avanti Cristo, assieme a quelli del Canis lupus hodophilax, che ormai è estinto da tempo. Appartengono al Neolitico dell'Europa e del Nord del continente americano il Canis lupus lupus e il Canis lupus lycaon, che grazie alle loro notevoli dimensioni e alla folta pelliccia si sono adattati molto bene alla vita in zone tanto fredde come quelle indicate, considerando anche che tale adattamento è avvenuto nel periodo glaciale o immediatamente seguente. Il Canis lupus arabs e il Canis lupus pallipes, che presentavano una taglia più contenuta e un mantello dal colore più chiaro, si sono sviluppati nel Medio Oriente e in Asia, nelle regioni del Sud e dell'Ovest. In Cina è esistito da tempi molto antichi il Canis lupus chanco, detto anche Canis lupus laniger, che è progenitore di molte razze che si sono sviluppate in questo Paese e in Oriente in genere.

E l'Italia?
Abbiamo visto che dei resti appartenenti al genere Canis e che pare risalgano all'inizio del Pleistocene, quindi circa 500.000 anni fa, sono stati ritrovati in Toscana, e sono stati chiamati per questo Canis arnensis e Canis etruscus, poiché questi reperti vennero rinvenuti nella valle dell'Arno. Per parlare di cane addomesticato in Italia bisogna attendere all'incirca il VI millennio avanti Cristo, che è l'epoca alla quale si possono far risalire i resti di cani certamente domestici rinvenuti in Puglia. Si tratta di ritrovamenti che possono essere datai 5300-5100 anni avanti Cristo, quindi al Neolitico. Probabilmente questi cani sono giunti nel nostro Paese dall'Anatolia o dai Balcani al seguito delle popolazioni nomadi che giunsero in Puglia e v'introdussero, verosimilmente, oltre al cane anche capre e pecore, delle quali non si hanno tracce selvatiche in Italia in epoche precedenti. L'archeozoologo A. Tagliacozzo fa notare come in Puglia, nel periodo Neolitico, fosse prevalente l'allevamento piuttosto che l'attività venatoria, e questo induce a ritenere che le tecniche d'allevamento siano state portate nel Sud dell'Italia da popolazioni forse giunte, come detto, dall'area egeo-balcanica. Che i resti ossei rinvenuti nei siti pugliesi appartengano a cani domestici è dedotto dalle modificazioni morfologiche che sempre accompagnano il processo di addomesticamento del cane, come la riduzione della taglia e l'accorciamento del muso. Questi due principali mutamenti nella struttura dei cani che hanno subìto da lungo tempo l'evoluzione allo stato domestico, per alcuni studiosi sono dovuti al peggioramento del regime alimentare, che nel corso dei millenni ha influito sul corretto processo di sviluppo fisico indispensabile negli animali selvatici. Tornando ai siti neolitici della Puglia, dei quali tra i più importanti troviamo quelli di Santa Tecchia, Rendina e Scamuso, tutti i resti di cani ivi ritrovati mostrano gli inconfondibili tratti della domesticazione, la loro presenza è percentualmente limitata, e sono reperibili assieme alle ossa d'altri animali allevati, come le pecore e le capre. Nei ritrovamenti di Rendina appare evidente che il cane era utilizzato anche come cibo. A Scamuso, dove sono molto numerosi i resti di ovini e caprini, appaiono in quantità maggiore anche le ossa di cani addomesticati, cosa che fa ritenere che la loro utilizzazione fosse legata alla pastorizia. Ritrovamenti molto numerosi di resti di cani addomesticati sono stati fatti a Cala Colombo, sempre in Puglia. Si pensa che questo alto numero di reperti sia da attribuire all'uso funerario della grotta nella quale tali ossa sono state rinvenute. Sempre in Puglia, nell'Età dei Metalli (quindi circa dal 4000 avanti Cristo), che comprende il periodo detto del Bronzo e quello del Ferro, l'allevamento del bestiame diviene sempre più specializzato, e con questo anche quello del cane, che si trasforma da aiutante nella caccia a custode e conduttore del bestiame. Nel periodo Neolitico, abbiamo visto che il cane addomesticato aveva progressivamente diminuito le sue dimensioni. A partire dall'Età del Bronzo esso presenta una prima e sempre più accentuata differenziazione razziale e dimensioni maggiori. Nell'Età del Ferro la sua struttura diviene ancora più forte e grande. Inizia così, tra il V e il II millennio avanti Cristo (Età del Bronzo), il lento ma continuo processo di diversificazione del cane addomesticato, che porterà alle oltre 400 razze canine oggi riconosciute e all'infinità di soggetti meticci esistenti.

Le razze canine
Vediamo ora brevemente come si è giunti alla nascita delle razze canine esaminando le teorie relative al loro sviluppo, i ceppi più importanti e le linee evolutive. Prima di parlare di razze come oggi noi le intendiamo - cioè di individui con medesimi aspetti morfologici e caratteriali e con la stessa predisposizione a svolgere determinati compiti - bisogna ricordare che nella primitiva selezione i criteri adottati erano quasi esclusivamente utilitaristici, e per questo tenevano conto solo dei benefici che determinate caratteristiche potevano portare. L'inizio dell'evoluzione delle razze da lavoro vede svilupparsi due tipi di cani; quelli non specializzati, che sono frutto dell'ambiente naturale nel quale vivono, e quelli specializzati, che derivano da soggetti della categoria prima descritta che presentano però alcune specificità di comportamento e struttura che li rendono particolarmente adatti a svolgere determinati compiti. I meccanismi che hanno portato alla nascita delle razze odierne, per la genetica, dovrebbero essere i seguenti. Come sempre accade in natura, avremo prima una selezione naturale, che permette solo agli individui meglio adattati all'ambiente nel quale vivono, sia per motivi biologici sia per ragioni caratteriali, di sopravvivere e riprodursi. Per esempio, il cane che viveva in un villaggio primitivo, se aggressivo, aveva poche possibilità di sopravvivenza perché sarebbe stato subito eliminato. Esiste poi la tendenza a mutazioni naturali, che sono variazioni del patrimonio genetico che conducono a tipi particolarmente adatti a determinati ruoli o ambienti. Ne sono un esempio i cani addomesticati, che presentano variazioni nella struttura del cranio o nella taglia dovute forse alle mutate condizioni alimentari; oppure le specie che modificano il colore del mantello, la lunghezza del pelo o la taglia per adattarsi alle condizioni ambientali. Quando l'uomo s'è accorto che certi caratteri permettevano al cane di svolgere meglio determinate funzioni, avendo notato che se entrambi i genitori presentavano tali caratteri questi si riproducevano con maggiore frequenza nella prole, ha cominciato ad operare una selezione mirata, agendo sugli accoppiamenti e utilizzando prevalentemente soggetti con determinate peculiarità fisiche o di carattere. Altra variabile che investe l'evoluzione delle razze canine è quella detta deriva genetica: termine con il quale si indica la fluttuazione che, in modo apparentemente casuale, conduce una popolazione di individui a divenire, senza apporto di nuovi soggetti, omogenea. E' il caso delle specie viventi che si sviluppano in ambiti ristretti dove, entro un certo periodo, ciascun componente del suo gruppo presenta uguali caratteri. Nella fase iniziale della domesticazione si sono anche avuti con ogni probabilità, come hanno dimostrato gli studi sul DNA mitocondriale, immissione di sangue di lupi ancora selvatici in soggetti già addomesticati. E' chiaro che le tribù che vivevano in Africa hanno preferito soggetti dal pelo raso, con grandi orecchie, gambe lunghe e molto svelti, per riuscire a *******re una selvaggina che andava predata contando sulla vista e sulla velocità; mentre le popolazioni del Nord dell'Europa avranno notato che cani di grandi dimensioni, con pelo abbondante, orecchie piccole e colori mimetici avevano maggiori possibilità di sopravvivere e servire (le dimensioni delle orecchie sono importanti perché queste hanno funzione termoregolatrice). Non si possono inseguire tutte le ipotesi e le teorie relative allo sviluppo delle razze, ma possiamo tentare di riassumere un quadro generale di base. Da semplici commensali che gravitavano attorno agli insediamenti umani, gli esemplari di cane semi addomesticato più socievoli e con minor tendenza alla fuga all'avvicinarsi dell'uomo iniziarono a convivere con gli esseri umani all'interno dei loro villaggi, e furono utilizzati come nutrimento e fornitori di pellicce, collaboratori nella caccia e guardiani. Quindi, il primo tipo addomesticato, essendo parente strettissimo del lupo, aveva caratteristiche ovviamente lupoidi, e ha fornito i primi soggetti di cani cacciatori e pastori. Sfruttando la tecnica di caccia del lupo - che riunisce e conduce una preda singola o un gruppo verso altri lupi che attendono per aggredire - l'uomo è riuscito nei secoli a bloccare l'impulso finale all'aggressione, e ha utilizzato la parte iniziale nella quale istintivamente i lupi sospingono le prede, e queste si compattano nel branco per proteggersi, trasformando il cane addomesticato in conduttore di bestiame: inizialmente probabilmente renne; come ho già detto anche il naturalista francese George-Louis Leclerc, conte di Buffon, ritiene che il capostipite di tutti i cani moderni sia il cane da pastore, poi modificatosi a causa della selezione attuata dall'uomo. Un antichissimo filone, dal quale discendono molte razze canine, è quello dei cani impiegati nella caccia, specialmente i soggetti di tipo levriero, che per alcuni studiosi rappresentano la più antica forma di cane selezionato dall'uomo. Esistono, infatti, reperti ritrovati nel Kurdistan iraniano, risalenti al VI millennio avanti Cristo, che raffigurano cani di tipo levriero. Ugualmente numerose sono le tracce, a partire da 4000 anni prima della nostra Era, di levrieri sia in Iraq sia in Egitto, dove il levriere compare in molti dipinti e bassorilievi (assieme a cani a gamba corta di tipo "bassetto") ed è addirittura presente mummificato in numerose sepolture. Il cane era tenuto in grande considerazione in Egitto, e il Dio Anubi, che per gli egiziani accompagnava le anime dei defunti nel trapasso, era rappresentato con la testa di cane. Fu perfino eretta dagli egiziani una "Città dei cani": Cynopolis, dove furono sepolti mummificati migliaia di cani. Alcuni studiosi, tra i quali E.C. Keller, ritengono che i levrieri discendano dal "Caberu" (l'etiopico "Canis simensis") e che si siano formati in Egitto in diverse varietà; ma molti altri sostengono che le origini delle varie tipologie di levrieri siano diverse, e che quelli europei discendano dal "Canis familiaris leinerii", mentre quelli orientali derivino dal cane pària indiano. Altra tipologia caratteristica che s'è formata in tempi molto remoti è quella dei Molossoidi.

E' stata per molto tempo - e per qualche ricercatore lo è ancora oggi - opinione comune che i cani con caratteri molossoidi siano originari del Tibet e che discendano dai grossi lupi che erano numerosi in quelle regioni. Secondo molti studiosi, del Mastino del Tibet esistevano due versioni: una pesante, che viveva alle alte quote, e una più leggera, che era diffusa in tutta l'area a più bassa altezza. Dalla versione pesante sarebbero discesi i cani da montagna, che presentano taglia notevole e mantello di pelo lungo, mentre dai soggetti più leggeri sarebbero derivati i molossoidi di media mole, che nelle aree più calde, per adattarsi al clima, avrebbero mutato il mantello trasformandosi in soggetti a pelo corto. Sia i soggetti giganti, sia quelli di taglia media e dal pelo corto si sarebbero poi diffusi fino alle regioni Mesopotamiche e ai Balcani. Di fatto, però, non esistono tracce dell'esistenza in epoca neolitica di cani con tali caratteristiche nelle regioni del Tibet, e questo ha indotto altri studiosi, tra i quali il Leyard e Pierre Mégnin, a formulare una diversa ipotesi. Secondo questa tesi, cani di grande mole, pelo corto e testa imponente si sarebbero formati nelle regioni a Nord dell'Africa, specie quelle del deserto libico ed egiziano: ma anche i Sumeri avevano in tempi più o meno simili un molosso molto rinomato e raffigurato. Bisogna ricordare in questo caso che, secondo gli studiosi, fino ad un migliaio di anni avanti Cristo le terre del Medio Oriente presentavano anche foreste e non erano prevalentemente desertiche come oggi. La più antica rappresentazione di un cane di tipo molossoide è una statuina fittile (terracotta) datata 5630 anni fa, rinvenuta nel sito Tadrart Acacus, nel deserto libico D'epoca di poco seguente è il pettine in avorio del periodo Predinastico medio, quindi risalente al 3400 avanti Cristo, oggi conservato al Metropolitan Museum of Art di New York, dove sono raffigurati dei cani di tipo certamente molossoide. Molto importante e antico è anche lo scettro risalente al periodo Predinastico tardo rinvenuto a Hierakonpolis, dove sonno effigiati in fasi alterne leoni e molossi, rappresentati con dimensioni quasi uguali. Ancora un eccezionale reperto, solo un po' più recente, è il coltello di "Gebel el-Arak", ritrovato nella Valle dei Re in Egitto - che risale al 3000-3100 avanti Cristo - dove sono raffigurati degli animali, uno dei quali è certamente un molosso. Non sono rare nel periodo risalente al terzo-quarto millennio prima della nostra Era le raffigurazioni di cani di tipo molossoide che sono giunte fino a noi: cosa che sembrerebbe avvalorare la tesi di origini Medio Orientali per questa tipologia. Non manca nemmeno chi ha ipotizzato per i molossoidi un'origine anche nordeuropea, ritenendoli discendenti, per quanto riguarda il nostro continente, da grossi lupi artici, ma di questa tesi non vi sono dimostrazioni. La quarta forma che s'è andata fissando nel tempo e che ha trasmesso le sue caratteristiche ad una foltissima schiera di discendenti è quella del segugio.
Pare accertato che, come fanno rilevare William Tschudy e il Keller, le prime raffigurazioni di cani con caratteristiche tipiche del segugio - tra le quali la struttura snella ma non da levriere e le orecchie pendenti su di una testa non grande come quella dei molossoidi - siano quelle che appaiono nel già citato centro egiziano di Hierakonopolis, circa 3000 anni avanti Cristo. Alcuni ricercatori, tra i quali il tedesco T. Studer, sostengono invece che i segugi si siano formati in Europa, e discendano dal Canis familiaris intermedius, che essi considerano l'antenato di tutti i cani con le caratteristiche braccoidi. Per altri studiosi, tra i quali il già citato William Tschudy, i segugi potrebbero essersi formati sia in Europa sia nella Valle del Nilo; e per altri i segugi africani, derivati dai levrieri, forse sono giunti in Europa e qui vi hanno preso un indirizzo evolutivo diverso. Si rimane, come spesso accade quando si parla di cani, nel campo delle ipotesi, e gli studiosi non sono ancora riusciti a trovare risposta agli interrogativi che investono lo sviluppo delle razze canine. Dai primitivi soggetti con caratteristiche di segugio discendono, oltre ai segugi oggi esistenti in tutto il mondo, anche i braccoidi, i soggetti a gamba corta specializzati nella caccia (bassetti) (che però abbiamo visto erano già conosciuti in epoca egizia) e i retriever. Sono nate così le razze che Pierre Mégnin - perfezionando una catalogazione già elaborata verso il 1800 da un altro illustre naturalista francese, Georges Cuvier - nel 1897 raggruppò in quattro fondamentali tipologie di cani: i lupoidi, i graioidi, i molossoidi e i braccoidi. Dall'incrocio voluto od occasionale tra queste varietà sono derivate tutte le razze che oggi noi conosciamo e che hanno acquisito di volta in volta le tipologie di ciascun gruppo d'appartenenza o dei suoi incroci. Abbiamo così, ad esempio, il Cane da pastore Tedesco e il Dobermann nei lupoidi, il Pharaon Hound e il Levriero Inglese nei Graioidi, il Mastino Napoletano, il Boxer e il Bulldog nei molossoidi; il Segugio dell'Istria a Pelo raso, il Bracco Italiano, il Bassotto e il Dalmata nei braccoidi. La catalogazione delle razze canine non è però sempre semplice, e spesso le varie tipologie si sono mischiate e associate, dando vita a sottogruppi di cani che presentano alcuni caratteri di un gruppo e alcuni di un altro.
Esistono quindi anche il Bull Terrier e il Bovaro delle Fiandre nei molosso-lupoidi, il Bedlington Terrier e il Dandie Dinmont Terrier nei lupo- braccoidi, il King Charles Spaniel e lo Spaniel Giapponese nei molosso-braccoidi, e alcuni incroci che certamente sono stati fatti tra molossoidi e graioidi (levrieri) in epoche passate, che pare abbiano portato a cani costruiti come gli odierni Alani o i Levrieri Irlandesi. La storia del cane non è ancora finita, e finché esso vivrà in simbiosi con l'uomo sarà costretto a subirne l'influenza, che fin dagli albori della collaborazione lupo-uomo ha inciso in modo determinante e non sempre favorevole al suo sviluppo.
Perché la verità è che noi uomini in tutta la nostra storia non siamo stati in grado i ricambiare il nostro più grande e fedele amico con una moneta non si dice uguale, ma almeno simile a quella con la quale lui ci ha arricchito e continua ancora ad arricchirci; incurante delle sofferenze, delle delusioni, degli abbandoni e delle atrocità che alcuni di noi anche oggi non fanno altro che infliggergli.

Umberto Cuomo
http://www.cinofiliaeculturacinofila...htm?articolo=7


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