I° parte.
Diciamo le cose come stanno....la particolarità dei Diamanti di Gould risiede nel fatto che il loro piumaggio - specie nei maschi - è suddiviso in zone di diverso colore ben delineate e definite, brillanti e dal forte contrasto.
Ciò farebbe supporre che ogni singola zona debba il suo colore ad un determinato pigmento ma, in effetti, non è esattamente così....in ciascuna delle zone del piumaggio sono almeno due i pigmenti responsabili del colore, e ciò fa si che oltre alle tre forme ancestrali - testa rossa, testa arancio, e testa nera - le varie mutazioni si presentino con diversi fenotipi (fenotipo = aspetto esteriore, genotipo = bagaglio genetico).
Ultimamente molta curiosità, anche da parte di chi non alleva i DdG, è stata scatenata dalla mutazione ino, ma prima di arrivare a parlare di questa mutazione, e dei suoi fenotipi, forse è il caso di riassumere brevemente le caratteristiche cromatiche del piumaggio di questo estrildide australiano, analizzando proprio il piumaggio dei maschi, dato che è quello in cui i contrasti e le cromie raggiungono la loro massima espressione.
Questa è forse l'immagine più famosa che ritrae le tre forme ancestrali maschili:
i soggetti forse non sono proprio bellissimi, soprattutto alla luce degli attuali standard espositivi, ma rendono l'idea delle differenti zone di colore in cui è suddiviso il piumaggio.
In questa foto, in cui è ritratto un soggetto ancestrale TR, oltre a distinguere meglio il colore del collarino e del filetto (intorno alla maschera), è possibile vedere anche il colore del codrione, delle timoniere e delle remiganti:
Ripeto - a prima vista - un neofita potrebbe dire che i colori delle varie zone siano semplicemente:
il rosso per la maschera,
il nero per il filetto e la gola,
l'azzurro per il collarino,
il verde per il dorso,
il viola per il petto,
il giallo ocra per il ventre,
il blu per il codrione,
e ancora il nero per la coda,
tutti netti e ben definiti, ma in realtà in ciascuna di quelle zone di colore i pigmenti responsabili della tonalità visibile ad occhio nudo sono più di uno.
Iniziamo dalla maschera, come abbiamo visto le forme ancestrali - caso più unico che raro - sono tre (tralasciamo per una volta il loro diverso comportamento genetico):
testa rossa
testa arancio
testa nera,
il rosso e l'arancio sono dovuti alla forte concentrazione di carotenoidi nella maschera dei soggetti con testa lipocromica, e difatti nella forma ancestrale tali colori sono espressi in modo molto netto e brillante,
ma....non sono i soli carotenoidi i responsabili della tonalità di colore, alla base ci sono anche le melanine: feomelanina e, in misura minore, eumelanina.
Infatti nei soggetti con mutazione "blu", i TR e i TA si presentano come testa crema, questo perché eliminando lo "strato" lipocromico ciò che resta sono l'eumelanina e la feomelanina, responsabili del colore beige grigiastro della loro maschera.
Per capirci meglio, l'eumelanina può essere nera o bruna, ed è responabile anche del grigio e del blu, mentre la feomelanina può avere diverse tonalità, che vanno dal beige, all'ocra, al marrone o addirittura al porpora.
Difatti, nella maschera dei TN il pigmento predominante è l'eumelanina nera, ma sempre con una base di sottofondo feomelanico e probabilmente di una piccolo residuo lipocromico, ciò si evince dal fatto che i blu (in cui i lipocromi sono inibiti) la maschera dei TN è più "fredda", mentre nei soggetti di linea verde è più "calda".
La prova della presenza di feomelanina nelle maschere, invece, è data dal fatto che quando interviene una mutazione che agisce su questo pigmento ne risente pure il colore della maschera, come nel caso dei petto bianco, in cui difatti le maschere lipocromiche si presentano leggermente più chiare e "fredde", e ancor di più nei blu testa crema petto bianco, in cui la maschera diventa quasi bianca. Idem per i petto lilla.
Proseguiamo analizzando il colore del petto, esso appare viola acceso negli ancestrali, ma la sua tonalità non è dovuta solo ai pigmenti, prova ne è il fatto che quando proviamo a fotografare i nostri DdG il colore del petto risulta piuttosto cangiante, in base all'esposizione alla luce naturale o al flash, della fotocamera o cellulare che sia, e può variare dal viola spento al blu acceso.
Il colore del petto dipende dalla feomelanina e dall'eumelanina, ma proprio quest'ultima è suscettibile delle differenti forme di struttura del piumaggio, il petto bianco infatti deve il suo candore non solo alla mancanza di feomelanina, ma anche al fatto che la struttura mutata delle piume ne altera la capacità di rifrazione della luce da parte dell'eumelanina.
Se osserviamo attentamente un soggetto a petto bianco vedremo che, in base alle differenti condizioni di luce, o anche alla sua diversa posizione (soprattutto in fotografia) il piumaggio del petto ha un riflesso azzurrino, a volte addirittura bluastro....quindi possiamo dire che non si tratta solo di colore chimico (pigmenti) ma anche di colore fisico (rifrazione della luce - fenomeno noto come "effetto Tyndall").
Quindi le tre diverse colorazioni del petto: petto viola - petto lilla - petto bianco, sono differenti anche dal punto di vista fisico strutturale delle piume di quella zona di piumaggio.
Prendiamo in esame il ventre, esso appare giallo ocra nei maschi ancestrali, di una tonalità molto calda....troppo calda per essere opera di un solo pigmento, infatti si tratta anche in questo caso della sovrapposizione di due pigmenti: il lipocromo giallo (luteina) e la feomelanina, il primo responsabile del "colore", la seconda responsabile della "tonalità".
Ancora una volta è il meccanismo di "sottrazione" innescato dalle mutazioni che ci consente di capire meglio il concetto di cui parliamo, se analizziamo un soggetto blu a petto viola noteremo che il suo ventre - al contrario di come potremmo aspettarci - non è bianco, bensì è color crema sfumato, e ciò ci fa capire che rimosso il lipocromo rimane il fondo feomelanico.
Ma se analizziamo un soggetto blu a petto bianco o lilla, vedremo che il suo ventre è bianco, proprio perché è stata rimossa pure la feomelanina, responsabile del color crema.
Non vi è presenza di eumelanina, altrimenti invece che giallo il ventre sarebbe verde (nei verdi) o azzurro (nei blu).
Quest'ultima considerazione ci porta direttamente al colore del dorso.
Nella forma ancestrale maschile esso appare verde brillante, e - come ci insegnano sin dalla scuola materna - il verde si crea unendo il giallo al blu (lipocromo + eumelanina), anche se in effetti ancora una volta il blu è dovuto alla particolare struttura del piumaggio, che fa si che il nero si manifesti come blu grazie alla rifrazione della luce.
Ma non ci sono solo questi due pigmenti a formare il verde del dorso, alla base c'è anche il fondo feomelanico...ok piuttosto nascosto, direte voi, ma...rivelato dai soliti meccanismi di sottrazione innescati dalle mutazioni.
Questa volta ci viene in soccorso la mutazione pastello, in particolar modo nella variante singolo fattore (eterozigote) esclusiva dei soli maschi, essi si presentano verde pastello (se verdi) o blu pastello (se blu), una variante dovuta alla diluizione dell'eumelanina, di circa il 50% rispetto ai normali verdi e blu, ma se a ciò aggiungiamo la presenza del gene petto bianco o petto lilla, responsabili della diluizione della feomelanina, allora vedremo che il fenotipo dei soggetti pastello singolo fattore raggiunge livelli di diluizione quasi pari a quelli dei soggetti pastello doppio fattore (omozigoti), e ciò è dovuto al fatto che viene a mancare il fondo feomelanico del dorso, che da verde pastello vira al giallo limone, o dal blu pastello all'azzurro argento.
Fine I° parte.
Scusatemi, pensavo di esprimermi in poche parole ma, come al solito, "l'appetito vien mangiando" e così mi sono dilungato.
Il tempo è tiranno e per ora devo fermarmi qui, ma vi prego di intervenire solo dopo che avrò concluso il discorso.