Salve a tutti, da due mesi circa sto somministrando la Pimpinella minor ai miei cardellini, notando che ne vanno veramente ghiotti fino ad arrivare a litigare per chi deve mangiarsela, avevo una femmina con addome arrossato e gonfio (curata perchè colpita da coccidiosi) e posso dire che da quando mangia questa pimpinella è ritornata in splendida forma con un ventre chiaro e sgonfio. Su internet ho trovato poche informazioni tra cui questo che vi allego (preso da tusciaintavola.tusciamedia.com), l'ho comprata perchè non riuscivo a trovare la vera pimpinella (pimpinella anisum) ovvero l'anice comune o verde, da dare sempre ai cardellini ma devo dire che questa mi stando dei bei risultati e c'è da dire che rispetto all'anice questa è una perenne e quindi averla disponibile tutto l'anno mi sembra un'ottima cosa. C'è qualcuno che la utilizza o che ne conosce proprietà dettagliate?
Un saluto.

È una pianta selvatica conosciuta scientificamente come Sanguisorba minor = Poterium sanguisorba) e detta anche pimpinella minore, pimpirinella, bibinella, sanguisorba minore. Nel linguaggio comune, questa pianta viene conosciuta semplicemente come pimpinella, nonostante il fatto che esiste il genere Pimpinella, appartenente alla famiglia delle Ombrellifere, al quale sono ascritte numerose piante che scientificamente vengono identificate col nome di tragoselino, che possiedono foglie a volte simili a quelle della pimpinella, ma che come aroma si avvicinano a quello dell’anice.

Nomi dialettali: Nord: Olmet, Ourmet, Angurièra, Pampinella, Pimpigéla, Erba noce. Centro: Bipinella, Meloncello, Salbastrella, Vellutino rosso. Sud: Cieusu, Pampinedda. Va distinta dalla Sanguisorba officinalis, descritta sopra, ma anche questa è commestibile come la sorella più grande. Botanica Questa pianta, che per praticità chiameremo pimpinella, è originaria dell’Europa, e cresce soprattutto su terreni calcarei; ha foglie aromatiche composte da numerose (9-25) foglioline ovali, dentellate sul margine, piuttosto caratteristiche, che crescono a coppia. Il fusto raggiunge un’altezza di circa 30 cm e l’estremità del fiore è una sorta di palloncino ovoidale con calice verdastro, ornato da lunghi stami rosso porpora. L’odore delle foglie è simile a quello del cetriolo tritato. Si può raccoglier in autunno, in inverno, se è mite, e in primavera, un po’ dovunque, ma con una netta prevalenza in tutta l’Italia Centrale. Nell’Inghilterra elisabettiana la salvastrella era un’erba da giardino, essenziale per la cucina, e i primi coloni la portarono anche in America. Si raccoglie durante la primavera e l’estate. È anche facile da coltivare in giardino, poiché essendo vigorosa cresce praticamente in qualsiasi terreno. Si coltiva per semente o per divisione dei cespi.

Note storiche ed erboristiche Plinio consigliava di salutare la pianta, prima di raccoglierla e non a caso gli antichi gli attribuivano molte proprietà che legittimano il rispetto portatole. I medici erboristi del Cinquecento la indicavano per la cura dei “cancari”, per frenare le emorragie interne, i vomiti, mentre per uso esterno ne consigliavano la polvere per le ragadi delle mammelle, mentre il succo della radice veniva consigliato per le macchie della pelle, per sanare le ferite, nei casi di morsicature dei serpenti e per fare più bello il viso delle donne. Qualche foglia nel vino lo avrebbe reso più giocondo, confortando anche il cuore. Tra i pastori e coloro che ancora praticano un’agricoltura di tipo tradizionale, è opinione diffusa che la presenza della pimpinella nei pascoli migliori la qualità e la quantità del latte e dunque del formaggio. Hanno anche osservato che in concomitanza di certi disturbi del rumine o intestinali gli animali la consumano in maggiore quantità. Gli agronomi del Settecento avevano già esaltato la pimpinella come ottimo foraggio, incoraggiandone la produzione. La medicina popolare usava sia le parti aeree, sia la radice. L’infuso delle foglie veniva utilizzato come astringente (antidiarroico) ed espettorante; esternamente come emostatico, vulnerario e contro la caduta dei capelli. Alla sua assunzione come alimento-medicina si ascriverebbero proprietà galattofore. Le donne di campagna ne facevano un uso più spinto durante l’allattamento, perché ciò avrebbe fatto aumentare la loro quantità del latte; un uso analogo, ma in veterinaria e per i bovini, è documentato per il Lazio, ma è acquisizione comune a tutti gli allevatori che i pascoli ricchi di quest’erba garantiscono la qualità e la quantità del latte e di conseguenza dei formaggi. La radice di entrambe le specie, ma soprattutto di S. officinalis è stata molto utilizzata, specie nell’Europa orientale ed in Asia come antisettico, emostatico e per curare disturbi vasali (restringimento dei capillari). Nel Sud della Spagna una specie analoga (S. ancistroides) sarebbe stata utilizzata diffusamente contro il diabete. La fitoterapia moderna la usa quale emostatico ed antidiarroico. I principi attivi finora isolati ed identificati sono: nelle parti aeree delle due specie i triterpeni (in particolare derivati