NOCE O BANANA?
Quando Alex rispondeva correttamente, gli veniva dato un premio. Anzi, doveva essere Alex a chiederlo.
A differenza degli altri animali negli esperimenti convenzionali di condizionamento, egli non ottiene niente, a meno che non lo richieda per nome. E Alex ha un bel caratterino e vuole proprio quello e non altro. Se dice: “Voglio una banana”, ma gli viene invece offerta un noce, fissa l’oggetto in silenzio e chiede di nuovo una banana oppure prende la noce e la getta al ricercatore. Questo incredibile Pappagallo ha anche coniato una nuova parola.
Dapprima, non ha associato una mela alla parola "mela" (apple), ma alla parola "bannery", e poiché i nomi degli altri frutti che gli presentavano erano “banana”, “apple”, “cherry” i ricercatori hanno pensato che bannery era per lui un’elisione linguistica di "banana" e di "ciliegia" (banana e cherry).
Negli ultimi anni la Pepperberg lo sta educando a riconoscere fonemi inglesi, nella speranze che possa collegare concettualmente una parola scritta inglese con la parola detta. Sono esperienze che lasciano piacevolmente meravigliati. Però la domanda è inevitabile: Alex dimostra di capire quello che dice, ma utilizza davvero la lingua nel suo significato? Secondo la stessa ricercatrice, Alex non utilizza la lingua umana, ma utilizza piuttosto "una comunicazione complessa a doppio senso ".
Il mistero della comunicazione nei Pappagalli è rappresentato dal fatto che in natura essi non imitano né impiegano un sistema di comunicazione complesso. Sono uccelli estremamente sociali e sembra probabile che, quando gli esseri umani sono i loro compagni, essi tentino di utilizzare il sistema di comunicazione di quegli esseri umani, cioè la lingua.
Nondimeno, come questi animali siano in grado di utilizzare con tale abilità la lingua umana non è noto. Secondo la Pepperberg, in ogni caso, Alex è veramente intelligente e, soprattutto, prima di rispondere ragiona e pensa.
Oggi Alex è affiancato da altri Pappagalli, ciascuno dei quali segue uno specifico aspetto delle ricerche.
Tra i più noti, ci sono Arthur, l'informatico del gruppo, Griffin (covato nel 1995) e Wart, il più giovane, con i quali sono stati studiati nuovi aspetti metodologici dell'apprendimento.
GRIFFIN conosce i nomi di molti degli oggetti in laboratorio e sta imparando le figure ed i colori. Ama l'uva, le banane e i tappi delle bottiglie. Odia i sugheri ed i camion.
WART ama giocare con tutti i suoi giocattoli. Elemosina solitamente il pranzo dagli studenti che lavorano nel laboratorio. La sua parola favorita è "spool” (bobina). Wart sta attualmente lavorando alle video sessioni e ad imparare i nomi degli oggetti.
E ALEX SCOPRI’ IL SENSO DEL…NONE (nessuno)
Il concetto di zero è una nozione astratta che gli esseri umani non riescono a padroneggiare prima dei tre-quattro anni di età e che può rivelarsi particolarmente ostica per bambini che hanno difficoltà di apprendimento.
Storicamente, l'uso dello zero per indicare un insieme vuoto non è scontato nemmeno nelle culture umane, che in alcuni casi sono prive di un termine formale per indicare questo concetto. A sorpresa, durante le sessioni per esaminare le sue capacità di conteggio, Alex ha utilizzato spontaneamente e in maniera corretta il termine "none” (nessuno) per descrivere l'assenza di una quantità numerica su un vassoio
Pare che lo straordinario volatile abbia compiuto la prodezza non seguendo le istruzioni dei suoi istruttori, ma per un gesto di stizza nei loro confronti. L’esercizio consisteva nell’individuare il colore corrispondente a un determinato numero di oggetti. Dopo diverse sessioni di lavoro in cui rispondeva sempre in modo esatto, il Pappagallo ha cominciato a ignorare le domande o a dire parole a caso. Sembrava annoiato dal compito che gli veniva proposto e divertito di fronte alle reazioni di frustrazione dei ricercatori.
Dopo due settimane di ostruzionismo, è tornato al lavoro, attirato da un premio più allettante, ma si è comportato di nuovo in modo strano. Alla domanda “di che colore tre?” -ovvero “di che colore è il gruppo formato da tre oggetti uguali?”- insisteva a rispondere non con un colore ma con il numero “cinque”.
Realizzando che il cinque era l’unico numero che non corrispondeva a gruppi di colore, la ricercatrice ha quindi chiesto: “di che colore cinque?” e Alex ha risposto il famoso “none”, nessuno, una parola che gli avevano insegnato anni prima con un significato un po’ diverso, ovvero come equivalente di un’assenza di informazioni. Alex è quindi riuscito a collegare il concetto ed a concepire l’assenza relativa a una quantità numerica.
La scoperta ha suggerito una serie di ulteriori esperimenti, nei quali Alex ha dimostrato ripetutamente di essere capace di identificare una quantità nulla, cioè un’assenza di quantità. Il concetto di zero è stato già appreso da altri animali (Primati), ma Alex è stato il primo uccello a dimostrare di comprendere l'assenza di una quantità numerica. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista "The Journal of Comparative Physiology", forniscono nuove prove scientifiche del fatto che il cervello degli uccelli, pur differente dalla corteccia dei mammiferi dal punto di vista fisico e organizzativo, è capace di processi cognitivi superiori a quanto si riteneva in precedenza. "Non possiamo dire esattamente quale processo cognitivo ha portato a questa azione -ha affermato Irene Pepperberg-, ma sembra che, arrivando dopo un periodo di non collaborazione, sia un tentativo di rendere l’esercizio più avvincente.
Non è nemmeno del tutto chiaro se le capacità di Alex, o quelle di altri animali come gli scimpanzé, possano essere il risultato di un addestramento. Piuttosto sembrano basate su capacità cognitive più semplici e necessarie per la sopravvivenza, come il riconoscimento di 'molto' o di 'poco'. Certo questo genere di ricerca cambia il nostro modo di pensare agli uccelli e all’ intelligenza, ma ci aiuta anche ad abbattere barriere alla capacità di apprendere negli esseri umani e l'importanza di tali risultati non può essere sottovalutata ".
ARTHUR, NEOFITA DEL WEB
Al MediaLab dell’Arizona, Irene Pepperberg ha attivato progetti alquanto bizzarri, come l'Interpet Explorer, ovvero la costruzione di ambienti interattivi per Pappagalli, che verrà presto esteso ad altri animali. Arthur, l’informatico del gruppo, è tecnologicamente avanzato rispetto ad Alex. Come altri Pappagalli, Arthur passa parte della giornata davanti allo schermo del computer. Ogni tanto, mentre naviga su Internet, Arthur inizia a sgranocchiare pezzi di verdura, che poi getta a terra, aggredendo a volte con stridii acuti i visitatori che si affacciano nel laboratorio dove…lavora.
Irene Pepperberg e il supervisore della ricerca, Ben Resner, stanno perfezionando un web browser per animali.
Il progetto che coivolge Arthur prevede che il Pappagallo impari a navigare su Internet. E sembra che ci riesca, stando a quanto affermano i ricercatori. Egli ha a sua disposizione uno speciale mouse, con due pulsanti: quello sulla destra gli consente di cambiare musica, quello sulla sinistra di passare da un'immagine a un'altra. Non è ancora una vera e propria navigazione sul web, ma si avvicina molto.
E per il momento sembra che fra le immagini preferite di Arthur vi siano, come per molti navigatori, soprattutto quelle di ragazze, principalmente della sua ricercatrice, che sembra riconoscere.
Pepperberg e Resner hanno intenzione di continuare l'esperimento con altre specie animali, a partire dai cani. Anche se la ricercatrice americana sostiene che i Pappagalli restano gli esemplari più adatti, perché più ricettivi. Unico neo, si annoiano facilmente e hanno bisogno di compagnia continua, al punto da diventare aggressivi se lasciati troppo spesso soli. Uno degli scopi dell'esperimento, stando agli autorevoli ricercatori, starebbe proprio nel trovare un nuovo hobby per i Pappagalli e gli altri animali da compagnia che soffrono di solitudine.
Molto meglio della tv, che non consente interattività, Internet permetterebbe loro di trascorrere piacevolmente il tempo libero soli in casa. "Potrebbero nascere veri e propri siti web per pappagalli" spiega Resner- che potrebbe conquistare inaspettate "nicchie di mercato”. I pappagalli potrebbero dimostrarsi assidui navigatori”.
LA FONDAZIONE ALEX
http://www.alexfoundation.org/
L'obiettivo della Fondazione Alex, istituita da Irene Pepperberg, è sostenere una ricerca destinata ad ampliare le conoscenze sulle capacità cognitive e sociali dei Pappagalli come creature intelligenti.
Le scoperte saranno utilizzate per: incoraggiare il possesso responsabile di Pappagalli conservare e mantenere i Pappagalli in natura la ricerca veterinaria nelle malattie psicologiche sensibilizzare i proprietari all'attenzione verso questi intelligentissimi uccelli. In sintesi, si può dire che l’obiettivo della Fondazione Alex è quello di migliorare la vita dei Pappagalli.
IL LIBRO THE ALEX STUDIES: cognitive and communicative abilities of grey parrots Harvard University Press (il libro non è tradotto in italiano) Il libro rappresenta la sintesi degli studi con Alex e costituisce un riferimento nella psicologia comparativa moderna. La ricercatrice racconta la sua esperienza e fornisce esempi delle tecniche di addestramento da lei adottate, che prevedono l’incoraggiamento dei Pappagalli a comunicare piuttosto che ad imitare. Dopo il libro è stato pubblicato anche un video. Parte dei proventi della vendita vengono devoluti alla Fondazione.
DICONO DI LEI
Michel Tomasello e Joseph Call, studiosi del comportamento animale “Ciò che distingue il lavoro di Irene Pepperberg da quello della maggioranza dei ricercatori del linguaggio che lavorano con le scimmie è che lei è interessata effettivamente ai processi cognitivi coinvolti nel comportamento del suo soggetto.
Lei pone domande e progetta esperimenti per provarne le effettive potenzialità cognitive.
Il libro rappresenta un educativo reportage di una nota studiosa che vuole capire la mente di un’altra specie e evidenzia come in un’ onesta e rigorosa ricerca è possibile essere sia “genitori” e sia investigatori. Charles T. Snowdon, Università del Wisconsin, Madison “La Pepperberg ha elegantemente riassunto 20 anni di successi, dimostrando che un Pappagallo grigio Africano può equiparare la competenza cognitiva e sociale delle grandi scimmie. Il suo protocollo di addestramento permette di esprimere capacità finora inattese negli uccelli e sfidare i tradizionali punti di vista sull'evoluzione dell’ intelligenza”. Marian Dawkins, Università di Oxford “Gli studi di Irene Pepperberg su Alex sono alcuni dei più notevoli e più significativi nel campo della conoscenza degli animali”.
(da http://www.hup.harvard.edu/reviews/PEPALE_R.html )
COS’E’ IL BEHAVIORISMO (o COMPORTAMENTISMO)
Termine che deriva dall’inglese Behaviour, che significa comportamento, esprime una corrente della psicologia sperimentale del Novecento. Nasce nel 1913 con l’articolo “La psicologia come la vede il comportamentista” di John Watson e diventa ben presto la corrente dominante della ricerca psicologica nei Paesi anglosassoni. (…) Il comportamentismo si propone uno studio rigorosamente sperimentale avente per oggetto i comportamenti osservabili e misurabili dall’uomo. Questa scuola tende a risolvere il comportamento in unità semplice S-R (stimolo-risposta), prescindendo dall’analisi dei processi di elaborazione degli stimoli che si svolgono nella mente. Il tema principale della ricerca comportamentista è costituito dai processi di apprendimento, studiati in laboratorio con esperimenti sugli animali. Tra i principali esponenti, oltre a Watson, si segnalano Thorndike, Hull, Toleman, Skinner.
(da “Dizionario di filosofia e scienze umane” – Emilio Morselli – Signorelli Editore
CURIOSITA’
Fra tutti i pappagalli di medie e grandi dimensioni, il Cenerino è il più intelligente e dotato di notevole personalità. I Cenerini sono particolarmente noti per le loro capacità cognitive, che si crede si siano sviluppate in seguito alla loro storia di adattamento e di vita sociale sviluppatasi nella loro habitat. I Cenerini si annoiano velocemente nell’ambiente domestico e bisogna offrire loro giocattoli sempre nuovi, stimolandoli all’interazione con i loro simili o con gli esseri umani.
La loro speranza di vita in cattività è di circa 60 anni.
Sembra che la storia di allevamento dei Cenerini sia databile a più di 4000 anni fa; alcuni geroglifici egiziani rappresentano chiaramente tali Pappagalli come animali domestici. Anche presso i greci i Pappagalli erano tenuti in casa, costume poi adottato in seguito dai Romani. Le famiglie romane ricche hanno spesso tenuto pappagalli in gabbie elaborate e li apprezzavano per la loro capacità di parlare. Risulta che anche il re Enrico VIII di Inghilterra abbia avuto un pappagallo grigio africano.
CONSIGLI GENERALI
* Non acquistate MAI soggetti di ******* * Non acquistate MAI soggetti non svezzati * Alloggiateli in voliere di adeguate dimensioni e dotate di giochi, cambiati con frequenza perché i Pappagalli non si annoino * Non lasciateli troppo spesso soli e date loro tutta la vostra attenzione, esattamente come ai cani ed ai gatti di casa. Giocate con loro e sarete voi ad imparare!
M.P.