Innanzi tutto occorre specificare una differenza tra imprinting e assuefazione.
Nel primo caso, un pappagallo «imprintato» tende a considerare la figura umana come surrogato della madre e - di conseguenza - come proprio unico conspecifico, non essendosi rapportato con altro essere animato in grado di assumere tale titolo.
L'imprinting in favore dell'uomo risulta conseguibile solamente nel caso in cui il soggetto non conservi il ricordo delle cure parentali; solitamente un simile fenomeno si verifica negli esemplari prelevati dal nido
Al contrario, il soggetto assuefatto alla presenza dell'allevatore avrà imparato a non temere la nostra presenza, ma manterrà un rapporto diretto con i propri simili.
L'assuefazione si verifica quando si alimenta o si costringe al contatto coatto un soggetto avente già appreso le potenzialità predatorie dell'essere umano; negli Psittacidi, una comune situazione può espletarsi con il prelevamento del novello all'età dell'involo.
La distinzione tra i due estremi non appare certo netta, ma può rivelare innumerevoli livelli intermedi in funzione dell'età di prelevazione dal nido materno e dalla presenza, durante lo sviluppo psicologico, di individui conspecifici.
Si intenda, quindi, per «rinselvatichimento» la perdita di dipendenza dalla figura umana (anche solo per la ricerca di cibo od attenzioni) ed recupero di diffidenza verso l'orticoltore.
Alla luce di quanto esposto, possiamo affermare che un'amazzone pienamente imprintata potrà difficilmente rinselvatichirsi, mentre ad un soggetto semplicemente assuefatto sarà sufficiente un periodo d'isolamento dalla figura umana, possibilmente trascorso in riservatezza con i propri simili.
Quanto meno un soggetto è imprintato, più vi è possibilità che ritorni selvatico; occorre tuttavia ricordare che l'imprinting, nonostante possa apparirci vantaggioso per il rapporto di fiducia che sarà possibile instaurare con il nostro animale, potrà comportare notevoli scompensi, sia a livello fisiologico che comportamentale, causa della prematura separazione dai genitori naturali.
In conclusione, l'atto di beccarci non costituisce un inselvatichimento, al contrario ci dimostrerà che l'animale non ha smarrito la confidenza con l'uomo (appare ovvio che un individuo selvatico non cercherà, salvo in caso di impossibilità alla fuga, uno scontro diretto con un predatore), piuttosto ci suggerirebbe un'inadeguata educazione dall'allevato a mano, poiché noi allevatori ci dimostriamo talvolta inetti del rimpiazzare il processo di formazione e accrescimento psicologico agevolato dai genitori naturali.
In tal caso non si parla di rinselvatichimento, ma di turbe comportamentali.
Esaustivo come al solito Luca Marani.