Il nuovo editoriale dal titolo ""PASSIONE ARRICCIATI "" - a disposizione gratuita dei nostri soci e simpatizzanti, nell'apposita sezione Editoriali dell’A.O.E.
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Discussione: Cous Cous

  1. #21
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    Vedi Patanè che, come si suol dire, casca l’asino? Quanti allevatori possono permettersi un «un frigo a pozzo industriale» in allevamento? Quanti allevatori, allevando 100 coppie, non prendono in considerazione i costi (considerevoli) di tale allevamento?

    La maggior parte di noi il pastone lo acquista in negozio, appena gli capita, o ne viene a conoscenza, passa al cous cous, i rimasugli che si avanzano in casa non si buttano anche perché, con i tempi che corrono, un occhio a costi – ricavi lo devi sempre avere. E’ finita l’era che un allevatore con il suo lavoro ingrassava commercianti, negozianti, ditte del settore e mediatori. E lui ci perdeva un sacco di soldi.

    La gente è cambiata. Si è resa conto, che una condizione del genere non può proseguire. Nessuno alleva per soldi, ma almeno le spese a fine anno le devi portare a casa. E in questo contesto la correlazione entrate - uscite è importante.

    L’immagine bucolica raccontata spesso sulle pagine di I.O. dell’allevatore che alleva per regalare i suoi soggetti a bambini, novizi, anziani e infermi, fa parte del passato. Anche se, comprensibilmente dal loro punto di vista, molte persone sono propense a riproporla sempre e comunque. E le eccezioni confermano la regola. Sto parlando, si capisce, da allevatore. Per gli appassionati, gli amatori le considerazioni sono diverse. Ma mi fermo qui perché mi sto accorgendo di uscire fuori dal seminato.

  2. #22
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    Quote Originariamente inviata da giuseppe valendino Visualizza il messaggio
    Vedi Patanè che, come si suol dire, casca l’asino? Quanti allevatori possono permettersi un «un frigo a pozzo industriale» in allevamento? Quanti allevatori, allevando 100 coppie, non prendono in considerazione i costi (considerevoli) di tale allevamento?

    La maggior parte di noi il pastone lo acquista in negozio, appena gli capita, o ne viene a conoscenza, passa al cous cous, i rimasugli che si avanzano in casa non si buttano anche perché, con i tempi che corrono, un occhio a costi – ricavi lo devi sempre avere. E’ finita l’era che un allevatore con il suo lavoro ingrassava commercianti, negozianti, ditte del settore e mediatori. E lui ci perdeva un sacco di soldi.

    La gente è cambiata. Si è resa conto, che una condizione del genere non può proseguire. Nessuno alleva per soldi, ma almeno le spese a fine anno le devi portare a casa. E in questo contesto la correlazione entrate - uscite è importante.

    L’immagine bucolica raccontata spesso sulle pagine di I.O. dell’allevatore che alleva per regalare i suoi soggetti a bambini, novizi, anziani e infermi, fa parte del passato. Anche se, comprensibilmente dal loro punto di vista, molte persone sono propense a riproporla sempre e comunque. E le eccezioni confermano la regola. Sto parlando, si capisce, da allevatore. Per gli appassionati, gli amatori le considerazioni sono diverse. Ma mi fermo qui perché mi sto accorgendo di uscire fuori dal seminato.
    Vedi Giuseppe, quello che dici è sacrosanto se analizzi l'allevamento da un punto di vista economico.
    Io, invece, volutamente, lo svoglio svincolare da queste argomentazioni.
    Non è questione di frigo a pozzo(peraltro pagato 200 euro da un discount che cambiava modello) ma di filosofia di allevamento.
    A mio parere, un allevatore deve essere un appassionato e un amatore.
    Un allevatore, come mi pare lo intenda tu, è una persona che ha fatto del suo hobby un lavoro, un'impresa che deve come minimo andare in pareggio di bilancio.
    Se io non potessi tenere i miei uccelli al meglio perchè finanziariamente non ce la facessi, calerei il numero delle coppie o il tipo di uccelli.
    Per me, come per tutti noi, l'allevare uccelli è e deve rimanere un hobby, come la fotografia, il modellismo, etc. Per definizione un hobby non porta ricavi, è solo un modo di passare il tempo facendo un'attività che ti piace.
    Quando avevo la passione delle foto (ormai qualche decennio fa) scattavo solo quando ragranellavo i soldi per la pellicola e lo sviluppo.
    Allevare uccelli non deve, sempre a mio parere, scontrarsi con interessi economici personali, altrimenti diventa un altro lavoro e già io passo 10 ore al giorno al lavoro.
    Chiaro che la cessione dei soggetti o il risparmio dei materiali ti può permettere di ammortizzare un pò i costi di gestione dell'allevamento ma, a mio parere, non può essere l'interesse primario e porsi in contrapposizione al benessere degli animali che accudisco.
    Poi, come al solito, ognuno è libero di fare quello che vuole in casa sua...grazie al cielo.

    Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere!
    R.N.A. SV527

    R.A.E. FEO 0001

  3. #23
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    La nostra base (gli allevatori intendo) è costituita in gran parte da pensionati, giovani, operai, impiegati a mille (quando va bene) euro al mese. Nelle nostre fila difficilmente troverai il Briatore, l’avvocato, o il Primario della situazione.

    Con i tempi che corrono, tutte queste persone, non si possono più permettere, come invece succedeva in passato, di allevare perdendoci un sacco di soldi.Prima lo si capirà (negozianti, ditte del settore e affini) meglio sarà per tutti.

    Fino a quando non è entrata in scena l’aviaria, bene o male, ci si arrangiava. Il "blocco" non avevi problemi a cederlo. E, alla Orietta Berti, finchè la barca va la si lasciava andare. Anche se già allora alcune cose non quadravano.

    Dopo lo tsunami aviaria è cambiato tutto. In negozio i prezzi dei prodotti sono sempre più alti. Ma quando vai a vendere gli uccelli, i negozianti, sembra quasi ci facciamo un favore a comprarli (il prezzo poi è fermo da 12 anni). E' chiaro che noi allevatori siamo corsi ai ripari. Non possiamo non vederle certe cose.

    La generazione è cambiata e non è più come una volta quando,
    - interessatamente – si faceva vedere alla gente il sole a mezzanotte, la luna a mezzogiorno. Intendiamoci: sono abilissimi a chiamare le cose con un nome diverso da quello reale per nascondere la realtà. Ma, come si dice a Roma «le chiacchiere stanno a zero.»

    Oltretutto non sono assolutamente convinto che chi, per dire, fornisce i biscottini per bambini (così tanto ricchi di ferro) tiene conto del benessere dei suoi uccelli, invece chi fornisce cous cous, magari asciugato con il pane secco raffermo, no.

  4. #24
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    Quest' anno convinto dagli articoli di Giuseppe e dall'esperienza di alcuni amici allevatori, ho allevato col cous cous. Per un buon periodo tutto bene, poi a maggio e' successo un po' di casino: Praticamente a Torino tra maggio e i primi di giugno ha piovuto in continuazione, nel mio allevamento c'era un' umidita' spaventosa, dimenticavo un pezzo di mela sul tavolo e lo trovavo ammuffito! Io vado in allevamento al mattino alle 7 e poi ci torno all' uscita del lavoro intorno alle 18, e cosi il cous cous inevitabilmente umido credo mi sia ammuffito, e mi si e' piantato quasi tutto l' allevamento: ho perso una ventina di novelli gia' in voliera e buona parte delle nidiate in corso. Quando mi sono accorto del problema (abbastanza per tempo) con un cambio di alimentazione, nel giro di un paio di settimane ho rimesso in ordine la situazione, ma la frittata era fatta. Io ho incolpato il cous cous, ma cosa ho sbagliato? Fa un po' ridere dopo 40 anni di allevamento fare ancora simili cappelle, ma... Se non altro l' esperienza mi ha aiutato a limitare i danni.
    Ciao
    guido

  5. #25
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    In questo caso, per limitare i danni, dovevi - a mio parere - rendere meno umido il cous cous "asciugandolo" con pastone secco, farina di mais, pane raffermo. Io metto sempre nel cous cous del pastone secco. Anche se faccio in modo di prepararlo sempre con meno acqua possibile, tendo sempre - ripeto - a renderlo meno umido possibile. Ma la stessa cosa, intendiamoci subito, vale per il pastoncino. Il concetto non cambia.

    In ogni modo devi concentrarti sulla causa (troppa umidità in allevamento) piuttosto che sugli effetti.

  6. #26
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    Quote Originariamente inviata da giuseppe valendino Visualizza il messaggio
    In ogni modo devi concentrarti sulla causa (troppa umidità in allevamento) piuttosto che sugli effetti.
    Se il locale è chiuso perchè non utilizzare un deumidificatore??
    Ciao.
    Gianluca



  7. #27
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    Io ne metto sempre una quantità che viene consumata in poche ore. Quando torno a casa dal lavoro, la sera, trovo sempre le vaschette lucide. In inverno, avendoli tra l'altro sul balcone, il rischio di trovarlo umido c'è, ma difficilmente fa la muffa con temperature basse. Bisogna saper dosare la quantità osservando quanto ne consumano, considerando che ogni esemplare ne mangia dosi diverse da altri. Io, poi, lo preparo sempre in modo che non sia troppo umido, appiccicoso: i granelli di cous cous devono rimanere divisi senza formare una pappa compatta, pur rimanendo morbidi.
    Per quanto riguarda costi o gestione dell'allevamento, io la penso come Enzo e guardo il lato "romantico" piuttosto che quello economico-produttivo, ma sono pienamente consapevole che ci possano (o debbano addirittura) essere persone che ne hanno fatto una fonte di reddito o di sostentamento. Tuttavia, in questo caso, io non noto una contrapposizione, perché ritengo che ottimizzando la produzione di pastone al cous cous (come fa Enzo che ne surgela grosse quantità) in una volta e conservandolo si eviti di dover perdere tempo quotidianamente o quasi. I costi sono minori e questo va a vantaggio di chi alleva 2 coppie come di chi ne alleva 200. L'unico elemento su cui, a mio parere, si dovrebbe discutere è se qualitativamente sia migliore o no rispetto ai pastoni commerciali (casi particolari a parte). Le esperienze mie personali e le decine di quelli con cui in questi ultimi anni ho avuto modo di discuterne mi dicono che, se ben preparato, il cous cous dà ottimi risultati e, inoltre, si può adeguare la ricetta ai vari periodi dell'anno e alle varie fasi dell'allevamento.
    Come dice giustamente Giuseppe, aggiungere pangrattato a costo praticamente zero non fa altro che renderlo ancora più conveniente e, in fondo, è quello che fanno le industrie facendocelo pagare abbastanza (il famoso ingrediente "prodotti di panificio"). E' chiaro che ci sono casi particolari in cui l'industria alimentare ornitologica produce pastoni per specie difficili che non si riuscirebbe a produrre in casa, ma per il 90% degli allevatori questo è un discorso che non li riguarda.
    Concludo riconoscendo che chiunque, chiaramente, prende la strada che vuole, ma con un po' di cultura ornitologica e con il confronto tra le varie posizioni di diversi allevatori si può arrivare alla conclusione che il vantaggio nell'uso del cous cous è una realtà di cui bisogna tener conto e che la "lotta" al caro prezzi si può fare anche con un piccolo impegno da parte nostra, sperando che poi le industrie recepiscano il messaggio...


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  8. #28
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    Contro l' umidita' di quel periodo non c'era proprio nulla da fare, io poi le voliere le ho all' aperto...Il cous cous era allungato con pane grattato. Se devo essere sincero nelle mie valutazioni ho pensato che probabilmente sarebbe successo anche col pastone tradizionale che io ammorbidivo con uovo ecc. Forse era una situazione anomala eccezionale contro la quale non c'era nulla da fare, io almeno ho pensato cosi'.
    Ciao
    Guido

  9. #29
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    Io ho provato varie volte il cous cous inumidito con l aggiunta di miele,integratori,uova ,piselli e germinati,ma non è mai stato apprezzato,mangiavano il resto ma non il cous cous.Da 2 anni lo uso solo per asciugare piselli ,uovo e germinati,mettendone una piccola quantità secco,funziona perfettamente e anche le mangiatoie rimangono pulite e asciutte.Non ho mai usato quello ornitologico,ma è chiaro che avendo sostanze aggiunte costa più che quello tradizionale,ma sarà anche più nutriente.Metto invece sempre a disposizione il pastoncino secco che allungo con pane,biscotti "oro s...", pinoli tritati e un po di integratore vitaminico e minerale. ::-°°-

  10. #30
    Cristiano Ferrari
    Guest

    Anche io l'ho provato (piu' che altro per sfizio) e non l'hanno neanche calcolato.
    Io modifico un pastone secco del commercio,arrivo a oltre il 20% di proteine e va benissimo,inoltre mi fa risparmiare tempo.
    Per stimolare l'imbecco non c'e' niente di meglio di erbe e frutta,il cous cous lo lascio agli extra///;;///;;///;;

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