IL TIPO AGATA- Il 1º fattore di diluizione


CARATTERISTICHE:Questo Tipo deve essere caratterizzato dalla massima concentrazione della eumelanina nera e dalla massima riduzione di quella bruna e della feomelanina bruna.
Il disegno deve essere di colore nero ed il più completo e simmetrico possibile; le interstrie, dove non è presente lipocromo, devono essere di colore grigio perla, ciò a manifestare una buona riduzione feomelaninica; per lo stesso motivo remiganti e timoniere devono palesare ampie bordature anch’esse grigio perla, ed il lipocromo, quando presente, deve apparire limpido e brillante.
Per ciò che riguarda la sua conformazione, il disegno deve essere spezzato e non troppo largo (“chicco di riso”) con striature su dorso e fianchi che mettono ben in evidenza tale caratteristica; i mustacchi devono essere presenti e di colore nero.
Becco, zampe ed unghie devono essere carnicine.

DIFETTI: I difetti che devono far escludere i soggetti che li palesano dai programmi selettivi sono: disegno non nero con evidenti tracce di bruno; evidente presenza di di feo bruna tra le interstrie, che si manifesta anche, nei soggetti pigmentati, con inquinamento del lipocromo nella zona frontale e sopraccigliare; striature di dorso e fianchi lunghe e larghe, senza interruzioni; assenza di striature sui fianchi; disegno molto confuso; presenza evidente di melanina su becco (“segno di matita”), zampe ed unghie.

GENETICA ED ACCOPPIAMENTI CONSIGLIATI: La mutazione “agata” è recessiva e sesso-legata nei confronti dell’ancestrale.
Il Tipo Agata è quindi recessivo rispetto a quello Nero, ma dominante rispetto all’Isabella.

L’accoppiamento migliore è: Agata x Agata.
Fermo restando che quella appena enunciata rappresenta la via migliore nella selezione dell’Agata, per onore della cronaca va precisato che soggetti validi si possono ottenere anche da accoppiamenti con il Tipo Isabella, che seppure a base bruna, è anch’esso un Tipo in cui si ricerca la minore presenza di feo ed un disegno a “chicco di riso”.

NOTE:
Possibile ipertipicità degli Agata portatori di Satiné o Lutino:
Il locus genico (con questo termina si indica la localizzazione di un determinato gene all’interno del cromosoma) che mutando ha generato la mutazione agata è lo stesso che, mutando in maniera differente, ha generato le mutazione lutino: questo in genetica viene definito come un fenomeno di allelomorfofia multipla, cioè un locus genico può essere occupato, alternativamente, da più di due alleli diversi (gli alleli sono forme alternative di un gene). Da precisare che lo stesso fenomeno nella canaricoltura di colore si viene a creare anche tra la mutazione pheo e topazio ed il loro “wild type”, e tra la mutazione opale e la onice ed il loro “wild type”, anche se in questi casi non si hanno fenomeni di possibile ipertipicità, ma solo intermedi di pheo-topazio e opale-onice, in quanto nessun allele è decisamente dominante sull’altro.
Prima di andare al nocciolo della questione è bene ricordare che attualmente in canaricoltura vengono definiti a livello espositivo, ma geneticamente erroneo, “lutini” soggetti lipocromici ad oo.rr.. I veri lutini (da molti chiamati satiné a base nera) ad oggi non sono più esponibili, ma fino a qualche anno fa andavano a confluire nella classe espositiva dei melaninici oo.rr..
Possibili fenomeni di ipertipità si possono manifestare nei maschi (ricordo che siamo in presenza di loci a trasmissione sesso-legata) Agata portatori di Satiné (lutino sovrapposto al bruno) o di Lutino: il fenotipo di questi soggetti è decisamente da ricondurre al Tipo Agata, ma ulteriormente ridotto sia per quanto riguarda la feo ed in minor misura la eu nera. Ciò si verifica perché l’allele lutino, benché recessivo, riesce “parzialmente” a palesare i suoi effetti sul fenotipo.
Se questa effetto aggiuntivo che si manifesta sugli eterozigoti, nei brinati e nei mosaico rende il disegno di un nero troppo ridotto rispetto agli omozigoti agata, negli intensi, dotati magari già da ceppo di una buona carica di eu, la maggiore riduzione della feo, che si evidenzia anche con bordature di remiganti e timoniere più ampie e chiare, li può rendere più tipici e competitivi rispetto agli intensi omozigoti.
Tutto questo discorso, che è valido anche per il Tipo Isabella, non vuole far intendere che, perlomeno negli intensi, è più facile ottenere esemplari validi lavorando con il satiné o il lutino, ma vuole solo essere solo uno sprono per l’allevatore a giudicare oggettivamente animali eterozigoti e omozigoti.