Ogni sera, quando Irene Maxine Pepperberg lascia il suo laboratorio, alla Brandeis University di Waltham, nel Massachusset, Alex le dice: “Buonasera, a domani”. Alex è un Cenerino di 28 anni, Irene è una ricercatrice statunitense, che dal 1977 studia i rapporti di comunicazione tra le specie, soprattutto tra esseri umani e Pappagalli.
UNA VITA DEDICATA ALLA RICERCA
A partire dal 1900, la maggior parte degli studi sulla comunicazione tra uomini e animali si sono concentrati su grandi scimmie e su alcune specie di Cetacei.
Gli uccelli sono stati raramente utilizzati in studi simili, ritenendo che essi fossero soltanto imitatori molto dotati e che avessero dopo tutto un "birdbrains", cioè un cervello di uccello.
Esperimenti eseguiti qualche decennio fa principalmente su Piccioni in scatole di Skinner avevano, in effetti, dimostrato capacità inferiori a quelle dei mammiferi; si pensava che questi risultati riflettessero le capacità di tutti gli uccelli, malgrado altre prove suggerissero che specie come Ghiandaie, Corvi e Pappagalli potessero essere capaci di prodezze cognitive di maggior interesse.
A partire dalla fine degli anni Settanta, Irene Pepperberg si propose di scoprire se i risultati degli studi sui Piccioni fossero necessariamente applicabili anche su altri uccelli e in particolare sui Pappagalli, animali estremamente socievoli e dotati di buone capacità di apprendimento.
I suoi studi su un Pappagallo Cenerino maschio di nome Alex sono diventati da allora quasi noti come gli studi equivalenti sui Primati, dimostrando che l’intelligenza degli uccelli non è da meno di quella delle specie più evolute di Mammiferi.
Ma chi è Irene Maxine Pepperberg?
Nata a Brooklyn nel 1949, si è interessata al comportamento degli animali sin da quando era bambina. “Il mio interesse per la comunicazione tra le specie e il comportamento comparativo è di vecchia data -si legge nelle sue dichiarazioni-, anche se ho scelto dapprima di dedicarmi agli studi di Chimica e di Fisica. Mentre studiavo ad Harvard, ho tuttavia assistito a tutti i possibili seminari e corsi ove si parlava di comportamento sociale di animali, di biologia aviaria ed anche dell’acquisizione del linguaggio negli esseri umani.
Durante questo periodo, mi sono resa conto che il mio interesse principale era infatti il comportamento degli animali e la psicologia comparativa, piuttosto che la Chimica teorica”. Irene Maxine ha completato il dottorato con il professor William N. Lipscomb nel giugno 1976. Successivamente ha cominciato a lavorare sui Pappagalli e sulle loro capacità di comunicazione. “Nel gennaio 1977 sono passata all’Università Purdue, come assistente.
Ho acquistato un Pappagallo grigio africano e, utilizzando uno spazio preso in prestito dai colleghi del reparto di Biologia, ho iniziato, nel luglio dello stesso anno, a condurre esperimenti sulla comunicazione tra specie e sul comportamento negli Psittacidi”.
La ricercatrice ha quindi assunto altri incarichi accademici negli anni successivi: dal 1994 è professore associato al Dipartimento di Ecologia e Biologia Evolutiva al Media Lab dell’Arizona ed è attualmente anche docente all'Università Brandeis di Waltham
I PAPPAGALLI CAPISCONO
La sua ricerca è da sempre incentrata sui Pappagalli, e in particolare, come abbiamo visto, sui Cenerini africani, dei quali Alex era il capostipite.
A lui la studiosa ha dedicato quasi trent’anni di vita e di lavoro, un’esperienza che ha raccontato in un libro intitolato “The Alex Studies” (Harvard University Press, inedito in Italia), sulle abilità cognitive e comunicative dei Cenerini grigi. Ha inoltre istituito una fondazione per finanziare lo studio delle abilità cognitive e comunicative dei Cenerini in natura (The Alex Foundation) ed è autrice innumerevoli articoli sulle riviste di scienza più quotate nel mondo. La dottoressa Pepperberg sostiene che i Pappagalli non parlano perché imitano semplicemente i suoni della voce umana, come si è sempre creduto. Parlano perché capiscono e sarebbero quindi capaci di associare parole umane ai loro significati. Qualche ricercatore esprime dubbi sul fatto che i Pappagalli, per quanto estremamente intelligenti in confronto ad altri uccelli, possano avere le stesse capacità cognitive di un essere umano dell’età media di cinque anni, ma le teorie della Pepperberg e dei suoi stanno riscontrando nuove conferme scientifiche nel mondo.
In un articolo pubblicato sulla rivista Nature riferisce infatti che l’encefalo dei volatili sarebbe evoluto come quello dei mammiferi.
Una conclusione che viene da una ricerca durata sette anni, condotta da 29 scienziati di sei Paesi diversi. Gli uccelli, a quanto risulta, si servono di utensili, cantano, imitano e capiscono le parole umane e sanno far di conto. Ci sono però scuole di pensiero sul come e sul perché questo avvenga.
Per alcuni, il cervello degli uccelli compie connessioni neuronali del tutto analoghe a quelle dei mammiferi e si è evoluto di pari passo. Per altri, invece, l'evoluzione dei volatili è stata del tutto autonoma: hanno sviluppato una particolare parte dell'encefalo che nei mammiferi si è invece atrofizzata.
La ricerca è aperta a sviluppi interessanti, che rivalutano di gran lunga i pennuti e le loro capacità di apprendimento e cognitive e che possono in prospettiva, come dice Irene Pepperberg, migliorarne le condizioni di vita ed i rapporti con gli esseri umani.
ALEX, GRIFFIN, WART E GLI ALTRI…
La dottoressa Pepperberg ha acquistato Alex in un pet store di Chicago, nel giugno del 1977, quando era ancora un pulcino. Adesso Alex ha ventotto anni e -a quanto riferiscono- si comporta come un bambino di cinque. Alex è un pappagallo Grigio Africano (per l’esattezza uno Psittacus erithacus), considerata una delle specie più socievoli e comunicative. Alex non solo ha un vocabolario di oltre cento parole, ma può riconoscere sino a sette colori, sta imparando l'alfabeto, identifica 50 oggetti e può contarne fino a sei. Può anche identificare legno, plastica, metallo e carta.
Conosce i concetti di "più grande", "più piccolo", "sopra" e "sotto". Messo davanti a due oggetti di diverso colore, riesce a individuare che sono differenti. Se gli si fanno vedere quattro oggetti, lui dice "quattro" e se gli si chiede "quale dei quattro è il più grande?", lui risponde "quello verde". Alex sta inoltre lavorando a identificare e a riconoscere le immagini sulle fotografie. Gli piacciono i contenitori di cartone, le catenelle ed i tappi di sughero.
ALEX… L’INTELLIGENTONE
Nel caso di Alex, non si tratta, secondo la studiosa, di un’imitazione meccanica. Lui non ripete “a pappagallo” le parole, ma ne capisce il significato. Ciò che viene considerato eccezionale è quindi il fatto che Alex capisce quello che dice
Ad esempio, quando ad Alex viene mostrato un oggetto e gli viene fatta una domanda sulla sua forma, sul suo colore o sul suo materiale, può identificarlo correttamente.
Quando è stanco di essere sottoposto a test, Alex dice: "Vado via" e se i ricercatori si mostrano seccati, Alex prova ad addolcirli con la frase: "Sono spiacente".
La Pepperberg gli dedica otto ore consecutive al giorno, riempiendolo di domande. Gli insegna le parole in inglese, usando una particolare tecnica, definita “model-rival”.
Questa tecnica implica la partecipazione di due ricercatori: il primo impersona la parte del maestro, quello che dà le istruzioni, il secondo rappresenta la parte dall’allievo-rivale. Si tratta di parti comunque intercambiabili, allenatore e allievo possono scambiarsi i ruoli, in modo che si capisca che il processo è del tutto interattivo.
Il maestro mostra ad Alex l’oggetto preso in considerazione e ne insegna all’allievo (cioè un altro ricercatore) il nome. Quando l’allievo ripete il nome, lo ricompensa dandogli l’oggetto. Poi passa al Pappagallo: se anche lui riesce a ripetere il nome, gli viene dato l’oggetto.
Questa tecnica è stata applicata dalla psicologa Diane Sherman di Monterey anche a gruppi di bambini autistici ed a bambini
con difficoltà di apprendimento della lingua, dei concetti numerici e di capacità relazionali ed affettive con risultati alquanto soddisfacenti.
continua....